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Autore: imperfectjosie    18/05/2015    2 recensioni
« Sparire per una settimana, Bassam? Davvero? Dove cazzo sei stato? » quasi sbraitò, rosso in viso, strappandogli con forza la bottiglia dalle mani.
Jack si sentiva più ubriaco di stronzate che di alcool, perciò fece la prima cosa che gli venne in mente, si sedette sul tappeto bianco, regalo di sua madre, e sospirò.

| Jalex |
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alex Gaskarth, Jack Barakat
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: All Time Low
Rating: Giallo
Pairing: Alex/Jack - Jalex.
Note: Alex si sposa. Jack scompare dalla circolazione, ma questo il leader non lo accetta.
Josie's corner:
Ciao anime.
Come state?
Spero meglio di me, ho un mal di testa assurdo. Vabeh, veniamo a noi: Avevo scritto questa storia circa due mesi fa. Oggi, ritrovando la leggenda del filo rosso su internet, mi è venuta in mente e ho deciso di postarla (Finally!)
Dunque, è corta, ma spero vi possa interessare ugualmente. Divertitevi nella lettura, fatemi sapere, stay sweet.
Josie.
 

The red string of fate

 

Jack Barakat era un vero asso nell'arte di evitare le persone.
Finito il tour, aveva deciso di lasciare spazio all'autoguarigione, ignorando qualsiasi chiamata dei suoi amici, Alex per primo.
Jack sapeva fingere bene, aprire sorrisi a chiunque ne avesse bisogno, ma il suo carattere esuberante e impulsivo gli impediva di tenere alcune cose per sé, come i sentimenti. Quelli, Bassam, non era in grado di fingerli. E non sapeva nemmeno come diavolo aveva permesso che accadesse!
Innamorarsi, lui. Era un pensiero che rasentava la fantascienza.
La colpa, comunque, non poteva darla solo a se stesso, perché in quella follia William lo aveva seguito con trasporto e dedizione. Lisa non sapeva, Rian e Zack invece sospettavano, ma rimanevano in silenzio.
Mai, mai nella sua vita avrebbe creduto che quel coglione del suo migliore amico decidesse di sposarsi. La cosa che a Jack bruciava di più, era l'averlo fatto con una maschera sul viso. Nascondendo alla sua adorata fidanzata ogni sbronza, ogni letto bagnato di sesso dopo i concerti. La cuccetta di Alex sempre sistemata, perché non aveva bisogno di dormirci sopra. Queste cose, Lisa, non le sapeva. Si domandò distrattamente, tra una sorsata di Jager e l'altra buttato sul divano, cosa avesse intenzione di fare Alex. Tacerle ciò che era impossibile negare fino all'altare? Costruire un intero matrimonio sulle menzogne?
Sarebbe stato proprio da lui.
Perciò, Jack aveva semplicemente spento il telefono. Non voleva saperne di nulla. L'uomo che amava aveva scelto di passare la sua vita con la cotta del Liceo. Era così clichè, da fargli venire voglia di vomitare.
Sbuffò una risatina, tornando a bere e sistemandosi meglio. Allungò le gambe sopra al tavolino di vetro, sospirando pesantemente. Faceva caldo, abbastanza caldo da girare in boxer per casa. Non che lui badasse a certe sciocchezze! Nei fatti, si presentava in mutande pure d'inverno! Un ricordo natalizio del suo primo bacio alcolico con Alex lo fece tremare.
Digrignò i denti, spegnendo la TV che in ogni caso non stava ascoltando. Ci mise un po' a rendersi conto del campanello. Spostò la testa di lato, osservando l'uscio di sottecchi, indeciso sul da farsi. Quando il suono dell'aggeggio infernale lasciò il posto a cinque nocche ben più fastidiose, con un basso grugnito si costrinse ad alzarsi in piedi, portando con sé la bottiglia.
Spalancò la porta di scatto con stizza, ritrovandosi ad osservare due occhi castani scuri di preoccupazione e rabbia.
Il nuovo arrivato ignorò lo sguardo ferito del chitarrista, spintonandolo per entrare in casa. Osservò il salotto, poi si girò verso di lui, guardando lo Jager e la smorfia di indifferenza dell'amico.
« Sparire per una settimana, Bassam? Davvero? Dove cazzo sei stato? » quasi sbraitò, rosso in viso, strappandogli con forza la bottiglia dalle mani.
Jack si sentiva più ubriaco di stronzate che di alcool, perciò fece la prima cosa che gli venne in mente, si sedette sul tappeto bianco, regalo di sua madre, e sospirò.
Era stanco, stufo marcio di doversi sempre scusare, stufo delle stronzate di Alex, dei suoi attacchi d'ansia e del doversi nascondere al mondo per farlo vivere bene.
« Qui, Lex. Non mi sono mosso, è semplice. Non mi va di vedervi per un po'. » soffiò con voce impastata, facendo infuriare l'altro che di tutta risposta ringhiò, abbassandosi al suo livello e stringendogli il volto tra le mani.
