Erano
passati quattro anni dal suo arrivo a Camelot,
dal suo assistere al primo assassinio di una creatura magica, che lo fosse o
meno questo non era mai stato chiaro, ma al Re Uther non importava dell’innocenza
o meno delle persone.
Per quattro
lunghi anni era stato al servizio del Principe Arthur, costretto a stare nell’ombra
perché i Pendragon odiavano la magia e chi la
praticava, senza sapere se facevano del bene o del
male. Senza porsi nessuna domanda, senza avere compassione o rimpianti per i
loro atti crudeli contro coloro che per disgrazia o
fortuna erano nati con la magia o con un’inclinazione ad essa.
Costretto
a nascondersi nell’ombra per salvare non solo Camelot ma anche la sua vita. Anni
a sopportare le perfidie di un Re contro il suo popolo, contro i druidi, contro la magia. Costretto a
preservare la vita di un Principe borioso e arrogante, sottostare alle sue
volontà, agli insulti, ai doveri di un servo quando avrebbe potuto fare
inchinare tutti al suo cospetto.
Pensò
più volte che Morgana, figliastra di Uther, dovesse sedere su quel trono, l’unica
in grado di capire quel suo odio.
Fino
a quel momento non si era mai spinto così oltre con le azioni perché amava a
dismisura quel Principe arrogante. Lo amava perché nel suo profondo era simile
a lui, buono e puro di cuore.
Lo amava
come nessun altro era in grado di fare, perché gli aveva salvato la vita troppe
volte per non affezionarsi a quell’asino reale, per non leggere il suo cuore e
scorgere sentimenti nei suoi confronti.
Ma il
tradimento di Morgana aveva messo a repentaglio tutto, aveva fatto scendere in
guerra non solo tutta Camelot
ma anche il suo Re, il suo adorato Re.
La profezia,
la profezia della fine della vita di Artù gli girava nella mente, veniva risucchiato da un vortice profondo e buio, oltrepassò
il limite della razionalità e non avrebbe fatto ritorno.
Sapeva
che avrebbe spaccato in mille pezzi il cuore di Gaius,
padre amato, della sua migliore amica
Gwen, sorella di
vita, dei cavalieri ancora rimasti in vita, fratelli d’armi. Più di tutti avrebbe
inferto una ferita mortale ad Artù, l’avrebbe reso debole e avrebbe potuto
porre fine a tutti quegli spargimenti di sangue e alla sofferenza causata da
quella guerra.
Il pensiero
di andarsene ormai si era insinuato in lui e una volta oltrepassata la soglia
della stanza non vi sarebbe stato nessun ritorno, ma
non gli importava di ricevere l’assoluzione.
Stava
avanzando nel buio della stanza quando una voce lo fermò << Merlino, dove
stai andando? >> ma lui non si girò, restò fermo
e immobile. Chiuse gli occhi per concentrarsi sul suo obiettivo e poi rispose
all’anziano dietro di lui << Vado via Gaius >>
si girò a guardarlo, i suoi occhi e i lineamenti del viso erano duri e la mascella serrata. L’anziano medico rimase
sbalordito, non capiva cosa volesse dire il suo allievo o il perché di questa
sua decisione, perché andare via proprio adesso che Artù aveva bisogno di lui
<< Non capisco Merlino, dove vai? >>.
Il moro
sospirò << Da Morgana, non cercate di fermarmi perché ho deciso. Sono stanco
Gaius di vivere così, preferisco essere me stesso con
qualcuno che capisca per davvero cosa significa essere come me >>. Il medico
rimase sbalordito, si dovette sedere perché le forze gli erano venute a mancare
e Merlino non si era fatto avanti per aiutarlo. Cos’era
successo a quel ragazzo, tanto da farlo cambiare in
modo repentino? Gaius strinse con entrambe le mani le sue ginocchia << Artù capirà, devi solo
aspettare che la magia torni >> aveva un tono supplichevole, ma il
ragazzo non aveva nessun segno di cedimento.
