Oscurità. Gelo. Stanchezza.
Si risvegliò.
Attorno a sé solo il buio. Non riusciva a vedere nulla.
Dopo essersi alzato con fatica, poggiò la mano contro il muro. Notò che era di mattoni, umido e freddo.
Riusciva persino a sentire il soffice, bagnato e inconfondibile tocco del muschio contro le sue dita. 
Le gambe stanche lo reggevano a malapena.
Vestito solo della sua amata armatura, attaccata a lui come una seconda pelle. Percepiva il duro e gelido contatto con il metallo, e quasi riusciva a sentirne l'odore. Quell'odore che entra nel naso e arriva fino alla bocca, e che ricorda il gusto del sangue.
Eppure si sentiva strano, diverso.
Cercò di stendere le dita, indolenzite. Sentì un forte scricchiolio, come se le sue ossa fossero rimaste ferme per degli anni, o secoli.
Camminò a lungo e a tentoni, tenendosi sempre poggiato contro il muro, prima di trovare un po' di luce in quella che sembrava essere una cripta sotterranea. Essa filtrava da una specie di crepa. Si avvicinò, e trovò una porta.
Salì delle scale. Alzò poi una botola, e si ritrovò in una stanza.
Vagò a lungo in quel vecchio castello in cui si ritrovò, ed entrò in un'altra stanza, molto più grande. Le finestre erano enormi, e da esse entrava molta luce. Finalmente riuscì a scaldare il suo corpo e l'armatura che ancora indossava.
Allungò la mano destra davanti ad un raggio di luce che penetrava da una delle finestre, per poi pentirsene.
A prima vista, non volle crederci: gli sembrava fosse solo uno scherzo dei suoi occhi, a causa di tutto quel buio nel corridoio. Guardò meglio: le sue dita erano bianche. Le unghie e la pelle sparite. 
Spalancò gli occhi, o almeno così gli sembrò. Si toccò il viso: sembrava scarno, addirittura senza più muscoli. 
Corse verso lo specchio più vicino, ed inorridì per ciò che vide riflesso.
Le sue guance non c'erano più, ma solo gli zigomi. I denti non erano più ricoperti dalle labbra, e ciò gli lasciava un perenne sorriso di morte. I suoi meravigliosi occhi azzurri erano stati inghiottiti da quegli orrendi buchi neri che ora si trovavano al loro posto, e non riusciva a comprendere come potesse ancora vedere.
Tutto di lui era sparito, se non le ossa. L'involucro di carne, celebre per la sua bellezza, con la pelle chiara e i capelli biondi, si era decomposto, insieme ai muscoli, famosi per la loro forza. Era rimasta solo la solida struttura interna che un tempo teneva su il suo ormai vecchio e marcito corpo.
Si ricordò della battaglia, del castello, della principessa che non era riuscito a salvare. Ma quanto tempo era passato per essersi ritrovato in quelle condizioni?
Tremava. Urlò dalla paura e dall'angoscia, ma il posto era desolato, e nessuno lo sentì. Forse era un bene, così nessuno avrebbe visto quel mostro che era diventato. O che era rimasto.
I muri attorno a lui sembravano sempre più vicini. Si sentiva soffocare. Ma come poteva respirare, se i polmoni non c'erano più?
Nessun organo c'era più, nemmeno il cuore; eppure continuava a vivere lo stesso. 
Ma avrebbe preferito essere morto per davvero.

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Dopo tanto tempo sono tornata con questa one shot originale. L'ho scritta qualche settimana fa sul sito ask.fm e ho pensato di pubblicarla, in quanto mi era piaciuta. Spero piaccia anche a voi.
Non sapendo che rating potesse andare bene, ho messo quello giallo, ma se secondo voi è più opportuno il verde fatemelo sapere.
Aspetto commenti e critiche, è tutto ben accetto, purché non sia offensivo. :)
Bye!
Elizabeth