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Autore: Arizona_Malfoy    25/05/2015    0 recensioni
//NO SPOILER BOO//
Alice viene svegliata in piena notte da tre ragazzi che piombano in camere sua entrando dalla finestra, i loro nomi sono: Nico, Percy e Leo. I ragazzi le dicono che è una mezzosangue, figlia di Poseidone. La ragazza al Campo farà amicizia con gli altri semidei, in particolare con uno...il figlio di Ade.
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leo Valdez, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Percy Jackson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO1

*Alice*

Era una sera di fine agosto quando successe tutto.
Alice era una normale- per quanto potesse essere normale una ragazza dislessica, iperattiva e affetta da deficit dell'attenzione che cambiava scuola almeno una volta all'anno- ragazza di 15 anni, 16 ad ottobre, viveva a Roma ed andava al liceo classico vicino casa sua, per qualche motivo era sempre stata attratta dalle civiltà antiche: greche e romane, per questo aveva scelto quel tipo di liceo malgrado i suoi “disturbi” come li definiva sua madre durante le giornaliere litigate: <>.
Quella sera “stranamente” non riusciva a dormire, aveva provato di tutto: aveva letto qualche pagine del suo libro preferito, ma le lettere avevano iniziato a mischiarsi ancora prima del solito, aveva disegnato e scritto per un po' ma niente, proprio no riusciva a dormire. Era stata una strana giornata e qualcosa le diceva che non sarebbe stata l'ultima per quella settimana.

Quel pomeriggio Alice era stata aggredita in un vicolo vicino casa sua, cosa abbastanza normale se non fosse che ad aggredirla fu una donna di circa 80 anni con “mani” munite di artigli e braccia piumate come ali nere. E poi ciò che le aveva detto, in quella strana lingua che eppure aveva compreso: <>.
Fortunatamente in quel momento la fontanella all'inizio della va si era rotta, schizzando la “vecchietta” e dando ad Alice il tempo di scappare.
Con quel ricordo e mille domande la ragazza si addormentò, con la finestra aperta che si affacciava nel cortile del suo palazzo.

*Nico*

Nel frattempo un ragazzo di 16 anni era sul pontile di una barca volante diretta verso Roma. Il ragazzo aveva gli occhi segnati da profonde occhiaie e i capelli scompigliati dal vento, tutto del colore della pece, si sarebbe potuto confondere nel buio della notte se non fosse per il colore della pelle, bianca come la neve fresca, così chiara da sembrare irreale.
-Nico- gli urlò Leo del timone -avverti gli altri che stiamo arrivando, dieci minuti e siamo lì.
Il ragazzo senza dare una risposta si girò ed andò a chiamare gli altri. Bussò a tutte le porte ripetendo la stessa frase con quel suo tono sofferente: <>. In pochi minuti tutti e sette erano riuniti sul ponte (*nota dell'autrice*  Frank è morto nella guerra contro Gea).
-Allora capitano Leo- scherzò Percy -fra quanto incontrerò mia sorella?
-Dovremmo sorvolare il suo appartamento più o meno- disse lanciando uno sguardo al GPS -ora.
-Cosa aspettiamo? Andiamola a prendere!- esclamò Percy, “leggermente” eccitato di conoscere la sua nuova sorella.
-Percy non possiamo piombare dentro casa sua alle 3 di notte le faremmo prendere un infarto- intervenne Annabeth, la ragazza (per fortuna figlia di Atene) di Percy.
-Ma...ma...non possiamo aspettare fino a domani- mise il broncio il ragazzo dagli occhi verdi -potremmo subire degli attacchi, e anche lei.
-Ho detto di no.
-Daaaaaaai-  insisté il ragazzo.
-No!
La discussione andò avanti per parecchio tempo, ma alla fine decisero di andare quella stessa notte.
-Allora andrete te, Testa D'Alghe, perché sei suo fratello. Tu Nico perché parli italiano. E Leo.
-Sissignora- esclamarono i tre ragazzi in coro. Annabeth aveva questo “dono”, era abbastanza brava  ad incutere paura.
I tre ragazzi si calarono con una scaletta fino alla finestra aperta della camera della ragazza. Nico fu il primo a saltare dentro l'appartamento, sfortunatamente il letto della figlia di Poseidone era proprio sotto la finestra ed il ragazzo non poté fare a meno di caderci sopra svegliando la poveretta.
Ripensandoci la scena fu abbastanza comica ma in quel momento nessuno dei due la pensava così. Gli occhi di lei si spalancarono, e a guardarli bene si poteva vedere il sogno che a poco a poco rimpiccioliva, la bocca le si spalancò pronta ad emettere un grido, ma venne prontamente bloccata dalla mano tremante del ragazzo. Intanto anche Percy e Leo erano atterrati sul letto e guardavano la scena tra il divertito e il preoccupato- più divertito.
- Calmati non vogliamo farti del male- cercò di tranquillizzarla Nico -siamo qui per aiutarti.
-Magari ti crederebbe di più se le togliessi la mano dalla bocca- ipotizzò ironico Leo.
-E se comincia ad urlare?- gli rispose per poi continuare rivolto alla ragazza -Prometti di non urlare se tolgo la mono?
Lei annui e Nico fu costretto a cedere e togliere la mano. Per fortuna la ragazza mantenne la promessa e rimase zitta, probabilmente paralizzata dalla paura e dallo stupore.