Merlino
fece cenno con la testa << Non succederà mai Gaius
e anche se fosse, non capirà mai >> il suo tono era grave, duro e l’anziano
non poté far altro che avvicinarsi per squadrarlo meglio
<< Cos’è successo al ragazzo che è entrato da quella porta qualche anno
fa? >> era un sussurro, il moro pompò la sua figura << E’ cresciuto
Gaius >> qualche passo indietro e si girò per
andare via, aprì la porta e poco prima di uscire disse le sue ultime parole al
vecchio medico << Dite ad Arthur che sono andato da Morgana, che l’ho
tradito, che non l’ho mai amato, non siamo mai stati amici. Ditegli che sono
uno stregone. >> senza neanche aspettare risposta si chiuse la porta alle
spalle e s’incamminò nella stalla per prendere il suo cavallo e poi cavalcò
fuori dalle mura del castello.
Era
notte, il freddo gli pizzicava il viso come a volergli fare cambiare idea, farlo tornare indietro ma dentro si espandeva un fuoco che
non poteva essere spento.
Cavalcava
a passo veloce, l’alleanza con Morgana sarebbe stata
la salvezza.
Quando
arrivò davanti alle rovine del castello, dove la strega si nascondeva, era
appena l’alba. I colori erano tenui e freddi all’orizzonte.
Smontò
dal cavallo e andò vicino le due guardie poste vicino l’entrata << Chi
siete? >> si avvicinarono minacciose, il mago rispose con tono scuro
<< Dov’è la vostra Regina? >>.
Le due
guardie si guardarono e poi uno rispose << Chi lo vuole sapere? >>
il moro non se lo fece ripetere due volte << Emrys >>.
Una
volta al suo cospetto s’inchinò << Morgana >> e le prese la mano baciandogliela,
l’altra fece un sorriso euforico << Merlino, cosa ti porta qui? >>
rise sadica.
Il moro
le sorrise di rimando << La tua causa mi Regina
>> e congiunse le mani dietro la schiena, la strega rise di gusto
<< Mi prendi in giro? Sei il valletto del Re, sei fedele a lui >>
poi si alzò e gli si fece vicino << o vuoi forse dirmi che lo stai tradendo?
E perché? >> gli girò intorno.
<<
Perché odia le persone come te, come me.. >> la
guardò negli occhi << come noi, Morgana >>.
La ragazza
si fece seria, non volendo far trasparire una certa preoccupazione su chi
potesse essere realmente quel ragazzo << Cosa vuoi?
>> l’osservava e attendeva.
<<
Voglio che tu salga al trono, come sovrana di Camelot >> i loro occhi si era incastrati,
tutto il resto sembrava essere sparito.
<<
Perché? >> il suo tono era inquieto.
<<
Affinché la magia possa tornare libera >> il suo viso era serio.
<<
Chi sei? >> ormai il suo viso e il suo tono erano inquieti, non poteva
più aspettare doveva sapere.
<<
Sono Emrys >> la sua figura sembrava essere
imponente, tanto da far spaventare la maga.
Morgana
era incredula e accettò, senza pensarci troppo, l’alleanza che il mago gli
proponeva, non avrebbe più avuto paura di lui. Avrebbe distrutto suo fratello e
sarebbe salita al trono, congiungendosi con il suo nuovo compagno.
<<
Attaccheremo stanotte, preparatevi >> rise malignamente uscendo dalla
sala del trono con a seguito Emrys
e i cavalieri.
La
notte era calata su Camelot,
i corridoi silenziosi, i cavalieri erano confusi per l’abbandono di Merlino, la
regina era delusa. Il re non aveva lasciato le proprie stanze da quando Gaius gli aveva dato notizia.
Il medico
era stato chiamato nelle stanze reali << Perdonatemi Gaius,
avevo bisogno di stare da solo >> il medico asserì.
