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Autore: Anonimadelirante    17/05/2015    1 recensioni
“Ci pensa su, mordendosi la guancia e pizzicando l'elastico del costume, prima di voltarsi verso l'amico e sorridergli: «Perché non lo chiedi direttamente a lui?»
[…] Prende fiato e sorride all'amico, che lo guarda, interrogativo. Poi, glielo chiede: «Cosa prova Haru, quando nuota?» [...] Rin trattiene stupidamente il respiro, mentre Haru si tuffa e da le prime bracciate. Arriva infondo alla vasca e si da la spinta coi piedi.”
Nagisa sa già cosa gli risponderebbe Haru, a una domanda del genere: «Nuoto solo a stile libero.»
O, alternativamente,
sgombro.”
È un attimo – un secondo soltanto, davvero. Ma basta.
(Non esistono parole per descrivere Haru-chan, mentre nuota.)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Haruka Nanase, Makoto Tachibana, Nagisa Hazuki, Rin Matsuoka
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Warnings: a random, proprio, con l'acqua alla gola – e non nel senso palliativo che ha per Haru – e il fiato sul collo, perché qualcosa dovevo scriverci, su Free!, dopo esser arrivata alla fine, no? Anche se devo studiare. -scuolascuolascuolascuola- >,<
L'ultima parte è ambientata in una sorta di futuro dopo la 12º puntata di Free! Iwatobi Swin Club. Non tiene conto del seguito, Free! Eternal Summer, perché non ho avuto tempo di guardarlo – né l'ho trovato in sub ita; anzi: qualcuno sa dirmi dove lo posso vedere?
Tonikakù, dicevo: futur!fic ambientata circa un anno più tardi, con Rin che ha continuato a nuotare per la Samezuka, ma è in rapporti più distesi con Haru e gli altri.
Il resto, invece, si svolge nelle due settimane che precedono la famosa staffetta che ha, in un certo senso, dato il via a tutto quanto.
Word Count: 1032
Disclaimer: i personaggi di Free! non mi appartengono affatto – purtroppo – né ci guadagno nulla, nello scriverci sopra – pomodori marci in faccia a parte.
N/A: giustamente, con due OS iscritte a due diversi concorsi su ffz, due short promesse su TW e una mini-long sterek in work-progress, una maxi sul fandom di Harry Potter e una raccolta in corso su quella di Percy Jackson – ovviamente, parlando soltanto degli scleri multipli da fangirl. La mia disastrosa condizione della real-life non provo neppure, ad illustrarvela – mi metto a scrivere un qualcosa – con la q tragicamente minuscola – su Free! Perché? Perché mi sono innamorata, di questo anime. Ed è tutto -per colpa di- grazie a Mirto. Certo, a scoppio ritardato, visto che me l'aveva consigliato a Natale. Ma è pur sempre a causa sua che sono rovinosamente approdata qua ;P

Quindi niente. Piangete pure, lo spazio per insultarmi e sempre là, nelle recensioni.

Anon_

 

Grazie, Soccia

 

 

 

 

Of Nagisa's applications and strange answers

(o anche: “stile libero e sgombro”)

 

 

 

È Nagisa a chiederglielo. Hanno quasi dieci anni e nulla sembra impossibile, a poche settimane dalla staffetta a cui si stanno preparando con tanta cura. Makoto non lo sa.
Ci pensa su, mordendosi la guancia e pizzicando l'elastico del costume, prima di voltarsi verso l'amico e sorridergli: «Perché non lo chiedi direttamente a lui?»

Nagisa glielo chiederebbe anche, ma ha l'impressione di sapere già cosa risponderebbe, Nanase.
Nuoto solo a stile libero. (Anche “sgombro”, comunque, è un'alternativa.)
E poi, Haru ha un carattere strano, scostante, e Nagisa – quel bimbetto dai grandi occhi e la lingua sempre in funzione – ci pensa sempre due volte a fargli una domanda importante. Anche se, visti i risultati, non sembra.
(Questo potrebbe dipendere dal fatto che Nagisa tiri sempre in ballo della questioni folli – che di serio, per gli altri, non hanno manco l'ombra. O forse è che, di importante, per Haru non c'è nulla di diverso dall'acqua.
Questa è un'altra domanda a cui Makoto vorrebbe dare la risposta, ma finisce per decidere che vanno bene a tranne le cose, perché, alla fine, ad Haru e Nagisa vuole bene così come sono.)


 


Se Haru si accorge che il piccolo Hazuki muore dalla voglia di sapere qualcosa da lui non lo da a vedere. Rimane impassibile, mentre Nagisa lo guarda insistentemente. Si infila gli occhialini e si calca la cuffietta, mentre aspetta che Sasabe-sempai dia il via.
Nagisa scalpita, mentre lo guarda dare bracciate fino alla fine della vasca e ritorno; si volta verso Makoto, ma alla fine decide di non dire proprio niente – è strano che Makoto non abbia una risposta. Lui sa sempre tutto.

