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Autore: Darkness_Angel    21/05/2015    3 recensioni
Attenzione! Sequel di "Una Generazione Mortale".
Sono passati cinque anni dalla tragedia che ha scosso la famiglia Jackson.
Il mondo ha continuato il suo corso anche se adesso è in caduta libera e sembra che il fato non voglia dare tregua a questa famiglia e ai semidei.
Una nuova minaccia si è imposta sul mondo minando la libertà e la sicurezza di tutti coloro che non sono mortali, e le cose sembrano non poter cambiare se non in peggio.
Ma la speranza è l'ultima a morire.
Vecchi nemici, nuovi alleati, ritorni e scomparse per cercare di riportare il mondo in equilibrio e vincere una guerra che sembra persa in partenza, senza dimenticarsi la cosa più importante:
Sopravvivere.
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Generazioni '
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Salve a tutti!
Ed ecco il XXV° capitolo non che ultimo della storia principale ma in realtà penultimo... l'epilogo non me lo faccio mancare :D
Sta volta tutto Pov Aibileen e conclusione della storia :)
Buona Lettura.

XXV.

 
 Arrivarono al campo grazie ad un portale aperto da Sadie utilizzando una reliquia egizia che avevano trovato nell’Università.
Da quando Fahime era sparita nel portale le uniche parole che tra tutti si erano scambiati erano state:
- Torniamo a casa? –
- Si –
Ziah e Carter non si erano lasciati andare nemmeno un istante, gli sguardi colmi di dolore, se fossero stati da soli probabilmente si sarebbero consolati a vicenda, ma ora non se la sentivano di esternare il loro dolore con altri.
Aibileen avrebbe voluto, appena lei e Nathaniel avevano fatto cadere la barriera, correre dai suoi genitori e stringerli così forte da fondersi con loro, fare un enorme, rassicurante, abbraccio di famiglia; ma si era trattenuta.
Sarebbe stato un altro colpo al cuore, per i due maghi, vedere una famiglia che si riuniva, Sarah e Ruby fecero lo stesso con la loro madre visto che Walt era sparito poco dopo che Fahime era entrata nel portale.
Passato il portale, Aibileen e il gruppo, si ritrovarono nello spiazzo dell’arena dove regnava un silenzio pesante che le faceva fischiare le orecchie.
- Noi andiamo da Eric – disse Carter sorprendendo tutti e rompendo il silenzio – se c’è da fare rapporto… voi andate, noi lo faremo più tardi – spiegò.
Percy gli sorrise incoraggiante ed Aibileen vide suo padre poggiare una mano sulla spalla del mago – Non ti preoccupare, non c’è alcuna fretta – lo rassicurò e Carter gli sorrise tristemente, uno di quei sorrisi di chi sente di aver perso una delle parti più importanti della sua vita.
La nipote di Atena capì che suo padre e sua madre erano le uniche persone che potevano realmente capire il dolore che provavano i due maghi, visto che loro, cinque anni prima, avevano perso lei.
- Ci vediamo tra poco – disse Sadie facendo una carezza sull’avambraccio di Ziah – aspetto Walt – spiegò.
I due maghi annuirono e poi si avviarono a passo svelto verso i loro alloggi mentre, come se fosse scoppiata una bolla, Aibileen tornò a sentire chiaramente i rumori e, con essi, il grido di sua sorella.
- Oh mie dei, Aibileen! –
La nipote di Atena non capì subito cosa stesse accadendo, guardò la sua famiglia che la osservava terrorizzata e sua sorella che le fissava incredula le mani.
Aibileen si guardò le mani che lentamente stavano diventando trasparenti sino a scomparire; il resto del corpo stava reagendo nello stesso modo.
Alla fine era arrivato anche il suo momento, il tempo della profezia era finito e quindi il Tartaro stava richiamando la sua anima.
La nipote di Atena si osservò, sentiva il corpo sparire ed essere attirato dal terreno.
Era come la prima volta, non faceva male, presto la sua coscienza si sarebbe annullata e avrebbe riaperto gli occhi sulla sponda dell’Acheronte  per essere traghettata dall’altra parte; chissà se ci sarebbe stata di nuovo Ecate dall’altra parte per farle saltare la coda all’entrata degli Inferi e portarla subito nel suo palazzo.
Una cosa però la rincuorava, quando erano andate a recuperare il libro di Thot non aveva mentito a Fahime.
 
Aibileen scuote la testa e sfoglia il libro di Thot corrucciata.
- La causa dei nostri guai… - commenta.
