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Autore: veronika95    21/05/2015    3 recensioni
Jensen terminato l'ultimo giorno del Jib6 è molto stanco e preoccupato per il suo migliore amico. L'unica cosa che desidera è sprofondare nel letto e dormire se possibile fino al prossimo anno. Tuttavia troverà una sorprese nella sua stanza d'albergo che sa come risollevargli il morale.
Infatti bastano poche parole di Misha per far tornare a Jensen il buon umore
[Cockles ovviamente]
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jensen Ackles, Misha Collins
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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NOTA: Ciao a tutti, è la prima volta che scrivo una fanfiction su personaggi reali quindi mi sembra necessario che tutto quello che ho scritto è frutto della mia perversa fantasia. Non è mia intenzione offendere nessuno con questa storia, ma ovviamente non potevo resistere a tutto questo nuovo materiale Cockles.

 

Please, don't take my sunshine away
 
Erano state davvero delle giornate estenuanti. La convention era stata un successo, ma coprire parte del lavoro di Jared si era rivelato più impegnativo del previsto. Certo a Jensen piaceva il suo lavoro, piacevano i fan, nonostante la sua riservatezza e gli piaceva anche fare l’idiota sul palco rispondendo alle domande o mettersi in pose improponibili per adempiere alla richiesta delle fan. Lo amava davvero, ma le poche ore di sonno gli avevano regalato due occhi rossi, delle occhiaie notevoli ed una stanchezza, pesante come un macigno, di cui sperava di liberarsi grazie ad un bel sonno ristoratore.

Attraversando il corridoio vuoto dell’hotel notò distrattamente quanto fosse bello e di lusso, non ebbe comunque abbastanza tempo e lucidità per ammirarne la bellezza come avrebbe voluto. Anche Roma era una città stupenda, ma quell’anno il molto lavoro non gli aveva permesso di ammirarla abbastanza, di restare folgorato da una lontana bellezza antica, di respirarne l’odore, di immergersi in quel frastuono del vociare della gente italiana. Era stato tutto rapido e faticoso.

Passò la chiave magnetica nell’apposito vano, affinché la porta si aprisse ed in seguito entrò in camera senza nemmeno accendere la luce troppo spossato da una giornata sembrata infinita.

Il letto soffice e morbido lo accolse a braccia aperte come un vecchio amico. Alla sensazione delle lenzuola morbide contro lo stomaco ed alle gambe che finalmente abbandonavano il peso del corpo Jensen si sentì già rigenerato.

Poi nell’ombra e nel silenzio una mano prese ad accarezzargli i capelli mentre due labbra lo baciavano morbidamente in quella parte di pelle esposta tra l’attaccatura dei capelli ed il collo della camicia. Jensen affondò la testa nel cuscino perché -nonostante il buio- si vergognava a farsi vedere così e sorrise.
Sorrise perché stava aspettando solo quel momento dall’intera giornata.

“Sei già qui? sei rientrato prima in camera”

“Si sono riuscito a svignarmela appena finito il nostro panel, ti stavo aspettando”

La voce di Misha era roca, forse perché si era appisolato, ed era calda sul collo di Jensen e quest’ultimo si beò della sensazione familiare e dei brividi che iniziarono a percorrere febbrili l’ intera schiena.

“Oh Dio, sono sfinito. Non avrei mai pensato che coprire Jared mi avrebbe stancato in questo modo”

“Già, ma grazie a te Jib6 è stato un successo”

“Smettila di darmi tutti i meriti come fai sempre. Lo sai che è anche grazie a te se tutto è andato bene. Soprattutto è merito tuo se io non sono stato acido e scontroso con chiunque, tu mi fai sempre divertire come i due idioti che siamo”

Misha sorrise piano, spostandosi all’altezza di Jensen per potergli circondare la schiena con il braccio, mentre l’altra mano era ancora impegnata ad accarezzare i capelli e poi tutta la schiena.
Dopo lunghi minuti Misha mormorò:

“Mi sei mancato Jens…
… e comunque sappiamo tutti che sei adorabile in qualsiasi situazione.”