Calò il
silenzio, Artù era evidentemente ferito, debole,
a pezzi. Il medico avrebbe voluto avere un qualche preparato per alleviare quelle
pene, ma non esisteva << Sire >> aveva provato a dire, ma l’altro
scosse la testa << Non c’è bisogno che dici niente, non capirò mai la sua
scelta di tradirci tutti. Gli davo del codardo, ma non lo pensavo veramente. Lo
consideravo un guerriero coraggioso, impavido come nessun altro. Mi sbagliavo
>> i suoi occhi erano languidi mentre guardava il medico di corte. Gaius gli mise una mano sulla spalla << Dobbiamo
difenderci ora più che mai, sire. Siamo in guerra e in grande pericolo >>
provò a fare un sorriso.
Una volta
che il medico si congedò, Arthur rimase nuovamente da solo al buio della sua
camera, vicino la finestra. Non riusciva a coricarsi in quel letto impresso di
ricordi che ora facevano troppo male.
L’aria
era carica di tensione, come la notte prima di una battaglia, la sua mente era
lontana sapeva di essere egoista nel pensare a Merlino, quando avrebbe dovuto
mettere al sicuro la sua città, il suo regno, ma il tradimento, prima da parte
di Morgana e ora del suo fedele
valletto, era stato un colpo troppo duro. Sembrava che una freccia gli si fosse
conficcata dritta nel suo petto e la ferita sanguinasse senza aver intenzione
di smettere. Bruciava all’inverosimile, mentre delle lacrime silenziose scesero
dai suoi occhi e la sua bocca si schiuse per accoglierle all’interno della sua
bocca.
D’un
tratto suonò l’allarme e una guardia entrò nella stanza buia << Sire, ci
attaccano >> mentre cavalieri e re si avviavano nell’armeria, altri
cavalieri si schieravano, i cittadini andavano nei rifugi, il castello tremava
sotto gli attacchi del nemico.
Gaius
aveva organizzato la stanza per i feriti, gli attacchi di entrambe le fazioni
andavano avanti da qualche ora, i feriti continuavano ad aumentare ma dei due
traditori non c’era traccia.
<<
Sire >> disse il medico mentre fasciava la ferita del Re <<
dobbiamo andare via. Siamo in trappola qui >>.
<<
Non possiamo, Gaius >> scosse la testa <<
combatteremo fino alla fine >> era stanco, provato.
<<
Sire non ci sarà nessuna vittoria se resteremo qui, dobbiamo attuare il piano
>> lo sguardo del medico era profondo e colmo di preoccupazione.
<<
Camlann >> si alzò per preparare lo
spostamento.
Il
castello era silenzioso, i nemici si dispersero come formiche per quel
castello, mentre i due nuovi padroni risiedevano vicini nella sala del trono.
Organizzavano
anche loro la prossima mossa.
<<
Riusciremo nel nostro intento, Emrys >> un
ghigno soddisfatto apparve sul viso della giovane sacerdotessa << Abbiamo
un uomo all’interno che ci copre le spalle avvisandoci di ogni cosa >> si
rilassò sullo schienale dell’imponente sedia.
Merlino
la guardò soddisfatto << Mordred? >>
disse mentre sorseggiava del vino.
<<
Come fai a saperlo? >> chiese curiosa, il moro la guardò stupefatto
<< Tutti sanno della profezia, Morgana >>
vide spuntare un sorriso in quel volto freddo come la neve.
Si
era congedato dalla presenza di Morgana, per andare a sorvegliare il castello.
Ora era
solo nella stanza del suo vecchio padrone, l’aria in quella camera sapeva di
delusione e rabbia, dolore. Di lì a poco avrebbero assaltato l’accampamento,
doveva prepararsi, doveva tener duro.
Immerso
nei suoi pensieri, non si accorse che Morgana aveva fatto il suo ingresso nella
stanza << Che cosa fai qui dentro? >> chiese severa, il moro si
girò quasi privo di espressione << Nulla, cercavo qualche intruso
nascosto >> alzò le spalle.
La donna
si fece vicina e poggiò una mano sulla guancia del mago << Non ho mai
sopportato che mio fratello ti amasse, ero gelosa di lui >> il moro la
prese per la vita avvicinandola sé << Non dovete
temere, Morgana. Ci siete sempre stata voi nel mio
cuore >> e poggiò delicatamente le labbra su quelle rosa della strega,
che ricambiò quel bacio peccaminoso.
