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Autore: even_if_it_rains    21/05/2015    1 recensioni
Dal testo:
Il silenzio pervade tutto. Non senti nulla, se non il freddo pavimento su cui sei seduto e l’eco dei tuoi pensieri. Hai adorato rimanere su quel pavimento per un lungo periodo della tua vita… già. Beh, in realtà persino fino a pochi giorni fa ti piaceva startene lì a ricomporre quei puzzle mentre sprofondavi nell’oscurità della tua mente e dei mille ragionamenti che la popolavano. Ora ciò che popola la tua mente è il vuoto più assoluto, raramente intervallato dalla negatività delle tue consapevolezze, che ti sussurrano dolcemente all’orecchio i tuoi vari atti di stupidità. Tutti compiuti nel giro di due mesi appena…
Genere: Angst, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matt, Mello, Near | Coppie: Mello/Near
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                             Ad Anna, che di certo mi odierà, 
                                                                 e che con questa storia ho (quasi) convertito alle  yaoi.      
                                                         A mia sorella, che non so se leggerà mai questa dedica, che mi ha salvato in
un’occasione e che mi ha invece ascoltato ben più di una volta.    
E alle farfalle che, grazie al cielo,
esistono e si posano sempre sul mio terrazzo.
 


Le farfalle non sono mai sole
 


Non oggi

Seduto vicino alla finestra, nel silenzio più religioso. Chiuso nel suo mondo, come al solito. Non è niente di strano vedere Near lì appostato, ad osservare ciò che succede fuori, mentre lui non ha bisogno, voglia, o Dio sa quali altri motivi per non uscire in cortile.
Oggi però è diverso dal solito. Non è come gli altri giorni. Forse è successo qualcosa, forse no, ma d’altra parte, chi può saperlo? È sempre così silenzioso, lui. Con un pizzico di attenzione, ci si potrebbe accorgere di quello che Near sta guardando. Ecco cosa c’è di diverso. Oggi ha un soggetto particolare che ha attirato la sua attenzione. Il famoso ‘sguardo d’insieme’ e compagnia bella, oggi si sono perse. Il numero uno della Wammy’s House di Londra, primo futuro successore di L, per oggi ha abbandonato le sue tecniche. Non le sta utilizzando, mentre è quello che un bravo detective dovrebbe fare in ogni occasione.
Ma oggi no. il suo sguardo tempestoso è posato senza sosta, da ore ormai, su un ragazzo poco più grande di lui. Capelli biondi e occhi azzurro ghiaccio, sguardo freddo da far male. Ma non adesso. Non oggi. In questo momento lo sguardo dell’eterno secondo è caldo, allegro. Ha un bel po’ di gente intorno. Si vede che è felice. Il suo migliore amico, nonché terzo nella classifica dei successori del più grande detective del mondo, Matt, gli dice qualcosa e lui scoppia a ridere. Strano. Mello ride molto raramente. È davvero felice, in questo momento. Ad un certo punto, come se per ore fosse stato perennemente distratto, tanto da non notarlo, alza improvvisamente lo sguardo sulla finestra di Near, e il sorriso gli muore sulle labbra. E Near vede che lo fissa, che studia la sua solita espressione indifferente all’apparenza. Vede che il suo sguardo indugia sul livido ancora bruciante che ha sulla guancia, e vede che lo distoglie di nuovo, rabbiosamente. Vede che spinge via i ragazzi che lo circondano e che corre via.
E anche dalla sua postazione davanti alla finestra, Near sente le grida dei suoi amici che lo chiamano, e sente Matt che dice qualcosa tipo: “Non so che gli sia preso”, e sente, è sicuro di averlo sentito, il suono della porta della camera di Mello che si chiude con violenza, anche se la sua stanza è dall’altra parte dell’istituto. Allora distoglie lo sguardo, si concentra di nuovo sul grande puzzle abbandonato sul pavimento. Non c’è più niente di interessante da guardare fuori dalla finestra, per lui. Non oggi.
 


