Titolo:
Dopotutto.
Parole: 124
Prompt: Ade/Persefone: le mani e la pelle, quella sua presa sicura e l'idea di voler essere rapita, dopotutto.
Note: Scritta per un drabble event su facebook; ovviamente scollegata dalla mia serie “Caffè nero e semi di melograno”; credo sia la prima fic (drabble) in canon era che scrivo e comunque a me l'idea di Persefone vittima completa di questo rapimento vedo che continua a non andare giù. Potete trovare le altre storie Ade/Persefone scritte per l'event qui e qui.
Non capisce subito. Dapprima a scuoterla è il boato della terra che si apre, come a voler inghiottire ogni cosa; solo dopo vengono gli occhi di brace e la pelle eburnea. Persefone si sente sollevare e ogni tentativo di divincolarsi è inutile.
Non urla, però, non grida; si stringe a quel corpo sconosciuto, terrorizzata all’idea di poter precipitare. Scopre con stupore, che più che il rapimento, è l’idea di cadere è spaventarla e che quell’uomo con le braccia strette attorno alla sua vita e ancorate alle sue cosce, le trasmette più sicurezza di quanta dovrebbe.
È una questione di contatto fisico, si ripete, senza però osare aprir bocca; le mani e la pelle, quella sua presa sicura e l’idea di voler essere rapita, dopotutto.
Parole: 124
Prompt: Ade/Persefone: le mani e la pelle, quella sua presa sicura e l'idea di voler essere rapita, dopotutto.
Note: Scritta per un drabble event su facebook; ovviamente scollegata dalla mia serie “Caffè nero e semi di melograno”; credo sia la prima fic (drabble) in canon era che scrivo e comunque a me l'idea di Persefone vittima completa di questo rapimento vedo che continua a non andare giù. Potete trovare le altre storie Ade/Persefone scritte per l'event qui e qui.
Dopotutto
Non capisce subito. Dapprima a scuoterla è il boato della terra che si apre, come a voler inghiottire ogni cosa; solo dopo vengono gli occhi di brace e la pelle eburnea. Persefone si sente sollevare e ogni tentativo di divincolarsi è inutile.
Non urla, però, non grida; si stringe a quel corpo sconosciuto, terrorizzata all’idea di poter precipitare. Scopre con stupore, che più che il rapimento, è l’idea di cadere è spaventarla e che quell’uomo con le braccia strette attorno alla sua vita e ancorate alle sue cosce, le trasmette più sicurezza di quanta dovrebbe.
È una questione di contatto fisico, si ripete, senza però osare aprir bocca; le mani e la pelle, quella sua presa sicura e l’idea di voler essere rapita, dopotutto.