LE FERITE DELL’ALBA
Dissipato in una
nuvola di fumo
Ancora l’ultimo
respiro morto
Com’è curioso il
divenire
Nella doppia faccia
del progresso
Sospinta da un
fremito di vento
Si alza un po’ di
polvere
Chissà quanti piedi
l’hanno pestata
E dall’alto cade
una foglia
Chissà poi da quale
albero
Tutto è deserto
intorno a noi
Potevo chiedermi
come sarebbe stato
Rimasto coccolato
in calde lenzuola
Lasciandomi anche
morire di fame
Lasciando gli
altri, affogare nei sogni
O correre dietro
uno specchio
Per assicurarsi di
essere vestiti
E guardare i loro
volti per non dimenticarsi
Quando non potranno
più vedersi.
Come deve essere
bello
Assurgere momenti
in un mondo
Dove persino il
vento scappa.
Di nuovo il sole
lentamente si spegne
Chiudendo ancora il
suo grande occhio
Nella calda
palpebra dell’orizzonte
Anche oggi ha
compiuto il suo lavoro
Domani mi sveglierò
di un giorno più vecchio.