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Autore: Jessy Pax    25/05/2015    7 recensioni
Sam, Dean e Charlie finiscono a Starling City per risolvere un caso di alcuni suicidi misteriosi.
Inevitabilmente faranno la conoscenza di Arrow, Felicity e Diggle.
Collaboreranno insieme per combattere un fantasma vendicativo o finiranno per litigare?
Scopritelo nella mia one shot rigorosamente SuperArrow!
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Felicity Smoak, John Diggle, Oliver Queen
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
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Saving People, Hunting with Arrow,

The Family Business

 
 




 
 
A capo chino, Sam continuava a studiare e leggere ogni paragrafo esistente su quel vecchio libro logoro e ammuffito. Stava cercando qualcosa, qualsiasi cosa pur di aiutare il fratello e liberarlo da quel maledetto marchio di Caino. Si passò una mano sul collo dolorante e allungò le gambe al di sotto del lungo tavolo di legno posto al centro della grande sala del loro bunker sotterraneo.
«Che si fotta anche questo libro!» Sam e Charlie alzarono gli occhi all’unisono quando sentirono Dean sbottare a quel modo. Aveva gettato il grande tomo ingiallito col tempo lontano da lui; si massaggiò gli occhi per la forte stanchezza che avvertiva.
«Dean, forse dovresti riposare un po’…» consigliò preoccupata Charlie e Sam, con una espressione tesa e nervosa, annuì in ansia anche lui dando ragione alla ragazza dai capelli rossi.
Dean scosse la testa e si alzò in piedi trascinando la sedia al pavimento «Ho fame, ho voglia di crostata. Abbiamo la crostata?»
«Prova a guardare nella credenza» rispose il fratello minore.
Con un grugnito Dean si allontanò per dirigersi in cucina e, gli altri due rimasti in sala, restarono fermi a guardarsi mentre lo sentivano imprecare dall’altra parte della stanza «Perché non c’è mai la crostata quando ne ho bisogno?»
Sul viso di Charlie apparve un sorriso divertito che contagiò subito anche Sammy, i due cercarono di trattenersi quando Dean tornò indietro ma non riuscivano proprio a mascherare le risate.
Il ragazzo li guardò ad occhi stretti quando si mise nuovamente seduto «Almeno faccio divertire voi.» sollevò un sopracciglio e poggiò le braccia sul tavolo, scartando un sacchetto di patatine piccanti che aveva trovato in cucina.
Ne prese un mucchietto con le dita e le mangiò tutte insieme. Le briciole cadevano come neve sulla sua camicia rossa e Sam lo guardava con la fronte corrugata «Sei disgustoso!»
«Ma pensa a leggere, Sammy!»
Charlie scosse la testa ancora divertita e rubò una patatina dal sacchetto di Dean «Forse abbiamo bisogno tutti di una pausa.»
«Non la stiamo già facendo?» domandò Dean sgranocchiando altre patatine.
La ragazzina rossa sollevò le spalle e guardò l’altro fratello «Una pausa vera e propria. Una pausa da tutti questi libri.»
Sam si rizzò sulla poltrona e con uno sguardo comprensivo fece un gesto con la mano verso lei «Charlie, se hai bisogno di risposo vai a farti un giro. Esci un po’… noi continueremo a cercare. Non c’è nessun problema per noi.»
Charlie sbuffò abbassando le spalle mentre prese a tamburellare le dita e puntare gli occhi di nuovo sullo schermo del suo pc.
I ragazzi avevano ripreso a studiare i libri ma il ticchettio dell’orologio appeso alla parete stava facendo impazzire la ragazza e, quando non ne poté più di quel frusciare di pagine e Dean che sgranocchiava le sue patatine unticce, ruppe il silenzio «Ascoltate! E se vi dicessi che ho trovato un caso che potrebbe fare per noi?»
Sam alzò ancora gli occhi e guardò prima il fratello e poi Charlie senza molto interesse «Che tipo di caso?»
Charlie si accomodò sulla sedia e cercò di spiegare ciò aveva trovato con troppo entusiasmo, e questo insospettì Dean «Ho trovato questo articolo che parla di alcuni suicidi misteriosi che ci sono stati nell’ultima settimana a Starling City. Nessuna delle vittime sembrano essere collegate tra loro. Ho già hackerato i file della polizia della città ma non sono riuscita a trovare nulla di strano.» fece una breve pausa e poi continuò «Inoltre, ho letto alcune dichiarazioni dei parenti o amici delle vittime e nessuno di loro riesce a spiegarsi il perché queste persone  si siano uccise. E…» Charlie si fermò stringendo le labbra, come imbarazzata da quello che avrebbe voluto dire.
Sam aspettò di sentire il resto, così la spronò «Vai avanti…»
Charlie prese un respiro profondo «E nemmeno il vigilante mascherato è riuscito a fermare queste morti. Non vi pare che il caso faccia per noi?» ora sorrideva elettrizzata guardando i fratelli Winchester.
Dean soffiò dentro il sacchetto di patatine ormai vuoto e poi lo scoppiò con un colpo secco della mano, Sam sobbalzò e Charlie emise un gridolino isterico sia per il suo entusiasmo che per la paura.
«Invece di cercare qualcosa sul marchio di Caino, stavi facendo ricerche su casi soprannaturali?» Dean non sembrava arrabbiato o scettico, semplicemente era tranquillo.
Charlie fece spallucce sentendosi in colpa «Più o meno.»
Poi Dean continuò scoppiando in una risata grossa «E poi… cos’è questa storia del vigilante mascherato? Chi è, Batman?»
La ragazza non smentì e ne confermò, semplicemente sorrideva sentendosi a disagio con Dean che rideva di una cosa che per lei era seria e importante «No, in realtà lo chiamano… Arrow.»
«Arrow? Nel senso che usa le frecce o roba simile?» intervenne finalmente Sam.
Charlie annuì e Dean smise di ridere per farsi serio in volto e schiudere leggermente le labbra «Ma tu non eri lesbica? Adesso ti interessano gli arcieri?»
L’amica lo ammonì con uno sguardo di rimproverò e girò il computer per mostrare ai fratelli di quello che stava parlando. Magari, se lo avessero letto con i propri occhi, ci avrebbero creduto.
Sam annuiva fugacemente mentre leggeva e Dean aveva una mano sulla bocca e lo sguardo fisso e stretto, sembrava pensieroso.
«Secondo me dovremmo dare un’occhiata, Dean. Hai letto anche tu, Charlie sembra avere ragione. Potrebbe esserci dietro un fantasma. Magari spinge le vittime a suicidarsi.»
Dean non ne era del tutto convinto, ma non per il caso trovato dalla sua amica, ma da quel vigilante che sembrava essere uscito da qualche cartone animato. Sospirò passandosi una mano dietro il collo «Va bene. D’accordo, ci sto. Andiamo a vedere cosa succede a Starling City.»
I tre si alzarono dalle poltrone per andare nelle rispettive camere e preparare tutto ciò che era indispensabile portare durante il viaggio, ma Charlie affrettò il passo per afferrare il braccio di Dean «Ehi… posso fare la foto con Arrow se riusciamo a vederlo?»
Dean increspò le sopracciglia «Charlie, ma per chi mi hai preso, per il manager di Arrow? Che ne so se puoi fare foto con lui!» il ragazzo prese la ragazzina dal polso e la trascinò con se lungo il corridoio freddo del bunker «Ma tu guarda se doveva prendere una cotta per Robin Hood!»
 