- Aibileen… posso chiederti una cosa? – le dice Fahime tormentandosi le mani.
- Cosa? – le chiede sorridendole.
- Morire… fa male? – le chiede leggermente preoccupata.
La domanda non sorprende Aibileen, anche lei avrebbe voluto fare quella domanda a qualcuno quando era arrivato il suo momento, inoltre sa’ del sacrificio che la maga dovrà fare tra non molto.
- No, non fa male – la rassicura stringendole una mano – ti addormenti in un posto e ti svegli in un altro, a me è successo così, ma ho conosciuto altre anime e… neanche loro a fatto male -.
La semidea e la maga si sorridono e poi si stringono la mano.
 
I suoni iniziarono a sparire, le voci della sua famiglia che la chiamavano divennero sussurri; chiuse gli occhi e si preparò a sparire completamente e, sta volta, per sempre.
Almeno rivedrò Esdra…
Ma invece che cadere nell’oscuro oblio della morte, sentì sua sorella gridare qualcosa e il suo corpo tornò, di colpo, solido.
Aibileen spalancò gli occhi sorpresa mentre l’aria le entrava nei polmoni e suoni ed immagini intorno a lei si facevano via via più chiare.
I suoi genitori la guardavano con sollievo e stupore mentre Sarah e Maria di Angelo le stringevano un polso come se le stessero impedendo di cadere.
Cosa ci faceva la nipote di Ade lì?
- S-stai bene? – le chiese Lilia riprendendosi per prima dallo stupore e andando a stringere la sorella dopo che la maga e la piccola semidea l’avevano lasciata andare.
Aibileen non sapeva cosa rispondere, stava bene?
Si, stava bene.
Era viva?
Si, lo era, il problema era come facesse ad esserlo visto che il suo corpo aveva iniziato ad essere richiamato dall’oltretomba.
- Come mai Maria è qui? – tra tutte le cose che poteva chiedere, chiese la più sciocca.
- Ti ho sentito andare via – le rispose la bimba sorridendole vicino a lei – ma sapevo che la tua mamma, il tuo papà, la tua sorellona, il tuo fratellone e i tuoi nonni non volevano che tu andassi via così ti ho presa – le rispose la piccola sorridendo fiera e contenta.
Prima che una delle due sorelle potesse dire qualcosa furono interrotte dal grido di Nico.
- Per gli dei Maria! Quante volte ti ho detto di non scappare? – le chiese il padre, più preoccupato che arrabbiato, raggiungendola di corsa.
- Ma dovevo fermare Aibileen… - si giustificò la nipote di Ade.
- E’ possibile Nico? – gli chiese Annabeth rubando la figlia dalle braccia della sua figlia maggiore.
Il figlio di Ade guardò Aibileen e poi la figlia dubbioso – Nessun figlio di Ade ha al capacità di fermare così un anima…  ne può riportare una dagli Inferi, ma solo se un’altra vi finisce – ricordò.
- E allora come fa ad essere ancora qui? – chiese Percy facendo una carezza sulla testa della figlia.
Nessuno rispose, ne i maghi ne i semidei avevano una risposta a quello che era appena avvenuto e questo spaventava Aibileen più di qualsiasi altra cosa.
- La profezia… - si illuminò Lucas dopo qualche secondo – l’ultimo verso della profezia, Ma le gemelle della morte avran l’ultima parola, Per riprendere l’anima che ormai s’invola – recitò.
Tutti lo guardarono dubbiosi aspettando che spiegasse cosa gli era appena passato per la mente anche se Aibileen ed Annabeth forse iniziavano ad intuire qualcosa.
- Le gemelle della morte sono Sarah e Maria, perché entrambe figlie, o parenti molto strette del dio degli inferi, anche se una è egizia e l’altra greca – gli spiegò.
- Scusa se ti smonto il ragionamento… ma biologicamente sono io la gemella di mia sorella – gli ricordò Ruby.
- Si, ma tu non hai seguito il sentiero di Anubi – le spiegò il nipote di Atena.
- E’ una sottigliezza… - si lamentò la maga.
- Le profezie funzionano così – le rispose Annabeth stringendo la figlia.
Aibileen lasciò andare il respiro e si rilassò tra le braccia della madre che, istintivamente, la strinse di più, finalmente era finita… forse…
Ma il fato non voleva così, all’improvviso Aibileen sentì il petto farle male e il fiato mancarle, istintivamente iniziò a tossire.
