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Autore: jaynakahara    24/05/2015    2 recensioni
Tony/Loki ~ Post 'The Avengers'
Quel frammento infinitesimale della sua mente, quello che gli diceva di chiamare Fury e far rinchiudere il Dio in qualche prigione ad Asgard e gli ripeteva continuamente quanto tutto quello fosse sbagliato - Loki era un criminale, aveva ucciso delle persone innocenti e aveva provato a fare lo stesso con lui, aveva messo in pericolo migliaia di vite e la Terra stessa ed era giusto che scontasse la sua condanna - perdeva importanza ogni volta che sentiva le dita sottili di Loki impossessarsi dei dettagli dei suoi muscoli, ridisegnandoli e rimodellandoli a suo piacimento.
Genere: Angst, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Loki, Tony Stark/Iron Man
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Unspoken - Avengers OS  
Unspoken


And it doesn’t matter
how you feel now, anything at all
Seems to be your only way, so vicious
Heavenly apart


Tony Stark non sapeva quando era cominciato tutto quello.
O meglio, preferiva non ricordarlo: una parte di lui, in realtà, aveva contato ogni singolo, dannatissimo istante passato da quando la sua bocca aveva assaggiato per la prima volta quella di Loki, e da quel momento non aveva più smesso di cercare il sapore di quelle labbra sottili e gelide, che erano diventate la peggiore delle droghe.

L'ingannatore era apparso alla Stark Tower una sera afosa, raggirando i sistemi dall'arme e i sensori di Jarvis, con una naturalezza che aveva disarmato il miliardario.
"Se non sbaglio, Stark, mi devi un drink" aveva ghignato, e quello era stato l'inizio della fine, per Tony.
Senza sapere né come né perché si erano ritrovati nudi, nel letto dell'inventore, l'asgardiano che sovrastava il mortale, le labbra ancora curvate in quel ghigno che spegneva la razionalità di Tony Stark come solo l'alcool riusciva a fare.
Tony aveva provato a cancellargli quel dannato ghigno dal volto, ma alla fine era sempre Loki quello che aveva la meglio.

Quel frammento infinitesimale della sua mente, quello che gli diceva di chiamare Fury e far rinchiudere il Dio in qualche prigione ad Asgard e gli ripeteva continuamente quanto tutto quello fosse sbagliato - Loki era un criminale, aveva ucciso delle persone innocenti e aveva provato a fare lo stesso con lui, aveva messo in pericolo migliaia di vite e la Terra stessa ed era giusto che scontasse la sua condanna - perdeva importanza ogni volta che sentiva le dita sottili di Loki impossessarsi dei dettagli dei suoi muscoli, ridisegnandoli e rimodellandoli a suo piacimento.

Gli Avengers, Pepper, i suoi doveri, il mondo intero spariva e nella sua mente esistevano solo le sue mani che stringevano i fianchi magri del Dio, la sua pelle abbronzata contro quella dell'ingannatore, le unghie dell'altro che gli graffiavano la schiena, i gemiti e gli sguardi roventi che si cercavano e si respingevano.

Non c'era mai stato spazio per i sentimentalismi, durante quegli incontri segreti avvolti nel velo della lussuria, dove ognuno combatteva contro se stesso e l'altro per vincere quel gioco pericoloso, quella battaglia fatta di respiri rubati, muscoli che si tendevano, frasi sconnesse sussurrate nel buio.
Sin dal primo momento Tony era stato cosciente del fatto che quello che aveva intrapreso era un cammino verso l'autodistruzione, che Loki l'avrebbe ucciso un pezzo alla volta, che alla fine gli sarebbero rimasti solo frammenti di uno specchio infranto da stringere tra le mani, ma non aveva mai cercato di porsi veramente un freno. Il Dio dell'inganno stuzzicava quella parte nascosta del suo essere, lacerava la maschera dell'inventore e poi lo lasciava solo a ricomporla, per poterla distruggere ancora e ancora e ancora.

Ed era sempre Loki a vincere.



Le labbra di Tony Stark torturavano la pelle lattea del collo del Dio, che ringhiava piano tra i denti, come una bestia ferita, per impedire alla propria voce di storcersi in un gemito che avrebbe sicuramente dato all'umano la soddisfazione che cercava.
Non che non sapesse che Loki desiderava tutto quello, ma tra di loro era sempre una questione di orgoglio. Entrambi volevano che fosse l'altro a cedere, per potersi sentire superiori, anche se solo per un momento. Loki era un Dio, ma di fronte a quel semplice midgardiano non sapeva come comportarsi, e questo lo faceva innervosire.
Lui era il Dio dell'inganno, eppure lo sguardo caustico dell'Uomo di Metallo aveva su di lui un potere comparabile a quello che aveva esercitato grazie allo scettro di Thanos.

Sfuggire alla sorveglianza a cui era sottoposto era tremendamente semplice, considerata l'impazienza che aveva mostrato Thor nel riportarlo ad Asgard, e sapere di potersi recare da Tony Stark ogni volta rendeva l'attesa sempre più insopportabile.
Ridicolo.
Era semplicemente ridicolo che lui, Loki, si fosse fatto assoggettare a quel modo da un misero mortale.