Le truppe
si erano accampate nel valico, tutti aspettavano l’inizio di quella che sarebbe
stata l’ultima grande battaglia.
Una strada
in mezzo alle montagne separava i nemici, appena la Luna fu alta nel cielo diedero
inizio alla battaglia.
Lame contro
altre lame, sangue, corpi che cadevano, altri erano
portati dentro le tende adibite ai feriti.
Mentre
i due maghi avanzavano mano nella mano liberando la
strada dai corpi morti dei cavalieri, mentre un Re combatteva contro un suo
cavaliere, Mordred, che lo trafisse al fianco. Tradito
da tutti, cadde in ginocchio davanti al nemico per poi sorprenderlo con un
colpo mortale. Si accasciò su una pietra, perdendo i sensi qualche attimo dopo,
all’inizio aveva fatto male poi tutto divenne buio.
I due
maghi avevano trovato il corpo di Mordred vicino a
quello del Re << Morgana, seppellisci Mordred
ha servito bene questa causa >> era autoritario nel suo tono, l’altra
asserì << Tu che farai? >> chiese mentre aveva ordinato a due
soldati di prendere il corpo del cavaliere mago.
Merlino
guardò prima lei poi il biondo posto sulla roccia << Finirò il lavoro, ci
vediamo ad Avalon quando
tutto sarà finito >>.
<<
Perché Avalon? >> la sacerdotessa si avvicinò
allo stregone, lui la guardò << L’unico posto in cui merita di essere
deposto, in mezzo alla magia >> sorrise maligno.
Erano
avvolti dalla notte nella foresta, non aveva ancora ripreso conoscenza, si
spostavano in fretta.
Pensava
a quello che si erano detti con il medico di corte poco prima della sua
partenza con il Re << Non farlo Merlino >> l’aveva abbracciato, il
moro ricambiò << Devo farlo >>.
Il
vecchio lo guardò negli occhi << quando tornerai, ti farò trovare il tuo
piatto preferito, ora vai >>.
Arthur
si svegliò mugolando per il dolore, quando vide venire vicino il mago cercò di brandire
la spada << Lasciami >> rabbia e dolore si mescolavano
nel suo sangue, il cuore pompava veloce.
<<
Sire, lasciatemi spiegare >> si apprestò a fermare il corpo che voleva
muoversi.
<<
Mi hai ingannato, hai tradito tutto ciò che avevamo. Non potrò perdonarti mai
>> collera nel pronunciare quelle parole.
Merlino
si sentì morire, sapeva a cosa andava in contro quando prese la decisione di
andare via e lasciare tutto. Un uomo cui non possono togliere nulla è più forte,
almeno lui credeva così. Lo lasciò riposare e si rimise accanto al fuoco.
All’alba
cercò di farlo mangiare ma l’altro rifiutava << Dovete mangiare
Arthur >> mormorò all’altro che non lo considerava neanche con uno
sguardo.
<<
Avrei dovuto capirlo fin da subito chi eri >> si voltò verso il mago
<< Avrei dovuto ucciderti >>.
Il moro
abbassò gli occhi << Sono felice che non sia successo >> e imboccò
il biondo che questa volta accettò.
Erano
quasi vicini ad Avalon, si erano nascosti dai cavalieri
di Morgana, il mago aveva nascosto le loro tracce.
Artù
era confuso non capiva, il cuore in tumulto. Erano al
crepuscolo, vicino ad Avalon, Merlino aveva acceso il
fuoco << Perché Merlino? >> adesso si guardavano << Provo a
capire ma non ci riesco >> alzò lievemente le spalle, le parole uscivano
difficili dalla bocca. Si sentiva affaticato.
Il
moro gli si avvicinò << Non parlare >> e lo tirò a sé in un
abbraccio << Non vi ho mai tradito, sono sempre stato al vostro fianco
>>.