 
 
***
 
 
 
Felicity era seduta al bancone della tavola calda. Sorseggiava del caffè caldo e stava provando a distrarsi da tutti i pensieri che ultimamente le mandavano la testa in confusione.
La morte di Sara era stato un colpo davvero duro da accettare e, nonostante tentava con tutte le sue forze di andare avanti e dimenticare, a volte aveva semplicemente bisogno di restare da sola e pensare a tutto e a niente. A vagare con l’immaginazione e riempirsi di se e di ma. Lasciando dietro ogni problema, lasciando dietro Oliver, Diggle, Laurel, Roy e anche Ray Palmer. Certo, aveva da poco iniziato a lavorare per lui, ma questo non le impediva di prendersi alcuni minuti della sua pausa lavoro e far finta di essere una persona normale senza una doppia vita. Senza correre per e dividersi in due per aiutare Arrow e allo stesso tempo svolgere il suo compito da vice presidente della Palmer Tech. Voleva semplicemente essere per un po’ solo una ragazza qualunque che beve del caffè seduta al bancone di una tavola calda “Anche se il caffè è più buono al Jitters di Central City!”, pensò tra se.
«Salve. Prendiamo tre caffè, due hamburger farciti e un’insalata, grazie.» Due uomini in giacca e cravatta e una ragazza dai capelli rossi e un abbigliamento piuttosto serio, si sedettero al bancone poco distanti da Felicity. La biondina continuò a sorseggiare in silenzio la sua bevanda ma da dietro gli occhiali sbirciava di tanto in tanto i tre nuovi arrivati. Non li aveva mai visti in quel locale, ne era certa.
Uno dei due ragazzi, quello più basso, si accorse che Felicity lo stava guardando. Sorrise d’istinto e la ragazza bionda si agitò fin tanto da distogliere lo sguardo.
Il cameriere offrì loro le ordinazioni e sempre lui, quello più basso, fu il primo a mangiare e Felicity temette che potesse strozzarsi per i grandi bocconi che strappava al panino.
«Vuoi dell’altro caffè, Felicity?» il proprietario del locale aveva la caraffa di vetro in mano pronto a versare altro liquido scuro e marrone nella tazza della giovane.
«No, ti ringrazio. Sono apposto così.» Felicity sorrise costringendosi a non voltare il viso verso destra, sentiva di essere osservata ma non voleva dar peso alla situazione.
«E voi? Avete bisogno di qualcos’altro?» fortunatamente Bill, distolse l’attenzione dell’uomo da Felicity.
«Sì, in realtà sì. Siamo dell’FBI» quello basso tirò fuori dalla tasca interna della giacca il distintivo, gli altri copiarono il gesto ma la donna dai capelli rossi sembrava impacciata e non a suo agio, notò Fel. «Io sono il detective John Smith e questi sono i miei partner: il detective Oldman e Parker.»
”John Smith. Sul serio?» Felicity trattenne una risata e si tuffò nuovamente nella tazza per reprimere il divertimento.
«Che ci fa l’FBI da queste parte? Non starete indagando per caso su tutti questi suicidi misteriosi?!» Bill prese un asciugamano e lo gettò sulla spalla mentre asciugava un bicchiere bagnato.
Questa volta fu il ragazzo più alto a parlare, il detective Oldman «Già. Cosa sa su queste morti? Ha notato qualcosa di strano ultimamente? Odori particolari tipo zolfo… oppure freddo improvviso?»
Bill ci pensò su e Felicity origliò ora interessata da questa conversazione, ponevano delle domande bizzarre per essere detective dell’FBI «Beh… so solo che due giorni fa ho perso un caro amico. Si è buttato dal quinto piano di questo palazzo mentre stava cenando con la sua famiglia. Ho pensato che fosse strano ma magari io non sapevo tutta la storia. Ho pensato che Matt potesse avere dei debiti con qualcuno di pericoloso…»
«Si è buttato all’improvviso mentre cenava con la sua famiglia e nessuno ha tentato di fermarlo?» chiese la ragazza.
Bill sollevò le spalle e abbassò lo sguardo «Cosa avrebbero potuto fare? Un attimo prima Matt stava controllando il suo cellulare e un attimo dopo si è alzato da tavola, ha aperto la finestra e si è gettato di sotto. Sua moglie non ha avuto nemmeno il tempo di rendersene conto.» i tre capirono che il signore non sapeva nient’altro ed evitarono altre domande.
«Va bene, la ringrazio signore.» il detective più alto sembrava essere più compassionevole rispetto all’altro.
Felicity non aveva ancora intenzione di andarsene, per lei era strano che addirittura tre detective dell’FBI stessero indagando su un caso come questo. Soprattutto perché già se ne stavano occupando lei, Oliver e gli altri.
«Però…» riprese Bill «Se state indagando su questo caso, dovete sapere che c’è anche qualcun altro che lo sta facendo. Arrow. L’incappucciato. Almeno suppongo che lo stia facendo. Se salta fuori un guaio, state certi che ci sarà anche lui Forse fareste bene a chiedere aiuto anche a lui.»
Felicity sorrise senza farsi vedere. Quindi è questo che le persone pensano di Oliver: che è un cerca guai. O forse sono i guai a cercare lui ma alla fine la gente si fida del vigilante.
«Lo conosce? Lo ha mai visto? Sa chi è?» Felicity sollevò lo sguardo sulla donna, il detective Parker. La voce di quella ragazza era curiosa, sfacciata, voleva proprio sapere qualcosa di più su Arrow. Il detective più basso le lanciò uno sguardo d’ammonimento e sorrise tirando fuori una banconota verde che passò prontamente al ristoratore «La ringrazio per il suggerimento. Chiederemo aiuto anche a Robin Hood se necessario.»
«Robin Hood… oh mio dio!» Felicity sussurrò ridendo tra se, sicura che nessuno l’avesse sentita. Si sbagliava.
Il detective Smith ruotò il busto verso sinistra e scese dallo sgabello con un sorrisetto astuto. Con passo lento si avvicinò alla ragazza. Lei continuava a fare finta di nulla ma ormai era troppo tardi per restare invisibile e non destare sospetti. Posò la tazza di caffè vuota sul ripiano e si leccò le labbra con fare indifferente cercando qualcosa nella borsetta «Le fa ridere qualcosa, signorina?» la voce del detective era profonda, quasi roca, a Felicity le sembrò troppo grossa per l’aspetto dell’uomo. Lineamenti del viso delicati, capelli corti e di un castano chiaro, occhi verdi… forse troppo verdi. Si accorse che lo stava fissando imbambolata quando se lo ritrovò un po’ troppo vicino. Il profumo che aveva messo era forte ma buono e arrivò alle narici di Felicity come una leggera brezza marina.
La biondina scosse il capo e lasciò perdere la borsetta distogliendo lo sguardo altrove, guardando qualsiasi cosa «Non stavo ridendo, signore. Cioè, non stavo ridendo di lei o dei suoi colleghi. Stavo ridendo per come ha chiamato il tizio incappucciato.» odiava quando non riusciva a tenere a freno la lingua. Strinse gli occhi e le labbra prendendo un respiro profondo. Sentì il detective sghignazzare piano e posò il braccio destro sul ripiano «Perché in questa città se ne va in giro un tizio che si fa chiamare Arrow?»
Felicity imprecò mentalmente, aveva scelto la persona sbagliata per chiedere certe cose. Sollevò le spalle, sfoggiando la sua abilissima faccia da poker. Ma lo sapevano anche i muri che era una pessima bugiarda «Perché… qualcuno deve pensare a salvare le persone, no?»
