Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Diemmeci    18/05/2015    4 recensioni
Il mondo va avanti anche quando sembra essersi fermato, smette di ruotare per centinaia di migliaia di motivi diversi, variando da persona a persona, e all'improvviso, quando meno te lo aspetti, riprende a girare grazie ad una persona che ti travolge completamente.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quattordici


È incredibile la velocità con cui le cose possano cambiare in modo radicale, quasi impossibile, ma era appena accaduto e non si poteva tornare indietro per sistemare ciò che non si poteva sistemare.
Fermai un taxi e riferii la destinazione al conducente, tornando poi preda dei miei stessi pensieri. Ero in conflitto con me stessa per tutto ciò era accaduto con James, sin dal nostro primo incontro. Avrei dovuto mantenere un comportamento distaccato, indifferente, ma avevo permesso ai sentimenti di tornare a galla e prendere in mano la situazione. La parte razionale era stata nascosta in un angolo della mia mente fino a questo momento e mi stava ripetendo che avrei dovuto darle ascolto.
Quanto avrei voluto farlo.
Mi resi conto di essere arrivata a casa, quindi pagai velocemente e mi rifugiai all’interno dell’abitazione sbattendo forte la porta, colta da un’improvvisa rabbia nei miei confronti. Era colpa mia se adesso mi sentivo così, perché se non avessi lasciato entrare James nella mia vita sarebbe stato tutto diverso.
«Rosalie?» Jennifer comparve sulla soglia della cucina un istante dopo, visibilmente sorpresa per il mio rientro.
Michael le apparve dietro, inclinando appena il capo in modo confuso.
«Me ne vado in camera mia, non ho intenzione di rovinare i vostri piani» dissi in modo secco e coinciso, raggiungendo la mia stanza e buttandomi di peso sul letto.
Il silenziò che mi aveva circondato durò poco, perché Jennifer bussò alla porta con insistenza e alla fine entrò senza che le dicessi nulla. Si sedette semplicemente alla fine del letto e mi rivolse una delle sue rare espressioni, quelle che mi facevano comprendere che era lì per me, sempre.
«Io e James abbiamo avuto modo di parlare prima, al ristorante, e mi ha detto di essere confuso e di aver bisogno di tempo» le dissi «ed ho appena scoperto che c’è un’altra ragazza nella sua vita, che è sicuramente il motivo della sua confusione».
Jennifer sbarrò gli occhi.
«Non me lo ha detto direttamente» ripresi «ma ho collegato delle cose, ho fatto due più due, e alla fine ci sono arrivata. Gli ho chiesto spiegazioni ovviamente, ma è rimasto in silenzio e mi è bastato per confermare le mie ipotesi».
Avevo sperato fino all’ultimo che mi dicesse che in realtà mi stavo sbagliando, che avevo frainteso, ma non era accaduto. Sospirai pesantemente, ricevendo uno sguardo consolatorio da parte della mia amica.
«Non avrei mai immaginato che James potesse fare una cosa del genere, prima illuderti e poi lasciarti andare come se non fosse successo nulla tra voi due» Jennifer finalmente parlò, usando un tono pieno di disprezzo dei confronti di James.
«Neanche io».
«Il minimo sarebbe stato darti delle spiegazioni» disse, scuotendo il capo. «Te lo doveva».
«La colpa è mia» diedi voci ai miei pensieri. «Se non mi fossi lasciata andare con lui adesso non mi troverei in questa situazione, dovevo comportarmi come sempre ed evitare un rapporto del genere».
«Assolutamente no» Jen alzò il tono della voce. «Non incolpare te stessa, hai semplicemente agito con il cuore e non con la testa come hai sempre fatto. Non è una cosa negativa vivere a pieno una persona, specialmente se pensavi che ne valesse la pena».
Aggrottai le sopracciglia, non capendo al cento per cento ciò che voleva dirmi Jennifer.
«Quello che voglio farti capire» riprese infatti «è che hai fatto bene ad aprire il tuo cuore, perché anche le emozioni che stai provando adesso ti aiuteranno in futuro. Certo, non approvo il fatto che James ti abbia tenuta all’oscuro da tutto, ma togliendo questo, e rispondi sinceramente, non ne è valsa la pena?» Mi domandò. «Non ti sei sentita viva veramente dopo tanti anni?» Chiese ancora, stringendomi una mano con la propria.
Annuii in modo quasi impercettibile.
«E allora cerca di trarre delle cose positive da questa vicenda, come il fatto che tu finalmente ti sia aperta di nuovo ai sentimenti. E promettimi, per piacere, di non chiuderti mai più in te stessa».
Le parole di Jennifer mi strapparono un sorriso sincero. «Ci proverò».
Mi lasciai avvolgere in un abbraccio, che era proprio ciò di cui avevo bisogno in questo momento, decisamente più serena rispetto a quando avevo messo piede in casa. Evitai di pensare alla realtà della situazione almeno per alcuni attimi, completamente rapita dalle parole che la mia amica aveva appena pronunciato, sorridendo grata di averla sempre al mio fianco.
«Posso?» Michael apparve sulla soglia della mia camera, le mani in tasca e la stessa espressione colpevole che aveva sfoggiato James prima che lasciassi la casa.
Gli feci cenno di entrare.
«Avrei dovuto dirtelo» disse in un sospiro.
«Lo sapevi e non hai detto niente?» Jennifer mi precedette, alzando la voce.
«Capisco perché tu non l’abbia fatto, è comprensibile» mi strinsi nelle spalle, incrociai le gambe. «James è tuo fratello, riferirmi qualcosa del genere sarebbe risultato come un torto da parte tua. Non ti biasimo minimante, Michael».
Lui annuì, sollevato per la mia risposta.
«Be’, se adesso volete scusarmi» mi alzai dal letto «ho bisogno di una doccia e di un lungo sonno».