- Vlacas, Aibi – sua madre la allontanò per lasciarle più spazio per respirare ma sembrava che il suo cuore e i suoi polmoni non fossero compresi nella profezia, stavano smettendo di funzionare ( un’altra volta ) ma senza che l’anima si avvicinasse agli Inferi.
- Vado a chiamare un figlio di Apollo – disse Percy pronto a correre verso l’Infermeria.
- Rimani dove sei figlio di Poseidone –
Dal nulla, dietro di loro, apparvero Ecate, Ade ed Artemide che avanzarono verso la nipote di Atena con un espressione indecifrabile; tutti si fecero da parte, tranne Annabeth che continuò a stare vicino alla figlia rassicurandola e cercando di lenire il dolore.
Aibileen vide i tre dei avvicinarsi, non aveva idea di cose le avrebbero fatto… per come si stava svolgendo la situazione avrebbe preferito morire una volta per tutte.
- La volete portare via? – chiese ai tre dei stringendo la figlia.
- No, figlia di Atena,  tua figlia è stata salvata stranamente dal fato – le spiegò Ecate.
- Aibileen rimarrà qui, ormai è viva, ma il suo corpo è quello di prima – spiegò Ade.
- E quindi? Dovrà soffrire così per sempre senza morire? – chiese Annabeth.
No! Piuttosto pugnalatemi pensò Aibileen stanca di non riuscire a respirare.
- No, per questo qui ci sono anche io – rispose Artemide avvicinandosi ad Aibileen e inginocchiandosi di fianco a lei.
La nipote di Atena guardò la madre e poi la dea che le sorrise nel suo corpo da ragazza poggiandole una mano al centro del petto.
Sta volta Aibileen sentì un immenso calore irradiarsi nel suo petto, ma era un calore benefico che le diede sollievo al bruciore costante che aveva nel petto.
Quando la dea si allontanò Aibileen stava bene, si sentiva bene, ma non capiva come fosse possibile.
- Il patto è questo Aibileen Jackson – le disse Artemide tornando con il suo sguardo serio e mettendosi in piedi – vivrai, il tuo corpo reggerà agli anni di vita che ti aspettano, ma solo se terrai fede al patto con Ecate – le disse.
La nipote di Atena guardò la dea della magia – Tanti anni passerai sulla terra, tanti ne passerai nel tartaro con me – le spiegò – in questo modo potrai vivere la tua vita come una mortale, o una semidea, insomma come vorrai finché non finirai i tuoi anni – le rispose la maga liquidando il discorso con un gesto della mano.
- Quindi… sono guarita? – chiese la nipote di Atena incredula.
- No, non del tutto, cerca di non sottoporre il tuo corpo a sforzi troppo eccessivi – le consigliò Artemide.
- Sono stata brava nonno? – chiese Maria andando ad abbracciare Ade che dovette lottare contro se stesso per noi lasciarsi andare e prendere in braccio la sua nipotina.
- Si, sei stata proprio brava – le rispose il dio facendole una carezza sulla testolina.
Ad Aibileen non sembrava un patto così terribile, sarebbe potuta rimanere sula terra e, allo stesso tempo, tornare nel Tartaro per rincontrare i suoi amici fantasmi; in questo modo entrambe le sue vite potevano coesistere senza rinunciare a nessun aspetto.
La prima a stringerla in un abbraccio improvviso fu sua madre, facendola sbilanciare e cadere completamente per terra, subito dopo si aggiunse Lilia, poi Lucas ed infine suo padre che strinse tutti.
La nipote di Atena si sentì soffocare un po’ da quell’abbraccio, ma non disse nulla e si godette la sua famiglia, finalmente riunita, e per un tempo maggiore di quanto avesse mai potuto immaginare.
 
Il resto della giornata era passato in fretta, forse troppo, Walt era ritornato pochi minuti dopo che i tre dei se n’erano andati ( Artemide non aveva voluto lasciare per troppo tempo sua figlia nella mani dello zio ) e aveva portato notizie di Fahime.
La maga stava bene, aveva deciso di rimanere negli Inferi ma di vivere insieme ai suoi nonni; quando Ziah e Carter lo avevano saputo un lieve sorriso gli aveva illuminato il viso.
Quella era una piccola consolazione per loro, da quanto aveva capito per i maghi era più facile andare dalla terra alla Duat e, quindi al tribunale del giudizio, ciò voleva dire che avrebbero potuto rivederla abbastanza facilmente.
Il fratellino di Fahime, Eric, non sembrava della stessa opinione, continuava a fissare tutti i membri dell’impresa con una leggera rabbia e il viso corrucciato, probabilmente era ancora nella fase in cui incolpava tutti per quello che era accaduto alla sorella.