È stato solo un attimo

Near sta sempre da solo. La gente passa, lo vede, non gli parla. C’è chi lo prende in giro e chi lo ignora e basta. La maggior parte delle persone lo ammira per la sua intelligenza, ma pochi si concentrano su di lui come persona. Quasi nessuno, a dire la verità. Persino il ragazzo che ora lo sta fissando, il ragazzo che lo fissa di continuo, è interessato a lui soltanto perché lo supera sempre.
Non riesce a perdere, è questo quello che pensa Near mentre sente il suo sguardo su di sé, e forse pensa anche un po’ che prima o poi potrebbe lasciarlo vincere. In fondo, lui è il successore di L, ed L è la giustizia. Potrebbe dimostrare che la giustizia è anche lasciar stare, abbandonare qualcosa, per qualcuno che si ama. È questo quello che pensa, e subito si stupisce: quando, esattamente, ha smesso di pensare a Mello come alla persona che lo odiava e ha iniziato a considerarlo qualcuno da amare? E non riesce a rispondersi, nemmeno lui che diventerà il più grande detective del mondo quando succederà ad L, e abbassa ulteriormente lo sguardo.
Decide che per adesso lascerà perdere. In fondo, è pur sempre il migliore: forse non saprà rispondere a certe domande, ma riesce a capire quando è il caso di smettere di porsele. Continua con metodica lentezza, quasi esasperante, a lavorare alla sua torre di gomme da cancellare, in silenzio, e intanto sente ancora lo sguardo di quella persona, la persona che lo odia e che lui ama in silenzio, anche se non sa spiegarsi il perché, sulla sua schiena. I suoi occhi gelidi sono ancora più crudeli del solito, mentre osservano con insistenza il suo peggior nemico, mentre tentano di capire cosa mai starà pensando quel piccolo, orribile, irritante ragazzino. E stranamente, improvvisamente, Mello si ritrova a pensare a che cosa Near pensi di lui, si ritrova a chiedersi se esattamente in quel momento, contemporaneamente a lui, stia ragionando sul suo avversario. Si chiede, e già si risponde, se Near sia consapevole di quanto sia importante per lui e quanto, gli costa ammetterlo, influenzi la sua vita. “Odioso pidocchio”, si ritrova a mormorare tra sé e sé; sono ormai diversi minuti che Matt e gli altri stanno parlando, e il suo migliore amico deve essersi accorto che lui non ascoltava. Quando suona la campanella dell’inizio delle lezioni, tutti i ragazzi si muovono come un sol uomo, alzandosi dai banchi degli amici con cui stavano parlando, e tra i lamenti generali raggiungono il proprio posto a sedere. Anche Mello, senza accennare a cambiare espressione o aggiungere anche una sola parola al corale discorso finale prima di separarsi dai suoi amici, si allontana. Sente Matt che gli chiede se è tutto okay, scrutandolo in ansia. Quel ragazzo si preoccupa troppo, pensa, e scuote la testa cercando di accennare un sorriso che però non gli viene. Possibile che quel mostriciattolo debba minare anche i miei rapporti sociali? si chiede, e si gira di nuovo per raggiungere il suo banco.
Mentre si avvicina, passa di fianco al banco di Near, e inavvertitamente (potete star certi che è andata così), sfiora con la mano quella ghiacciata del suo acerrimo nemico, appoggiata sul bordo del tavolo. La ritrae immediatamente, ancora più veloce di quanto avrebbe fatto normalmente, perché nota attraverso la camicia bianchissima i segni scuri che si trovano sulla sua pelle, altrettanto chiara e delicata. Near invece è calmo come sempre: non sposta la mano, non lo guarda male. Si limita ad alzare uno sguardo neutro su Mello mentre questo è ancora paralizzato di fianco al suo banco. Lui si riscuote e si allontana velocemente, troppo scosso da quegli occhi grigi senza fondo che lo osservavano fino a pochi istanti prima per pensare a qualcosa di sensato. Near posa di nuovo lo sguardo sulle gomme, mentre entra la prof, e inizia a toglierle metodicamente una per una dalla pila che ha creato. Deve distrarsi. È stato solo un attimo, dopotutto, ma…
 