Passai il lunedì mattina immersa tra i libri e gli appunti, ripetendo varie volte gli argomenti più complessi che avrei presentato all’esame finale. Mi resi conto ben presto di essere pronta ad affrontare quest’ultima prova per terminare il secondo anno e, dopo pranzo, mi distesi sul divano in cerca di qualcosa di interessante da guardare.
«Sei davvero distesa sul divano il giorno prima di un esame?» Jennifer sgranò gli occhi quando raggiunse la sala.
«Ho studiato abbastanza, non potrei essere più pronta di così».
«Questo lo so bene».
Tornai a cambiare canale per i successivi dieci minuti e alla fine decisi di spegnere la televisione, non trasmettevano nulla che attirasse particolarmente la mia attenzione. Sospirai, chiudendo gli occhi.
«Come stai?» La voce di Jennifer interruppe la mia tranquillità.
Rivolsi lo sguardo nella sua direzione. «Sto bene, smettila di chiedermelo».
«Continuerò a farlo finché non ammetterai il contrario».
«E poi cosa succederà?» Inarcai un sopracciglio. «Inizierò a piangermi addosso e magari a mangiare per consolazione? Mi dispiace, ma non accadrà niente di tutto ciò».
Jennifer sospirò. «Almeno ammettilo a te stessa».
“Solo perché non lo esterno non significa che non lo abbia già fatto” avrei voluto risponderle, ma mi limitai ad annuire senza lasciar trasparire la minima esitazione.
Stavo tentando disperatamente di tenere James lontano dai miei pensieri e Jennifer non mi era da aiuto, ma capivo che insisteva semplicemente per il mio bene.
«Tu invece sei pronta per domani?» Le domandai per cambiare il soggetto della discussione.
«Sì, spero vada bene».
«Sono sicura che andrai alla grande» annuii.
Mi sorrise, distendendosi sul divano. «Ho una novità».
Mi sporsi in avanti, poggiando i gomiti sulle ginocchia. «Sono tutta orecchie».
«Domani sera partirò per Ennis» annunciò immediatamente, gli occhi illuminati dalla contentezza di rivedere i propri genitori. «Ne ho già parlato con mia madre, verrà a prendermi all’aereo porto».
«È fantastico» dichiarai.
«Spero di riuscire a convincerli una volta per tutte della mia scelta di studiare a Londra» Jennifer sospirò, un po’ incerta delle proprie parole. «Sono due anni che non torniamo sull’argomento, credo sia giunta l’ora di farlo».
«Sì» approvai. «E per quanto tempo rimarrai lì?»
«Una settimana».
La prospettiva di rimanere una settimana da sola mi spaventò, ma non lo diedi a vedere perché sapevo che altrimenti Jennifer mi avrebbe proposto di unirmi a lei, come già aveva fatto quasi un anno fa quando li aveva raggiunti per un weekend. Non volevo intromettermi, era il momento di sistemare alcune cose con la propria famiglia ed io sarei stata solo d’intralcio.
«La casa sarà silenziosa» dissi facendo una smorfia, suscitando una risata da parte della mia amica.
«Potrebbe iniziare a piacerti il silenzio, chissà».
«Ne dubito» mi strinsi nelle spalle, volgendo lo sguardo verso la lunga fila di DVD. «Propongo di guardare un film di Hugh Grant. Ci stai?»
Jen sorrise. «Non mi tiro mai indietro quando si tratta di lui, lo sai.»

