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Autore: Flownes    23/05/2015    1 recensioni
Elena, le strade della sua mente e i cunicoli di un cuore che batte per un'altra ragazza.
Dal testo:
"Il monarca depone la corona ai piedi del popolo che, armato di soli forconi, gli sta davanti, dopo aver sconfitto l’esercito reale.
Si rompe l’equilibrio, la ragione diventa illogicità, accostamenti sballati mentre si cade nel vuoto. Senza voce, senza urla, senza fiato, si annega nel profondo oceano dello squilibrio. Si sprofonda senza tentare di nuotare, senza provare a salvarsi. L’ossigeno abbandona i polmoni, la pressione comprime i timpani, i piedi toccano il fondale sabbioso. Solo allora le gambe si piegano e spingono il corpo verso le acque più chiare della superficie.
Quale fosse l’origine di quei pensieri? Elena lo sapeva benissimo, era chiaro, limpido come il Sole."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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PREFAZIONE
 
La notte.
Si chiamava così per via del buio? Forse no, eppure già il nome sembrava definirla come mancanza di luce. La notte era quel momento in cui il corpo si spegne, la mente si accende vagando sperduta fra le associazioni logiche del pensiero. Si pensa alla velocità della luce, di notte. Per esempio tutti quei pensieri sulla notte, sul buio totale che quelle lettere dovevano racchiudere. Un buio così profondo che fra occhi aperti o occhi chiusi non si notava la differenza o almeno così se la immaginava lei la notte. Eppure la notte non era sinonimo di buio, la notte non era affatto buio, anzi, era luce. La luna, le stelle, erano dotate di una luce che dava a tutto un’atmosfera spettrale o romantica, a seconda della situazione poteva variare l’interpretazione.
In quel momento la luce della luna che passava dalla finestra si rifletteva sulla parete bianca della stanza di Elena e in quel momento non dava né un’atmosfera spettrale né romantica, l’avrebbe definita più sconsolata o nostalgica.
La notte era un bel momento, si poteva spegnere il corpo, dimenticare tutto lo stress della giornata, tutto lo studio fatto, nel suo caso la dannata chimica, ci si poteva concedere il lusso di non pensare al giorno seguente, una nuova sfida, una nuova fatica. La ragazza stava semplicemente fissando le ombre che la luce lunare proiettava sulla parete bianca di fronte alla finestra mentre ancora una volta il pensiero tornava a contare i giorni, a mezzanotte sarebbero stati ventisei. Ventisei giorni che non la sentiva, ventisei giorni che aspettava un suo messaggio. Eppure lo aveva saputo fin da quando venticinque giorni prima, ventisei a mezzanotte, che non l’avrebbe cercata il giorno dopo né quello dopo ancora ed Elena le aveva augurato comunque la buonanotte e lei aveva risposto con un “notte notte a te”.
Si diede della stupida nella notte, guardando la luce lunare su quella parete bianca.
Venticinque giorni prima lei aveva capito, aveva capito che Elena doveva provare qualcosa, del resto Elena lo aveva capito già da parecchio tempo, ma se per ammetterlo a se stessa aveva impiegato tanto, per farlo capire a Chiara ne aveva impiegato ancora di più. E la risposta erano stati quei venticinque giorni, ventisei a mezzanotte.
Si diede ancora della stupida, stupida perché nonostante tutto una parte di lei continuava a sperare mentre si stringeva al piumone. Era una parte piccolissima eppure c’era e sperava e la faceva sentire viva. Certo, poi c’era tutto il resto di se stessa che sembrava urlarle contro: non ti cercherà!
Ed era vero, non le avrebbe scritto ed Elena lo sapeva. Loro due ragionavano allo stesso modo, si capivano al volo. Non le avrebbe scritto perché non era il momento, ancora una volta non era ancora il loro tempo. Chiara stava con un’altra, una storia sicura, più semplice. Perché mettere tutto a repentaglio per una cosa che non sarebbe stata affatto certa, per nulla facile e assolutamente complicata?
Afferrò il telefono, aprì la conversazione su whatsapp, non per scriverle, per andare a rileggere una parte della conversazione: quando le aveva scritto “probabilmente non era il momento giusto” lei aveva risposto “esatto”.
Chiara lo sapeva, lo sapeva e stava scegliendo ancora una volta di sparire.
Elena spense il telefono, lo mise in carica, si girò su un fianco e chiuse gli occhi al confortante buio totale della notte.
 
 
°Nota dell’autrice.°
Per adesso è solo un’idea, un assaggio per me e per voi lettori di una storia che spero di riuscire a raccontare.
Non abbiate paura di lasciare un commento, un0impressione, una critica, è tutto bene accetto!
Flownes
  
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