*Alice*

Alice si era addormentata da poco quando qualcosa le cadde sopra, balzò di scatto seduta e accese la lampada vicino al letto. Davanti a lei c'era un ragazzo vestito tutto di nero e con occhi e capelli del medesimo colore, solo la pelle di un bianco pallido contrastava con il resto. Prima che la ragazza avesse il tempo di reagire lo sconosciuto le premette una mano sulla bocca per impedirle di urlare: odorava di vento freddo e terreno bagnato, un profumo non proprio rassicurante eppure ad Alice piaceva. Dopo di lui entrarono altri due ragazzi che sorrisero vedendo quella scenetta.
Dopo che ebbe promesso di non urlare il ragazzo- che le era ancora seduto sulle gambe -le tolse le mani dalla bocca. 
-Come ti chiami?- le chiese in inglese il ragazzo moro con gli occhi verdi, quel colore le ricordava molto i suo: non era un verde scuro come il prato, ma più chiaro come il colore del mare.
-A-Alice- rispose lei nervosa.
-Piacere- disse tendendoli la mano -io sono Percy Jackson e loro sono Nico Di Angelo e Leo Valdez- disse indicando prima il ragazzo sopra di lei e poi quello vicino a lui.
-Ehm...ti potresti togliere dalle mie gambe?- chiese Alice con un sorriso timido -sai, inizi a pesare.
Nico si spostò subito e rosso in viso si mise in piedi verso i piedi del letto, immobile come una statua.
-Grazie. Ma ora si può sapere cosa ci fate nella mia camera!- esclamò tenendo la voce più bassa possibile per non svegliare la madre nell'altra stanza, per qualche motivo sapeva che la cosa non la riguardava.
-Qui arriva la parte difficile- ammise Nico -non è facile da spiegare.
-Provaci, direi che ho il diritto di capirci qualcosa.
-Te non sei una mortale- iniziò Nico -sei una mezzosangue, metà umana, meta divinità greca.
E così le spiegò tutta la storia: tutte le leggende che studiava a scuola e le piacevano tanto erano reali, il Minotauro, le furie, le ninfe e gli dei. E lei era figlia proprio di una di questi, Poseidone il dio del mare, e Percy era suo fratello. Erano venuti fin lì dagli Stati Uniti per portarla al Campo Mezzosangue, l'unico posto sicuro per quelli come loro. Quella spiegazione ad Alice sarebbe dovuta sembrare pazzesca, ma per qualche motivo le crebbe senza difficoltà. Era come se una parte di lei l'avesse sempre saputo di non essere normale.
-Okay non so perché ma ti credo- disse la ragazza -se accetto quando dovrei partire?
-Adesso, meno tempo passi nel mondo mortale e meglio è- rispose Nico
-Come adesso?!- esclamò – e la mamma? Come faccio con lei? La portiamo con noi?
-No tua madre non può venire, dovrai lasciarla qui, è più sicuro per entrambe se vieni con noi.
-Okay. Se servirà a proteggerla vengo, ma prima posso farti alcune domande?
Nico annuì.
-Voi alti di che divinità siete figli? Perché tu parli italiano? E come faccio a comunicare al Campo? Io non so praticamente parlare inglese. E poi il Campo dov'è? E potrò mai tornare qui una vol...
-E queste sarebbero alcune domande?- esclamo Nico -comunque il campo si trova vicino  New York e lì potrai tranquillamente parlare il greco con gli altri semidei, tutti i mezzosangue hanno il greco come lingua madre. Se potrai tornare qui dipende da quanto tu diventerai brava a combattere.- si fermò, ma poi fece un sospiro e ricominciò a parlare -Lui, Leo, è figlio di Efesto, dio del fuoco e delle riparazioni per così dire ed io...sono figlio di...- sospirò un'ultima volta e poi lo disse -Ade, sono figlio di Ade, il dio degli inferi. E so l'italiano perché sono di origini italiane, parecchi anni fa vivevo a Venezie. Ora metti le tue cose in una borsa e andiamo: non portare cellulare o altre cose tecno logiche, attirano i mostri.
-Se vuoi puoi lasciare un biglio-biglie-biglietto a tua madre- le disse Percy cercando di parlare italiano. Lei annui e iniziò a buttare alcuni vestiti in uno zaino blu.
Cinque minuti dopo si stavano arrampicando su una scala a pioli fino ad una nave sospesa nell'aria: l'Argo II.
“È assurdo, non può essere vero, sto sicuramente sognando” pensò Alice una volta salita sulla nave.