Le mani di Iron Man esplorarono il suo inguine e quei pensieri rancorosi vennero inghiottiti dal vortice di lussuria e piacere che si apriva nel petto del Dio, le cui dita si strinsero sui capelli corti dell'uomo, tirandoli e strappandogli un basso mugolio di protesta.
Un ghigno tese le labbra sottili dell'ingannatore, che subito vennero coperte da quelle bollenti e screpolate di Stark.

La loro era una continua sfida, anche mentre le loro lingue esploravano l'una la bocca dell'altro non smettevano di combattere quella guerra personale che ogni volta li conduceva sul quel letto sfatto, ad odiarsi e amarsi con foga crescente. Mentre giaceva tra le braccia abbronzate dell'Avenger, dalla mente di Loki scompariva qualsiasi pensiero non avesse a che fare con la presenza che lo sovrastava in un'illusione di dominio; si annullavano a vicenda nel continuo tentativo di soverchiare l'altro, ma era sempre l'umano quello che cedeva per primo.

Stark ringhiò qualcosa, forse il nome del Dio, forse un'imprecazione, mentre scivolava in lui e per l'ennesima volta si sentiva completato e affine a quell'anima dannata, e Loki rispose con un gemito rabbioso, conficcandogli le unghie nella carne della schiena.

Stark  soffiò all'orecchio dell'altro, che rabbrividì.


Si cercavano e si respingevano, si odiavano e si amavano in quell'accordo mai pronunciato sancito dall'unione della loro carne e dello spirito. Erano talmente impegnati a credere e cercare di odiare da non rendersi conto di come la presenza dell'uno lenisse il dolore dell'altro per il breve tempo concesso loro per condividere quel letto.
La passione che li univa per quegli istanti che parevano infiniti si consumava come la cera di una candela accesa, infiammando i loro corpo e annichilendo la ragione, finché l'aritmia dei loro cuori non tornava normale e i loro respiri calmavano il loro ritmo affannoso.


Loki chiuse per un attimo gli occhi.
Doveva tornare in cella, prima che scoprissero la sua fuga, ma tra le braccia di Stark provava un senso di appartenenza mai avvertito prima e che gli faceva desiderare di non lasciare mai quella stretta possessiva che lo schiacciava contro il torace dell'umano, che ora era scivolato al suo fianco circondandogli il busto con un braccio. Avvertiva il suo respiro bollente sfiorargli il collo in un'impalpabile carezza, e per un secondo la folle idea di rimanere lì si affacciò alla sua mente.
Soffocò quell'assurdità sul nascere. Come aveva potuto pensare una cosa del genere? Non appena Thor avesse scoperto che era scappato avrebbe battuto palmo a palmo tutti i Nove Regni pur di trovarlo, e le tecnologie di Stark non avrebbero potuto nasconderlo all'ira del fratello per sempre. Inoltre... Che ne sarebbe stato dell'umano? Se fosse stato etichettato come suo complice avrebbero sicuramente punito anche lui.

Da quando si preoccupava per un semplice mortale?

Stizzito e furioso con se stesso si divincolò dalla presa dell'altro, che dopo una breve resistenza sciolse la presa sul suo corpo, lasciando che si allontanasse ancora da lui.


Tony osservò il Dio muoversi nella penombra della stanza, illuminata da una sottile lamina di luce proveniente dal satellite lunare visibile oltre il vetro della finestra e dal pulsare del reattore Arc nel suo petto. Quante occasioni aveva fornito a Loki di strappargli il suo cuore meccanico e ucciderlo?
Molte, e non solo durante quelle notti, eppure l'ingannatore non l'aveva mai fatto, e l'uomo non riusciva a non chidersi perché. Perché rischiava tanto solo per vederlo? Perché sfidava l'ira di Odino e di Thor per recarsi alla Stark Tower, da lui? Erano domande pericolose, e ciò che le possibili risposte comportavano turbavano profondamente il miliardario, che non riusciva tuttavia a non interrogarsi su ciò che si agitava dietro lo specchio delle iridi algide del Dio.

In un battito di ciglia l'asgardiano fu di nuovo vestito, in piedi di fronte a lui, che gli sorrideva di quel sorriso obliquo che Tony Stark odiava e amava con tutto se stesso.
Ci vediamo, Stark  ghignò il Dio degli inganni, e Iron Man si ritrovò solo, per l'ennesima volta.

In quel loro gioco perverso, era sempre Loki ad uscirne vincente.



I’m leaving caught up in your lies
You’re on any other side
Clawing up my eyes
I’m feeling your arms around me




Note
Ho deciso di tornare nel mondo delle fanfiction dopo più di un anno e mezzo di pausa con questa OS sulla mia OTP di 'The Avengers', la IronFrost.
Non ho mai scritto slash, quindi non ho idea di cosa possa essere uscito. Spero di non aver reso i personaggi OOC, gestire quei due - Loki soprattutto - mi risulta abbastanza difficile.
Se volete rendermi un'autrice felice, lasciate una recensione per farmi sapere il vostro parere!
   
 
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