Purtroppo non vi fu tempo di consolarlo o di fare supporto morale alla famiglia perché la conchiglia, che di solito suonava quand’era l’ora di pranzo, suonò e tutti i semidei furono richiamati a radunarsi davanti al padiglione della mensa.
Quando arrivarono davanti a loro si presentò una scena tanto strana quanto preoccupante; Chirone, insieme a quasi tutti gli dei, erano riuniti davanti alla mensa e fissavano i semidei con visi seri.
- Come mai questo richiamo? – chiese Annabeth leggermente scocciata ma incuriosita.
- Vorremo parlare con voi – interloquì Atena che sembrava essere stata eletta come portavoce – con tutti quelli presenti quando Setne è stato sconfitto e i capo cabina – specificò.
Un mormorio si diffuse tra la folla di semidei, non era un buon segno se gli dei volevano vederli, soprattutto dopo avvenimenti del genere, ma nessuno ebbe coraggio di replicare.
Mentre si dirigevano verso la casa grande Ruby e Sarah lanciarono sguardi perplessi a Lilia ed Aibi, ma nemmeno le due semidee avevano idea di cosa volessero gli Dei.
Si riunirono nella parte di Casa Grande che ancora era rimasta in piedi, gli Dei su un lato mentre i semidei ed i maghi sull’altro.
- Possiamo sapere come mai ci avete convocato? – chiese Piper come rappresentante della casa di Afrodite.
- Oh, niente di preoccupante tesoro, solo noiosa burocrazia – le rispose sua madre facendo un cenno come per accantonare il discorso e ricevendo numerose occhiate di disappunto.
- La questione di cui dobbiamo parlare è come far affrontare la fine della guerra ai mortali – spiegò il re degli Dei – siamo tutti di comune accordo che non sia una cosa positiva che i mortali sappiano della nostra esistenza – continuò – perciò vogliamo trovare un accordo con voi, chiedere il vostro aiuto, per elaborare un soluzione accettabile per fargli dimenticare – spiegò il dio anche se nella sua voce era chiaro che gli pesava dire tutto ciò.
I semidei e i maghi, da parte loro, erano completamente sorpresi da quella reazione, nessuno si sarebbe aspettato che gli dei venissero a chiedere il loro parere.
- Questa decisione è stata approvata anche dal nostro Pantheon? – chiese Carter dubbioso.
Zeus alzò gli occhi al cielo abbastanza scocciato – Si, anche i vostri dei approveranno la decisione comune che prenderemo – gli rispose il dio, non gli faceva piacere parlare con e degli Egizi.
- Voi avete già pensato a qualcosa? – chiese Will cortese.
- L’idea generale che ci era venuta era quella di cancellare la memoria a tutti i mortali invece che cancellarli completamente – spiegò Ermes lanciando un occhiataccia a suo padre.
- Questo mi sembra un ottimo inizio – commentò Percy.
- Se posso suggerire… dovremo trovare una soluzione che possa cancellare la memoria ai mortali ma non a tutti senza alcuna distinzione – spiegò Annabeth ricevendo molti sguardi dubbiosi e perplessi.
- Non tutti i mortali dovrebbero dimenticare, per esempio, i nostri genitori mortali potrebbero mantenere la memoria, anche loro sono stati molto coinvolti e non vorrebbero mai dimenticare cosa è successo ai loro figli o ai loro nipoti – spiegò la figlia di Atena.
Aibileen ripensò ai suoi nonni mortali, di quanto tempo fosse passato da quando li aveva visti l’ultima volta, di quanto le fossero mancati e di come sperasse che stessero bene; loro non avrebbero sicuramente voluto dimenticare nulla.
- Mi sembra una cosa importante da tener di conto – commentò Atena.
- Ora bisogna solo trovare questo modo – ricordò Frank pensieroso.
Lucas alzò una mano e aspettò che sua nonna gli desse il permesso di palare – Non si potrebbe chiedere aiuto a Mnemosine? – suggerì – essendo la dea della memoria potrebbe effettuare un lavoro simile – spiegò.
A parte l’espressione rabbiosa che apparve sul volto di Era per una frazione di secondo, gli altri dei non sembrarono entusiasti di chiedere aiuto alla Titanide.
- E’ difficile… e ci vorrebbe troppo tempo per contattarla – liquidò la questione il re degli dei – trovate un’altra soluzione – concluse.