«Non esiste la polizia per quello?»
«Sì, ma a volte non basta. A volte c’è bisogno di un eroe.»
«È questo che pensa di Arrow? Che sia un eroe?»
«Più o meno sì.» Felicity e il detective Smith si guardarono negli occhi per un po’, Dean non sapeva perché stava mettendo in difficoltà questa povera ragazza. Ma qualcosa in lui gli diceva che nascondeva qualcosa. O semplicemente perché lo attraeva. In fondo era da Dean mettere in imbarazzo le donne. D’altro canto, Felicity, sapeva che se sarebbe rimasta un altro po’ in quel locale in compagnia di questi strani detective, avrebbe detto qualcosa di compromettente. Doveva andarsene. Anche se il detective era carino ed era difficile distogliere lo sguardo dai suoi occhi.
«Sai qualcosa, per caso, su questi strani suicidi?» il detective distrusse il piano di Felicity di scappare via in tempo.
Scosse la testa e rispose ingenuamente «No. Ho letto solo le notizie sul giornale. Perché me lo chiede?» era una mezza verità. Ma non poteva certo dirgli che giorni prima lei e il team avevano indagato e dato che non avevano trovato nulla di compromettente, hanno archiviato il caso come suicido senza precedenti.
Dean sorrise, in quel modo che solo lui sapeva fare. Come se la sapesse lunga, e quindi induceva alla persona che aveva davanti a confessare l’inconfessabile «Perché sembri una che sa fin troppo.»
Non le stava più dando del lei, Felicity colse il segnale come un avvertimento, cioè che la situazione si stava facendo pesante «Potrei dire lo stesso di voi tre.»
Ciò che non aveva considerato Dean Winchester, era che stava parlando con Felicity Smoak. Non una ragazza qualsiasi che cedeva al suo bel fascino. Lei era tenace e intelligente. Rise bagnandosi il labbro superiore con la lingua «Sei perspicace. Felicity, giusto? È così che ti ha chiamato il barista.»
Felicity sentiva come se avesse appena vinto una partita a carte e per quanto le riguardava erano 1 a 0. Scese finalmente dallo sgabello, era molto più bassa del detective e vide che gli altri due stavano ascoltando tutta la loro conversazione. Si scontrò con lo sguardo con quello della ragazza, la vide arrossire e fare un sorriso imbarazzato. Felicity tornò su John Smith – sempre se questo era il suo vero nome - «Odori strani… zolfo, freddo improvviso. Detective, sono bionda ma non quel tipo di bionda.» Felicity sollevò le sopracciglia e ricordò che la stessa battuta l’aveva detta anni prima ad Oliver. Dean fece scorrere lo sguardo sui capelli di lei, guardò la coda alta, e poi tornò sugli occhi blu della giovane. Si era fatto un’idea approssimativa di questa ragazzina, aveva pensato erroneamente che fosse la solita bionda senza cervello. La solita ragazzina che le sarebbe bastata un’occhiata di troppo per farla sciogliere. In questo momento si sentiva battuto, sconfitto da una bambina poco più che venticinquenne. “Fantastico!” pensò Dean.
«Smith, tutto ok?» Sam si avvicinò e lo seguì a ruota anche Charlie. Sam era davvero alto e Felicity non poté fare a meno che squadrarlo dalla testa ai piedi.
Dean volse appena il viso in direzione del fratello, con ancora quel sorriso sghembo stampato in faccia «Sì… sto solo facendo la conoscenza di Felicity.»
Sam annuì una volta sola «Io e il detective Parker torniamo in auto, allora…»
Dean gli rispose con un cenno del capo, Sam strinse le labbra per salutare Felicity e Charlie piegò la testa di lato e sorrise sorniona; prima di raggiungere Sam nell’Impala, si avvicinò all’orecchio di Dean «L’ho vista prima io.»
Dean cercò di nascondere quella conversazione privata sorridendo incoraggiante a Felicity, come se stavano confabulando di lavoro. Poi, a mezza bocca, Dean non si lasciò sfuggire l’occasione di risponderle «Non credo proprio.»
Charlie alzò una mano e pronunciò un “ciao” a bassa voce. A Fel le fece tenerezza e mentre la guardava uscire dal locale pensò che quella tipa non era affatto un detective dell’FBI!
«Se vuoi che sia stupida, posso prometterti che continuerò a pensare che siete dell’FBI.» stavano frullando strane idea nella testa di Felicity, ma nessuna di quelle poteva lontanamente credere che fossero vere.
Dean fece un passo avanti e lasciò perdere ogni tentativo di fare colpo sulla ragazza, era sicuro di esserci già riuscito inspiegabilmente, tuttavia, era anche certo di essere finito in trappola «Perché dovrei volerti stupida? Non sono mica un serial killer! Hai capito qualcosa e ammetto che sono rimasto stupito. Ma non voglio ucciderti.» che strane conversazioni stavano spuntando fuori!
Felicity strinse le labbra e sgranò gli occhi «Quindi… posso liberamente pensare che tu e gli altri due siete una specie di acchiappa fantasmi?» lei non aveva pensato che il detective fosse un serial killer. Ma, lavorando con Arrow, conoscendo l’identità segreta di Oliver, immaginava che se questi tre ragazzi stavano indagando sotto copertura, forse non volevano svelare il loro segreto.
Dean allargò gli occhi e boccheggiò. Era stato letteralmente spiazzato. Ma chi era Felicity Smoak? Come aveva fatto a capire in soli pochi minuti chi e che cosa facevano lui, Sam e Charlie? Oppure… oppure erano stati loro poco prudenti? Non riuscì a rispondere, si agitava sul posto e Felicity da una espressione divertita, passò ad uno sguardo allarmato. Ci aveva forse azzeccato?
 «Ok, se questo è il momento in cui mi dici di scappare, ti prego fallo in fretta. Mi stai mettendo ansia.» Felicity incordò il collo per deglutire e annuì più volte per confermare ciò che aveva detto e posò di scatto la mano sul braccio destro di Dean.
Mossa sbagliata. Dean scostò via immediatamente il braccio, come se fosse stato punto da qualche insetto velenoso. È solo che Felicity aveva poggiato la mano sul marchio e nell’ultimo periodo ne era fin troppo sensibile. La ragazza, accorgendosi di quello scatto, alzò le mani come in segno di resa. Quasi spaventata.
Dean la rassicurò recuperando un sorriso, frugò nella tasca della giacca e tirò fuori un biglietto da visita «Senti, io so che tu nascondi qualcosa e tu sai che io sto nascondendo qualcosa. Questo è il mio numero. Se ti dovesse venire in mente qualche particolare, contattami subito. Anche noi vogliamo salvare delle persone.» passò il biglietto da visita alla ragazza personalmente, stringendo lievemente la mano di Felicity.
Si guardarono un’ultima volta, erano diventati complici in qualche modo. Entrambi non sapevano bene di quale complicità si trattasse, ma tutti e due sentivano di potersi fidare l’uno dell’altra in un certo senso.
Il ragazzo uscì velocemente dalla tavola calda e Felicity prese un profondo respiro, recuperò la borsetta e una banconota per pagare Bill. Aggiustò sulla spalla la borsa pronta a raggiungere Oliver e gli altri, portò il biglietto da visita all’altezza degli occhi «John Smith…» fece una smorfia con la bocca prima di mettere via il tassello di carta nella tasca, guardò la porta del locale pensando ancora al detective ed esclamò «Allons-y!»
 
