Capitolo
2
Nuovo arrivo al Galaxy High
Era giunta
l’ora di pranzo e tutti gli studenti, come di consuetudine, cominciavano a radunarsi
nella mensa del liceo ed a prendere posto agli ampi tavoli rettangolari.
Nella grande
stanza il sottofondo di chiacchiere e risate era quasi confortante. Era il
momento in cui ogni studente poteva riprendere i contatti con gli altri,
allontanandosi da miriadi di libri, quaderni e appunti che avevano riempito le
loro ore di studio senza nessuna tregua.
Confortante
soprattutto per la mente di Josh, che aveva trascorso le ultime due ore con la
testa su un libro alto quanto un mattone, attività alla quale non era abituato.
Per niente.
«Sta per
scoppiarmi la testa, non ce la faccio più».
Il moro
aveva i gomiti appoggiati sul tavolo e il capo abbandonato a sua volta sulle
proprie mani. Una perfetta rappresentazione dell’esasperazione.
«Ti arrendi
dopo così poco? Ti facevo più resistente, caro Josh!», gli disse Brett, seduto
di fronte a lui.
In quel
momento li raggiunse Yoko, in mano il vassoio per il pranzo, e si sedette
accanto a Josh.
«Ehilà!»,
salutò, con la sua consueta allegria. «Brett, ti ho riportato il quaderno. Il
vostro studio come sta procedendo?», domandò ad entrambi.
Con un cenno
del capo, il biondino fece intendere che tutto sommato non andava poi così
male, al contrario di Josh, che la pensava in tutt’altro modo.
«Male! Mi
viene voglia di scappare…!» ammise, con la faccia spiaccicata sul tavolo. «Ho
bisogno di dormire per incamerare tutte le informazioni!».
«Non essere
così drastico. Ti distraevi solo ogni tanto. Mi chiedo se stessi pensando più
alla tua moto o a qualche bella ragazza conosciuta di recente!», rifletté Brett
ad alta voce, con il chiaro intento di prendersi un po’ gioco di lui e
riportarlo alla normalità.
«La prendo
come un’offesa!», mugugnò l’interessato.
«Beh ma… Se
ne avessi conosciuta una ce l’avresti detto… No? Di ragazza, intendo», subentrò
la giovane. Che la moto fosse trai suoi primi pensieri era risaputo, parificata
forse solo dalla necessità di fare periodicamente qualche marachella, ma che qualche
ragazza occupasse la sua mente non era così usuale e di solito loro ne erano a
conoscenza. Il fatto che da ormai un po’ di tempo Josh non si invaghisse di
qualche ragazza aliena era un po’ insolito, ma la battuta di Brett le aveva
messo una certa inquietudine addosso, forse perché la allarmava l’idea che
l’amico potesse aver tenuto nascosta una simile informazione. «Se si trattasse
di una ragazza ci staresti assillando, a essere sinceri…», si affrettò ad aggiunse
appena si rese conto che la precedente insinuazione potesse avere un’origine
ambigua.
«Ma che
c’entrano le ragazze? È che non vado d’accordo con i libri, lo sapete», Josh,
invece, cercava di difendersi dall’accusa di Brett. Si chiese se per caso lui
avesse capito che… Che in fondo di una ragazza si trattava davvero, anche se
non in quel frangente. Era stato piuttosto bravo a non distrarsi.
«Comunque,
lo ribadisco, impegnati! Almeno quel che basta per passare quel test», gli
suggerì l’amica al suo fianco.
«Già, il
problema è se riuscirò a fare almeno quel poco!».
Yoko,
poggiandogli una mano sulla spalla, tentò nuovamente di incoraggiarlo.
«Coraggio!
Pensa che se supererai il test potrai dedicarti alla tua moto finché vorrai!»,
gli disse fiduciosa.
«Questo
sarebbe davvero gratificante!» esclamò.
«Sei il
solito…» commentò Brett.
E tra una
battuta e l’altra, finì anche la pausa pranzo e, con dispiacere degli allievi,
tutti lasciarono la mensa per tornare a studiare per il test imminente.