Tutti i semidei presenti si misero a riflettere anche se gli sguardi erano principalmente puntati verso Annabeth, Lucas ed Aibileen dai quali si aspettavano una risposta abbastanza nell’immediato.
In realtà alla nipote di Atena un idea era venuta, ma non aveva avuto ancora il coraggio di proporla ai presenti visto che non sarebbe stata una cosa facile neppure quella.
Dopo diversi minuti in cui nessuno disse nulla, Aibileen si fece coraggio e parlò – Forse un modo ci sarebbe… - incominciò titubante.
- Non avere paura Aibi, parla – la incitò suo nonno sorridendole affabile come sempre.
La nipote di Atena sorrise e racimolò il coraggio per parlare davanti ad una assemblea di dei.
- Potremmo sfruttare le acque del Lete – spiegò – se ne viene usato una dose esatta si riesce a controllare il periodo di memoria che si vuole cancellare, giusto? – chiese a tutti ma rivolgendosi principalmente ad Ade.
Il dio degli Inferi annuì – E’ giusto, con la quantità esatta si può cancellare un periodo preciso di memoria, ma il Lete scorre negli Inferi, come credi di riuscire a portarlo sulla terra e a fare in modo che solo determinate persone lo ricevano? – le chiese dubbioso.
Aibileen si rimise a pensare ma sta volta la soluzione venne proposta da Lilia – Con della pioggia o mettendo l’acqua del fiume direttamente nelle tubature cittadine, con i poteri di Poseidone sarà uno scherzo far andare l’acqua contaminata solo nelle case di coloro che devono dimenticare – spiegò la semidea.
- Per me non vi è alcun problema – rispose il dio del mare – basta che il mio caro fratello mi lasci libero accesso al suo fiume – concluse Poseidone.
- Per me vale lo stesso nel caso della pioggia – s’intromise Zeus.
- Possiamo decidere da soli su come somministrare l’acqua del Lete ai mortali, questo non sarà un problemi dei semidei – intervenì Atena prima che scoppiasse l’ennesima lite tra fratelli.
- Quindi ora la situazione è risolta? – chiese Afrodite frettolosa – possiamo tornarcene sull’Olimpo? – aggiunse.
- Si possiamo tornarcene sull’Olimpo – le rispose Atena  leggermente scocciata.
Per fortuna di tutti i semidei presenti gli Dei decisero di uscire dalla stanza sulle loro gambe e non con uscite di scena spettacolari ma che avrebbero messo a serio rischio le numerose vite semidivine presenti.
Maghi e semidei aspettarono che gli Olimpi fossero usciti e poi fecero pre imitarli, ora che la faccenda di Setne era finita tutti volevano starsene un po’ con la loro famiglia senza pensare a questioni che esulassero da “Mamma ho fame, mi scappa questo, ho sonno”, ma Chirone gli fece segno di rimanere seduti.
- Vi è ancora una questione da discutere, quindi i capo cabina e i maghi dovrebbero rimanere – spiegò il Centauro.
- Anche noi? – chiesero Ruby e Sarah stupite ma allo stesso tempo curiose.
- No, solo gli adulti – rispose Chirone.
- Noi siamo adulti – risposero in coro i gemelli che, come ultima cosa, volevano essere estraniati dell’ennesima riunione.
 - Ma non siete capo cabina, io e vostro padre non abbiamo intenzione di lasciarvi il posto, quindi, fuori – ordinò perentoria Annabeth senza lasciare spazio alle repliche.
Sinceramente, anche Aibi avrebbe avuto da ridire, non era giusto che li tenessero fuori da un’altra decisione quando erano stati loro a salvare il mondo da Setne, non erano adulti ma, sta volta, avevano fatto più di loro.
- State tranquilli, non è una cosa grave – intervenne Carter per evitare liti tra genitori e figli – dobbiamo solo rivedere gli accordi tra Casa della Vita e i due Campi, potete andare a riposare, non vi perderete nulla, è solo burocrazia – li rassicurò il mago.
Tutti i ragazzi tirarono un sospiro di sollievo.
Mentre uscivano dalla Casa Grande, Aibileen si guardò intorno cercando Nathaniel, l’ultima volta che lo aveva visto era quando era entrato con loro nel portale poi sembrava essersi volatilizzato.
Riuscì in qualche modo a convincere i suoi fratelli che stava bene, ma che voleva essere lasciata sola, e a dileguarsi prima che qualsiasi altro semidio la intercettasse.