Jensen sentì un calore crescere nel petto nell’udire quelle parole. Era incredibile come si sentisse un rammollito ogni volta che gli stava accanto, come diventava più sereno non appena intravedeva il suo viso tra la folla, come non avesse remora ad unirsi alla sua risata e a fare l’idiota sul palco per ore se Misha gli era accanto. Tante volte aveva provato a dirsi che Misha non centrasse nulla in quel cambiamento, ma poi aveva capito che era inutile negare la realtà, inutile negare quello che risultava palese anche agli occhi di sconosciuti. Misha era incredibile; semplicemente incredibile quando riusciva a calmarlo con le sue parole, a farlo ridere anche nelle situazioni peggiori. Misha era un pacchetto completo e bisognava prenderlo con tutti i suoi lati perché, negativi o positivi che fossero, erano tutti assolutamente fuori dal comune.

Era così che Jensen si giustificava con se stesso: Misha era una persona completamente fuori da ogni schema, quindi anche il suo rapportarsi con lui doveva essere particolare, diverso da com’era con tutti gli altri. Gli piaceva pensarla in questo modo, anche se dentro di lui sapeva che la verità era semplicemente che, di Misha, era innamorato cotto. Innamorato come non lo era da anni come non lo era forse mai stato.

Jensen ancora sdraiato a pancia sotto, si rigirò lentamente su un fianco in modo da essere faccia a faccia con Misha che intravedeva appena nella penombra e finalmente unì le loro labbra in un bacio. Fu un bacio lento e dolce, che sapeva di casa, terribilmente intimo e rincuorante; si presero tutto il tempo per esplorare l’uno la bocca dell’altro, per giocare a vicenda con la punta delle proprie lingue e succhiarsi e mordicchiarsi le labbra.
Intanto Jensen era scivolato sul petto di Misha, alzando il mento verso l’alto per continuare il bacio.

“Ehi ti va un massaggio”

Sussurrò Misha a fior di labbra e Jensen come se quelle parole fossero già il preludio del tocco dell’altro iniziò a sciogliersi.

“Dio tu sei fantastico… ti ho mai detto quanto ti amo”

“Mmh si devi avermelo accennato qualche volta, non molte però”

Misha sorrideva, facendo facce buffe che fecero ridere Jensen, come fosse offeso dal fatto che non manifestasse troppo spesso i suoi sentimenti. Era ironico ovviamente, ma Jensen volle raccogliere comunque un briciolo di serietà. Almeno uno dei due doveva farlo e date l’espressioni ridicole dell’altro quel compito sarebbe toccato a lui.
Gli incorniciò il viso con entrambe le mani obbligandolo a far finire la risata e guardarlo dritto negli occhi; galleggiò come in un oceano irrequieto alla vista di quelle iridi blu così profonde da dargli costantemente un pugno nello stomaco.

“Ti amo Mish, davvero”

Misha stropicciò gli angoli della bocca in un sorriso sincero che riservava solo a Jensen, che non avevo nulla a che fare con quello mostrato poche ore prima sul palco. Un sorriso debole appena accennato, per certi versi simile a quello di Castiel, ma diverso per altre milioni di ragioni; solo Jens riusciva a farlo sorridere in quel modo, con briciole di timidezza negli angoli delle labbra.

“Ti amo anch’io, amore
..ora però girati che inizio il massaggio”

Jensen si rimise nuovamente a pancia in giù spostandosi un po’ e le lenzuola gli donarono ancora una sensazione di freschezza unica, sentì la leggera pressione del corpo di Misha mentre si metteva  cavalcioni su di lui. Era tutto così dannatamente piacevole e Misha ancora non lo aveva toccato. Diamine che gli aveva fatto quell’uomo.