È mercoledì sera, eppure Haru non è ancora tornato negli spogliatoi. Nagisa dondola le gambe corte oltre la panca, mentre attende che Makoto esca dalla doccia. Rin si sta passando un asciugamano sui capelli ed è allora che decide: Rin e Haru si somigliano e sono completamente opposti allo stesso tempo e Nagisa inizia a perderci il sonno, su quella questione. Così salta giù dalla panca e aspetta che Rin si volti.
Prende fiato e sorride all'amico, che lo guarda, interrogativo. Poi, glielo chiede: «Cosa prova Haru, quando nuota?»

Makoto ha detto che li avrebbe aspettati fuori ed è uscito a prendere la bici. Nagisa ha annuito una volta di troppo, mentre rincorreva Rin verso le vasche. È lì, che Rin s'è fermato. Alle vasche.
Haru nuota ancora, senza occhialini né cuffia. Si lascia scivolare sul pelo dell'acqua, semplicemente, senza chiudere gli occhi rossi di cloro.
Rin si china a immergere un dito, schizzando leggermente il biondo, poi ride: «Non lo so. Ma è bello
Nagisa vorrebbe ribattere – chiedergli cosa sia bello di preciso, magari; se Haru o nuotare o l'acqua, o cos'altro – ma, per la prima volta in assoluto, le parole semplicemente non ci sono.
(Non esistono parole per descrivere Haru-chan, mentre nuota.)

Makoto li ha aspettati davvero, paziente come solo lui può essere. Haru arriva per ultimo e quasi non li saluta. Fa solo un cenno, prima di correre via.
Nagisa strabuzza gli occhi: «Aspettami!» strilla.
Makoto e Rin ridacchiano, come tutte le sere, davanti a quella scena. Poi Makoto torna serio: «Cos'ha gli hai risposto?» fa. E Rin vorrebbe sapere se è incuriosito o preoccupato, ma, ancora una volta, scrolla le spalle: «Che non ne ho idea.»
Makoto sorride.


 


Nagisa cresce. Guarda il suo ex-club di nuoto chiudere e poi venir demolito; il loro team sgretolarsi. Continua a parlare, così come Haru continua a tacere e Makoto sorride a entrambi, fraterno.
Ha una quantità di nuove cose da dire e raccontare, Nagisa. Come il nuovo club, Ama-sensei e quanto sia cambiato Rin. Ma, all'ombra della luna, di nuovo – ed è strano – non apre bocca.
È sera, l'anno è quasi finito e loro non dovrebbero essere lì.
Inutile dire come questo fattore venga bellamente ignorato da tutti, nel team.
Ama-chan sensei e Sasabe giocano a carte come se non avessero appena commesso un'effrazione; mentre Rei legge, a bordo vasca, reggendo una torcia elettrica. Gou sembra davvero sfinita – a detta sua, lì, è l'unica a lavorare sul serio – e Makoto ha il viso rivolto al cielo stellato, sorridente come al solito.
Haru, com'è naturale, è in acqua.
Nagisa si sporge, stretto nella sua felpa, e sbotta: «Ma non hai freddo?!»
Non riceve risposta – ovviamente. Sbuffa, ma non insiste.
(È un attimo, ma Nagisa giura di aver visto qualcosa – Qualcosa con la Q maiuscola – brillare negli occhi di Haru.
È un attimo – un secondo soltanto, davvero. Ma basta.)

 


Va a sbattergli contro mentre aspetta il turno di Haru e bighellona nella grossa piscina adibita al torneo. Rin lo fissa, stupito. Poi storce le labbra in una roba strana che Nagisa sembra deciso a interpretare come un sorriso. Ricambia, entusiasta: «Ehi, Rin! Come stai?» e continua la sua raffica di domande e parole, senza lasciare il tempo a ... di rispondergli. Non che abbia intenzione di farlo, tutto sommato.
Alla fine, senza che Rin se ne renda conto – non gliel'avrebbe permesso, altrimenti, probabilmente – Nagisa lo trascina sugli spalti stringendolo per un braccio. Gou e Rei neppure si accorgono, dalla sua presenza. Makoto gli fa cenno, senza distogliere lo sguardo da Haru, che si sta mettendo in posizione.
Via!, e Rin trattiene stupidamente il respiro, mentre Haru si tuffa e da le prime bracciate. Arriva infondo alla vasca e si da la spinta coi piedi.
«Secondo te, cosa sta provando, Haru?» la domanda di Nagisa gli arriva con parecchio ritardo al cervello, che giace, come narcotizzato.
Gli ci vuole un attimo, per scuotersi di dosso quell'insensato senso di dejia vu – nostalgia, Rin, è nostalgia – e parecchia forza di volontà per non mettersi a ragionare su come, in fondo, sia cambiato anche Nagisa in quegli anni – la prima volta che gliel'ha chiesto l'ha fatto come se si aspettasse chissà quale risposta, come se fosse certo che lui sapesse.
Rin si stringe fra le spalle, senza una definizione precisa: «Haru nuota solo a stile libero.» soffia.
E Nagisa è cresciuto davvero – forse ha capito più cose di lui – perché non sembra voler chiedere spiegazioni diverse.

 

  
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