Si mise a camminare senza una vera meta, immersa in pensieri e riflessioni confuse, i piedi si muovevano da soli e rischiò di andare a finire varie volte contro qualche semidio; alla fine si fermò con un sospiro, trovandosi per un attimo spaesata e non riuscendo a riconoscere il punto del campo in cui era finita.
L’unica cosa che riconosceva era il laghetto delle canoe e, seduta sulla sponda con la figlia in braccio, vi era Artemide.
Forse perché quella dea le stava simpatica, forse perché Aibileen adorava i bambini, le venne l’idea suicida di avvicinarsi alla dea e di inginocchiarsi davanti a lei senza alcun permesso mettendosi a guardare la piccola semidea che rideva e si toccava la faccia.
- Hai bisogno di qualcosa Aibileen Jackson? – le chiese un po’ bruscamente la dea.
Aibileen arrossì sino all’attaccatura dei capelli e sorrise imbarazzata – No, io… mi perdoni ma ho un debole per i bambini e Kallisto è così carina… - le spiegò sperando che la dea non se la prendesse.
Sono una ragazza… posso fare complimenti a sua figlia senza rischiare di essere trasformata in un orsa o in una cerva, giusto?
Artemide si lasciò sfuggire un sorriso da “mamma fiera” guardando la sua bambina; Kallisto era una bella bambina paffuta con gli occhi chiari, quasi argentei, e dei radi capelli castano-rossiccio che le coprivano la testolina.
- Posso…? – le chiese titubante avvicinando una mano alla piccola.
La dea annuì leggermente ed Aibi accarezzò la testolina della bambina che rise, senza alcuna ragione precisa pensò che anche lei, più avanti, avrebbe voluto avere una bambina.
Sospirò e scosse la testa, nelle sue condizioni non poteva permetterselo, non poteva permettersi di affezionarsi a nessuno che non fosse un membro della sua famiglia, sarebbe stato troppo perdere qualcun altro…
- Non amare per paura di soffrire, è come non vivere per paura di morire –
Aibileen scosse la testa e guardò incredula la dea, aveva davvero sentito bene?
- Ehm… come? – le chiese dubbiosa.
- So’ che hai sentito semidea, non chiedermi di ripeterlo – le disse fissandola truce.
La semidea chinò il capo – Mi scusi, ora forse… è meglio che vada, grazie ancora – le disse alzandosi in segno di congedo; la dea le sorrise ed Aibileen se ne andò velocemente, meno aveva a che fare con gli dei, meglio stava.
Sta volta prese una strada conosciuta, decise di andare verso il bosco, in un punto in cui il laghetto vi entrava creando una piccola ansa tranquilla.
Mille pensieri, sta volta sensati, la iniziarono a tormentare; non era mai esistito qualcuno nella sua condizione e non aveva esempi da cui prendere spunto.
Quanto le conveniva rimanere sulla Terra?
Non troppo, o avrebbe dovuto passare lo stesso tempo nel Tartaro e non voleva rischiare di nuovo, non sapeva come fosse ridotto Esdra, forse non avrebbe potuto aiutarla.
Camminò immersa nei pensieri, riflettendo su tutto ciò che le era accaduto, cercando di immaginarsi come sarebbe potuta essere la sua vita in futuro; grazie allo stratagemma del Lete avrebbero potuto approfittarne per far sparire i documenti che certificavano la sua morte e farla tornare in vita, ma vi erano altre cose, non burocratiche, che avrebbe dovuto affrontare.
- Pensieri? –
Ad Aibileen prese un colpo quando la voce conosciuta la riportò sulla terra.
- Nathaniel – gli disse sorridendogli e salutandolo.
- Ciao Aibileen Jackson – le rispose scherzoso – la tua mente da nipote di Atena è troppo agitata? – le chiese.
La semidea gli sorrise tristemente – Già… -
Rimasero in silenzio e camminarono sino alla sponda del laghetto dove si sedettero.
- Sai, se vuoi con me puoi smettere – la rassicurò il figlio di Ecate guardando l’orizzonte.
- Di fare cosa? -  gli chiese Aibileen dubbiosa fissandolo.
- Di fingere – le rispose con un sorriso tra il dolce e il divertito.
Aibileen sorrise e sospirò mentre, lentamente, faceva abbassare il leggero strato di foschia che l’aveva protetta sino a quel momento.
Sulle braccia apparvero dei segni rossi, sotto l’occhio destro apparve un leggero livido insieme a delle occhiaie ben visibili e, intorno ad entrambi i polsi, segni rossi e ferite rimarginate solo parzialmente; Aibileen ringraziò gli dei che la sua schiena fosse coperta.
