Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars
Ricorda la storia  |      
Autore: JennyCouldYouComeBackHome    20/05/2015    0 recensioni
Quella ragazza lo affascinava, la determinazione con cui si rivolgeva a lui lo faceva impazzire: a parte suo fratello, nessuno era mai stato in grado di tenergli testa come stava facendo lei in quel momento.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Shannon Leto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Odi et Amo.


<< Elle decoupe la piste Andrea. 1.31: c’est le vermeil pour elle>> 
<< Dannazione!>>, esclamò Andrea infilzando con forza le bacchette nella neve togliendosi i guanti. Il suo allenatore di sci alpino la raggiunse.
<< Cosa c’è che non va oggi Andrea? Tra una settimana hai una gara, te lo ricordi?>>, le chiese David col suo accento francese. 
<< Niente, non sono in forma, devo ancora riprendermi dai festeggiamenti di capodanno, ma ti posso assicurare che l’oro sta aspettando solo che io vada a prenderlo>>, disse in tono trionfale. David le diede il cinque e si salutarono con un cenno della mano.
Un ragazzo con lo snowboard era passato abbastanza vicino da sentire la loro conversazione. Le ragazze così determinate gli avevano sempre fatto un certo effetto.
Andrea si accorse degli occhi di quello sconosciuto su di sé e lo raggiunse all’inizio della pista spingendo le code degli sci verso valle in modo da fermarsi esattamente di fianco a lui. I due si guardarono con aria di sfida e lasciarono andare le lamine sulla neve. Entrambi amavano la competizione e in più quella discesa regalava un grande senso di libertà: come se tutte le sensazioni negative scivolassero via nello stesso modo in cui l’aria gelida di inizio gennaio scivolava addosso a loro.
Arrivarono alla fine della pista contemporaneamente.
<< Credo che anche stavolta l’oro dovrà aspettare>>, disse lui sollevando la maschera compiaciuto. 
<< Ma neanche per sogno!>>, rispose Andrea togliendosi il casco lasciando che i suoi capelli lunghi, ondulati e scuri le incorniciassero gli occhi titanici.
Lo sguardo di quell’uomo le sembrava abbastanza familiare, ma non aveva idea di dove poterlo ritrovare.
<< Shannon>>, disse lui porgendole la mano. Andrea sgranò gli occhi stupita. In un istante capì tutto, sganciò gli sci dagli attacchi e fece per andarsene quando lui le prese un braccio: << Aspetta, dove vai?>>.
<< Mia sorella ti adora,>>, alzò gli occhi al cielo, << ama te e quegli altri due. Io invece, notizia dell’ultima ora, non vi sopporto, quindi lasciami andare a casa, grazie>>, rispose con un sorriso sarcastico. Shannon rimase senza parole dal comportamento di quella ragazza, non sapeva se esserne deluso o rallegrato. 
<< Vuoi almeno dirmi come ti chiami?>>.
<< Te lo direi, se sapessi che ti interessa davvero>>, rispose Andrea allungando il passo.
<< Mi interessa, sul serio>>.
<< E per quale motivo dovrei crederti?>>.
<< Voglio solo parlare con te>>, rispose con un tono di colpevolezza. Quella ragazza lo affascinava, la determinazione con cui si rivolgeva a lui lo faceva impazzire: a parte suo fratello, nessuno era mai stato in grado di tenergli testa come stava facendo lei in quel momento.
<< Andrea!>>, disse lei alzando gli occhi al cielo, Shannon le strinse la mano, una stretta forte e vigorosa, quasi sentisse il bisogno di non lasciarla più andare… “Andrea”. Quel nome già rimbombava nella sua testa.
La ragazza appoggiò gli sci su una spalla e si incamminò su un vialetto in salita ricoperto di ghiaccio e neve sporca. Doveva essere il viale di casa sua, pensò Shannon, così si fermò e la guardò allontanarsi.
Inaspettatamente Andrea si voltò: << Be’? Non volevi parlare?>>. Anche lei non seppe il vero motivo di quella domanda, come se la sua bocca avesse parlato senza prima consultarla.
Il batterista si affrettò a raggiungerla con lo snowboard in mano, girarono la curva in silenzio e una baita col tetto ricoperto da venti centimetri di neve fece capolino dalla pineta imbiancata.
<< Questa è casa tua?>>.
<< No, i miei l’hanno comprata per venire a sciare tutti insieme, ma da un paio d’anni ci vengo da sola: mi fermo una settimana, mi alleno per le gare, vinco e torno a casa >>. 
Shannon adorava la spavalderia di quella ragazza.
 << Gare… ad esempio?>>.
