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Autore: Chanel483    21/05/2015    7 recensioni
Damon ha preso la sua decisione. Per quando tenga a Bonnie, ha scelto di salvare Elena e, dopo un bacio sulla fronte e poche parole di scuse, abbandona quella che è ormai diventata la sua migliore amica a morire da sola con Kai.
« Strinse maggiormente il volto di Bonnie, tenendola rudemente per la mandibola, affatto preoccupato di poterle fare male. Non le avrebbe permesso di fuggire alla morte, a lui. La costrinse a far incrociare i loro sguardi e si avvicinò al suo viso tanto che i loro nasi quasi si sfiorarono.
“Non ci provare nemmeno, non provare a distogliere lo sguardo! L’ultima cosa che vedrai su questa terra sarà il mio viso, mi hai capito?!”»
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie, Bennett
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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L'idea per questa fanfiction è nata una sera mentre scrivevo un post su Facebook: "Mi piace pensare che se Damon non avesse dato il suo sangue a Bonnie e se ne fosse semplicemente andato come ha finto di fare, lo avrebbe fatto Kai." ci ho riflettuto un po' ed ho deciso di mettermi a scrivere questa... cosa. Ci tengo a sottolineare che quando ho iniziato erano quasi le tre di notte, quindi potete immaginare cosa ne è uscito.
Sono davvero distrutta per la morte di Kai (anche se una parte di me spera che non sia poi così difinitiva) sia per i miei adorati Bonkai che perché lo reputo uno dei personaggi più interessanti di The Vampire Diaries e mi è sembrata proprio una cazzata (ops) farlo morire così. Ero un po' depressa per la sua dipartita e da, brava fangirl quale sono, quando sono depressa a causa di un personaggio sento l'irrefrenabile bisogno di scrivere su di lui. E niente, questo è ciò che è venuto fuori.
Ringrazio in anticipo chi vorrà leggere questa fanfiction e chi vorrà lasciarmi anche solo due parole per farmi sapere cosa ne pensa (le critiche costruttive sono sempre ben accette). Per qualsiasi cosa (lamentarci insieme di quanto sia stata pessima la scelta di far morire Kai in quel modo, per esempio) mi trovate qui.
Chanel


 
 
I’ll be the last thing you’ll see
 
And should this be the last thing I see
I want you to know it’s enough for me
Cause all that you are is all that I’ll ever need

[Ed Sheeran, Tenerife Sea]
 