Il mattino seguente,
per certi versi bramato e per altri detestato, gli allievi del Galaxy High
sostennero il loro esame e, al termine della mattinata, poterono, con loro
immensa gioia, godere del pomeriggio libero.
Qualcuno
bussò improvvisamente alla porta della stanza. Nel silenzio che regnava sia
nella stanza che nei corridoi, avrebbe dovuto sentire almeno i passi
avvicinarsi.
«Ma chi
sarà…?», chiese stupito, rivolto più a sé stesso.
Chi poteva
aver bisogno di loro nel primo pomeriggio? Yoko gli aveva restituito il quaderno
il giorno precedente e, per quanto ne sapeva, tutti si stavano godendo il
proprio relax tornando beatamente dalla mensa, rilassandosi e pensando a come
trascorrere il pomeriggio libero.
Andando ad
aprire la porta, si sorprese di trovare sulla soglia il direttore in persona.
Un uomo alto, dalle spalle larghe e dal portamento fiero, con i capelli
ingrigiti dall’età e lo sguardo di ghiaccio.
«Direttore
Kirkpatrik, buongiorno!», esclamò con un sorriso di cortesia. Per quanto genio
e amante dello studio, avrebbe voluto anche lui un pomeriggio tranquillo…
«Buongiorno,
Brett», rispose l’uomo, anch’egli con un sorriso cordiale, prima di spostare lo
sguardo all’interno della stanza, alla ricerca del figlio.
Inizialmente
si stupì di trovare la camera insolitamente ordinata e pulita, ma una volta
scorto Josh sdraiato sul suo letto a sonnecchiare tranquillamente con una
rivista di moto aperta a coprirgli il viso, il suo stupore svanì.
«Josh…», lo
chiamò il direttore.
Il ragazzo
mugugnò qualcosa nel dormiveglia per poi rendersi conto che attorno a lui stava
succedendo qualcosa, e allora si tolse il giornalino dalla faccia, mettendosi
infine seduto.
«Ciao…»,
bisbigliò ancora con la mente annebbiata dal sonno e gli occhi semichiusi. «Che
ci fai qui, papà?», gli domandò sbadigliando.
L’uomo stava
per parlare quando dalla soglia della porta sbucò anche Yoko.
«Oh,
buongiorno, direttore Kirkpatrik!», esclamò sorridendo, un poco sorpresa.
«Bene, vedo
con piacere che ci siete già tutti, così non dovrò chiamarvi uno ad uno nel mio
ufficio!», disse.
«A-Abbiamo
fatto qualcosa?», domandò la ragazza titubante e leggermente intimorita,
chiedendosi se Josh non avesse combinato qualcosa di grave a sua insaputa.
«Oh, no,
affatto! Volevo solo parlarvi del programma di orientamento per i nuovi iscritti»,
spiegò brevemente.
Nonostante
il sollievo, gli altri parvero non capire, e, anzi, temettero di aver
dimenticato un qualche passaggio importante dell’anno scolastico. Così il
direttore comprese che avrebbe dovuto spendere due parole in più in proposito.
«Si tratta
di un nuovo programma messo in atto dal Galaxy High per permettere a nuovi
possibili studenti di passare un periodo di tempo in questa scuola e concedere
loro di fare le vostre stesse esperienze, così da dare loro l’opportunità di
scegliere se iscriversi o meno in questa scuola facendo tesoro delle esperienze
direttamente sul campo».
Sarebbe stato utile che venisse
attuato qualche tempo prima,
pensò Yoko. Avrebbe evitato di iscriversi credendola una scuola per aspiranti
celebrità.
«Questo vuol
dire che entrerà qualcun altro nel team?», chiese Brett, piuttosto interessato.
«Soltanto in
via temporanea, ma… Sì, così come tutti gli altri team dell’istituto, la vostra
squadra sarà composta da un membro in più. In questo modo voi avrete la
possibilità di acquisire più serietà e maggior responsabilità, perché sarete
voi stessi a mostrargli cosa fare nelle missioni», spiegò.