Il figlio di Ecate le prese una mano e le sfiorò con un dito i segni rossi sul polso.
- Ti manca Esdra? – le chiese alla sprovvista.
- Un po’… - ammise la nipote di Atena.
- Tornerai tardi nel Tartaro? – le chiese ancora.
- Non troppo… quel posto non mi fa bene – gli spiegò mentre un brivido le percorreva tutto il corpo.
- Cosa intendi? Più tardi vai più puoi rimanere qui e non sembrava che stessi male quando sei ritornata – le fece notare.
- Solo perché Esdra mi aveva salvata – gli confessò – ho rischiato di perdermi negli Inferi Nathaniel, di diventare un anima persa, stavo smettendo di ricordarmi chi ero -.
Era la prima volta che lo confessava a qualcuno, e doveva ammettere che aveva un qualcosa di liberatorio non tenere più il segreto solo per se stessa.
Il figlio di Ecate la guardò sgranando gli occhi e stringendole istintivamente la mano – Aibi… -
- Per questo non voglio tornare troppo tardi nel Tartaro, ho paura di perdermi di nuovo, di smettere di esistere una volta per tutte, di non riuscire più a ritornare – gli spiegò mentre una nota di panico le stringeva la voce.
Senza nessuna ragione valida, Nathaniel, la tirò a se’ e la strinse con forza facendole nascondere il viso sul suo petto.
- Non sparirai – le promise
- Come fai  ad esserne così sicuro? – gli chiese senza scostarsi dalle sua braccia, si sentiva così protetta in quell’abbraccio.
- Perché io verrò con te, sono un figlio di Ecate, posso resistere al Tartaro – le ricordò convinto.
Aibileen si scostò e fissò il figlio di Ecate con rabbia e determinazione.
- Non reggeresti nemmeno un mese, non sei abituato al clima di là sotto e posso assicurarti che era un oasi quando siete venuti a recuperarmi, rischieresti di morire – gli spiegò – quindi non verrai con me – concluse perentoria.
Nathaniel la guardò serio – Ma non ti lascerò perdere in quegli abissi infernali, parlerò con mia madre, troverò l’anima di Esdra o…  -
- Smettila Nath, ce la farò… - lo interruppe Aibileen sorridendogli tristemente tutt’altro che sicura delle sue parole – sai che ne sono capace – gli ricordò.
- Io non dubito delle tue capacità Aibileen, ma non voglio che tu sia da sola in questa cosa, perché non devi affrontare sempre tutto da sola – le spiegò.
- E allora cosa vuoi fare? – gli chiese dubbiosa e sorridendo alla determinazione del tuo ragazzo.
- Posso darti un motivo per ricordarti chi sei, un bel motivo per tornare sulla terra oltre alla tua famiglia – le disse sicuro di se’.
- Davvero? E quale sarebbe? – gli chiese ridendo la semidea.
Il figlio di Ecate esitò solo per un secondo e poi, senza alcun preavviso, strinse Aibileen a se’ e la baciò.
La semidea rimase all’inizio sorpresa, non aveva mai baciato nessuno prima e non aveva idea di come si facesse, si sentiva soltanto molto imbarazzata e un po’ confusa.
Poi però si rilassò, chiuse gli occhi e dischiuse le labbra lasciando che Nathaniel la baciasse e lei potesse rispondere il meno impacciatamente possibile.
Il bacio non durò molto, anche Nathaniel non doveva essere un esperto, però fu dolce ed Aibileen fu soddisfatta del suo primo bacio.
I due semidei si guardarono e arrossirono entrambi distogliendo subito lo sguardo; Aibileen si scostò un ciuffo di capelli che le era caduto davanti al viso dietro l’orecchio cercando di dissimulare l’imbarazzo.
- Mi… mi sembra un ottimo motivo per tornare – commentò timidamente.
Rimasero per qualche tempo seduti sulla riva ad osservare gli alberi e l’acqua che venivano illuminato dall’ultimo sole della giornata.
 
Lilia li trovò poco prima di cena, la nipote di Poseidone non disse nulla ma continuò a guardare la sorellina lanciandole sguardi complice e occhiate ammiccanti.
Quella sera, al campo, la notte fu lunga.
Subito dopo cena vi furono i funerali per i semidei morti nell’ultima battaglia; Aibileen, dopo aver chiesto aiuto a sua mamma, aveva tessuto un drappo per Esdra e lo aveva bruciato insieme agli altri anche se non avevano un corpo su cui avvolgerlo.
