Capitolo 1.
Un bell’inizio, non c’è dubbio
I |
l
giorno della partenza è arrivato. Sono in aeroporto con due valigie, uno zaino,
i miei fratelli, i miei genitori e la mia migliore amica Eleonora alle spalle.
Mi scende qualche lacrima, e credo anche a loro, ma sono felice: America. Il
mio volo parte, e ammiro le cose rimpicciolirsi sotto la macchina volante (che
Leonardo Da Vinci inventò, e sarà una delle cose di cui mi vanterò con i miei
futuri amici Phoenixiani, a parte pizza, Nutella, Verdi, Vivaldi, spaghetti, mandolini e
roba così). È la prima volta che viaggio in aereo, e tutto mi sembra nuovo ed eccitante. Mi sembra di essere una bambina che non ha mai
visto il mondo. E, se ci penso bene, è così. Il viaggio è lungo, quindi mi
addormento. Mi sono documentata su Phoenix e l'Arizona; il clima è molto
diverso da quello dell'Italia: è prevalentemente desertico, Phoenix è praticamente una grande città nel bel mezzo del nulla. Beh,
vedetela molto, molto romanzata quella frase, ecco. Ci sono tantissime città e
paesi minori vicino alla capitale dell'Arizona. Parlando di clima, piove
pochissimo, e non ho esitato a riempire le valigie con pantaloncini, leggeri,
corti fino al ginocchio, magliette a maniche corte, canottiere, sandali di
tutti i tipi e colori ma anche qualche paio di scarpe da tennis. Niente camicie
a fiori, quelle sanno troppo di Hawaii. Io non ci vado mica in vacanza, in
America!
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-T |
u sei
pazzo, amico.-
-Voglio
solo uscire a fare due passi, Sean.-
-Sta
DILUVIANDO, per Giove!-
-Beh, è
un avvenimento epico qui a Phoenix, no? Voglio vedere la pioggia, solo questo.-
-Ho
capito che sei uno di quelli hippie tu, di quei ragazzi romanticoni e
malinconici, ma, se vuoi un consiglio da amico, se esci ora, ti prenderai un
brutto raffreddore.-
-Ho mai
detto di volere il tuo consiglio, Sean?-
-No,
ma... –
Joel
sorrise, mise su il cappuccio della sua felpa e uscì.
Senza uno schifo di ombrello sotto il braccio.
“E se poi si prende il raffreddore chi
canta, si può sapere? Ah,
io no di certo.” Pensò Sean.
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M |
a che
schifo. Mi ripeto. Che schifo. Cioè, io vengo in una zona desertica
dell’America, una delle più calde e afose, affette dalla siccità e che cosa mi
ritrovo? Ma la pioggia, ovviamente! Una
voce nella mia testa dice: “In lontananza potete vedere una pianista selvatica
vestita con una camicia jeans a mezze maniche e una canottiera stelle e
strisce, pantaloncini jeans e scarpe da tennis leggere, due valigie e uno zaino
tra le mani, capelli lunghi sino sotto le spalle, mossi, castani, e occhi del
medesimo colore, muoversi con tanto panico in mezzo alla folla dell’aeroporto,
senza ombrello. ” Non mi resta che una cosa da fare.
Affrontare la pioggia con serenità come faccio in Italia e chiedere dove posso
trovare un hotel nelle vicinanze. Esco dall’aeroporto e mi guardo attorno, i
capelli già completamente bagnati. Ora sono proprio lisci come spaghetti. Mi
avvicino all’autostrada, ci sono due macchine ferme al semaforo che sta per
scattare, poco più in là un tombino scoperto e alcuni Phoenixiani. Anche loro
devono essere stati colti alla sprovvista, nessuno ha l’ombrello. Mi avvicino ad una macchina. Al volante c’’è un uomo sulla cinquantina.
-Mi
scusi, ho bisogno di…-
-Chi
sei?-
-Sono
una musicista italiana, ho bisogno di…-
-Non
sembra.-
-Eh?-
-Sembri
piuttosto una prostituta.-
-Ma…
no, non lo sono! Devo sapere dove-
-Spiacente,
non dò informazioni alle puttane.-
Il tipo
riparte passando volontariamente sopra una pozzanghera enorme, bagnandomi
completamente, e di fango, oltretutto. Sono terribilmente infastiditARRABBIATA.
Gli urlo qualche insulto in Italiano, che tanto qui
non lo capisce nessuno. Meglio chiedere ai passanti, forse sono
più educati. Inizio a camminare a passo spedito verso una signora di mezza età
e TAC! Cado nel tombino aperto. Urlo dalla paura, ma qualcuno mi afferra
prontamente il braccio. Ho dannatamente avuto paura dei tombini, fin da
piccola, proprio per la possibilità che ci possa cadere dentro. Il mio incubo
si è avverato ma, per fortuna, qualcuno mi ha presa
all’ultimo momento. Sembra la tipica scena degli
anime, lui salva lei e lei s’innamora e blah, blah, blah. Poi magari mi ritrovo
davanti un cesso. Oppure uno fighissimo ma gay. Niente contro, ma tutti i ragazzi più fighi sono gay, e che diamine! O magari è uno di quei vecchietti-Hulk.
O magari se smettessi di farmi le pippe mentali e se il tipo mi tirasse su… Finalmente lo fa, mi sento un’idiota: sto piangendo, più per
l’effetto sorpresa che per la paura, e lui mi avvicina al suo petto. Che
sensazione fantastica. Alzo la testa per mormorare un “grazie”,
ma quello che vedo mi lascia senza parole. Avevo considerato la possibilità di
incontrarlo, voglio dire, siamo nella stessa città; quello che ho davanti è il
cantante del mio gruppo preferito, i This Century! Spalanco gli occhi e li
sbatto più volte.
-M-ma tu sei…-
Mi
guarda interrogativamente.
-Tu
sei… sei… oh, ragazzi… tu sei…. Voglio dire, tu…
dannazione…-
-Io
sono?-
Oh,
Santo, Santo, Santissimo Cielo! La sua voce!
-Il… il
ca-cantante dei This Century, cioè, probabilmente ti ho
scambiato per qualcun altro e vabbè, solo… nulla, fregatene. Grazie, comunque.-
Lui
sorride.
-Sì,
sono io.-
Ok, ora
muoio.
Kiao a tutti di nuovo! Ho deciso che pubblicherò un nuovo capitolo ogni due settimane, di lunedì sera.
'Sta cosa mi aiuta pure per la scuola xD tengo il ritmo del tempo u.u
Alla fine, giuro che avrei voluto mettere "Ok, ora muoro" ma non me la sono sentita xD
Caro lettore, che ti sei fermato a leggere l'angolo autrice di una scatafasciata come me...
Ti prego, lascia una recensione, sarò la tua migliore amica *occhioni dolci*
(ogni riferimento a Daniele Doesn't Matter è puramente casuale u.u)
O almeno aggiungi la storia tra le seguite/preferite/l'altrotastodicuinonmiricordoilnome :D
Dài... in fondo puoi farlo, no? Dai, fallo!
Ti pregooooooh *occhioni ancora più dolci*
Mi aiuta molto, per sapere come devo migliorarmi ^-^
Vabboh- Salutoni dalla vostra paxxerella88 (WTF?!?!)
ValyXD
#VivaValyXD /@Anchovy\