«Quindi sarebbe
come un nostro allievo?», domandò Josh.
«In un certo
senso… Ma ora seguitemi, il vostro nuovo collega si trova nel mio ufficio, non
è professionale farlo aspettare», disse il direttore, preoccupato dell’immagine
che avrebbe dato della sua scuola.
Uscì dalla
stanza mentre gli altri lo seguirono, incamminandosi lungo il corridoio.
«Si chiama
Brian Smith, ha diciassette anni e come potete capire dal nome, è di origini inglesi»,
raccontò.
Josh era
abbastanza indietro nella fila da poter protestare senza essere sentito dal
padre.
«Non poteva
essere una ragazza?», sbuffò, ricevendo in risposta una gomitata da Brett.
Naturalmente,
sia lui che Yoko fraintesero la sua esclamazione, credendo che Josh avrebbe
preferito conoscere un’interessante ragazza carina piuttosto che un ragazzo
coetaneo che avrebbe potenzialmente minacciato la sua posizione di leader del
gruppo.
Al
contrario, a Josh non andava giù che un altro ragazzo potesse passare tutto
quel tempo insieme a Yoko. Starle vicino, compiere missioni insieme a lei…
Nella peggiore delle ipotesi, il nuovo arrivato non avrebbe faticato troppo a
provare interesse per lei e a prendersi la confidenza necessaria. Se fosse
stata una ragazza, invece, Yoko avrebbe potuto trovare una nuova amica e la
cosa non avrebbe recato disturbo a nessuno.
La morsa
della gelosia lo attanagliava già.
Giunsero
finalmente nell’ufficio del direttore, ma questo non pose fine alle preoccupazioni
di Josh, che entrando nella stanza vide il temuto Brian Smith in piedi di
fronte alla scrivania del padre.
«Bene. Ragazzi,
vi presento Brian», disse Kirkpatrik, sedendosi sulla sua comoda poltrona di pelle
nera.
«Piacere di
conoscervi», disse lui, con un sorriso.
Era un
ragazzo alto almeno quanto Josh, portava un paio di blue-jeans strappati e una
maglietta nera un po’ attillata che gli delineava i muscoli. Castano, dal
sorriso un po’ obliquo e sicuro e dallo sguardo vispo e attraente, che non
sfuggì a Yoko, la quale rimase per un attimo incantata a guardarlo.
La giovane
dovette ammettere che era un bel ragazzo, era una fortuna che fosse finito nel
loro team! Dal viso le sembrava anche simpatico, una persona tutto sommato
gentile con cui avrebbe fatto presto amicizia.
«Brian, loro
sono Yoko, Josh e Brett», disse il direttore presentando gli allievi, indicandoli
uno ad uno, e interrompendo quel breve momento di silenzio pieno di riflessioni.
«Ora»,
riprese l’uomo «Spero riusciate ad andare d’accordo e che questo periodo insieme
sia fruttifero», disse.
«Sicuramente!»,
esclamò Brett, che sembrava entusiasta del progetto più di chiunque altro si
trovasse in quella stanza.
“Ma tu
guarda, mi tocca anche sorridere…”, pensò Josh, cui il nuovo arrivato non aveva
convinto fin dal primo momento in cui l’aveva visto.
«Prima che
possiate andare, vorrei comunicarvi, almeno in maniera approssimativa, il
risultato dei test di questa mattina», disse dando un’occhiata a dei fogli
sparsi sulla sua scrivania. «Dunque… Brett come al solito ha preso il massimo
dei voti. Yoko, il tuo è andato più che bene, e… Josh, mi sorprendo del tuo
discreto risultato», concluse.
Il gruppetto
esultò per il risultato e, come il padre, anche Josh era rimasto un po’ sorpreso.
«Ahahah!» rise «Visto papà? Mi sono messo d’impegno, e devo
ringraziare Brett!!». Se Brett non fosse stato così giovane, gli avrebbe
offerto almeno una birra.