Kai aveva avuto settimane intere per pianificare tutto fin nei minimi dettagli, e prima di agire si era accertato che il suo piano fosse infallibile, ma quella non era un’eventualità che aveva preso in considerazione.
Eppure forse avrebbe potuto pensarci prima. No, avrebbe di certo dovuto pensarci prima.
Solo che sembrava così impensabile! Aveva passato tanto, forse troppo tempo con loro, aveva visto come Damon guardava Bonnie, come si preoccupava per lei nonostante i loro incessanti battibecchi, sapeva quanto tenessero l’uno all’altra. A quel punto era probabile che Kai avesse capito ancora meno delle emozioni umane di quanto pensasse, perché dopo averli conosciuti non immaginava che Damon fosse davvero in grado di abbandonare Bonnie al suo destino, di lasciarla morire solo per poter tenere Elena con sé. Eppure era ciò che stava facendo, aveva preso la sua scelta senza nemmeno pensarci troppo e se ne era andato così, a cuor leggero, abbandonando la strega agonizzante.
Che gran bastardo…
Se non lo avesse visto con i suoi occhi probabilmente Kai non ci avrebbe creduto, eppure era successo davvero, dopo tutto ciò che i due avevano passato insieme, Damon l’aveva abbandonata. Era evidente a quel punto che Bonnie non si era circondata esattamente di buoni amici, avrebbe dovuto farci più attenzione in futuro.
No, aspetta, quale futuro?
“Tutto qui? Ti ha lasciata qui e basta?” un sorriso nervoso, quasi isterico, si fece largo sulle sue labbra, mentre spostava lo sguardo dal punto dove Damon era scomparso un istante prima alla ragazza distesa a terra: “L’unico scopo era che questo lo avrebbe torturato per un po’…” e invece niente, Damon aveva impiegato appena trenta secondi per prendere la sua decisione. Non c’erano stati dubbi strazianti, niente struggimento, niente disperazione. Niente di niente. Dov’era finito tutto il suo divertimento?
Bonnie gemette, spaventata. Era palese che respirasse a malapena, aveva gli occhi lucidi, la pelle insolitamente pallida e sembrava soffrire molto. Aveva sempre dimostrato di avere fegato la strega, ma probabilmente tutti diventano dei conigli in punto di morte, specie dopo che anche gli amici ti hanno voltato le spalle.
Vederla accasciata a terra agonizzante era allo stesso tempo orribile e bellissimo e sì, anche eccitante. Kai provava così tanti sentimenti contrastanti per quella ragazza che se ci pensava troppo aveva l’impressione che la testa potesse esplodergli da un momento all’altro. Sentiva l’irrefrenabile istinto di farle male, voleva farla soffrire, soffocarla con le sue stesse mani, ma alla stesso tempo il desiderio ardente di ricevere il suo perdono era ancora da qualche parte dentro di lui. E poi voleva fottersela, anche in quel preciso momento mentre moriva ai suoi piedi, voleva sbatterla contro il muro e scoparsela fino alla stremo, fino a sentirla urlare il suo nome e pregarlo in lacrime di non fermarsi. Voleva vederla morire stretta tra le sue braccia, sentirla supplicare pietà. Voleva che pagasse per il torto che gli aveva fatto nel momento in cui lui era stato più vulnerabile.
Farle male si stava rivelando appagante certo, ma non era abbastanza.
“Voglio dire, pensavo che almeno avrebbe lanciato una monetina. Testa avrebbe scelto te. Croce avrebbe scelto Elena.”
Kai avanzò di qualche passo in direzione di Bonnie, camminando lentamente, come se avesse tutto il tempo del mondo, cosa effettivamente non troppo lontana dalla realtà, al contrario di lei. Ora che era un vampiro, il suo udito sviluppato poteva distinguere chiaramente il battito del suo cuore, mentre questo pompava disperatamente sangue in tutto il corpo, e si facevano sempre più lento ogni secondo che passava. Presto si sarebbe fermato.
Le si inginocchiò accanto e lei voltò di scatto la testa, ad una velocità impressionante, e lo fissò ad occhi sgranati, aveva uno sguardo disperato, folle, come quello di un animale in gabbia. Era terrorizzata come Kai non ricordava di averla mai vista, molto probabilmente come non era mai stata in tutta la sua vita. La constatazione fece tendere le labbra del ragazzo in un sorriso vittorioso, Bonnie non poteva neanche immaginare quanto fosse soddisfacente vederla in quello stato. Allungò due dita per sfiorarle una guancia e le scostò delicatamente i capelli dal viso. Era bellissima anche in quel momento, mentre ansimava di dolore, ormai ad un passo dalla morte. Ma forse Kai era di parte, in fondo si trattava della prima donna che avesse rivisto dopo diciotto anni di completo isolamento.
Non era mai riuscito ad essere oggettivo con lei, quella ragazza aveva sempre scatenato in lui sentimenti troppo forti, che faticava a catalogare. Ancora prima di conoscerla, durante i giorni in cui si era limitato a guardarla da lontano, quando ancora non aveva palesato a lei e Damon la sua presenza, ogni volta che la osservava avvertiva una sorta di nodo allo stomaco, qualcosa che fino a quel momento non aveva mai sentito. E poi aveva provato stima, attrazione, rabbia, sensi di colpa, odio… ciò che lei gli suscitava cambiava in continuazione ma comunque non riusciva mai ad ignorarla, il pensiero di lei si insinuava nella sua mente ad intervalli regolari, continuamente, era diventata una sorte di ossessione che non riusciva a farsi passare. Più si impegnava per dimenticarla, più lei lo perseguitava, facendolo impazzire.
“Oh Bon” sospirò, scuotendo la testa come se stesse riprendendo per l’ennesima volta un bambino particolarmente ottuso: “devi imparare a sceglierti meglio gli amici” le disse in un sussurro, prima di scoppiare a ridere, una risata improvvisa, alta e folle, che ebbe il potere di far scivolare una prima lacrima dagli occhi di Bonnie.
La strega socchiuse le labbra e boccheggiò per qualche istante in cerca dell’aria necessaria per parlare. Il suo corpo fu scosso dagli spasmi, si contorse, e lei infine riuscì a pronunciare un'unica parola: “Damon…”
“Sssh…” le fece Kai, avvicinando il dito indice alle sue labbra carnose per sfiorargliele appena, in un contatto che gli causò un brivido lungo la spina dorsale, in viso ancora stampato un sorriso sarcastico: “Non sprecare fiato, pare non te ne resti molto.”