 
 
 
***
 
 
 
«Puoi ripetere perché secondo te stanno indagando su quei suicidi?» Oliver era poggiato al tavolo freddo del loro covo, Felicity quando era giunta lì ormai era pomeriggio inoltrato. Aveva raccontato tutto ai suoi amici, ma nessuno di loro aveva compreso per quale motivo lei pensava che dovessero riprendere ad indagare su queste strane morti.
«Uno dei due detective ha chiesto a Bill se avesse sentito odore di zolfo o avesse avvertito del freddo improvviso prima della morte del suo amico. Secondo voi perché mai tre detective dell’FBI dovrebbero chiedere certe cose?» Felicity fece spallucce seduta sulla sua poltrona nera girevole.
Oliver picchiettava le dita sul tavolo e Dig scuoteva la testa «Ma acchiappa fantasmi, addirittura? A me sembra una stupidaggine. Sento Lyla, magari lei o L’ARGUS sanno qualcosa.» Dig prese il cellulare dalla tasca e uscì dal covo per parlare con la sua compagna. Rimasero Oliver, Felicity e Roy che si guardavano a vicenda.
Oliver ruppe il silenzio «Come ha fatto il detective Smith a darti il suo numero di telefono?» chiese alla ragazza con un tono sospettoso.
«Mi ha passato il suo biglietto da visita, te l’ho detto. Abbiamo parlato, io ho capito che nascondeva qualcosa e lui ha capito lo stesso di me. Ci siamo fidati a vicenda, diciamo.» a Felicity non piaceva giustificarsi con Oliver.
«Beh, forse avresti dovuto fare più attenzione. Fidarsi di uno sconosciuto!» Ollie la rimproverò con arroganza.
Felicity incrociò le braccia al petto indispettita. Non aveva cinque anni ed era furba quanto bastava per saper badare a se stessa «Beh…» scimmiottò la voce di Oliver «Io mi sono fidata di te tre anni fa. Ed eri anche tu uno sconosciuto quando ti sei nascosto nella mia macchina facendomi prendere un colpo!»
«Si è nascosto nella tua auto? È così che vi siete conosciuti?» Roy sembrava confuso e voleva conoscere qualche particolare in più sulla loro storia. Non sembrava importargli molto se in città erano arrivati tre sconosciuti che cercavano guai.
«No, lui si è presentato nel mio ufficio con un computer morto a causa di qualche proiettile.» Felicity indicò Oliver e, quest’ultimo, sbuffò guardando al cielo.
«Potremmo concentrarci, per favore?»
 Dig fece ritorno ma la sua espressione non era d’aiuto «Lyla dice che non ne sanno nulla. Per loro questi suicidi sono solo suicidi.»
Roy spostò uno sgabello lì accanto per sedersi, si toccò la fronte provato.
Felicity se ne accorse per prima «Roy… sembri non stare bene. Forse è meglio se torni a casa. Non hai una bella cera.»
Roy scosse la testa cercando di fare il forte ma chiuse gli occhi non potendo negare l’evidenza «È che ultimamente non riesco a dormire molto.»
Oliver si avvicinò all’amico e gli posò una mano sulla spalla corrucciandosi «Roy, va a casa amico… non preoccuparti.»
Il ragazzo guardò Ollie e annuì grato «Grazie» recuperò la sua giacca marrone e andò via dal covo a testa bassa.
Felicity era sinceramente preoccupata per Roy, ma i suoi pensieri apprensivi vennero spazzati via quando Oliver si piazzò di fronte a lei.
«Voglio che rintracci il numero del tuo detective. Voglio scambiarci due chiacchiere.» il tono di voce era pungente. Dig lo guardò con un lieve sorriso.
«L’ho già rintracciato. In questo momento sono fermi sulla dodicesima. Probabilmente nella loro Impala del ’67.»
«Perfetto. Dig, noi due andiamo a fare due chiacchiere con questi detective.» Oliver afferrò prima l’arco e poi andò ad indossare il suo costume.




 
***
 
 
 
 
«Come stai?» chiese Sam al fratello. Lui, Dean e Charlie erano chiusi nell’Impala, cercando di fare delle ricerche per scoprire qualcosa di più su quelle morti inspiegabili.
«Intendi il marchio?» Dean sollevò la manica della camicia a quadri verdi e osservò quella cicatrice rossa e quasi pulsante. La ricoprì subito, pensando a come si era sentito quando quella Felicity aveva poggiato per sbaglio la mano in quel punto «Sto bene, Sammy. Magnificamente.»
Sia Sam che Charlie sapevano che stava mentendo, così la ragazza rossa cambiò argomento avvicinandosi ai sedili anteriori «E così stavi facendo il pesce lesso con quella ragazza, eh!»
Dean rise furbamente e ammonì Charlie «Ehi, non ci stavo provando. E poi non è il mio tipo.»
«Non è il tuo tipo? Stai scherzando?» Sam rise guardando Charlie «Oh, è così che ti chiami? Fe-li-ci-ty?! Chiamami Felicity, questo è il mio numero!» Sam modulò una voce strana, prendendo in giro il fratello. Charlie non riusciva a contenere le risate e diede una spinta a Sammy per farlo smettere.
Dean se la rideva sotto i baffi e anche se non voleva ammetterlo si stava divertendo anche lui «Ok, se volete prendermi per il culo, fatelo pure. Ma Felicity era davvero una bomba…»
Nell’esatto momento in cui pronunciò quella parola, una freccia veloce colpì il finestrino dalla parte del guidatore e andò a conficcarsi sul sedile tra Dean e Sam.
«Porca puttana!» esclamò spaventato Dean. Tutti e tre aprirono all’unisono le portiere e uscirono di fretta. Sam aveva gli occhi sgranati, Charlie sorrideva come se avesse appena visto un miracolo e Dean… Dean era incazzato nero. «La mia piccola!» l’Impala era stata danneggiata e il Winchester maggiore non permetteva a nessuno di toccare la sua macchina. «Figlio di puttana!» afferrò velocemente la pistola dai suoi jeans e la puntò contro Arrow.
Diggle prese la sua e con sguardo truce la puntò di conseguenza su Dean.
«Voglio parlare con voi.» ordinò l’arciere.
«Io voglio spaccarti il culo, invece.»
«Dean! Per favore!» lo riprese Sam.
«Dean abbassa la pistola. Potrebbe aiutarci.» Charlie posò una mano sul polso dell’amico per accompagnarlo ad abbassare l’arma.
Dopo qualche esitazione, Dean si lasciò andare. Gonfiò il petto e si aggiustò la camicia indispettito «Parla.»
«Voglio sapere chi siete e cosa fate.»
«E tu chi sei?» lo sfidò Dean.
Oliver si agitò, ma Felicity gli parlò nell’auricolare e qualcosa che aveva detto, gli fece cambiare idea «Sei impazzita?» quasi urlò mentre premeva l’auricolare contro il timpano con le dita. Chiuse gli occhi e sospirò chiudendo la conversazione con la ragazza dall’altra parte «Dovete seguirmi. Subito.» Diggle lo guardò esterrefatto. Doveva essere impazzito se voleva davvero portarli nel covo.
 