“Il figlio
del direttore?”, pensò Brian, colto di sorpresa. Non si aspettava davvero di
trovare un allievo nella scuola del proprio padre, per di più nel team in cui
avrebbe dovuto lavorare.
«Io te l’ho
sempre detto, sei tu che non ti sei ma impegnato. Beh, almeno vorrà dire che
probabilmente non verrai bocciato», disse il direttore riponendo tutti i fogli
in una cartelletta di cartoncino giallo ocra.
«Bene, vi
lascio andare. Avrete il pomeriggio e l’indomani libero per cominciare a socializzare,
come tutti gli altri team, con il nuovo allievo che vi è stato affidato. Salvo
naturalmente che si presentino missioni urgenti», annunciò Kirkpatrik.
Si trattava
pur sempre di un giorno di vacanza!
«Oh beh,
allora se non vi dispiace ci penso io a fare da guida a Brian», disse Yoko con
un ampio sorriso.
«Ma…», il
biondino era rimasto spiazzato, sperava di poter chiacchierare un po’ con il
nuovo arrivato, ma prima che potesse obiettare la ragazza ed il nuovo compagno
erano già spariti.
«A questo
punto possiamo andare anche noi», sospirò Josh, grattandosi la nuca. Si stava
maledicendo per non aver fatto in tempo a fermare la ragazza. Quello di lei era
stato un interesse palese e gli faceva prudere le mani.
«Brett,
prima che ve ne andiate, avrei bisogno di parlarti in privato. Ti ruberò solo
qualche minuto», disse il direttore, prendendo in mano una cartelletta rossa.
«Certo,
direttore», annuì l’altro.
«Uff… Allora
io me ne vado», decise il moro, con una mano in tasca e l’altra a salutare i
due rimasti nella stanza poco prima di uscirne e chiudersi la porta alle
spalle.
Una volta
nel corridoio il finto sorriso e l’aria serena lo abbandonarono
definitivamente, affondò entrambe le mani in tasca e, a testa china, non poté
fare a meno di chiedersi come mai non li avesse fermati.
Se avesse
voluto avrebbe potuto raggiungerli, cercarli da qualche parte. Il Galaxy High
era grande, ma non infinito, e avrebbe avuto molte probabilità di trovarli in
cinque minuti. Ma non appena l’idea gli venne in mente sentì qualcosa di
contrario muoversi dentro di lui. Si rese conto di non avere nessuna voglia di
vederla con quello sconosciuto… E si rese conto anche che in fondo, l’unica
cosa che poteva tirarlo su in un pomeriggio libero in cui anche Brett era
scomparso e sicuramente avrebbe avuto di meglio da fare, era occuparsi di ciò
che gli riusciva meglio: la sua moto.
ཉ
«Josh? Sei
qui?», gridò una voce femminile.
Voce molto
familiare al ragazzo, che, alzandosi di scatto, sbatté la testa contro la moto
e imprecando mentalmente si voltò verso Yoko.
«Ehi… Come
mai qui?», le chiese.
«Sapevo di
trovarti alle prese con la tua moto. Mi hai preso proprio alla lettera quando
ti ho pregato di studiare», rispose lei, ridendo.
Josh però si
limitò a sorridere, domandandosi per quale ragione l’amica l’avesse raggiunto
quando, solitamente, né a lei né a Brett saltava per la mente di fargli
compagnia quando sistemava la moto. «Avevi bisogno di qualcosa?», le chiese,
immaginando che per essere lì ci fosse bisogno di un motivo.
«Certo, sei
scomparso! Hai idea di che ore siano?», gli chiese, cambiando il tono allegro
con uno ammonitore.
«A dire il
vero non ci ho fatto caso», disse l’altro, dando un’occhiata all’orologio che
teneva al polso. Constatare che fossero quasi le otto di sera lo fece trasalire,
l’ora di cena era passata e lui non se n’era nemmeno reso conto. Di solito,
anche quando passava ore ad occuparsi della sua moto, era il suo stomaco a
dirgli quando era ora di mettere qualcosa sotto i denti, ma questa volta aveva
validi motivi per non avere fame.