Misha iniziò a sfiorarlo piano, solo con la punta delle dita, cercando di dire con quei gesti tutte le cose tenere che rimanevano incastrate in gola. Le dita scavarono nella pelle dei fianchi con più insistenza, finendo sotto la maglia che arrotolò piano fino a sfilargliela completamente. Mosse le dita in piccole figure circolari, applicando più pressione nella zona delle spalle e della colonna vertebrale. Ogni tocco era lento, profondo e ben calibrato come se il suo unico compito fosse quello di toccare Jensen per il resto della sua vita.
I muscoli contratti che iniziavano a sciogliersi donarono breve e intense scosse di piacere alle sue terminazioni nervose e presto sentì anche l’altro mugolare compiaciuto.

“Sai mi piacerebbe sapere come reagirebbero le fan se tweetassi una foto di questo momento”

Jensen iniziò una risata così fragorosa e genuina da riempire ogni angolo della stanza. Dio Misha era davvero uno spasso, con le sue battute disinibite, la totale inconsapevolezza di cosa fosse la privacy e il ghigno impertinente che Jensen non poteva vedere, ma immaginava sul suo volto.
Girò appena la testa per incontrare ancora i suoi occhi ed interruppe brusco la risata per farsi serio e mormorare:

“Grazie!”

“Per cosa? il massaggio o non aver mandato quel tweet?”

“No, grazie per questo, per essere la cosa più divertente che mi sia mai capitata”

Misha azzerò ogni distanza presente tra i loro corpi, affondando il viso tra le scapole muscolose dell’altro e iniziando a baciare e mordicchiare, mentre le mani si spostavano verso il basso accarezzando le cosce e stringendo le natiche dell’altro.
Presto la stanza si riempì di respiri spezzati e di ansimi.

“Jens, sei proprio sicuro di essere così stanco?”

“Per te non lo sono mai abbastanza; per te starei sveglio anche tutta la notte”

Non ci furono bisogno di altre parole, solo carne e fiato che si scontravano. Due uomini affamati dei baci dell’altro, delle carezze, delle lunghe scie di saliva che lasciavano l’uno sul torace dell’altro.

Tutto assunse un nuovo colore, un calore che dipinse le pareti intorno a loro, la fatica che se ne andava veloce come un telo sollevato. Anche Roma da fuori sembrava più bella di sempre, riempita dai sospiri, dai mugoli acuti, da grugniti più grevi, da due nuovi nomi stranieri sussurrati tra le sue granitiche braccia, da due ospiti che facevano l’amore nel caldo giaciglio di bellezze d’altri tempi che essa stessa s’era prodigata di preparare.

Quando Misha affondò in Jensen, quest’ultimo se lo tirò contro maggiormente, voglioso di sentirlo completamente dentro di sé, di sentirlo parte di sé. Quella sensazione, di leggerezza e pesantezza unite, tornò e bastarono poche spinte perché venissero tutti e due stremati mentre i loro nomi urlati balzavano ancora da una parte all’altra di quella camera d’albergo.




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“Sai pensavo di andare a trovare Jared questa settimana, prima della convention in Australia.
Insomma so che ti avevo promesso di starcene una settimana solo io e te, ma sono preoccupato e non vedo JJ da un bel po’, e noi potremmo posticipare, dopo l’Australia ad esempio e -beh- ti prometto…si insomma ti prometto che recupereremo il tempo perduto”

Misha era completamente steso a letto, il braccio destro aperto e rilassato ed il sinistro a stringere la vita di Jensen che si era rannicchiato contro il suo petto, come faceva tutte le volte dopo aver fatto l’amore o appena prima di dare una brutta notizia. In quel caso entrambe a quanto sembrava.
Misha sorrise con tenerezza, perché tutte le volte che Jensen era nervoso iniziava a diventare logorroico, mentre di solito era il tipo più taciturno del pianeta.