 
***
 
 
 
 
«Oliver, perché vuoi portarli al Verdant?» Diggle parlava a bassissima voce mentre, ancora con la maschera, Oliver guidava i sconosciuti nel suo covo.
«Felicity dice che quel tizio collaborerà solo se la vede. Probabilmente hanno fatto amicizia.» Dig sollevò le sopracciglia, nel tono di Oliver c’era chiaramente una gelosia repressa e questo, in qualche modo, lo divertiva.
Scesero le scale del covo, Oliver non avrebbe tolto la maschera, d’altronde non dovevano fidarsi di lui ma di lei.
«Tu?!» Dean era poco dietro Arrow e indicò Felicity come se avesse appena visto un demone.
«Già… io.» Felicity si alzò dalla poltrona e salutò con la mano «Sorpresa.»
Dean strinse la mano a pugno e si avvicinò a Felicity scuotendo la testa «Sapevo che nascondevi qualcosa!»
Oliver lo bloccò al petto facendolo arrestare «Sta lontano da lei.» sibilò le parole quasi sputandole tra le labbra. Dean sollevò gli occhi molto lentamente. C’era troppo testosterone in quella stanza e persino Dig si fece piccolo nel vedere quello scontro silenzioso.
«Potreste evitare di pisciarmi addosso e marchiare il territorio, per favore?» Felicity sorrise gesticolando con le mani.
I due ragazzi si allontanarono velocemente, mentre Sam cercava di restare più calmo possibile. Charlie invece si guardava intorno come se fosse finita in una casa piena di dolci. C’erano così tanti computer… e anche di ultima generazione. Sorrideva e aveva gli occhi lucidi. Era stata un’idea sua di andare a Starling City ma non avrebbe mai pensato di ritrovarsi nel covo di Arrow e con tutti quei computer. E con una ragazza bellissima come sua partner.
«È la mia Scarlett Johansson, Sam.» Sammy temette che la sua amica fosse perduta per sempre. Era imbarazzato e si sentì in dovere di dare una spiegazione ai presenti.
«Mi dispiace causare tutti questi problemi a voi. Ma stiamo solo indagando su un caso che ci riguarda.»
«A tal proposito, vorremmo una spiegazione. Perché dite che questi suicidi sono di vostra responsabilità?» Oliver sembrava essersi calmato ma da come stringeva l’arco nel palmo della mano, non lo era affatto.
Dean guardò prima l’arciere, poi l’amico di colore e infine Felicity. In quella stanza se proprio doveva fidarsi di qualcuno, poteva scegliere solo lei «In questo mondo non esistono solo persone cattive o buone, esistono altre creature. Demoni, angeli, vampiri, licantropi, draghi, leviatani…»
«Fantasmi…» continuò Charlie.
«Crediamo che questi suicidi siano collegati tra loro in qualche modo. Tutte le vittime sono morte in circostanze non spiegate. Stavano bene fino un momento prima e all’improvviso decidono di ammazzarsi. C’è qualcosa sotto.» Oliver sentì di potersi fidare di Sam.
«Tipo cosa?» incalzò Felicity.
«Supponiamo che sia un fantasma vendicatore. In qualche modo sta cercando di uccidere delle persone alla quale era legato. Forse amici, parenti… colleghi di lavoro.» spiegò ancora Sam.
Dig sbuffò col naso non credendo ad una sola parola che sentiva. Era un soldato, non poteva credere a certe stupidaggini «E voi cosa c’entrate con tutto questo?»
Dean lo guardò ad occhi stretti, strafottente «Noi li cacciamo. E li uccidiamo.»
Ci fu uno scontro di sguardi tra Dean e Diggle, e Oliver si sentì in dovere di schierarsi con il suo amico.
Charlie si avvicinò a Felicity timorosa «Io sono Charlie, quello alto è Sam e quello bello è Dean. Siamo entrati nelle vostre vite così bruscamente… ma non volevamo disturbarvi. Forse… probabilmente no.» Sam la guardò male perché aveva presentato lui come “quello alto”. “Possibile che Dean doveva fare colpo anche sulle lesbiche?” fu il pensiero legittimo del Winchester minore.
Felicity ebbe l’impressione che con Charlie non si poteva non andare d’accordo. In un certo senso si rispecchiava in lei. Il medesimo giudizio lo ebbe anche Oliver e Diggle che con un sorriso, tranquillizzarono la ragazza facendola sentire a proprio agio.
«Non preoccuparti Charlie. È un piacere averti qui con noi.» Felicity poggiò una mano sulla spalla della rossa e l’accolse con il benvenuto.
«Supponendo che vi crediamo. Come avete intenzione di fermare questo fantasma?» domandò Oliver tornato ad assumere quel tono autoritario.
«Prima facciamo delle ricerche on line, poi andiamo direttamente sul posto. Facciamo qualche domanda, disturbiamo i parenti delle vittime, sfondiamo qualche porta e poi mandiamo all’inferno il figlio di puttana che uccide persone innocenti.» Dean era fatto così. Non era ragionevole. Era impulsivo e i suoi modi non erano gentili, erano rudi e diretti.
Sam si passò una mano tra i capelli «Abbiamo già fatto tutto questo e non siamo riusciti a venirne a capo. Ci sta sfuggendo qualcosa, ma Starling City sembra essere troppo tecnologica per noi. I server dei computer non sono facilmente hackerabili. È come se ci fosse qualcosa o qualcuno che blocca il nostro passaggio.»
«Chi di voi si è occupato dell’hackeraggio?» chiese Felicity con fare esperto.
«Io… Nerd. IT girl. Classe 1985.» scherzò piegando la testa mentre sollevava una spalla.
Felicity si elettrizzò e socchiuse le labbra «Wow… Nerd. MIT. Classe 1989.»
A Charlie brillarono gli occhi e andò a sedersi su una sedia prendendo le mani di Felicity per costringerla a sedersi sulla poltrona anche lei «Sei stata al MIT? E sei nerd… ma dove sei stata per tutto questo tempo?»
Felicity rise scuotendo la testa «Ero impegnata a stare dietro ad uno che ha la testa nel culo!»
«Già, anche io!» Charlie annuì dimenticando chi c’era intorno a loro.
Oliver e Dean, all’unisono, esclamarono: «Come scusa?»
Felicity e Charlie smisero di ridere e non ebbero il coraggio di voltarsi per guardare i due ragazzi, Deglutirono a fatica.
«Lasciamo perdere le stronzate. Dobbiamo trovare questo fantasma!» sentenziò Sam.
Felicity tornò in se e si rivolse a Charlie «In quale server stavate cercando di entrare?»
«Quello della polizia di Starling City.»
«Allora deve essere colpa mia. Ho messo un blocco per impedire che altri estranei possano entrare nei file criptati della polizia. In poche parole solo io posso hackerarli.»
«Fantastico!» Dean era sarcastico ma in qualche modo era anche impressionato da Felicity. La biondina sollevò un sopracciglio e tornò a pigiare i tasti della sua amata tastiera
Charlie le dava una mano e in due, velocemente capirono che cosa stava accadendo.
«Oh mio dio!» esclamò Felicity guardando immediatamente Oliver.
«Che succede?» Ollie si avvicinò prontamente alla biondina posando una mano sul tavolo.
«Io e Charlie abbiamo fatto una ricerca veloce sulle sei vittime, è saltato fuori che le sei persone che si sono tolte la vita avevano una cosa in comune.»
«Cosa?» incalzò Arrow.