Anche i maghi parteciparono ai riti funebri greci e romani, Aibileen non pensava che fossero così tanti, era stata poco al campo e maghi ne aveva visti ben pochi.
Fu tessuto anche un drappo per Fahime, che fu bruciato insieme agli altri, questo fece molto piacere a Carter e Ziah che parteciparono al rito portandolo sino al falò.
Aibileen partecipò, e rimase sorpresa quando vide una gatta rossiccia seguirli per tutto il cammino ed emettere un miagolio sofferto mentre il drappo prendeva fuoco.
Dopo di che la serata cambiò completamente faccia e iniziarono i festeggiamenti per la fine della guerra e per la pace ritrovata, vi era così tanta confusione che Aibileen si sentì come se fosse ubriaca e molti fatti della serata le sfuggirono completamente di testa.
Il mattino dopo però riuscì a svegliarsi normalmente, nella Casa di Poseidone, in un ambiente famigliare e che sapeva di vita.
La porta si spalancò all’improvviso e Lilia entrò come un uragano nella stanza.
- Svegliati piccola mortale, oggi è una nuova giornata e molto importante – le disse la sorella strappandola letteralmente dal letto.
- Perché, cosa succede? – le chiese preoccupata e ancora mezza assonnata.
- Io e Lucas ci siamo sfidati ad una gara di corsa – le spiegò la semidea
Aibileen guardò sua sorella stranita – In una gara… di corsa? – le chiese mentre scendeva dal letto.
- Si, mentre tu non c’eri è venuto fuori che, tutte le gare di corsa che ho vinto da piccola contro Lucas, erano truccate, Lucas mi lasciava vincere. – le spiegò mentre le passava i vestiti.
- E quindi ora… -
- Voglio la rivincita, una vera gara – le spiegò sicura.
La nipote di Atena si vestì mentre la sorella la osservava impaziente – Non ho fatto colazione… - si lamentò sentendo che anche il suo stomaco aveva già da ridire.
- Ti ho preso qualcosa io, ora però muoviti – le disse Lilia mettendole in mano un muffin al cioccolato e un succo di frutta.
Lilia la trascinò verso l’arena mentre Aibileen mangiucchiava la sua colazione improvvisata.
Il campo era in fermento, tutti i semidei, e molti maghi, si erano messi al lavoro  per ricostruire; presto molti semidei avrebbero seguito i maghi nei nomi per aiutarli allo stesso modo.
Era impressionante la facilità con cui maghi e semidei riuscivano a rialzarsi dopo una catastrofe.
Entrarono nell’arena ed Aibileen salutò i suoi amici già seduti sugli spalti; Lilia e Lucas erano riusciti a racimolare un folto pubblico.
Aibileen lanciò un occhiata a suo fratello, Lucas sorrideva ma si vedeva chiaramente che vi era qualcosa che non andava.
Si andò a sedere tra Nathaniel e Ruby mentre Sarah era in piedi di fianco ai gemelli come giudice della gara.
- Buon giorno Aibileen Jackson, come va? – le chiese Nathaniel sorridendole.
- Molto bene a parte la sveglia un po’ troppo brusca – ammise ridendo.
I due ragazzi sorrisero e poi arrossirono leggermente.
La semidea guardò i suoi fratelli pronti sulla linea di partenza mentre Sarah dava il via alla gara e loro partivano di corsa.
La nipote di Atena  guardò di nascosto Nathaniel che stava facendo il tifo per Lilia ( scelta molto saggia ) e sorrise.
Aibi sapeva che le era stata concessa una seconda possibilità e aveva deciso che, sta volta, non ne avrebbe sprecato nemmeno un giorno.

Ed eccolo qui, in questo capitolo sono stata particolarmente brava :3
Spero vi sia piaciuto e chiedo scusa per eventuali errori di ortogrfia o grammatica, ma mi ritrovo a scrivere sempre ad ore impossibili -.-"
Il prossimo sarà l'ultimo capitolo e giuro che non sarà un Epilogo traumatizzante come quello di Una Generazione Mortale :D
Spero di riuscire a pubblicarlo in orario, mi aspetta una settimana infernale a scuola -.-"
Come sempre ringrazio chi legge, chi ha messo la stora tra le preferite, chi segue e chi recensisce; mi fa sempre piacere ricevere le vostre recensioni ^.^
Direi che per ora è tutto, grazie per avermi seguito sino a qui :3
Un abbraccio,
Darkness_Angel
  
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