“Jens calmati. Non importa devi cercare di fare quello che credi sia la cosa migliore. Anche io sono preoccupato per Jared e tu sei il suo migliore amico, io mi arrabbierei se non venissi a trovarmi. Devi andare. Poi so che ti manca JJ, i miei figli mancano molto anche a me.
Quindi rilassati e non agitarti quando mi devi dire cose come queste”

“Dio ma come fai?”

Jensen si era accigliato quando aveva udito il tono pacato e dolce di Misha e si era totalmente stupito nell’ascoltare quelle parole.

“Ho detto qualcosa di sbagliato, per caso?”

“NO, no certo che no, ma andiamo come fai ad essere così perfetto? Io sarei troppo geloso per lasciarti andare”

“Lo so che lo saresti! Anche a me piacerebbe esserlo a volte, mi piacerebbe pensare che sei solo mio, ma è tutto troppo complicato. Non potrai mai essere mio e solo mio soltanto. E certe notti quando penso che sei tra le braccia di Daneel non essere gelosi aiuta”

“Dio mio Misha, tu sei fantastico, sei la cosa più bella della mia vita e quando dici cose come questa mi fai solo venire voglia di mollare tutto, rapirti, sposarti e poi andarcene da qualche parte solo io e te”

“Beh io sarei consenziente, non sarebbe necessario il rapimento”

“Sai ti dirò una cosa…ma tu poi non dire che sono un sentimentale…
Non so davvero cosa ho fatto di così giusto nella mia vita per aver avuto la fortuna di incontrare te. Io sono riservato, timido quando non serve, restio a mostrare i miei sentimenti, sono troppo geloso e possessivo. Tu invece sei così diverso, mi conosci così intimamente che a volte tutto questo mi spaventa”

“Ma non devi avere paura, a te tutto questo infondo piace, vero?”

‘Oh buon Dio gli occhi da cucciolo bastonato no, tutto ma non quello’ pensò Jensen mentre aveva il respiro mozzato dall’emozione. Oh dannazione ma perché diavolo era così difficile sputare fuori tutto quello che sentiva; non c’era cosa più dolorosa al modo, ma per Misha ne valeva la pena.

“Dico sul serio, Mish, tu mi piaci talmente tanto che alle volte sono terrorizzato. Credimi non ho mai provato per nessuno lo stesso sentimento che provo per te, nemmeno per Daneel e, davvero, la amo o almeno l’ho amata. Tu, però, sei così destabilizzante, ti prendi tutto di me e mi dai tutto te stesso. Sei come aria fresca, come l’oceano in estate, come un raggio di sole dopo la tempesta.
Eh cazzo quanto è difficile
beh ora che ho parlato come una ragazzina con gli ormoni impazziti spero tu abbia capito.”

“Te l’ho già detto per avere anche solo un piccolo pezzo di te, qualche ora rubata alla notte, farei qualsiasi cosa. Qualsiasi.”


Jensen si strinse ancor di più al suo compagno intrecciando le caviglie con quelle di lui e avvinghiandosi alle sue spalle quasi avesse paura di cadere.

Misha sentì calde lacrime scorrere lungo il suo collo ed allora rafforzò la presa per rincuorare e consolare Jensen. Sembrava essere un ragazzo forte, che evitava i sentimentalismi e teneva alla sua privacy, ma in realtà era di una dolcezza e fragilità che neanche lui stesso sapeva. Misha invece quella fragilità la conosceva bene. Percepiva i pensieri di Jensen in un modo così chiaro che sembrava gli stessero trasmettendo in tv. Jensen era preoccupato per il suo migliore amico, era triste perché era lontano dalla famiglia da tanto, era stanco morto per quella convention ed era così arrabbiato perché non avrebbe potuto stare con lui.

