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Autore: space_oddity    03/01/2009    3 recensioni
"Pioggia. Piove a Berlino. Che novità poi. Non è che il tempo sia molto diverso dal solito.
Questa è la città della pioggia, dei tedeschi con la T maiuscola e di "Noi,i ragazzi
dello zoo di berlino"."
Genere: Commedia, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Visto che non lo specificherò sempre, vi dico subito che le canzoni nominate in questa fiction sono di David Bowie. Quando e se ne compaiono di altri artisti lo dirò. Riguardo al resto, non c'è molto da dire.. Per favore leggete e lasciate tanti commenti! Si accettano critiche, suggerimenti, insulti, ma soprattutto complimentiXD!Grazie a tutti!


CAPITOLO PRIMO


Pioggia.
Piove a Berlino.
Che novità poi.
Non è che il tempo sia molto diverso dal solito. Questa è la città della pioggia, dei tedeschi con la T maiuscola e di "Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino". Credo di averlo visto suppergiù una quarantina di volte. Non perchè mi faccia così impazzire la vista di tanti adolescenti distrutti che si bucano eh, insomma, sì, il film è molto bello, intenso, diretto, ecc, ma decisamente no. Io parlo delle colonne sonore, dei vinili e di quella scena, circa a metà del film. Quella del concerto.
Il concerto di David Bowie. Il MIO concerto. Perchè, se non si era capito, lui, David, è il mio mito, il mio amore impazzito e devoto, la mia passione, a volte addirittura l'aria che respiro. L'unica, beh ok, una delle tante ragioni per cui sarei voluta nascere negli anni sessanta, avrei saputo cosa fare nei settanta.. Come dice quella canzone di Fabrizio Moro, "Libero".
Come, direte voi, una tedesca che ascolta e conosce cantanti e canzoni italiani?
Beh ecco in realtà è il contrario, io sono un'italiana che conosce il tedesco abbastanza da poter dire tre parole in croce e tra queste è compresa ovviamente 'Sheisse'. Non molto utile in realtà quando devi chiedere il resto ai negozianti o cose simili.
E allora, direte ancora, che ci fai a Berlino?
Beh, veramente non lo so. Fosse per me sarei rimasta volentieri nella mia Sardegna baciata dal sole, con i miei amici e nessun pensiero. Ma mio padre ha ottenuto una magnifica promozione di lavoro e non se ne parlava proprio di rifiutare quindi.. Eccomi qui.
Sono qui da tre giorni, tre lunghi giorni in cui abbiamo pulito e organizzato bene la casa e le cose principali: televisione, frigorifero e letti.
La mia roba è ancora impacchettata e lo rimarrà per molto. MOLTO. Non mi importa che mia madre mi dica che sono testarda e viziata. Mi fa male rivedere tutte le foto e i regali che non fanno altro che ricordarmi tutto quello che ho lasciato.
Beh, forse è il caso che almeno qui però metta un po' di ordine. Bene. Io sono Daiana, Daiana e basta, perchè mio padre a diciotto anni ha disconosciuto i suoi genitori, ha rifiutato quindi il loro cognome e un qualsiasi rapporto di parentela con loro, e, fino a ventidue anni, quando poi si sposò con mia madre e fu lui a prendere il suo cognome, contrariamente alla tradizione, se ne andò in giro come figlio di nessuno, senza nome, senza legami e soprattutto senza lavoro. Lui lo ricorda come un periodo assolutamente fantastico della sua vita e ha deciso di farmi l'enorme dono di restarmene senza cognome anche io, almeno fino a diciotto anni, quando, secondo lui sarò abbastanza matura. Per far cosa non si sa. Una figata? Beh non proprio. Come quando a scuola fanno l'appello, ti chiedono il cognome "Perchè sul registro non c'è scritto" e tu, vagli a spiegare che tuo padre da giovane era un hippy derelitto la cui massima ambizione era arrivare al giorno dopo e che desidera lo stesso per te. Il più delle volte si mettono a ridere e ti dicono:"No dai sul serio, come ti chiami?"- e a me tocca rispondere:"Daiana, Daiana e basta"-come una macchinetta rotta fino a che non decidono che sono un caso disperato e che è meglio assecondarmi. O che sono una rompicoglioni e non vale la pena perdere tempo con me. In entrambi i casi non ottengo una gran bella reputazione.