La mia ancora, il mio ancora

È ormai passata una settimana da quell’attimo, e mentre Near pare perfettamente a suo agio come sempre, per Mello non è lo stesso. Di nuovo, ogni volta che lui e Near si incrociano, e capita spesso, per lui è un disastro. Non sa come comportarsi e ne è sconvolto. Da quando quel piccoletto lo condiziona così tanto? Com’è possibile che quel piccolo, inutile contatto sia la causa di tutto il casino che c’è dentro la sua testa? Non riesce a concentrarsi. Se prima era pur sempre il secondo, ultimamente i suoi risultati, in modo direttamente proporzionale al suo umore, stanno scendendo sottozero.  E passa ore e ore a chiedersi cosa diamine sia successo, e soprattutto perché.
Scherzando tra sé e sé, giunge alla conclusione che il macello che ha in mente è peggio della sua camera nei momenti migliori, e poi, mentre attraversa un corridoio per uscire in giardino, il nano arriva alla sua destra, e incrocia di nuovo il suo sguardo, incatenandolo al suo, e rovinandogli nuovamente l’esistenza. Mello si blocca, e dopo qualche secondo, mentre Near gli sta passando proprio davanti, si accorge che sono rimasti soli, tutti sono usciti e il corridoio, a eccezione di loro due, è completamente deserto.
Near non accenna ad abbassare gli occhi e Mello, per riflesso, non riesce a portare i suoi lontano da quei pozzi profondi, anche se in questo momento è tutto quello che vorrebbe. Infine, pochi minuti passano e l’unico rumore che fende il silenzio in quell’atmosfera sospesa è quello degli schiamazzi degli altri ragazzi della Wammy. Mello riesce finalmente a sbattere le palpebre, e tutto finisce. Near riprende la sua lenta camminata, e lui lo segue con lo sguardo, ancora stupito per quell’incontro così surreale. Lo osserva superarlo mentre continua a torturare una ciocca di capelli e improvvisamente il suo pensiero prende una svolta che fino ad ora si era rifiutato di considerare.
Grazie a Dio quei lividi sono
quasi spariti, pensa Mello scrutando la pelle di Near al di sotto della camicia sottile, e poi vede che il ragazzo davanti a lui fa cadere un libro, troppo preso dai suoi pensieri per fare caso al pesante testo di latino che stava scivolando fuori dalla borsa. Spontaneamente, per istinto, Mello azzera le distanze tra lui e l’altro per raccogliere il libro, e quando si rialza sente lo sguardo di Near su di sé.
“Grazie” mormora Near con la sua voce così bassa e indifferente, ma forse un po’ meno del solito, e i suoi occhi sono un po’ più partecipi del normale, e il suo tono riflette l’interesse. Mello rimane zitto, il suo cervello va definitivamente in tilt, e sta per scappare via, o forse no, non lo sa nemmeno lui… Passano solo pochi secondi, e improvvisamente Mello cambia idea, adesso sa finalmente cosa deve fare. Si abbassa un po’, perché Near è più basso, e ci pensa sorridendo nella sua testa, per una volta, perché il nanetto in questo momento è così vulnerabile, così piccolo, ed è il motivo per cui sta per fare ciò che sta per fare. Con lentezza, non esasperante ma senza fretta, prende il mento di Near con le dita e lo solleva un po’, lascia cadere il libro sotto il suo sguardo perplesso, e poi posa le labbra sulle sue. Si accorge che Near si è irrigidito un po’, ma dopo appena qualche secondo si lascia andare, ed è anche perfettamente consapevole di essere arrossito; che cosa strana, per uno come lui.
Dopo un po’, Mello si stacca dolcemente dall’altro e, senza aggiungere altro, senza lanciargli altre occhiate e senza ascoltare suoi eventuali commenti, se ne va, lasciandolo lì con il libro di latino ancora per terra.
Mentre si allontana sorride un po’. Non capisce bene tutti i particolari di quello che è successo, ma sa che è stata la cosa giusta. E finalmente capisce perché Near è così importante per lui, capisce che è per lui e solo per lui che si impegna a studiare ma non troppo; forse perché non è così importante vincere, non contro Near. Capisce un sacco di cose, le idee nella sua testa ora sono più ordinate. Ora capisce. Near è la mia ancora, pensa, e sorride. È lui che mi tiene coi piedi per terra, è lui che mi fa capire quanto valgo, perché nonostante lui sia il migliore, su tutti i ragazzi della Wammy, io sono il secondo. E Near, è il mio ancora, lo è e lo sarà sempre, probabilmente. È per lui che vado avanti. È per lui che resisto ancora.