Non gli piaceva sentirla parlare di Damon. Lo faceva sempre, ad ogni occasione, come se ogni scusa fosse buona per tirarlo in causa, lo nominava in continuazione e poi si preoccupava per lui, manco fosse stata sua madre. Kai non riusciva a sopportarlo, ogni volta che lo nominava gli veniva voglia di tapparle la bocca a suon di sberle… o di baci.
Era gratificante però prenderla in giro a quel modo, farsi beffe della sua sofferenza, forse lo era anche più che farle fisicamente del male. Fosse stato per lui sarebbero potuti andare avanti così per ore, anche per tutta la notte, ma era evidente che la strega avesse i minuti contati. L’idea, se possibile, lo fece sorridere maggiormente.
Bonnie invece aveva ormai anche smesso di piangere. Da quando Damon se ne era andato una sola lacrima era sfuggita al suo controllo, più per delusione che per reale tristezza o paura, ma subito si era ricomposta come poteva, non avrebbe mai dato a Kai la soddisfazione di vederla piangere in modo che potesse prendersene il merito, non sarebbe morta in modo così patetico. Un’altra fitta di atroce dolore le tolse il fiato e lei, cercando di trattenere un grido, voltò il capo verso sinistra e si ritrovò a fissare un cordone di lucine che fino a poche ore prima doveva aver deliziosamente addobbato il soffitto. Quello avrebbe dovuto essere un giorno felice, una giornata speciale per Jo ed Alaric, avrebbe dovuto segnare l’inizio della loro vita insieme e chiudere un capitolo doloroso per entrambi. Invece erano morti, tutti, e molto presto anche lei li avrebbe raggiunti.
Kai però non sembrava dello stesso parere, non appena i suoi occhi castani fuggirono al suo sguardo, allungò una mano ed afferrò malamente il mento della ragazza, costringendola con forza a voltare il capo. Una rabbia incontenibile si era accesa dal nulla dentro di lui, divampando come fuoco e rendendo confusi i suoi pensieri. Aveva i muscoli contratti, in bocca un sapore amaro, come di sangue, e riusciva a malapena a trattenersi dalla voglia di prendere a pugni qualcosa, lei magari. Strinse maggiormente il volto di Bonnie, tenendola rudemente per la mandibola, affatto preoccupato di poterle fare male. Non le avrebbe permesso di fuggire alla morte, a lui. La costrinse a far incrociare i loro sguardi e si avvicinò al suo viso tanto che i loro nasi quasi si sfiorarono.
“Non ci provare nemmeno, non provare a distogliere lo sguardo! L’ultima cosa che vedrai su questa terra sarà il mio viso, mi hai capito?!”
La ragazza non rispose, si limitò a guardarlo con sguardo vitreo, quasi non lo vedesse davvero, prima che l’ennesimo spasmo facesse tremare il suo corpo. Dalle labbra socchiuse le sfuggì un gemito soffocato, un ultimo rantolo le gorgogliò in gola. Poi, Bonnie chiuse gli occhi.
Kai, che ancora le stringeva il viso tra le mani, attese che gioia e soddisfazione lo sopraffacessero. Attese che gli venisse voglia di ridere o di esultare a gran voce. Che si sentisse finalmente liberato dal quel peso che si chiamava Bonnie Bennett ed aveva gli occhi più belli che avesse mai visto. Invece, non successe nulla di tutto ciò.
Un terrore immotivato si impossessò del suo corpo. Era una ansia irrazionale, che lo rese di colpo agitato, isterico quasi, addirittura spaventato, come non era mai stato. Aveva voglia di piangere e di urlare contemporaneamente, voleva prendere a pugni qualcosa e scuotere il corpo della strega finché non avesse riaperto gli occhi.
Bonnie stava morendo. Bonnie sarebbe morta.
Morta.
E non appena realizzò questo pensiero, il panico lo invase come gli era successo solo una volta, nel momento in cui aveva realizzato di trovarsi in un Mondo Prigione.
“Bonnie… Bonnie!
Di colpo lasciò andare il suo viso più rudemente di quanto desiderasse e, senza attendere un istante né fermarsi a riflettere su ciò che stava facendo, si morse il polso e lo avvicinò alle sue labbra, forzandole perché il suo sangue di vampiro riuscisse ad entrare in circolo nel suo organismo.
Quando era piccolo sua madre lo sgridava sempre dicendogli che era troppo impulsivo. Forse quella stessa impulsività avrebbe salvato l’unica donna che gli avesse mai fatto provare dei sentimenti forti, reali. E poco contava che i sentimenti erano per lo più di odio, rabbia e desiderio di ferirla, o che quello fosse il momento meno opportuno per pensare a sua madre.
Il suo cuore batteva ancora, poteva sentirlo, ma era flebile come quello di un uccellino, se avesse esitato anche solo un istante di più, probabilmente non ci sarebbe stato più nulla da fare. Kai non aveva idea della quantità di sangue che servisse per guarire le sue ferite, così rimase immobile per un po’, finché il suo cuore non riprese a pompare con più forza ed il suo respiro non tornò regolare. Allora e solo allora allontanò il polso dalle sue labbra.
Era svenuta, ma viva, e Kai aveva l’impressione che non fosse mai stata più bella. La consapevolezza di essere stato lui a salvarla – poco importava che fosse stato sempre lui a ridurla in quello stato – lo riempì di una strana sensazione alla quale non sapeva dare un nome, ma che era mille volte più piacevole della soddisfazione nel vederla soffrire. Delicatamente, ben attento a non causarle alcun dolore, le mise un braccio sotto le ginocchia ed uno dietro la schiena e, senza il minimo sforzo, la sollevò da terra.
Era molto che non si trovava così vicino ad un persona. Il contatto con il suo corpo era stranamente piacevole, anche se non c’era nulla di sessuale in quel momento.
“Elena Gilbert? Davvero? Chi mai preferirebbe lei a te?”
Ridacchiò tra sé e sé e si alzò in piedi, stringendo il corpo privo di sensi di Bonnie tra le braccia. Appena si fosse risvegliata avrebbe senza dubbio tentato di ucciderlo, ma in quel momento era stranamente rilassata, sembrava quasi che dormisse. Non era mai stata così in sua presenza.
“Andiamo Bon, ti porto a casa.”

 
  
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