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Autore: scattegatte    24/05/2015    1 recensioni
"Se solo avesse potuto, avrebbe strangolato con le proprie mani quel figlio di Ares, ma chi si credeva di essere? Oh sì, prima o poi gliel’avrebbe fatta pagare."
"Questo pensiero miglioro un po’ il suo stato d’animo, ma questo piombò negli abissi del Tartaro quando vide il Figlio di Apollo (non riusciva a pronunciare il suo nome) parlare con quell’imitazione mal riuscita del dio della guerra"
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nico di Angelo, Quasi tutti, Will Solace
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando le brutte giornate danno il loro frutti.
Se solo avesse potuto, avrebbe strangolato con le proprie mani quel figlio di Ares, ma chi si credeva di essere? Oh sì, prima o poi gliel’avrebbe fatta pagare.
La mattina per Nico di Angelo era già incominciata male perché era stato costretto da Piper a far parte del comitato di organizzazione della festa di compleanno del grande e possente pontifex massimus o semplicemente del suo migliore amico Jason Grace. Al figlio di Ade non dispiaceva rendersi utile per il compleanno dell’amico, ma non in quel modo. Infatti si ritrovava a maledirsi per aver accettato l’incarico e a lanciare occhiate di fuoco alla capogruppo della casa più chic del campo Mezzosangue mentre ritagliava festoni di carta da appendere nella cabina di Jason… lui… che ritagliava anelli di carta… Piper avrebbe avuto il ben servito.
Poi si era aggiunto quell’insolente figlio di Ares che non solo aveva provocato la sua caduta sul manto erboso e il dolore alle chiappe da figlio del dio degli Inferi che ne sarebbe seguito, ma quello zuccone ci aveva pure riso sopra. Si sa l’indifferenza è l’arma dei forti, ma questa volta quell’energumeno si meritava una bella vendetta.
Era una bella giornata non solo perché era tranquilla ed assolata, ma perché erano e sarebbero arrivati i suoi amici, infatti, Nico non vedeva l’ora di abbracciare Hazel e Reyna che gli erano mancate moltissimo. Questo pensiero miglioro un po’ il suo stato d’animo, ma questo piombò negli abissi del Tartaro quando vide il Figlio di Apollo (non riusciva a pronunciare il suo nome) parlare con quell’imitazione mal riuscita del dio della guerra che prima lo aveva indotto a sbattere il suo fondoschiena semidivino sulla dura terra, si sentì avvampare e percepì che lui, alto un metro e un tappo, stava per caricare contro quel molosso, per poi avventarsi contro quell’essere luminescente, legarlo e portarlo nel suo posto segreto, ma dovette controllarsi perché lui non doveva nutrire questi caotici ed impulsivi sentimenti verso quel Solace solo perché gli rivolgeva la parola, a volte lo abbracciava amichevolmente (Nico avrebbe voluto eliminare quell’avverbio per sostituirlo con qualche altro) e perché lo trovava infinitamente adorabile quando accorreva verso qualcuno che si era fatto male, però, lui non poteva permetterselo per vari motivi soprattutto perché non sapeva se… Will… aveva finalmente pronunciato il suo nome… potesse e volesse ricambiare i suoi sentimenti. Ma che sentimenti! Lui non provava un fico secco nei confronti del biondo, al massimo una semplice amicizia!
Arrovellandosi il cervello, però, non si era accorto che un Will con un’espressione preoccupata da neomamma in apprensione per il primo starnuto del figlio correva verso di lui fino a quando prendendolo per mani (cosa che provocò in Nico una sensazione simile ad un pizzicotto nella guancia) lo tartassò di domande:” Aaaaah ti sei fatto male? Dove hai sbattuto? Qualcosa di rotto? Hai lividi? Perché quest’espressione? Giuro che ucciderò Tj per averti fatto cadere!” il figlio di Apollo capì di averlo realmente detto e cercò in tutti i modi di rimediare al danno fatto di fronte alla faccia stupita dell’ ambasciatore di Plutone:” Cioè, voglio dire, è peggio di Clarisse… no forse no, ma comunque è uno stupido insolente… Sì!” poi si azzittì continuando a trascinare Nico in infermeria. Questi si era rimbambito e si faceva trascinare dall’amico. Davvero si era preoccupato per la sua stupida caduta? Allora Will non stava amabilmente parlando con l’ameba, ma lo stava rimproverando. “Nico rispondimi!”urlò Will con un tono isterico e più elevato del solito e Nico, cercando di apparire tranquillo (cosa che non era), tentò invano di rassicurare l’altro ragazzo, che dopo varie occhiatacce si tranquillizzò e al posto dell’espressione esageratamente e inutilmente preoccupata si fece spazio quel sorriso solare e splendente, che era l’accessorio preferito di Nico nel viso già elegante e bello del capogruppo della cabina di Apollo. Infatti si rilassò anche lui e abbozzò un sorriso, che venne ben accolto dal biondo, il quale riprese a parlare ininterrottamente della festa della sera per Jason. Nico, pur concentrandosiuQue, non riusciva proprio a seguire il discorso poiché troppo pieno di “wow”, di “figata” e di “non vedo l’ora”, ma comprese subito quando Solace tutto ad un fiato chiese:” Andiamoallafestaassieme?” Nico spalancò gli occhi incredulo e sorpreso. Aveva capito bene? Will Solace lo aveva invitato ad andare alla festa insieme a lui? “Allora? Se devi andare con altri, non ti preoccupare” sussurrò sconsolato quello tra i due più alto “NO!” a Nico partì il no urlato senza rendersene conto poi aggiunse:” No, nel senso che non devo andare con nessuno, quindi sì possiamo andare insieme”. Will era felice, felicissimo per il fatto che il ragazzo per cui nutriva dei sentimenti aveva accettato il suo invito, prese la mano perennemente gelida di Nico e gli sorrise dicendogli:” Oh dei speravo tu accettassi!” non curandosi del fatto che potesse così rendere manifesti i suoi sentimenti, ma si congratulò con se stesso sentendo l’imbarazzatissima risposta di Nico:” Speravo tu lo chiedessi!”.
 
  
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