«Scusami
Yoko, non avevo davvero fatto caso all’orario, ma comunque non avevo fame…», le
spiegò lui, abbassando lo sguardo e inginocchiandosi di nuovo per lavorare alla
moto. Sperava solo che non gli chiedesse perché
non aveva fame e non era andato in mensa con loro…
«È strano da
parte tua…», rifletté la ragazza, pensierosa «Guarda che se per stare dietro
alla tua moto salti i pasti, ritiro quello che ho detto. Anche se hai studiato
non puoi occupartene!», esordì, incrociando le braccia al petto con un broncio.
Josh scoppiò
a ridere. In fondo era comunque gentile a preoccuparsi per lui.
«Beh,
tranquilla, recupererò la cena! La caffetteria del Galaxy rimane aperta ancora
per qualche ora… Poi per il resto sono sicuro di non essermi perso niente di
ché…», disse il moro, sapendo che a tavola con loro ci sarebbe stato anche il caro Brian.
«Beh», la
ragazza si poggiò con la schiena al muro. «Anche se fosse, avresti potuto degnare
Brian della tua presenza almeno questa sera! Sei l’unico con cui non ha ancora
avuto una conversazione».
“Come mi
dispiace”, pensò sarcastico, ma restò in silenzio.
«Non è male
come ragazzo, sembra in gamba», aggiunse lei dopo qualche attimo.
«Mh… Di’ la verità, Yoko. Quel ragazzo ti piace…! Anche
nell’ufficio di papà te lo sei trascinato via con una fretta…! Avevi paura che
qualcuno te lo rubasse?», scherzò il ragazzo con un tono allegro, mentre dentro
nascondeva una tremenda paura di sapere cosa la ragazza pensasse del nuovo
arrivato o di vedere con i propri occhi come potesse reagire.
Le guance di
Yoko si colorarono di rosso, e il mutamento non sfuggì al moro nonostante
fingesse di controllare la moto.
«Ma che
dici, Josh?», lo rimproverò lei, non riuscendo tuttavia a nascondere un certo imbarazzo.
«La
verità!», insisté lui, sperando, nonostante la paura che gli attanagliava lo
stomaco, di ottenere informazioni su che tipo di “minaccia” si trovasse di
fronte.
«Uffa!»,
sbuffò lei, rendendosi conto che l’amico non l’avrebbe lasciata in pace finché
lei non avesse confessato. «Ok, forse un po’ mi piace. O meglio, non lo
conosco, ma per il momento mi ha fatto una buona impressione», spiegò, con le
mani dietro la schiena e lo sguardo basso ed imbarazzato.
Non così
basso da impedire a Josh di notare quanto fosse sognante e luminoso, perso in
una fantasia nascosta che sarebbe rimasta solo nella sua mente. Quella visione,
accompagnata da quelle parole, gli strinse il cuore in una morsa. Prese un
profondo respiro per farsi coraggio e sfoderò un’altra battuta. In qualche modo
doveva pur sembrare normale.
«Scommetto
che in questo momento rimpiangi che io abbia passato l’esame… Il mio posto lo
potrebbe prendere lui!», esclamò, continuando a fingere di essere completamente
concentrato solo sulla moto.
La ragazza
rise, affievolendo il proprio imbarazzo. «Ahahah! Oh
beh, hai studiato proprio l’unica volta in cui non dovevi, caro Josh!», scherzò
lei, senza pensarlo seriamente e senza preoccuparsi delle conseguenze che
quelle poche parole avrebbero potuto avere sull’amico.
Quella
strana morsa gli strinse ancora nel petto…
«Però»,
riprese lei. «Devo ammettere che forse non mi piacerebbe come situazione.
Insomma, saremmo nello stesso team! No, forse è meglio di no. Io con il mio
leader? Mai! E poi se voglio diventare famosa ho bisogno di trovare qualcuno
che sia più promettente, che abbia successo!», rifletté.
…E strinse
ancora più forte.