 
Invisibile agli occhi

Passano giorni, settimane. Dopo quell’incontro (e tutto il casino che ne è conseguito), non ci sono stati molti cambiamenti, almeno esternamente. Nessuno capisce che qualcosa è cambiato, nessuno lo percepisce. Beh, forse solo una persona.
“Sono giorni che sei strano” esordisce Matt, decidendosi finalmente ad affrontare il suo migliore amico. Mello alza gli occhi su di lui, cercando di mostrarsi indifferente. A dire la verità, la cosa gli risulta molto difficile. Sì, è perfettamente consapevole che Matt aveva capito che c’era qualcosa di strano sotto, ma nei suoi pensieri contrastanti si chiedeva quanto tempo avrebbe impiegato a chiedergli spiegazioni (moriva dalla voglia di raccontargli tutto, chissà perché) e contemporaneamente temeva con tutto il cuore quel momento che di certo sarebbe arrivato. Prende un bel respiro e, del tutto contrariamente a ciò che pensava, risponde: “Davvero?” e subito dopo il suo cervello gli manda un messaggio: ma sei scemo?                       
Matt lo guarda con aria esasperata, e Mello si affretta ad abbassare gli occhi.
“Non vuoi dirmi niente, ho capito” afferma il suo migliore amico con aria comprensiva. “È qualcosa di brutto?” domanda poi. A quel punto qualcosa, non sa bene nemmeno lui di cosa si tratta, si accende nella testa di Mello: “No! No, non è qualcosa di brutto!” esclama con convinzione. E di nuovo la sua testa parte con gli insulti: ma che reazione è? Adesso penserà di certo che sono… “Sei innamorato?” chiede Matt poco cautamente. Sei un idiota, dichiara a sé stesso il cervello di Mello.
“Io? Innamorato? Stai scherzando, vero?” esclama precipitosamente, nel panico più totale. Sul serio fino a dieci minuti fa pensavi che fosse una buona idea parlarne con lui? dice la sua testa, che ormai ha perso qualche collegamento con alcune parti del corpo, tipo le labbra che non vogliono saperne di muoversi per fare uscire una qualunque scusa banale che lo tiri fuori dal casino in cui si è cacciato o le gambe che invece lo tengono inchiodato al pavimento, senza possibilità di fuga. Matt sorride. Oddio, commenta il cervello del biondo, fa che non abbia capito, fa che non abbia capito!  Il suo migliore amico sospira: “Va bene, lasciamo perdere… piuttosto, hai visto Near oggi? Sarebbe dovuto essere a lezione, ma era l’unico che mancava.”
Fantastico, pensa Mello, la cosa più azzeccata che potessi dire per cambiare discorso.
“No, non l’ho - non l’ho visto” balbetta in crisi. Non sa più cosa fare. Matt lo conosce troppo.  E sta proprio per replicare, quando una figurina minuscola, sottile, pallida e debole – ma solo all’apparenza – fa la sua comparsa nella stanza. Che schifo di giornata, pensa il biondo sforzandosi di non fissare il nuovo arrivato e rendendosi poi conto che sembrerebbe strano se non lo facesse. Lo fissa sempre con sguardo corrosivo, quel nanetto. Dovrebbe farlo anche oggi. Accidenti. Torna a posare gli occhi su di lui. Tira un sospiro di sollievo quando nota che ormai quei cavolo di lividi sono finalmente scomparsi... e poi si maledice da solo perché non avrebbe dovuto pensarlo, proprio non avrebbe dovuto.
E quando questo pensiero è ormai definitivamente formulato, nella sua testa ricomincia l’eco di insulti che lo tormenta da prima. Perché elaborando queste parole, gli sono tornate in mente quelle che ha pensato non più di tre settimane prima, durante quell’incontro che l’ha mandato in crisi, e quello che le ha seguite.
Come se ora invece non stessi facendo di nuovo tilt, pensa rendendosi conto che sta arrossendo. Io che arrossisco? Qui stiamo scherzando. Roba da matti, veramente. Basta davvero così poco a incasinarmi la testa? Sarebbe davvero un disastro se Matt capisse qualcosa, ragiona, per poi aggiungere: idiota, è ovvio che qualcosa l’ha già capito. Non è mica scemo.
Certo che non lo è. Matt sorride da dietro gli occhialini arancioni, felice di aver ottenuto quello che voleva. Sospettava già qualcosa, ovvio. Doveva solo averne la conferma. Osserva di nuovo il suo migliore amico e gli viene ancora di più da ridere notando i suoi evidenti sforzi per non arrossire e lanciare invece occhiate velenose a Near. Ti vengono proprio male, oggi, eh? pensa ridacchiando. Amico, ti sei messo davvero in un bel casino. Poi Near alza velocemente lo sguardo su Mello, che arrossisce di nuovo di colpo e abbassa gli occhi. Matt si alza facendo finta di non aver notato lo scambio involontario di sguardi appena avvenuto. Lascia andare un sospiro ironico, leggermente tremante per le risate trattenute e poi guarda il ragazzo seduto vicino a lui, che si è appena accorto che sta per essere lasciato solo con il proprio peggiore incubo. Gli lancia un’occhiata acuta ed esclama: “Bella giornata, vero?” 
Mello gli risponde con uno sguardo perplesso. “È nuvoloso.” 
Matt sorride di nuovo: “Non è detto che ciò che non si vede sia assente. Anche se è invisibile agli occhi.”
Mentre esce dalla stanza sente gli occhi di Mello su di sé. Sa che ha capito. Nonostante questo, le mie uscite filosofiche fanno sempre un certo effetto, pensa soddisfatto.