I pugni di Jensen si strinsero sulla pelle nuda dell’altro fino a far diventare le nocche bianche e lasciare segni rossi nella pelle chiara del compagno.
Era tra le braccia di un uomo e stava frignando come la peggiore delle ragazzine. Eppure vicino a Misha anche questo appariva così giusto. Sembrava andar bene farsi coccolare un po’ mentre la frustante sensazione di impotenza prendeva piede dentro di lui.
Perché mai il mondo doveva essere così complicato? Perché doveva rendere difficile una cosa semplice come l’amore? Non avrebbe potuto solo amare Misha senza se né ma, perché la vita è troppo stronza per essere facile. C’erano i ma la famiglia, ma la distanza, ma siamo due uomini ed i se i fan lo sapessero, se il cast non lo accettasse, se non funzionasse per sempre.

Tutto stra-maledettamente complesso. E che se ne andassero tutti a fanculo, lui voleva solo Misha niente di più chiaro e lineare di così.



Poi Misha iniziò a scherzare facendo l’accento russo e per quella notte tutto si sistemò.




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Il mattino dopo quando Misha si svegliò non trovò nessuno accanto a sé; convinto che Jensen avesse già preso l’aereo rimase ad occhi chiusi a crogiolarsi in quel meritato riposo. Poco dopo il rumore di una doccia lo risvegliò da quell’intorpidimento mattutino e messosi a sedere sul letto notò che sul suo comodino c’era un biglietto aereo.

Jensen scelse proprio quel momento per uscire dal bagno, con addosso solo un paio di boxer neri resi più aderenti dalla pelle umida e delle piccole gocce d’acqua che scendevano a lambire i fianchi seguendo la v naturale del suo corpo per sparire poi sotto i boxer.

Quando Misha lo vide così: semi-nudo e bellissimo, gli vennero in mente un sacco di cose da fargli, ma nessuna di queste implicava lasciare andare via Jensen. Sentì il suo membro iniziare a indurirsi e pulsare sotto i pantaloncini del pigiama. Avrebbe avuto voglia di stringere quel corpo meraviglioso, di disegnare il contorno del suo corpo infinite volte, di premerselo adesso fino a far combaciare ogni suo muscolo con i propri, di afferrare quel culo meraviglioso -perché il culo meraviglioso di Jensen è realtà oggettiva- si disse Misha e infine fare l’amore per tutto il giorno.
Il pensiero di lasciarlo andare gli fece sentire una morsa al cuore, ma doveva farlo, quella era la cosa giusta.

“Ehi sorgi e splendi raggio di sole; ti sei svegliato finalmente?”

“Ciao Jens”

La voce bassa e arrochita dal sonno rivestirono la pelle di Jensen di piccoli brividi.

“Jens hai lasciato il tuo biglietto sul mio comodino
…ecco prendi”

“No non credo proprio, dolcezza. Quello è il tuo biglietto”

Misha sorpreso piegò il capo da un lato in una posa che aveva imparato da Castiel. Ci vollero diversi secondi per capire cosa Jensen avesse in mente, ma una volta compreso il fatto che lo volesse con lui, sgranando gli occhi chiese semplicemente:

“Perché?”

Jensen un po’ ci sperava in quella domanda perché era tutta la mattina che cercava di vincere la timidezza per fare una cosa, per dire a Misha a modo suo che aveva un disperato bisogno di rimanere accanto a lui. Allora lo fece. Fu giusto farlo, perché quello era Misha e si meritava il meglio di lui, nonostante quella situazione fosse fottutamente imbarazzante.

Jensen si sedette sul bordo del letto vicino a Misha e sporgendo il busto verso il suo orecchio canticchiò:

“Please, don’t take my sunshine away…”

Continuò la canzone ancora per qualche verso, con quella voce delicata che sapeva usare solo cantando e con le lentiggini a coprirli tutto il viso, tremendamente arrossito.

Il canticchiare di Jensen si dissolse piano lasciando a Misha solo un rinnovato senso di serenità, dopodiché scoppiò in una genuina risata e strinse il suo ragazzo al petto. Infondo Jensen cantava per lui ogni volta.

E quando Jensen sentì la risata di Misha riempire la stanza e farsi largo nello stretto corridoio dell’albergo, seppe che con lui vicino avrebbe potuto affrontare davvero qualsiasi cosa.
   
 
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