Trasse un
grosso respiro, cercando di calmare il dolore che si sentiva dentro. Poggiò uno
dei suoi attrezzi e finalmente si alzò in piedi, cercando di fissare il più
possibile la moto, stavolta, pur di non doverla guardare direttamente in viso.
«Mi sembra
una giusta considerazione», osservò Josh con un finto sorriso sulle labbra,
pulendosi le mani con uno straccio ormai logoro.
«Ne hai
ancora per molto?», gli chiese allora lei, curiosa di sapere se potessero
tornare al Galaxy o se dovessero ancora rimanere lì fuori.
«Temo di sì.
Ma tu puoi andare, non c’è problema. Chissà che Brian non ti stia aspettando…»,
rispose lui, non riuscendo a mascherare una punta di acidità.
«D’accordo…»,
mormorò la ragazza, dapprima leggermente sorpresa, ma poi si limitò a sorridergli.
«A domani, buonanotte!», esclamò allontanandosi e sventolando una mano per
salutare l’amico.
«’Notte!»,
esclamò lui, mantenendo per pochi attimi quel sorriso tirato che durante tutta
la conversazione appena terminata gli aveva fatto da maschera.
Non appena
la ragazza sparì dalla sua visuale sentì una rabbia indescrivibile crescergli
dentro e invaderlo in tutto il corpo.
Chi era
quell’essere comparso dal nulla per conquistare Yoko in un batter di ciglia?
Come si era
permesso lui di prendersi quella confidenza con lei?
La collera
gli stava annebbiando la mente, sentiva solo una gran voglia di rompere
qualcosa. Senza pensarci due volte, e probabilmente neanche una sola, si voltò
e diede un potente pugno al muro su cui poco prima la giovane si era appoggiata.
Imprecò per la rabbia e il dolore, non solo alla mano ma anche interiore, un
dolore che non aveva mai provato prima e che diventava più vivo ora che sentiva
Yoko allontanarsi pericolosamente, sempre di più. Se ne andava da lui, a poco a
poco, e non gli restava altro che restare a guardare, poiché aveva ormai
appurato che tra lui e la ragazza non ci sarebbe mai stato niente e che nemmeno
c’era qualcosa che andava oltre l’amicizia, o quel Brian non le avrebbe certo
fatto quell’effetto. E probabilmente sì, si disse che un po’ lo invidiava.
Appoggiò la
schiena contro il muro e scivolò fino a terra, portandosi le mani tra i
capelli.
“Non sono
altro che un povero idiota!”
Angolo dell’autrice:
Ed
eccomi qui, finalmente, a portarvi un capitolo pieno (?) di colpi di scena!
Abbiamo
visto comparire un nuovo personaggio, colui che sta allontanando Yoko da Josh…
Eh già, perché lei sembra interessarsi a questo Brian, ma allora perché
preoccuparsi per il suo vecchio amico e temere che egli abbia fatto una qualche
conoscenza femminile tale da distrarlo?
E
che cosa avrà detto il Direttore Kirkpatrik a Brett?
…
E Josh riuscirà a conquistare Yoko o lascerà perdere?
Vi
lascio con questi interrogativi fino al prossimo capitolo, ma non prima di aver
ringraziato tutti coloro che hanno letto la storia ed in particolare piccola_boss per
aver recensito il primo capitolo, riempiendomi di gioia (e anche per aver
inserito la storia tra i preferiti e tra le ricordate)! Questo aggiornamento è
per te, te lo devo ;)
[Dimenticavo,
nel precedente capitolo vi ho comunicato indicativamente l’età dei personaggi,
ma dal momento che questa fic avrebbe luogo dopo la prima serie – che se non ricordo
male terminava con i ragazzi ammessi al secondo anno – hanno un anno in più rispetto
a quanto detto – 17, 16, 11 –, ripeto poi che non so cosa accade nella seconda
serie, ma supponiamo appunto che ci sia anche un terzo anno necessario per
diventare Space Marshals e che i nostri amici stiano
frequentando il secondo]
Spero
leggerete in tanti e ovviamente spero mi diciate cosa ne pensate ;)
Alla
prossima, spero di aggiornare presto!
WolfEyes