Jack non riuscì ad evitare quegli occhi.
« Vuoi dire vedermi. » lo corresse, inarcando un sopracciglio e sperando di sbagliarsi. Jack, di tutta risposta, piegò le labbra in un mezzo sorriso amaro.
« Tu che dici? » domandò ironico. Alex sospirò, aiutandolo a tirarsi in piedi con fatica.
« Ma guardati, sei ubriaco perso! Hai mangiato qualcosa? » lo interrogò al limite dell'angoscia, sorreggendolo per un braccio e portandolo verso il divano.
Jack mascherò a fatica una smorfia di fastidio. Odiava il modo paterno che aveva, odiava persino il suo odore. Era stato un lavoro duro, ma riusciva a disprezzarlo almeno un po'. Per quello che gli aveva fatto, per la parola “fine” che aveva messo alla loro relazione.
Lo Jager prese parola, lasciando il buon senso di Jack a dormire da qualche parte, nella mente.
« Non ci credo che ti sposi, Lex, non voglio crederci » farfugliò, coprendosi i grandi occhi castani con i palmi delle mani e cercando di non farsi guardare in faccia.
Alex non si mosse, rimase accanto a lui, fissandolo attentamente.
Un profilo piuttosto grezzo, modi infantili, testa sulle nuvole, odore di muschio bianco e Jagermeister, sorrisi aperti, occhi scuri e vivaci. Avrebbe potuto stilare una lista delle cose che lo avevano spinto a darsi completamente a quel pericolo sociale che portava il nome del suo migliore amico, ma non disse nulla. Probabilmente perché sapevano entrambi la verità. Era solo difficile da digerire.
Alex gli prese un polso, scoprendo l'occhio sinistro lucido di consapevolezza, ma gli sorrise piano. Quel sorriso valeva tanto, Jack non riusciva a trovare nulla di più bello al mondo.
La maledizione di amare qualcuno d'inaccessibile, nonostante tanto vicino. Tirò su con il naso, lanciando una veloce occhiata alle ginocchia che si stavano toccando.
Gli occhi del maggiore seguirono i suoi e si incrociarono poco dopo. Avrebbe potuto soffocare ancora il desiderio di quel bacio, ma non lo fece. Sotto allo sguardo confuso del moro, Gaskarth si mosse velocemente, assaggiandolo un'ultima volta.
Quando si staccò, rimase lì a sfiorarlo con le sue labbra, sbuffando un mezzo sorriso.
« Tu sarai la mia rovina, Jack. » sentenziò piano, con voce roca.
Deglutì più volte, poggiando la fronte su quella sudata del secondo chitarrista. Bassam aggrottò la fronte, spostando lo sguardo alla ricerca di una risposta logica.
Lo aveva baciato. Perché?
« Alex cosa-? » tentò, ma fu di nuovo zittito dalle labbra del leader.
Si perse in quel bacio per alcuni secondi, soffocando un singhiozzo quando si accorse che Alex gli stava dicendo addio.
Non avrebbe più toccato quel corpo, ma si lasciò guidare sul divano, stringendolo dal basso. Posò un palmo sul suo petto, percependo i battiti del cuore e poi sollevò la testa per guardarlo in faccia.
« Alex, non sei obbligato- » cominciò, ma la voce secca dell'amico gli fece serrare le labbra con forza.
« Io la amo, Bassam, non posso tirarmi indietro » disse, stupendolo ancora una volta.
Si domandò come aveva fatto a capire che stava parlando di Lisa, ma ogni congettura andò al diavolo quando lo sentì abbassarsi, lasciandosi completamente andare sul suo corpo.
Jack sospirò di piacere, allargando le gambe in un gesto che fece sghignazzare di cuore Alex.
« Perché mi torturi così? » riuscì ad articolare, moderando il tono per non sembrare l'ultimo degli stupidi.
Gaskarth sorrise, dando voce all'unico pensiero che si era ripromesso di non esternare.
« Perché, nonostante tutto, sei tu la persona più importante della mia vita, Jackie »
Eppure lo fece, godendosi con un mezzo sorriso il corpo asciutto del suo migliore amico tremare vistosamente. Provò ad allargarsi sul suo petto, così da stringerlo meglio, ma fallì quando lo sentì chiaramente piangere.
Usò i gomiti per tirarsi su con il busto, però Jack non era dello stesso avviso e si lasciò negare. Spostò lo sguardo di lato, provando a liberarsi. Del tutto inutile, visto l'alcool nelle vene.
« Jack, la smetti? »
« Io? IO? Alex per favore, vattene » quasi sputò, facendosi spazio per piegarsi e vomitare il pranzo della sera prima sul tappeto da cinquecento dollari.
Alex lo lasciava sfogare, si limitava a stare lì. Per egoismo, sentiva di averne più bisogno lui. Gli posò una mano sulla schiena all'ennesimo conato, ma Jack si mosse, evitandola accuratamente. Poi gli schiaffeggiò il dorso, quando testardo come solo Alex sapeva essere, la rivide tornare all'attacco.