Felicity deglutì posando una mano su quella dell’arciere. Gesto che a Dean non sfuggì. «Ricordi quel poliziotto ucciso da Roy mentre era sotto l’effetto del mirakuro?»
«Sì, cosa c’entra?»
«Conosceva le vittime. È l’unico punto d’incontro tra loro.»
«Cosa vuoi dirmi?»
«È uno spirito vendicativo. Si sta vendicando di chi gli ha fatto del male.» spiegò Charlie.
«Questo significa che finché non lo troveremo mieterà ancora vittime.» continuò Sam.
«E significa anche che questo Roy, è in pericolo. Se è stato lui ad ucciderlo, sicuramente vorrà vendicarsi. Mi stupisco che non ci abbia già pensato prima.» disse in modo spicciolo Dean.
Oliver, Diggle e Felicity si guardarono preoccuparti «Come facciamo a capire come induce le vittime a commettere il suicidio?» Diggle, forse per il suo scetticismo, era l’unico che stava ragionando al momento.
«È quello che ci stiamo chiedendo noi fin dall’inizio.» Dean ora voleva davvero aiutare, voleva mandare all’inferno questo dannato fantasma e andarsene da Starling City. Era stato un errore venire in questa città. Aveva già creato una faida con l’arciere, non aveva voglia di rimanere un altro secondo ancora in questo covo. E una parte di lui, probabilmente non voleva perché si sentiva a disagio con Felicity. C’èra qualcosa in lei che lo portava a credere che riusciva a leggergli l’anima. Non sapeva cosa lo spingeva a pensare questo, am ogni volta che la guardava negli occhi, sapeva che era un passo troppo lungo per lui stesso. Un passo pericolo che non aveva mai osato fare o provare.
«Alla tavola calda…» Felicity ebbe un’illuminazione e si voltò lentamente verso Charlie per poi indicare Dean «Bill, il barista, ha detto che il suo amico prima di suicidarsi stava controllando il cellulare e subito dopo è saltato dalla finestra. È possibile che il fantasma sia riuscito a scivolare nella rete internet? In questo modo si spiegano molte cose. Le morti sono avvenute in circostanze inspiegabili. Le persone si sono uccise da un momento all’altro. E se queste persone prima di togliersi la vita stavano navigando in rete? O se erano collegati ad un semplice social network?»
Dean si avvicinò a Felicity e al resto del gruppo trovando questa teoria piuttosto fattibile «Potrebbe essere… Sam, Charlie, voi che ne pensate?»
Sam sbuffò e allargò le braccia «Potrebbe essere una pista. Ma come ha fatto a convincere le persone a commettere il suicidio?»
Charlie schioccò le dita «Magari faceva leva sui sensi di colpa. Queste persone avranno commesso dei torti nei confronti del poliziotto e probabilmente è bastata qualche parola per far scattare tutto nella testa delle vittime.»
Diggle sbuffando si allontanò irritato. Oliver guardò Felicity per farle capire che ci avrebbe pensato. Raggiunse l’amico e tentò di convincerlo «John, lo so che non riesce a credere ad una sola parola che stanno dicendo quei tre ma in qualche modo la loro teoria torna e noi dobbiamo provare a fare qualcosa.»
Dig si passò una mano sulla bocca nervoso «Sì, ma Oliver… fantasmi! Qui stiamo sfiorando il ridicolo! Perché dovremmo credergli? Chi li conosce a questi tre?»
Oliver stava lottando con se stesso per non dare ragione a Diggle e cacciare gli estranei dalla sua città, ma sentiva che tutta questa faccenda doveva essere chiusa presto. C’era di mezzo Roy. Non poteva dare nulla per scontato «Senti, vorrei darti ragione e non sai quanto, ma c’è in ballo Roy. Se dovesse davvero capitargli qualcosa di brutto non potrei mai perdonarmelo. E se questi tre ci stanno dicendo la verità, dovremmo dargli una mano.» fece una pausa per constatare se l’amico si era lasciato trasportare dalle sue parole «Felicity si fida di loro, questo mi basta per collaborare.» concluse non sapendo più cosa dire.
Dig abbassò gli occhi con un sospiro e annuì «D’accordo. Va bene…» liquidò il tutto con parole fugaci e di poco conto.
Oliver con uno scatto aprì l’arco «Cosa avete bisogno per catturare un fantasma?»
«Abbiamo tutto il materiale nel porta bagagli dell’Impala.» rispose Dean.
Arrow, con tono da leader iniziò a spartire compiti e ordini ai presenti «Dig e Sam, voi andate da Roy e vi assicurate che stia bene.» Dig e Sam non se lo fecero ripetere due volte, uscirono dal covo correndo sulle scale.  «Felicity e Charlie, voglio che voi due fate saltare in aria tutta la rete internet di Starling City esclusa la nostra. Potete farlo?»
Felicity guardò Charlie in agitazione «Sì, possiamo farlo.» la ragazza dai capelli rossi confermò le parole di Felicity e si misero subito al lavoro.
Dean si avvicinò ad Arrow posandogli la mano sul braccio «Posso sapere che intenzioni hai oppure vuoi continuare a far finta che sia invisibile?»
Oliver, portando il peso del corpo da un piede all’altro, si concentrò su Dean «Hai ragione. Mi rendo conto che non abbiamo iniziato con il piede giusto e voglio rimediare.»
«Diciamo che sei stato un vero coglione.» Dean sorrise marcando l’ultima parola.
Oliver sorrise mantenendo allo stesso tempo un’espressione pacata e tranquilla, aiutato anche dalla mascherina che nascondeva le sue vere emozioni «Ok. Quello che voglio fare è costringere il fantasma a farsi vivo qui sotto. Suppongo che dovrà uscire dalla rete internet, no? E se facciamo saltare in aria quella di ogni computer della città escluso il nostro, lui verrà dritto qui. E quando lo farà, tu sarai pronto a prenderlo.»
Dean fece una smorfia con la bocca alzando le spalle «Mi sembra un buon piano. Ma il fantasma sta cercando il vostro amico…»
«E infatti sono già entrata nell’account Twitter di Roy e nell’e-mail personale. Sono a tutti gli effetti Roy Harper in questo momento.» si intromise Felicity.
«Ed io ho già messo K.O. tutta la rete internet della città!» Charlie sollevò il braccio contenta di quella vittoria personale.
Felicity rise indicando il gesto della ragazza «A volte faccio lo stesso anche io!»
«Davvero? Fico!» rispose Charlie con allegria.
Oliver strinse le labbra all’interno della bocca e Dean, con un sopracciglio alzato, scosse la testa nel vedere al complicità delle due donne «Ma lei è davvero così?»
«Così come?» Oliver sottolineò la parola che, pronunciata da Dean, sembrava quasi di scherno.
«Fantastica…» Dean sembrava pensare a qualcosa e quando si accorse che Arrow lo stava guardando male, tolse quel sorrisetto dalla faccia e si spostò leggermente «Sei fortunato ad averla. Bravissima ragazza.» Chiuse gli occhi e fece il segno dell’OK con le dita.
Oliver sospirò e prese una freccia dalla sacca verde «Vai a prendere la tua roba, il fantasma potrebbe saltare fuori da un momento all’altro.»
Dean annuì e corse fuori dal covo per andare a recuperare il borsone con l’acqua santa, sale grosso e ferri di ogni tipo.