 
Le farfalle non sono mai sole

Il silenzio pervade tutto. Non senti nulla, se non il freddo pavimento su cui sei seduto e l’eco dei tuoi pensieri. Hai adorato rimanere su quel pavimento per un lungo periodo della tua vita… già. Beh, in realtà persino fino a pochi giorni fa ti piaceva startene lì a ricomporre quei puzzle mentre sprofondavi nell’oscurità della tua mente e dei mille ragionamenti che la popolavano. Ora ciò che popola la tua mente è il vuoto più assoluto, raramente intervallato dalla negatività delle tue consapevolezze, che ti sussurrano dolcemente all’orecchio i tuoi vari atti di stupidità. Tutti compiuti nel giro di due mesi appena…                            
 Il controllo su questo flusso incostante sparisce del tutto, mentre sospiri sentendo il rumore della campanella che suona annunciando la fine delle lezioni del mattino ai tuoi compagni. E tu lì con loro non ci sei. Hai detto che stavi male. Bugiardo. Non è vero. Sei nella tua stanza e non là fuori solo perché non potevi sopportare di incontrarlo di nuovo. Eh, già. Due mesi passati tra occhiate furtive, passi incerti, pessimi momenti in cui arrossire. Brevissimi momenti di felicità – e nemmeno tu sapevi perché – che vi concedevate ogni giorno, come se non vi foste mai odiati. Poi, non sai come, quando o cosa abbia fatto scattare quello strano meccanismo nella sua testa, ma tutto è improvvisamente finito. Tutto è tornato come prima. Esattamente come se questi ultimi due mesi non fossero mai esistiti, come se te li fossi inventati tu. Ma non è possibile che ti sia sognato tutto. Insomma, un bacio nell’atrio, qualcosa di vagamente scambiabile per un breve sorriso ogni mattina e, soprattutto, quei lividi che, stranamente, stavolta sono riusciti a guarire e nessuno – nessuno – li ha fatti riformare.
Eppure lo sapevi, vero? Sapevi che nulla sarebbe cambiato. In fondo, siete sempre voi due. In bene e in male. Soprattutto in male. Ma ovviamente, questi sono dettagli. Ti maledici perché di nuovo, per l’ennesima volta, per colpa sua, hai rinunciato a quello straordinario metodo scientifico che la tua mente allenata avrebbe utilizzato in qualunque altro caso, esattamente quello che non ti avrebbe permesso di pensare ‘questi sono dettagli’.  Afferri una delle tessere del puzzle ancora sparse per terra senza un senso logico, che tu stai proprio per dare loro. Anzi, no. Come accidenti puoi pretendere di concentrarti?  Semplice, non puoi. La scruti, come se lì sopra potessero esserci tutti i segreti di questo mondo… forse anche quelli di un mondo parallelo. Cerchi di illuderti di non sapere perché tutto quello che hai vissuto nell’ultimo periodo si è interrotto così bruscamente, mentre in realtà – avanti, ammettilo! – sai perfettamente qual è il motivo.                                                                                      