« Jack non farlo, non allontanarmi » commentò con voce calma, senza smettere di guardarlo.
Nel frattempo, il moro si era ripreso, tornando dritto con la schiena e passandosi una mano sulla bocca.
« Mi scopi per un anno e poi ti sposi lei, William. Cosa ti aspetti che faccia, esattamente? Regalarti il corredo del matrimonio? Vuoi un sorriso? Un applauso? » lo aggredì, avvicinandosi piano e ringraziando il cielo di aver vomitato.
Il gusto delle labbra di Alex, era ormai un ricordo.
Gaskarth sostenne quelle accuse, serrando le labbra, prima di riconoscere quanto dolore gli aveva provocato. Perciò, superando la barriera di braccia che lo stavano respingendo e ignorando bellamente le vistose proteste colorite di Jack, lo abbracciò forte.
« Bassam io non ti lascio solo, ficcatelo in quel cranio mezzo decolorato. Hai capito? Sono qui, ci sono sempre e il fatto che io mi sposi non influirà sul nostro rapporto »
Parole appena sussurrate, forse per paura che Lisa potesse ascoltarle in qualche modo. Jack rimase con le braccia bloccate a mezz'aria per un po', prima di arrendersi. Le lasciò andare, ma non ricambiò quell'abbraccio.
« Alex, conosci la leggenda del filo rosso del destino? » domandò a bruciapelo, spegnendo il tono di voce in quello di una persona che non aveva più nulla da perdere.
Gli parlava con un mezzo sorriso stanco, ma non riusciva ad allontanarlo. Sentiva solo alcune ciocche castane solleticargli il collo. Morbide, profumate. E lui era troppo ubriaco per fare qualsiasi cosa che potesse portare la sua vita in salvo.
Essersi innamorato era già un problema. Essersi innamorato di Alex Gaskarth, era una catastrofe.
« No, Bassam, di cosa parla? » chiese in risposta, sinceramente incuriosito.
Jack sbuffò un sorriso alla solita vena da ficcanaso del suo amico, spingendolo lentamente per liberarsi dalla presa. Cercò il suo sguardo, trovando due sopracciglia folte adorabilmente aggrottate.
« Di noi, Lex » rispose semplicemente, piegando la testa e sorridendogli apertamente.
All'espressione confusa, si sostituì quella divertita.
Alex non capiva cosa Jack stesse dicendo, ma si fidava ciecamente e non fece altre domande.
« Magari un giorno te ne parlerò » sentenziò il moro, spostandosi per riuscire ad alzarsi in piedi. Alex seguì ogni movimento di quel ragazzo obiettivamente bruttino, ma che tanto faceva battere il cuore alle sue fans.
E non era un mistero come ci riuscisse.
Un vulcano di carisma e simpatia. Con tutta probabilità, in un mondo fatto per apparire, Bassam aveva trovato il modo di farsi notare lo stesso. E gli riusciva bene!
Lì, sul divano di casa Barakat, Alex ammise a se stesso che sposare Lisa non lo avrebbe aiutato a dimenticare Jack. Sospirò pesantemente, richiamando la sua attenzione.
« Bassam? »
« Mhm » rispose, ancora perso in chissà quale pensiero.
Fissava la porta-finestra con le mani sui fianchi, probabilmente indeciso se mettersi qualcosa addosso o meno. Alex si morse un labbro quasi a sangue, riuscendo così a non scoppiare in una fragorosa risata. I boxer Ethika sembravano ormai una seconda pelle!
Era così dannatamente Jack, così incosciente, privo di pudore ed eccitante... sì, la avrebbe sposata Lisa, ma quella casa sarebbe stata il suo porto sicuro per sempre.
« Mi parli di questa leggenda? »
Il tono calmo e addolcito costrinse il padrone di casa a voltarsi. Trovò un sorriso, due occhi castani e le braccia incrociate al petto.
Jack si leccò le labbra, prima di annuire.
« Solo se la ascolterai » gli concesse infine, piantando i suoi grandi occhi in quelli più chiari dell'amico. Alex chiuse le palpebre, facendo leva con le mani per alzarsi e riuscire ad affrontarlo meglio.
Sapeva cosa Jack gli stava chiedendo. Poteva suonare come il solito invito a prestare attenzione, ma in verità gli stava chiedendo di valutare quelle parole.
« Ascolterò » rispose lentamente, portandosi ad una spanna dal suo viso.
Jack sentiva il soffio caldo del suo respiro arrivargli sulla bocca e chiuse gli occhi per un po', cercando di rimanere calmo. Poi sorrise.
« Allora va bene, Lex, seguimi »
E Gaskarth lo fece.
Lisa non c'era più.
Studiando la schiena nuda e asciutta di Bassam precederlo su per le scale, probabilmente nello studio dove si trovava il Mac, Alex non riusciva a vedere nient'altro.

 

 

FIN
 
  
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