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Autore: SmileWorld    24/05/2015    0 recensioni
Era una ragazza semplice. Di quelle che sognano dietro i libri ed alle poesie, ma la vita è carogna.
"Sì, ci vorrebbero le ali" [...] "Saremo felici,lo giuro."
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Emma era davanti il cancello quel giorno.Aspettava come tutti i ragazzi della scuola che suonasse la campanella, mancavano ancora venti minuti. Vide un negozio proprio di fronte il cancello,decise di andare lì. Emma attraversò la strada ed entrò nel negozio, era un negozio di quello che le piacevano tanto, quei negozi dove si trovano cose strane. Esattamente come lei.
Si avvicinò ad uno scaffale di collanine dove ne era esposta una di diamanti, ne era incantata. Si fermò ad osservarla. Dopo poco si accorse di aver attirato l'attenzione di tutti. Ma che avevano da guardare? Non avevano ma visto una ragazza con i capelli blu? Uscì dal negozio e tornò davanti scuola. Suonò la campanella. Corse in classe per prendersi l'ultimo banco. Ecco fatto, il posto in fondo era suo!
Arrivò il professore che fece fare a tutti una presentazione,a voce.
Fu il turno di Emma. Si alzò andò alla cattedra e disse:
<<"Sono Emma, ho diciannove anni e questo è il mio ultime anno scolastico, se tutto va bene. Non ho hobby particolari e sono orfana".>>
Questo i vecchi compagni e i professori lo sapevano già, solo qualche compagno nuovo si meravigliò.
Emma, lei era una ragazza così. Era strana forte,strana forte. Alta, magra,vene troppo evidenti sotto la pelle bianca, quasi diafana; capelli blu,occhi scuri,dilatori, piercing e tatuaggi. Non si curava di essere fine. Amava stare fuori fino a tardi,ubriacarsi e stare sotto la pioggia.
Abitava in una casa dove di bello c'era poco, una casa che sembrava abbandonata e infondo un pò lo era. 
Il primo giorno di scuola passò velocemente.

All'uscita si diede appuntamento con Kurtz, un amico di vecchia data, per andare in giro quella sera stessa. Sarebbe passata lui a prenderla. Emma tornò a casa da sola, arrivò dentro e mangiò la pizza avanzata della sera prima. Non aveva nessuno che si prendesse cura di lei.
Si fece sera,passò Kurtz a prenderla con la sua vecchia macchina, ma che importava? l'importante era che caminasse. Andarono a prendere altri amici, fecero una rapina, ne facevano tante, dovevano procurarsi soldi e se li procuravano così.
A volte Emma si vergognava di questo ma poi si diceva che nessuno si era dispiaciuto per lei quando, rimasta orfana, andava nei negozi a chiedere avanzi di cibo per poter vivere;ma nessuno le dava niente e lei era costretta a mangiare dalla spazzatura. Smise di pensare a questo e, con i soldi andarono a bere, a divertirsi.
Il giorno dopo dovette andare a scuola, arrivò in ritardo.
Sospirò, le doleva la testa. La guardavano i compagni, i professori. Che aveva passato una notte in bianco si vedeva. Aveva i capelli arruffati,gli occhi gonfi e non riusciva a capire ciò che le veniva detto, nemmeno le importava.
Finita la giorna cercò Kurtz,lo trovò addormentato sui gradini della chiesa. Lo svegliò e lo portò a casa. Casa per modo di dire,viveva in una rulotte,da solo.
A volte portava qualche ragazza lì, per sentirsi meno solo. Adesso in quella rulotte c'era Emma.
Lo fece stendere sul letto,lo spogliò,lo guardò,li diede un bacio sulla fronte,li sorrise e andò via.
Kurtz si addormentò, quando si svegliò chiamò Emma, la ringraziò e tornò a dormire.

Emma fu felice per quela telefonata e restò allegra fino a sera tardi.
Iniziò a piovere ed Emma uscì fuori a guardare scendere quelle gocce d'acqua, guardava il cielo e qualche goccia le finiva negl occhi, me di questo lei non si preoccupava. Smise di piovere e tornò dentro,fradicia. Sentì una macchina e chi poteva essere essere all'una del mattino? Solo una persona:Kurtz.
Emma aveva ragione, era lui.
Kurtz la guardò per alcuni minuti.
Era bella Emma, bisognava riconoscerlo. Non quel genere vistoso che ti giri a guardarlo.Più semplice. Aveva qualcosa che prendeva,ninete dadire, ce l'aveva. Come una specie di trasparenza,di limpidezza. Era quel tipo di donna che quando ce l'hai tra le tue braccia, sai che lei è lì tra le tue braccia e da nessun'altra parte.
Emma gli sorrise e li chiese cosa ci facesse lì. Kurtz non lo sapeva. Stesse in silenzio,non gli rispose. Decisero di andare in giro. Emma si cambiò in tutta fretta e finalmente uscirono. Erano da soli, iniziarono a parlare. Parlavano di tutto. Kurtz diceva quanto era bello se avessero avuto le ali. Andarono in un pub, era pieno di gente. Si divertirono.