*Nico*

Tornati sull'Argo ad Alice vennero presentati anche gli alti componenti del gruppo: Annabeth, Hazel, figlia di Ade- più precisamente Plutone -come Nico, Piper, figlia della dea dell'amore, e il suo fidanzato figlio di Giove Jason.
Dopo qualche minuto tutti se ne andarono dal ponte, tutti tranne Nico che si arrampicò al suo solito posto di vedetta sopra l'albero della vela.
Stava rimuginando sui suoi problemi quando qualcosa, o meglio qualcuno, gli toccò la spalla.
-Posso?- chiese Alice in piedi vicino a lui.
-Certo- rispose lui.
La ragazza si sedette accanto a Nico, le loro spalle si toccavano e Nico si rese conto di non essere stato tanto vicino ad una persona viva da parecchi anni, troppi. E la cosa che lo sorprese di più era il fatto che ciò gli piacesse, gli piaceva quel contatto li dava fiducia. Forse era il fatto che era l'unica persona che al sentire la frase “sono figlio di Ade” non si fosse allontana spaventata o disgustato- o entrambe. No, lei cercava di nuovo la sua compagnia.
-Allora come ti sembra tutta questa storia?- le chiese nel tentativo di iniziare una conversazione.
-Assurda meno di un'ora fa stavo tranquillamente dormendo nel mio letto e adesso mi ritrovo su una nave volante diretta a New York, e con le gambe doloranti- disse scoppiando a ridere, e vedendola Nico non poté non fare a meno di imitarla.
-Scusa, ma non pensavo che il tuo letto fosse proprio sotto la finestra- rispose Nico ancora sorridendo.
-Non mi ero accorta avessi le fossette, anzi la fossetta- disse Alice toccando con l'indice la rientranza sulla guancia del ragazzo -che carina.
Ed era vero, Nico se l'era scordato, ma quando sorrideva sulla guancia destra gli si formava una fossetta.
-Ehm...Grazie...
-Magari un giorno me lo dirai...
-Cosa?
-Perché sei così, cosa ti è successo.
Poi si alzò e torno in coperta, ma prima di andarsene avvicinò la bocca all'orecchio di Nico e sussurrò:
-O lo scoprirò.
 Perché sei così, cosa ti è successo.

  
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