<< Slaloom gigante e Chamoi>>, rispose lei aprendo la porta della stanza degli sci. 
Appoggiarono le giacche a vento sul divano, e misero gli scarponi al caldo in sala macchine. Andrea si chinò a cercare qualcosa in un cassetto del grande armadio in mogano che occupava tutta la parete. La seconda-pelle bianca e blu in microfibra non lasciava spazio all’immaginazione: le sue curve venivano messe tutte perfettamente in evidenza... Era davvero bellissima, una ragazza così semplice ed allo stesso tempo così complicata da voler cercare a tutti i costi di capirla.
<< Togli la tuta, lasciala pure insieme alla giacca,>>, gli disse lanciandogli addosso un paio di pantaloncini di suo fratello, << cambiati, io comincio ad andare di sopra.>>
 
Nel salotto gli ultimi raggi di sole entravano timidi dalle finestre lasciando la maggior parte della casa nella penombra.
Andrea era seduta con le gambe incrociate sul divano bianco davanti al camino sfogliando una rivista sportiva, alzò lo sguardo solo quando Shannon apparve davanti a lei. 
“ Cavolo è davvero un bell’uomo” pensò, cosa avrebbe fatto sua sorella al suo posto? Probabilmente sarebbe impazzita, oppure direttamente morta sul tavolino.
Lui si sedette accanto a lei, si guardò intorno per qualche secondo in cerca di qualcosa che lei non riuscì a cogliere, allungò il braccio erculeo, prese la Washburn che Andrea aveva lasciato distrattamente sulla poltrona la sera prima e iniziò a pizzicare le corde. Aveva già sentito quella canzone, ne era sicura: “Lqualcosa, forse qualche numero: un quattro o un nove probabilmente, dovrebbe chiamarsi così”. Quegli accordi le riempirono la mente, avrebbe voluto non smettesse mai. Sarebbe rimasta ad ascoltarlo per ore. Era davvero attraente: le spalle larghe, i tatuaggi, gli occhi così assorti, le vene sulle braccia, le sue mani… aveva sempre avuto un debole per le mani e le sue erano così sbagliate da sembrare perfette. Per un attimo le immaginò sul suo corpo, ma distolse subito la mente da quella fantasia. Si affrettò ad alzarsi:<< Meglio che vada a cambiarmi>>.
 
Ritornò in sala con un paio di leggins e una canottiera bianca aperta ai lati, quando Shannon alzò gli occhi se la prese a morte con sé stessa per quella decisione irrazionale, arrivata da chissà dove di non mettere il reggiseno. Andrea ruppe quel silenzio imbarazzante sparendo in cucina e riapparendo due minuti dopo con in mano una bottiglia d’acqua Perrier quasi vuota. Si sedette sul tavolino davanti a lui appoggiando la bottiglia sul morbido tappeto bianco.
<< Cosa fai qua, in montagna a duemila metri in mezzo alla neve, tutta sola?>>.
<< Penso. Penso, scarico la tensione, l’aria di montagna purifica i polmoni e anche la mente. Mi libero da tutto e soprattutto da tutti. Mi prendo semplicemente del tempo per me stessa >>, rispose Andrea toccandosi le braccia un po’ imbarazzata. Shannon annuì quasi con ammirazione. Le prese la mano, lei esitò per un attimo. La sua mano era così piccola in confronto alla sua. La fece sedere sulle sue gambe, le accarezzò i capelli e cominciò a baciarle il collo. Notò che aveva un tatuaggio, esattamente dove ce l'aveva lui. Era una piuma, verde e blu. Andrea rabbrividì e chiuse gli occhi in un sospiro profondo, sembrava tutto così surreale: << Seguimi >>, gli sussurrò in un orecchio quasi ansimando. Le mancava il fiato, non sapeva perché lo stava facendo eppure qualcosa la spingeva ad andare avanti. Si alzò e lo guidò nel buio silenzioso della casa, accompagnati solo dallo scricchiolio del parquet sotto i loro piedi. Entrarono nella sua camera illuminata da una lieve fiamma nel camino e dalle luci rosa del tramonto.