Ma a volte va anche peggio. E non si mettono a ridere. Non accennano neanche un sorriso. Chiamano l'assistente sociale per accertamenti o mi sbattono fuori dalla classe perchè credono che sia un'immigrata delinquente. E a quel punto non mi resta che cambiare scuola, per vari motivi che solo il preside conosce.
In effetti fino ad oggi, fino ai miei quattordici anni, ho cambiato già undici scuole, una più, una meno e tre città, sempre per il lavoro di mio padre: Venezia, Torino e Cagliari, in quest'ordine. E tutto per una questione di principio. Ok, lo so, sto divagando, ma dovevo pur presentarmi!
Dunque era un giorno di pioggia a Berlino e una ragazza se ne stava nella sua camera caotica, accucciata davanti alla finestra e circondata da montagne di scatoloni, a guardare il panorama di fuori e a chiedersi se fosse il caso di affrontare la pioggia per andare a comprare dei libri di tedesco, per iniziare almeno a capire la lingua della sua nuova città, quindi, come diceva sua madre "Reagire allo stato di mummia" in cui si trovava relegata stabilmente da tre settimane a quella parte, o se restarsene semplicemente a marcire nella sua camera ascoltando "Heroes".
Uhm.
Beh, si può trovare un compromesso.
Mi alzo e cambio canzone, metto la versione in tedesco, "Helden" e poi vado ad accoccolarmi tutta contenta sul mio letto. Certo queste parole in tedesco le conosco, perchè so a memoria il testo, ma non riesco proprio a trovare un'occasione adatta per usarle. "Noi possiamo essere eroi, solo per un giorno..". Bellissima. David Bowie in collaborazione con Brian Eno ha fatto faville. Provo almeno ad esercitarmi con l'accento. E poi comincio con le mie associazioni infinite di idee, David Bowie, "Helden", tedesco, Berlino.. Berlino. Ehi. Un'idea improvvisa. Sono a Berlino. Posso andare a vedere la stazione. La famosa stazione di quella scena del film, dove i ragazzi corrono a perdifiato per i suoi corridoi con proprio questa canzone di sottofondo.
Con uno slancio improvviso mi alzo e mi dirigo decisa in cucina:"Mamma?". Controllo anche il salotto. Bene, non c'è. Quindi non dovrò chiederle il permesso. Con un sorrisetto da monella scrivo un biglietto per i miei, prendo la giacca, le chiavi e, indispensabile, l'mp3, ed esco. Tutta soddisfatta cammino quasi saltellando per circa un quarto d'ora, quasi ballo al ritmo di "Look back in anger", fino a che non riprendo finalmente controllo del mio cervello.
Merda. Non ho la minima idea di dove andare. Non posso nemmeno chiedere indicazioni, vista la barriera del linguaggio che, già lo so, mi perseguiterà per un sacco di tempo ancora. Vado a istinto? O torno a casa? La mia natura razionale, o forse solo un po' fifona, si butterebbe a pesce su quest'ultima alternativa. Però la tentazione di andare avanti è forte. Oh, andiamo! In fondo questa sarà la mia città, giusto? Dovrò pure iniziare a conoscerla.
Mi incammino di nuovo e stavolta mi lascio guidare dai profumi, dalle voci, dalle cose che vedo. E dalla voce di David, "Station to station"stavolta.
"Station to station". La mia canzone. Involontario mi stiracchia un sorriso sulla faccia. Forse, dopotutto, non sarà così male vivere qui.



Ho pensato,un po' in ritardo,che sarebbe stato un gesto carino mettere i link delle canzoni usate in ogni capitolo, così, nel caso a qualcuno di voi venisse la malsana curiosità di volerle ascoltare. Queste saranno le uniche pseudonote che troverete per i capitoli, perchè ho giurato a me stessa di limitarle al minimo indispensabile, altrimenti fra deliri e monologhi mentali dovrei fare una fiction a parte solo per le note e questa Divina Commedia che sto scrivendo solo per dire che ho aggiunto i link ne è una conferma..
Comunque. Dov'ero? Oh, sì. Ecco a voi I Link:

Ecco qui Heroes

E Helden

Look back in anger

E Station to station.. Vi ho messo proprio la scena del film.. Anche perchè la versione originale ha un'intro di tre minuti e non mi sembrava il caso che ve lo sorbiste tutto:)
  
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