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Autore: Supernavy97    20/05/2015    0 recensioni
Il 2010 è stato un anno che nessuno di loro potrà mai dimenticare, eppure, per quanto possa sembrare assurdo, anche il meno doloroso: è stato tutto troppo improvviso, troppo sconvolgente perché le reazioni fossero immediate. Il vero dramma è iniziato dopo, quando la tempesta era ormai passata, e per le strade non si scorgevano più le telecamere in cerca di news.
Quando calò il silenzio sulle leggende che avevano incantato milioni di cuori con le loro incredibili voci, allora si che iniziò la sofferenza, la malinconia, i rimpianti, alle volte.
Quando il palco divenne così grande e i nomi iniziarono a sfuggire dalle labbra, involontariamente, per una comune abitudine, allora si che divenne reale ciò che prima pareva solo un incubo.
2010 - ?
"Ed io sono qui, anche adesso, sono ancora qui
Aspettando il giorno in cui potremo incontrarci ancora"
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ex membro: Jaejoong, Ex membro: Junsu, Ex membro: Yoochun, Max Changmin, U-Know Yunho
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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junsu

[5/5]
Junsu

 

https://40.media.tumblr.com/aa47d5032fbc64861c51577600b96f0f/tumblr_nony9oYkLS1rldch6o1_540.jpg 

 

Untitled thougths part. 1

-  tomorrow  -

 

 

Junsu non aveva mai pensato che una risata potesse fare così male, eppure mentre guarda un vecchio reality nella grande villa di Jeju, una stretta al cuore gli fa tremare le labbra e inumidire gli occhi; il sorriso che vede stampato sul viso del vecchio se stesso lo sorprende, lo spiazza, e quasi non si riconosce in quelle guance paffute e in quella voce calorosa che ora strega il pubblico.
Passano diversi secondi, poi una voce si unisce alla propria, e un’altra ancora, fino a quando si crea una perfetta armonia che gli dà la forza di toccare le note più alte, quelle speciali, con cui riesce a liberarsi delle grida trattenute, e insieme incantano lo studio, ipnotizzando ogni spettatore, che a canzone finita si alza, agitando le mani, ringraziandoli e applaudendo così forte da far quasi tremare le pareti.
Una strana sensazione si muove dentro al petto, fremendo, e Junsu non ha più le forze di mentire: è nostalgia.
L’ha sempre sentita, sin da quando hanno mosso i primi passi oltre la soglia di quella casa che aveva promesso loro fedeltà, ma che li aveva trattati come schiavi, servi, e li aveva abbindolati con futili bugie; all’inizio era convinto fosse solo qualcosa di passeggero, qualcosa che il tempo avrebbe curato, ricucendo la pelle là dove si era strappata, eppure il tempo non ha fatto il suo dovere, le ferite sono ancora aperte e fanno male, dannatamente male.
All’inizio credeva fosse colpa delle novità, dell’improvvisa realtà in cui si era trovato immerso, così diversa, così strana da sembrargli incompatibile; adesso però si è reso conto di cosa sia, di quella mancanza che ha fatto finta di non vedere, per proteggersi, che ha fatto finta di non sentire, ma il vuoto che ora sente è inconfondibile e nemmeno le dolci parole di Jaejoong riuscirebbero a colmarlo.
Jaejoong, anche lui mente.
Lo fa di notte, quando pensa che i suoi lamenti siano coperti dall’oscurità, come se il buio potesse velare tutto, persino i suoni; forse lo pensa davvero, ma la sicurezza che sfoggia non è altro che una maschera e prima o poi sarà costretto a toglierla.
E pure Yoochun, mente.
Lo fa di giorno, quando pensa che lo sguardo della gente sia meno attento, meno inquisitorio; forse lo pensa davvero, ma le sue mani sono sempre insicure e le sue palpebre tremano prima di cantare.
Junsu mentiva, ma probabilmente era quello che lo faceva meno di tutti perché in fondo sapeva che i ricordi sarebbero sempre rimasti li, a fissarlo, ad osservarlo, ad aspettarlo.
E Junsu, ora, non sa più a chi credere, in che illusione cadere; non sa più nemmeno se convenga continuare a mentire o guardare finalmente in faccia quel dolore che hanno sempre nascosto, in qualche modo conservato, perché era l’unica prova di quello che erano stati e che avrebbero voluto continuare ad essere.

Un miagolio lo distrae da i suoi pensieri e solo adesso si rende conto di aver trattenuto il respiro: contrae i polmoni e inspira l’aria fresca di quel pomeriggio, rilassandosi sul divano di pelle. Prende il piccolo gatto tigrato e se lo porta sulle gambe, accarezzandolo, mentre due occhi scuri lo scrutano oltre i piccoli baffi, sembrano quasi dirgli di smettere, che non ha senso trattenersi: sfogati, gli gridano, piangi, gli sussurrano.

 Junsu non sa come poi si ritrovi su un palco, da solo, una tinta rosea sui capelli e una melodia familiare tra le labbra; si ricorda, invece, la sorpresa sul volto dei suoi compagni quando l’hanno sentito provare e le canzoni che intonava erano le stesse che anche loro erano soliti cantare; si ricorda la paura di Jaejoong e i dubbi di Yoochun, ma Junsu non ha più voglia di mentire, Junsu va avanti, e cantare le vecchie ballad ora ha un sapore nuovo, tanto malinconico quanto spettacolare. Le parole escono da sole e c’è un momento in cui le emozioni sono troppe per il suo cuore che non è più abituato, così si lascia andare ad un pianto liberatorio che ferma il tempo, rievocando i sorrisi dimenticati, e spera davvero che un giorno anche gli altri riusciranno a farlo, ad andare avanti.
Chiudere il passato e aprire il futuro.
Perché Junsu lo sa: l’avvenire, ora, promette un cielo sereno.

 

 

 

 

 

  
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