Era sempre stata intraprendente e abituata a comandare con gli uomini che frequentava, ma quando Shannon la prese per la vita e la buttò sul letto si sentì improvvisamente vulnerabile davanti a quegli occhi verdi e oro, tanto profondi da sembrare in grado di spogliarla. Il batterista si mise sopra di lei non desiderando altro che far sparire quel tessuto che divideva i loro corpi. La sua pelle era liscia, morbida, con un profumo delicato. Le tolse la canottiera continuando a baciarla e a morderle le labbra smettendo solo nel momento in cui lei gli sfilò la maglietta con le sue mani così piccole e fredde che un brivido gli corse lungo tutta la spina dorsale. Non aveva mai provato veri e propri brividi prima di quel momento e quella sensazione così estranea gli provocò una profonda voglia di condividerla con lei. Infilò due dita sotto il pizzo delle mutandine e gliele sfilò con forza. Andrea sentì le sue mani ruvide lungo tutte le gambe fino ad aprirle, la sua lingua calda in contrasto col respiro freddo la fece rabbrividire tanto da inarcare la schiena in una curva di piacere e affondare le dita nei suoi capelli scuri. Gli prese la testa e gli riportò le labbra vicino alle sue. I loro respiri si unirono e Andrea lo liberò dalla stretta dei pantaloncini. Shannon spinse col bacino tra le sue cosce e lei fu costretta a soffocare nella sua spalla un grido di piacere. Si era arresa all’idea che il suo corpo aveva scelto di lasciarsi completamente andare alla virilità di quell’uomo così rude e allo stesso tempo così diligente. Shannon ascoltava il suo ansimare appagato da ciò che era in grado di farle provare. Nessuno era mai stato come lui. Aveva qualcosa di speciale, di raro. Gli guardò il viso madido di sudore, e gli occhi: pieni di un’energia unica, quasi assorto nel ritmo che aveva nella testa. Lo stesso ritmo che riusciva a mantenere con vigore dentro di lei come fosse la cosa più semplice del mondo.
E forse lo era. Forse era tutto sbagliato, ma in quel momento non aveva importanza. L’unica cosa importante erano loro due. Non si conoscevano, eppure il modo in cui i loro corpi si univano sembrava perfetto. Shannon aumentò il ritmo e il piacere si moltiplicò. Era così bravo, era in grado di farla sentire a suo agio. Le sue mani. Amava le sue mani. Non erano per niente delicate, sul suo collo, sul suo seno, erano ruvide e pesanti, ma per qualche motivo la cosa la faceva impazzire. Si aggrappò alle sue spalle, gli graffiò la schiena. Era tutto sbagliato, ne era sicura, ma le piaceva. Le piaceva da morire. Gli ultimi attimi prima che entrambi raggiungessero l’orgasmo furono i più intensi che avesse mai vissuto. Come gli ultimi quattro secondi di una gara, in cui dava sempre il massimo per raggiungere un risultato perfetto e lui l’aveva ottenuto.
Shannon lasciò andare il braccio sinistro, si girò sul fianco e si fermò a guardare il petto di Andrea respirare profondamente, ad occhi chiusi nella penombra del fuoco. Con un dito le accarezzò il collo e lei si voltò di scatto, i due si guardarono negli occhi per un tempo indefinibile “Ma cosa ho fatto? Non avrei dovuto. E ora cosa succede?” mentre queste domande balenavano inarrestabili nella sua mente, un brivido le fece venire la pelle d’oca.
 << Hai freddo? >>.
<< Un po’ >>, rispose stringendosi nelle spalle. Si rivestirono e Andrea si sedette sul divano sotto la finestra a guardare il cielo stellato. Non c'era una nuvola e la luce della luna si rifletteva nella neve ghiacciata che ricopriva il giardino. Shannon la raggiunse, si mise dietro di lei e appoggiò la testa sulla sua spalla abbracciandola. Lei prese ad accarezzargli i capelli e si lasciò andare appoggiandosi al suo torace. Chiuse gli occhi. Profumava. Respirò a fondo. Non era un vero e proprio profumo eppure sapeva di buono. Sapeva di qualcosa di indescrivibile.
Rimasero in quella posizione tutta la notte. Parlarono a lungo e di qualsiasi cosa, fino al sorgere delle prime luci dell’alba. Avrebbero voluto che quella notte non fosse mai finita. 
Uscirono di casa insieme e salirono fino alla cima dell’impianto tra l’aria gelida e fiocchi di neve che svolazzavano qua e là. Le piste erano deserte e quella vista provocava un grande senso di desolazione.
Lui scese dalla Noire Marmotte.
Lei tornò allo Chamoi.
Fu proprio in quel momento che una lacrima righò il viso di Andrea.
Avrebbero voluto conoscersi meglio, sapere di più l’uno dell’altra, ma non era possibile. Le circostanze non lo permettevano. Le loro vite non lo permettevano.

Tutto finì cosi: solo un saluto con la mano. Nessuno l’avrebbe mai saputo. Nessuno avrebbe mai saputo cosa era successo in quella baita in mezzo alle montagne. Sarebbe rimasto tra loro. Sarebbe stato il loro segreto. Loro e di nessun altro.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars / Vai alla pagina dell'autore: JennyCouldYouComeBackHome