  Troppo diversi. Siamo troppo diversi, confessi a te stesso, consapevole di quanto questa verità sia banale. Eppure è vera. Le diversità non vengono sopperite dall’amore. Perché tu, quel ragazzo, lo ami con tutto te stesso, ancora adesso, e non importa tutto quello che ti ha fatto o che ti farà. È la prima persona di cui ti sei innamorato davvero e l’unica di cui ti ricorderai sempre, in ogni momento. Ogni qualvolta ti guarderai allo specchio vedrai lui, per colpa di quelle evidenti differenze. Vedrai lui per via di tutto quello che in te manca, e che in lui invece c’è. I tuoi capelli costantemente spettinati e scarmigliati e i suoi, invece, sempre in ordine. Gli occhi dallo sguardo freddo e caldo, contemporaneamente, come se odio e amore fossero sempre presenti, pronti a prendere il sopravvento sull’altro, attenti a ogni minima variazione nello stato d’animo del ragazzo, e i tuoi, sempre così indifferenti. La sua maglietta nera, severa e scura, come le occhiate di puro disprezzo che ormai ha ricominciato a lanciarti, e la tua camicia immacolata, mai abbottonata correttamente e sempre sciupata dal tuo vizio di arrotolartela tra le dita.
 …Così diversi. Lui è la persona a cui tutti prestano attenzione, colmi di reverenziale timore, tu sei quello che notano a malapena perché, nonostante sia stato il più veloce a completare l’ultimo test, sarai sempre un asociale. E a nessuno importa davvero di tentare di farsi amico qualcuno che non ha voglia nemmeno di provarci. Lui è come una farfalla: bella, infinitamente bella, e pericolosa. Volubile e forte, che solo in pochi giorni vive, cambia idea, fa tutto ciò che è in suo potere per fare qualcosa di buono ma non ci riesce del tutto, perché quand’è lì lì dal raggiungere il suo scopo…  beh, è allora che il destino decide di darci un taglio, ed è allora che giunge la sua fine. Tutti la osservano, tutti la ammirano. Alcuni addirittura pretendono di tenerne dei simulacri in casa, crudelmente infilzati con spilli appuntiti, a riprova della fragilità di queste splendide creature. Coraggiose dentro ma deboli fuori. Mello… in fondo, forse per lui è il contrario. Sembra infinitamente forte fuori, ma dentro perde continuamente le battaglie che si impone di vincere, deludendosi di nuovo, giorno dopo giorno, e la fragilità del suo cuore riaffiora.
Near, tu sei solo una formica. Niente di più. Una piccola creatura a cui nessuno bada mai, se non quando inizia a dare troppi fastidi e non giunge il momento di disfarsene. Quando muore una formica, nessuno si china su di lei chiedendosi perché un esserino tanto bello debba morire, ma se ne fa una ragione. Magari ci ride sopra. In fondo, chi se ne importa: sono piccole, brutte, inutili. E sono tante. Già, perché tu, Near sarai bravo finché vuoi, ma Mello è uno solo, ed è prezioso. È come una farfalla. Tu soffri, lui soffre, ma di te nessuno si accorge. Le formiche fanno per sé, lavorano per conto loro. È importante la colonia, non il singolo. Quando muore una formica, persino le sue compagne la ignorano. Proseguono per la loro strada, cercando cibo perché devono salvare il gruppo, non importa quante perdite dovranno subire. Non è quello l’importante. Tu sei così: sei una formica. Sempre per i fatti tuoi. Lui è una farfalla. E, beh… le farfalle non sono mai sole.
 
