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Autore: Midori No Esupuri    23/05/2015    1 recensioni
[WARNING: JOHNLOCK]
Sherlock Holmes ha particolari esigenze durante i giorni di noia, esigenze che riguardano proprio il dottor Watson e le sue labbra.
#immagine/prompt suggerita per il drabble weekend sulla pagina facebook 'We are out for prompt' inserita nella storia.
Dal testo:
-Cosa vuoi, Sherlock? Cosa?- chiese di nuovo, iniziava davvero a spazientirsi parecchio. L’altro sorrise, fissandolo negli occhi e ripetendo il suo nome per l’ennesima volta, in tono calmo, pacato, che per il militare risultò incredibilmente seducente. Rabbrividì, quel sorriso non prometteva nulla di buono, ma non si mosse. Lo fece Sherlock, forse nemmeno troppo inaspettatamente, e gli posò un lieve bacio sulle labbra: le aveva leggermente umide, come se le avesse leccate poco prima di baciarlo, ma John non se n’era minimamente accorto.
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Esigenze


 
Quando le giornate si facevano noiose a Londra, quando i criminali sembravano essere divenuti improvvisamente persone dolci come la padrona del 221B di Baker Street, Sherlock cadeva in uno stato di apatia impossibile da gestire.
-Perché non capiscono che le persone hanno delle esigenze, maledizione?!- sbottò dal divano, lasciando andare un braccio penzoloni tra il proprio corpo ed il tavolino basso.
-Sherlock, hai risolto un caso ieri sera.- tentò di calmarlo John, in quei momenti si sentiva più una baby-sitter che un fidanzato, e non sarebbe stato un male se il ragazzo che avrebbe dovuto assistere non fosse in realtà un uomo con più di trent’anni.
-Non puoi lamentarti perché le persone non uccidono altre persone, è giusto che sia così.
-Ma è noioso, John!- si lamentò il detective, guardando il soffitto con aria frustrata. Sembrava che qualcuno non avesse accettato di dargli una caramella, più che un omicidio di cui occuparsi, come prospettiva era abbastanza allarmante… Ma John aveva imparato a non preoccuparsi troppo della faccenda, ormai sapeva com’era fatto il suo coinquilino.
-Prova a dedicarti ad un esperimento, allora.- propose, guardandolo dalla poltrona rossa su cui era solito sedersi. -Mi risulta che in frigo ci sia una lingua, Sherlock, da almeno una settimana e mezzo.
Il detective rimase per un po’ in silenzio, rimuginando, e John credette di aver trovato un modo per tenerlo finalmente buono, dopo le tante lotte della mattinata. 
-John.- si sentì chiamare circa un’ora più tardi, mentre era nel bel mezzo della preparazione del tea delle cinque. -Puoi venire un attimo qui?
-Sì, Sherlock?- chiese dalla cucina, stando attento a non versare nemmeno una goccia di infuso fuori dalla tazza.
-John.- lo chiamò di nuovo, lamentoso.
-Cosa?
-Jooooohn.
I richiami di Sherlock si facevano sempre più acuti, quasi imploranti, e il medico uscì dalla cucina con aria spazientita. Il loro rapporto si era evoluto da una forte amicizia ad una relazione, certo, ma John non ci teneva per niente ad essere chiamato a vuoto.
-Cosa?- domandò ancora, avvicinandosi. -Vuoi del tea anche tu?
Ne bevve un sorso, poi posò la tazza sul tavolino e si chinò col capo verso il detective, rimasto in silenzio.
-Cosa vuoi, Sherlock? Cosa?- chiese di nuovo, iniziava davvero a spazientirsi parecchio. L’altro sorrise, fissandolo negli occhi e ripetendo il suo nome per l’ennesima volta, in tono calmo, pacato, che per il militare risultò incredibilmente seducente. Rabbrividì, quel sorriso non prometteva nulla di buono, ma non si mosse. Lo fece Sherlock, forse nemmeno troppo inaspettatamente, e gli posò un lieve bacio sulle labbra: le aveva leggermente umide, come se le avesse leccate poco prima di baciarlo, ma John non se n’era minimamente accorto. Il medico sorrise appena, schiudendo le labbra per accogliere quelle del detective, e lentamente posò le mani sul suo petto per mantenersi in equilibrio. Si staccarono alcuni secondi dopo, sorridendo entrambi.
-Sono a posto con il tea per oggi, grazie John.- sussurrò Sherlock, mordendosi appena il labbro inferiore con il puro intento di far arrossire l’altro. Ovviamente riuscì nell’impresa, e il medico lo fissò con una punta di sarcasmo.
-Il tea non era una tua esigenza, immagino. Non proprio, almeno.
-Già, John. Non proprio.
Il biondo scosse il capo e sospirò, Sherlock era in grado di tirar fuori un lato sorprendentemente dolce di sé, ed era bello poter essere l’unico a vederlo, soprattutto dopo il tanto orrore che aveva dovuto affrontare in guerra. Era una sensazione molto bella, rara, e John tendeva a fare tesoro di quei momenti.
  
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