 
 
***

 
 
 
Dean aveva finito da poco di spargere il sale su tutte le fessure d’uscita.
«Il fantasma mi sta contattando!» Felicity saltò sulla sedia quando vide che l’e-mail di Roy stava lampeggiando di messaggi.
«Cosa dice?» incalzò Dean.
«Dice che gliela farà pagare per averlo ucciso quella notte. Che vuole vendetta e non si fermerà fin quando non lo vedrà morto. I messaggi si ripetono.»
«Rispondi. Fagli capire che Roy è ancora vivo.»
Felicity eseguì l’ordine di Oliver e scrivendo veloce sulla tastiera, prese a conversare con il fantasma.
Più l’interazione andava avanti, e più sembrava che il fantasma del poliziotto si stesse innervosendo. I messaggi che scriveva erano più diretti, poche parole e più offese. Stava cercando di minare il senso di colpa di Roy. Nel leggere tutte quelle brutte parole, a Felicity le venne un groppo in gola. Fortunatamente quei messaggi non li stava leggende il suo amico e fu meglio così.
Ad un certo punto le mail terminarono. Il fantasma sembrava essersi arreso.
«Felicity dovremmo spostarci da qui.» Charlie si alzò dalla sedia e prese per mano Felicity che la spinse a mettersi in un angolo lontano dai computer. Tutto quel silenzio virtuale non era un buon segno.
«Prepara le frecce, cappuccetto verde!» Dean sgranchì il collo e impugnò meglio l’asta di ferro nella mano sinistra.
Oliver posizionò la sua freccia che aveva fatto immergere a Dean nel sale grosso, sull’arco.
Felicity sentiva il cuore in gola e all’improvviso avvertì un freddo pungente, il respiro che le usciva dalle labbra era condensato in una nuvola bianca.
I ragazzi lo avvertirono anche loro e quando perlustrarono l’intera stanza per vedere dove era il fantasma, si fermarono scuotendo la testa.
«Felicity non muoverti!» Oliver non voleva urlare, ma non riusciva a credere ai propri occhi. C’era davvero un fantasma dietro a Felicty! Non seppe trattenersi, scoccò la freccia che passò vicino l’orecchio di Fel procurandole un piccolo taglio.
Il fantasma svanì in una nuvola griglia che puzzava di zolfo e il grido con cui se ne andò fece cadere la biondina a terra, le tremavano le gambe. Charlie le andò subito accanto e l’abbracciò consolandola.
«Dannazione!» esclamò Dean continuando a perlustrare la stanza alla ricerca di una nuova apparizione dello spirito.
Poco dopo, il poliziotto evanescente apparve di fronte a Dean. Quest’ultimo gli conficcò il ferro nello stomaco. Sparì nuovamente.
Una nuova pausa spinse il fantasma a stare in panchina.
«Sei sicuro che è in trappola?» Oliver era agitato.
«Ne sono certo. Felicity chiudi anche la nostra rete internet!» ordinò Dean alla ragazza.
Felicity si alzò da terra e barcollante si gettò sul computer per far saltare in aria anche il suo computer.
«Mi ha ucciso. Devo vendicarmi!» la voce tetra del poliziotto spuntò fuori come per magia.
Dean fece un passo avanti con l’asta di ferro ancora ben tesa in avanti «Devi andare avanti. Stai facendo del male a delle persone innocenti.»
«Non sono innocenti! Hanno fatto del male a me e alla mia famiglia! Mi hanno derubato!» il poliziotto più parlava e più il suo copro si stava facendo solido.
Oliver fece un passo avanti ma notò che lo spirito ne fece uno indietro come spaventato. Il ragazzo guardò in basso e prese un respiro profondo. Dean, aveva capito che il fantasma probabilmente voleva redimersi, ma aveva bisogno di un gesto, un segno per fidarsi di loro. Abbassò l’asta di ferrò e la posò a terra alzando le mani. Oliver guardò il compagnia di caccia e poco dopo decise di seguire il suo esempio. Si tolse il cappuccio e la mascherina gettandola a terra. Sollevò le mani in segno di resa e abbassò l’arco e le frecce molto lentamente.
Charlie era proprio affianco a Felicity e tentarono di restare il più ferme possibile.
«Perché mi ha ucciso?»
«Amico, non è stata colpa sua.» Dean aveva avuto a che fare tantissime volte con casi del genere e tutte le volte, queste persone cercavano al verità, qualcosa che gli desse pace.
«Non poteva controllarsi. È stata una vittima anche lui. È stato drogato, non voleva.» continuò Oliver.
Il poliziotto iniziò a piangere e il suo corpo, le sue fattezze stavano tornando sempre più normali «La mia famiglia. Avevo una moglie e un bambino. Loro stanno bene?»
«Stanno bene. La tua famiglia è forte.» lo incoraggiò Ollie.
«Ce la faranno senza di me?» lo spirito piangeva e non riusciva a fermare le lacrime.
Oliver annuì e portò le mani lungo i fianchi «Ce la faranno, te lo prometto.» una promessa, era una promessa.
E questo probabilmente bastò al poliziotto per trovare la sua pace. Smise di versare lacrime e sorrise guardando in alto, come se avesse appena visto una forte luce che solo lui poteva vedere «Posso andare?»
«Puoi andare, amico.» Dean gli diede una sorta di benedizione con quelle parole e il poliziotto sparì senza lasciare traccia di se.
Tutti i presenti continuarono a guardare il punto in cui il poliziotto era svanito e Felicity a stento riusciva a respirare. Deglutì toccandosi l’orecchio ferito dalla freccia di Oliver «Ed io che pensavo di aver visto di tutto con i metaumani di Barry!»
Oliver con un sorriso si girò per guardare la ragazza avvicinandosi «Stai bene? Ti ho ferita, scusa.»
«No, è solo un graffio.» Felicity continuava a tamponarsi l’orecchio con le dita. Era solo una piccola ferita che stava già smettendo di sanguinare.
«Sam? È tutto finito, potete tornare.» Dean stava avvisando il fratello con il cellulare e quando chiuse la telefonata si rivolse a Charlie «Tu non volevi fare una foto con Robin Hood?»
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
Dean e Sam, furono ospitati da Dig e Felicity, invece, aveva invitato Charlie a stare da lei per la notte.
In mattinata, i tre stranieri scelsero di mettersi in viaggio per tornare nella loro “casa” e prima di salire tutti nell’Impala, salutarono gli amici di Starling City fuori dal Verdant.
«In qualche modo è stato divertente collaborare con voi.» Oliver indossava abiti casual. Allungò una mano porgendola a quella sorta di nemico/amico che aveva conosciuto solo un giorno prima.
Dean sorrise e, togliendo la mano dalla tasca strinse con una stretta amichevole quella di Oliver «Sono dello stesso parere. Anche se ancora non so se perdonarti per aver conficcato una freccia nel sedile della mia auto!»
Sam era accanto al fratello, salutò anche lui con una stretta di mano Oliver e Diggle «Ci dispiace per il disturbo ma abbiamo fatto un buon lavoro.»
«Fantasmi! Non avrei mai detto che potessero esistere veramente.» Dig faceva ancora fatica a crederlo possibile. Strinse la mano ai due ragazzi e salutò con un cenno del capo e un sorriso la giovane Charlie.
«Pensa che le persone riescono a credere a tutto tranne ai fantasmi e ai vampiri. Assurdo!» Charlie rise abbracciando Felicity «E quindi ci vediamo, stronzetti! È stato un piacere conoscerti, Fel. Sarai sempre la mia Scarlett perfetta!»
Felicity corrispose all’abbraccio «Ti ringrazio Charlie. Hai il mio numero, chiamami ogni volta che vorrai.» sorrisero entrambe e insieme a Sam si allontanarono dal resto del gruppo per aspettare Dean vicino alla loro macchina.
Oliver e Dig si scambiarono uno sguardo complice e capirono che dovevano farsi da parte per lasciare un po’ di spazio a Felicity e Dean per salutarsi.
La biondina infilò le mani nelle tasche dei jeans e si strinse nelle spalle «Sapevo che non eravate dell’FBI. L’avevo capito subito!»
Dean guardò oltre la ragazza per tornare sul suo viso con un sorriso «Ancora non riesco a capire se sei tu troppo intelligente o se siamo stati noi troppo poco prudenti.»
«Ovviamente sono io troppo intelligente.» scherzò con una risata Felicity. Abbassò lo sguardo verso il braccio destro di Dean, ricordò che alla tavola calda – quando lo sfiorò per sbaglio – si scostò come se fosse stato punto da qualcosa. Sapeva che nascondeva una storia e probabilmente non era una di quelle belle e da come Dean toccò distrattamente l'avambraccio cercando di mascherare il disagio che provava, preferì non fare quel tipo di domande. «Posso farti una domanda?»
«Sono single, ma non ho intenzione di impegnarmi.» rispose prontamente Dean con una espressione strafottente.
Felicity tirò via la mano dalla tasca per aggiustare gli occhiali sul naso. Rise «Non volevo chiederti quello.» alzò lo sguardo per cercare quello del ragazzo «Perché andate a caccia del soprannaturale? Voglio dire… Charlie mi ha detto che fate questo da tutta la vita. Perché continuate quando potreste fermarvi e avere una vita normale?»
Dean strinse le labbra vagando con gli occhi. Felicity non sa tutto quello che avevano passato lui e suo fratello, non sa cosa avevano combattuto e affrontato, la sua domanda era legittima e tante volte sia lui che Sam se l’erano posta «Beh… salvare le persone, cacciare cose, è una questione di famiglia.» tornò a focalizzare la sua concentrazione su Felicity «Perché desiderare una vita normale quando posso averne una fatta di azione e avventura con accanto mio fratello?» Fel annuì piegando la testa. Non c’era risposta a quella domanda retorica di Dean. Nemmeno lui sapeva rispondersi, perché sapeva perfettamente che una vita normale era molto meglio rispetto ad una vita che conducevano lui e Sam fatta di morte e zero felicità. Ma erano sul campo da fin troppo tempo e non potevano tornare indietro. Forse.
La ragazza sospirò sollevando le sopracciglia «In ogni caso… mi sono permessa di farvi un piccolo regalo. Tu, Sam e Charlie siete spariti su ogni file federale degli Stati Uniti. Non esiste più un Sam e Dean Winchester e non esiste nemmeno una Charlie Bradbury. Ho pensato che potesse farvi comodo.»
Dean si illuminò di una contentezza che non provava da un po’. Aveva conosciuto Felicity nemmeno da un giorno ed era stata così gentile da prendersi una tale responsabilità. Ricordò che solo con Charlie era riuscito ad instaurare un rapporto d’amicizia – e quasi fraterno – appena la incontrarono. «Io… ti ringrazio.» per la prima volta non sapeva cosa dire.
Felicity sorrise abbracciando Dean «Ho anche memorizzato il mio numero sul tuo cellulare. Se avrai bisogno di me o di Oliver, non farti problemi e chiamami.» il ragazzo corrispose all’abbraccio goffamente.
Gli piaceva Felicity, era una brava ragazza e un pensiero veloce gli attraversò la mente «Sei pericolosa, Felicity.» continuarono a parlare ancora abbracciati.
Lei, con il mento appoggiato sulla grande spalla di lui, corrugò la fronte confusa «È la prima volta che qualcuno mi dice di essere pericolosa. Perché?»
Dean sbuffò dal naso producendo una risata soffocata «Perché è facile innamorarsi di te. Spero che Oliver non ti lasci scappare.»
A Felicity le batteva forte il cuore. Poteva percepire benissimo lo sguardo penetrante e infastidito di Oliver perforarle la schiena. Lei non sapeva di essere pericolosa in quel senso. E dopo tutto quello che avevano passato lei ed Oliver nell’ultimo periodo, faticava a credere che Ollie si sarebbe dato una svegliata prima di Maggio. Ora era lei ad aver perso le parole. Chiuse gli occhi grata per quelle parole di Dean e anche lusingata.
Sciolsero l’abbraccio e Dean le diede un bacio sulla guancia. Felicity arrossì e si schiarì la gola «Ciao Dean.»
«Ciao Felicity.» il cacciatore con la giacca di pelle marrone, alzò un’ultima volta il braccio per salutare Oliver e Dig e si permise un’ultima occhiata a Felicity. Si voltò e raggiunse il fratello e la ragazzina rossa.
«Ti sei sbaciucchiato Felicity. Non è giusto!» protestò Charlie.
«Ehi, ragazzina. È giusto quel che è giusto. Forza, andiamo!» Dean aprì la portiera dell’Impala ma nel vedere il finestrino distrutto a causa di Arrow, sentiva ancora il nervoso montargli nelle vene.
Sam, appena si girò, fu costretto a fermarsi «Ruby?»
Era Laurel. Stava andando a trovare i suoi amici al Verdant e, con la fronte corrucciata, scosse la testa con un sorriso confuso «Come, scusami?»
Sam scosse la testa come per scusarsi. Stava sicuramente vedendo doppio o comunque stava avendo delle allucinazioni. Entrò in macchina ancora agitato «Dean, l’hai vista anche tu?»
«Chi?» rispose rude il fratello.
«Quella, è Ruby!» Sam sembrava terrorizzato.
Dean pose lo sguardo sulla donna che camminava veloce lungo quel viale. Ingranò la retro marcia e iniziò a muoversi «Nah… Ruby aveva più culo!».
I Winchester e Charlie partirono per un’altra avventura lontani da Starling City.