 
 
 
 
 



SHIAO!

Ciao a tutti!                                                                                                                                                                            

Okay, chiunque sia arrivato fin qui è da premiare perché quello che ho scritto è un suicidio dal punto di vista psicologico, considerato tutti i discorsi indiretti che ci sono e che con l’HTML (che sia maledetto) avranno certamente fatto venire il mal di testa a qualcuno…                                                                  

Beh, già che ci sono, vi annoio un altro po’ esprimendo a tutti la mia estrema realizzazione per essere riuscita finalmente a finire di scrivere questa cosa, considerando che, tra modifiche, momenti di mancata ispirazione e varie complicazioni, ho terminato dopo quasi sette mesi – sette! – di lavoro. Ovviamente tra le complicazioni sono da evidenziare la mia fantastica prof di latino che un giorno arriva in classe e anticipa al giorno successivo una versione che avremmo dovuto avere una settimana più avanti e il mio Compy che era troppo vecchietto e la sua scheda madre ha deciso di fondere, per la mia felicità. Ma comunque.                                                                                          

Sette mesi. Accidenti. Innanzitutto, questa storia, senza le due farfalline che svolazzavano sul mio terrazzo, non sarebbe mai esistita. Giuro, mesi che cercavo ispirazione per scrivere qualcosa su di loro e poi, quello straordinario 19 ottobre, mentre facevo i compiti, ho guardato fuori dalla finestra, ho visto quelle due che si rincorrevano e BAM! problema risolto xD                                                   

Ah, tutte le frasi all’inizio dei branetti, tranne il titolo bellissimo e geniale che è opera mia ed è anche la frase all’inizio dell’ultima parte, sono prese da Tumblr. Cercate “frasi brevi tumblr” e vi usciranno quintali di cose del genere. Davvero utile se vi serve un’ispirazione vagamente poeticaxD  

Per quel che riguarda le singole parti, sono legate tutte da un elemento… Se cogliete questo collegamento, fatemi sapere, sono curiosa di vedere chi lo trova… è facile ;)                         

Okaaay, questo spazio è davvero troppo lungo, quindi meglio se vi saluto.                                             
    Spero che vi sia piaciuto, se vi va lasciatemi una recensione, fatemi sapere i vostri pensieri e, soprattutto, fatemi sapere se secondo voi i personaggi sono OOC… sinceramente non credo – almeno non a livelli altissimi, anche perché non vengono analizzati benissimo nell’anime o nel manga - ma ditemi voi.

Bacioni a tutti,

Even :)
   
 
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