Il
biondo gli strinse una mano e lui gli posò un bacio tra i capelli <<
Riposate >>.
Qualche
ora dopo Merlino svegliò il suo Re, riprendendo il cammino per Avalon << Ancora non mi hai detto il perché Merlino
>> camminava a fatica sorretto dal suo valletto.
L’altro
scosse la testa << Voleva fermare la profezia, ma ho sbagliato tutto. Volevo
salvarvi e ho peggiorato le cose, ma non preoccupatevi adesso siamo ad Avalon >>.
Un
attimo dopo Morgana comparse dietro di loro << Merlino, c-che significa?
>> era confusa e rabbiosa, quando i due si girarono, la strega capì. Scaraventò
il mago poco distante e si avvicinò al fratello << Povero fratello, avrai vinto la battaglia ma io ho vinto la guerra,
morirai per mano di Mordred >> sogghignò
malefica.
<<
No, non succederà >> Merlino minacciava la strega con la spada del Re.
<<
Nessuna lama mortale può uccidermi >> sibilò quella frase.
Merlino
infilzò la donna << Questa non è una spada mortale, come la tua è stata
forgiata dal respiro di un drago >> poi la estrasse.
Morgana
cadde a terra, ansimando fino a espiare l’ultimo respiro.
Il
moro si apprestò a prendere il biondo e continuare a camminare, quando quest’ultimo
stremato cadde a terra tra le braccia del mago.
<<
Forza Arthur, dobbiamo continuare >> cercava di aiutarlo a rialzarsi.
<<
E’ troppo tardi, abbracciami Merlino >> e cercò di rintanarsi tra le
braccia dell’altro. Sentiva freddo << Voglio dirti una cosa, Merlino
>> e si girò a guardarlo.
<<
Non mi direte addio >> gli aveva sussurrato all’orecchio mentre erano
stretti l’uno all’altro.
<<
No, no. Voglio dirti qualcosa che non ti ho mai detto, non ti amo perché lo sai
>> sorrise << Tutto quello che hai fatto per me, per Camelot, per il regno che mi hai aiutato
a costruire, ora lo so >> gli carezzò i capelli.
<<
Ci sareste riuscito anche senza di me, siete il più
grande Re che Albion abbia mai visto >>
appoggiò la fronte sui biondi capelli.
<<
Forse, ma voglio solo dirti grazie >> la mano perse contatto con i
capelli neri, la vita lo stava abbandonando, gli occhi stanchi si chiudevano,
si schiusero per un attimo al grido straziante del
moro << Arthur >>.
Sapeva
che era morto ma non voleva arrendersi, aveva chiamato il drago per portarlo
vicino le rive del lago, quando quest’ultimo gli aveva detto che era tutto
finito, non c’era più niente a fare.
Come
poteva essere, aveva fallito << Non posso
perderlo >> urlò a pieni polmoni a quel drago che osservandolo non poteva fare a meno di essere
addolorato per la perdita che il giovane mago aveva subito.
Così
sotto gli occhi esterrefatti del mago, si tolse una squama dal petto ponendola
sul corpo del Re posto sulla barca << Voglio farti un dono Merlino,
questo luogo si preserverà nel tempo lontano dagli occhi degli uomini, il corpo
del Re resterà immutato nel tempo e tu potrai venire qui
aspettando il suo ritorno >> il mago lo ringraziò con le lacrime agli
occhi << Grazie, Kilgharrah >> e il
grande Drago volò via.
Restava
lui con il suo dolore mentre nei secoli vedeva mutare il mondo, la sua
sofferenza non diventava mai più debole, l’unica cosa che rimaneva uguale nel
tempo era il corpo del suo amore perduto. Fermo, freddo preservato dalla magia.
L’avrebbe atteso per sempre sulle sponde del Lago.
Note dell’autrice:
Salve ;D questa oneshot mi è venuta in
mente dopo aver visto un video, spero sia stata una piacevole lettura!!!
Perdonate qualunque errore di battitura, fatemi sapere cosa ne pensate *w* Un bacio ;*