Laurel raggiunse Oliver, Felicity e Diggle «Ehi! Chi erano quelli?»
«Amici.» rispose una sorridente Felicity.
Laurel fece una smorfia con la bocca e riprese a camminare per entrare nel locale «Quello alto era carino!»
Felicity sghignazzò e insieme agli altri due guardarono l’Impala nera uscire dal loro raggio visivo.
«Stai per caso pensando di appendere al chiodo arco e frecce?» Diggle rivolse questa inspiegabile domanda ad Oliver.
L’eroe arricciò la fronte con le mani unite dietro la schiena «Più o meno.»
«Sei geloso, Oliver?» anche Felicity stava stuzzicando il suo amico.
Ollie scosse la testa nervosamente «Di Dean Winchester? Perché mai?» il tono era vago ma poco credibile.
Dig sollevò le spalle lanciando uno sguardo acuto al vicino «Non so… caccia demoni…»
«Ha degli occhi stupendi…» continuò Felicity per poi passare la parola di nuovo a Dig.
«… E ha un’Impala del ’67.»
Oliver strinse le labbra ruotando i piedi per guardare i palazzi alti che circondavano il Verdant «Non sono geloso di Dean Winchester.» la sua voce era secca e rigida. Dig e Felicity se la ridevano in silenzio e lo seguirono fin dentro il locale. Ma, sorprendendo tutti, Oliver terminò il discorso «Dig? Per pura curiosità… dove posso trovare un’Impala del 1967?»



Angolo dell'autrice: E finalmente eccoci qui! Desideravo da tanto tempo scrivere un cross over tutto SuperArrow! Finalmente ci sono riuscita e spero che a fine lettura sia piaciuto a voi tanto quanto è piaciuto a me! Nel testo ci sono varie citazioni, una di queste è "John Smth" e "Allons-y". Entrambe sono un omaggio alla serie tv Doctor Who!
I fatti che avete letto si svolgono ovviamente dopo la morte di Sara. Non ho voluto collocare precisamente la storia, più o meno ho cercato di piazzarla in un arco temporale. Quindi Felicity lavora già per Palmer (come ho scritto nella storia) e Roy deve ancora scoprire che ha ucciso il poliziotto, quindi devono ancora andare a Corto Maltese. Ergo, il cross over per me si è svolto nel mezzo di questo arco temporale e narrativo.
Ringrazio già da ora tutti coloro che leggeranno la mia OS e ringrazio anche coloro che avranno voglia di recensirla. 
E niente.. a presto!
Jessy ♥
   
 
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