«Rosalie, tesoro, sei in vivavoce» La voce di Jenna parve più squillante del solito quando rispose.
Sorrisi tra me e me. «Come sta andando a Parigi?» Domandai loro immediatamente senza troppi giri di parole, curiosa di sapere come stava procedendo il viaggio.
«Alla grande» esclamò Robert.
«Già» approvò poi Jenna e la immaginai annuire nonostante non potessi vederla con i miei occhi. «Domani è il grande giorno» mi ricordò, stavolta con un tono di voce più pacato.
«Sì».
«Sei agitata?» Domandò Robert.
«Non più di tanto» ammisi con sincerità.
«Vuol dire che sei pronta ad affrontare l’esame, tesoro, è una cosa buona» proseguì mio padre, il tono della voce comprensivo come sempre. «Facci sapere com’è andata, poi».
«Ovviamente» dissi. «Vi lascio adesso, ci sentiamo domani».
«Un bacio, tesoro» Jenna concluse prima di interrompere la chiamata.
Buttai il cellulare sulla poltrona vicino a me, allungando i piedi sul tavolino di fronte. Avevamo appena finito di guardare Scrivimi una canzone, che avevamo visto parecchie volte ma non stancava mai. Jennifer mi raggiunse dopo alcuni minuti, in una mano una ciotola di pop corn appena preparati e in un’altra un vassoio su cui c’erano due tazze di cioccolata.
«Dolce e salato insieme» mi leccai le labbra in approvazione.
«Proprio come ai vecchi tempi».
«Già» dissi, tornando indietro con la mente nel periodo del liceo. Un po’ mi mancava la spensieratezza di quegli anni, il continuo divertirsi, uscire la sera e rincasare all’alba dopo aver ballato tutta la notte. «Proprio come ai vecchi tempi».
Jennifer mi sorrise. «Cosa dicono i tuoi genitori?»
«Robert ha semplicemente dichiarato che sta andando tutto alla grande» la informai. «Sono sempre evasivi, sai come sono fatti».
«Lo so, lo so».
Presi una manciata di pop corn ed iniziai a mangiarne uno alla volta, ripensando ancora una volta al passato. Era tutto più facile, ma non meno burrascoso a causa dei continui litigi avuti con mia madre. Quelli non mancavano mai.
«Chissà se riuscirò mai ad andare a Parigi» pensò ad alta voce la mia amica, interrompendo il flusso dei miei pensieri.
«Certo che ci andrai» le dissi, annuendo.
«È una città così bella».
Sorrisi. «Ne sei sempre stata innamorata» constatai.
«Tu invece non smettevi un attimo di parlare di New York» mi ricordò Jen, lasciandosi scappare una risata prima di bere un sorso della cioccolata.
«Quest’estate dovremmo partire» dissi.
«Potremmo andare a Parigi e New York, hai ragione» Jennifer annuì. «Solo io e te».
«Sarebbe fantastico» approvai.

Rimanemmo fino alle sei del pomeriggio nella nostra bolla di tranquillità, evitando accuratamente l’argomento che più volevo tenere alla larga al momento, entrambe con nessuna voglia di fare qualsiasi altra cosa se non parlare e magari – perché no? – spettegolare.
Fui costretta a muovermi  dal divano soltanto quando qualcuno suonò al campanello, al che scattai in piedi e mi diressi verso la porta d’ingresso. «Chi è?» Urlai per farmi sentire dall’altra parte.
«James».
Spalancai gli occhi per la sorpresa, lasciando la mano che teneva stretta la maniglia immobile. In cuor mio speravo che si sarebbe presentato per parlare, ma non pensavo che sarebbe accaduto così presto. Non oggi, non il giorno successivo al disastro che lui stesso aveva causato.
Non avevo alcuna intenzione di parlare con lui, non avevo la forza mentale per affrontare una discussione.
«Rosalie, fammi entrare» il suo tono arrivò alle mie orecchie come un’imposizione, il che mi fece scappare una risata che non aveva la minima traccia di divertimento. «Per favore» soggiunse dopo alcuni istanti.
Meditai ancora prima di fare un passo indietro, voltandomi poi verso Jennifer e chiedendole aiuto con un semplice sguardo. Rimasi chiusa nel mio silenzio a lungo, senza accennare il minimo movimento, quindi la mia amica si alzò e raggiunse la porta di casa pe poi aprirla. Rivolse un cenno di saluto a James prima di congedarsi nella propria stanza.
«Lascia che ti dica ciò che ho da dirti, poi me ne andrò» disse James, facendo risultare le sue parole come una supplica.
«Perché dovrei ascoltarti?» Finalmente parlai. «Hai avuto l’occasione di parlare ieri, ma sei rimasto in silenzio e hai agito come un vigliacco».
«Me ne sono pentito immediatamente».
«Ma sei venuto qui soltanto adesso» constatai con amarezza. «Non riesco a crederti, James».
Lui sospirò.
«Non voglio ascoltare ciò che vuoi dirmi».
«Rosalie…»
Scossi il capo, decisa sul da farsi. «Ho detto che non voglio sentire altro, puoi anche andare adesso. Fai buon rientro a Leeds, mi raccomando».


 
* * *
Buon pomeriggio :)
Ecco qui il quattordicesimo capitolo, spero vi piaccia e che non vi abbia delusi. Questa è la mia preoccupazione maggiore.
Aspetto di sapere cosa ne pensate, intanto vi mando un bacio.

A presto,

Diemmeci
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Diemmeci