Emma camminava peggio di uno zombie quella mattina. Forse non era stata una buona idea bere tutta la notte. Aveva fatto a botte coi suoi amici a stomaco vuoto, a colpi di birre fresche,vino rosso,tequila e whisky.
Camminava per le vie del centro cercando di ricordarsi dove abitava.
Si trascina faticosamente, era stordita,aveva la maglietta macchiata di sangue, le sanguinava il naso,prese un fazzoletto dalla tasca dei jeans strappati, sporchi di fango e si pulì alla bell'e meglio. Fece altro cento metri, si fermò in un vicolo e vomitò. Riprese a camminare ancora più faticosamente. Non riusciva a pensare.
Si ripeteva mentalmente la parola "amici" quando vide un passante, sui cinquant'anni.
<<"Scusi sa che ore sono?">>
<<"Sono le sette, ma non sei un pò troppo giovane per essere in queste condizioni?">>
<<"Grazie per l'ora,ma non crede che siano affari miei?">>
Era tardi ed Emma non aveva voglia di essere buona e rispettosa, si voltò e riprese a camminare; continuava a pensare, cercava di ricordarsi cosa aveva fatto la notte prima, aveva un enorme livido sul polso e non aveva idea di quale fosse la causa. Aveva ancora le idee confuse, eppure gli effetti dell'alcol non dovrebbero durare così tanto.
"Amici.. Chissà se sono davvero amici quelli, li conosco da almeno sei anni e non ho idea di quale sia il cognome di alcuni di loro. Mi fa male la testa. Cazzo, ora vorrei avere le ali. Ieri sera Kurtz mi ha detto che se si avessero le ali non si dormirebbe mai, questo me lo ricordo, ma credo che si dorma per farsele crescere queste cazzo di ali. Ma quale cazzo è il vero nome di Kurtz? Prima o poi glielo dovrò pur chiedere, Quanti anni avrà? Venti o ventuno, al massimo ventidue,non di più, però a volte sembra un quarantenne con un passato da eroinomane, mi ci potrei perdere in quel viso sgualcito, mi piace quando mi chiama Emma, è il mio vero nome ma non lo usa mai nessuno, io che di anni ne ho diciannove e non ne dimostro mai più di quindici, anche quando ci vado giù pesante col trucco, mi fa troppo male la testa."

La ragazza camminava tra i primi avventurieri e avventori del mattino, si portava dietro il peso dei suoi avambracci tatuati, dei suoi piercing e delle sue rivoluzioni pacifiche. Le faceva male tutto. Camminare diventava sempre più faticoso. Voleva dormire, ma lei non dormiva bene da mesi,tanto valeva stare sveglia. Le sarebbe piaciuto essere una margherita bianca.
Voleva essere una foglia che cade dal suo albero quando è ancora verde solo per farsi trasportare dal vento.

"E poi Kurtz mi capisce sempre. Sono incomprensibile,perchè mi comprende? Mi fa malissimo la testa. Non riesco a muovere il polso, è diventato completamente viola. Sono insopportabile, perchè mi sopporta? Sarà meglio sapere o non sapere? Le poesie d'amore dovrebbero essere più lunghe...
La mia testa,merda".

Emma mise gli auricolari e si avviò verso la periferia della città, arrivò al vecchio ponte, quel posto le era sempre piaciuto. Il ponte sovrastava la campagna secca inondata dalla siccità estiva, casa sua era poco oltre. Il vento aveva portato llontano le poche perturbazioni, la musica era al massimo. Erano le sette e tre quarti, Emma si fermò a scrutare il letto del fiume arido,le ricodava Kurtz quell'aridità, le ricordava sè stessa. Emma lo sapeva che a casa non ci sarebbe arrivata, ché tanto ad aspettarla non c'era nessuno. Fece un respiro profondo, aveva i pensieri annebbiati. La testa le faceva sempre più male. Osservava il terreno duro, battuto dai raggi del sole estivo.
Scavalcò la bassa struttura metallica al lato della strada e rimase ferma per qualche minuto, in bilico sul ciglio di quel vecchio ponte. Le tremavano le gambe. Una folata di vento tiepido la investì e nella sua mente immagini spezzante della notte precedente si sovrapposero.

"Cos'è successo? Kurtz, dovevi smettere di farti del male tempo fa, ma cos'è successo"?

Finalmente le tornò in mente tutto. L'incidente. L'alcol. La macchina accartocciata contro un muro. Il sangue di Kurtz ovunque. Il suo polso. I vetri rotti. La testa le girava.
Il corpo tumefatto di Kurtz l'avevano portato via con le sirene spente.
Lei era scesa dalla macchina prima che arrivassero i soccorsi e aveva osservato tutto da lontano, poi aveva iniziato a camminare, si voleva allontanare il più possibile. Nessuno ci aveva fatto caso. Era solo una ragazzina curiosa e un pò stordita coi jeans sporchi e il viso graffiato.
Kurtz era morto.
Si toccò il volto, le doleva incredibilmente, la pelle era lacerata e sporca. Si guardò la mano,era sporca di sangue. Emma tremava. Non capiva. La testa le girava. La consapevolezza che le portò il flashback era pesantissima.

"Kurtz,dove sei? Kurtz, non è vero, io non.. Non.. Scusa."
Non riusciva a muoversi, voleva piagere ma non scese neppure una lacrima sul suo volto troppo giovane,

"Sì,ci vorrebbero le ali".
Su quel ponte, sul ciglio dell'indecisione, Emma prese finalmente la sua decisione.
Si tuffò di testa, come faceva da bambina quando al mare si gettava dagli scogli e finiva nell'acqua più salata e limpida che avesse mai visto. Solo che ora l'acqua non c'era.

Mentre volava pensava agli aironi e ai tatuaggi sul petto di Kurtz.

"Saremo felici,lo giuro."
 
   
 
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