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Autore: HatoKosui    25/05/2015    3 recensioni
Ame e Aoi sono due sorelle che si strasferiscono alla Iwatobi in un periodo inusuale, quasi alla fine della scuola. Hanno un passato strano, la più grande è chiusa in se stessa, la sorella minore, Aoi, dal canto suo si sente sola, persa in situazioni più dolorore di quanto sembri. Conoscono il vicino di casa Makoto e i ragazzi della Iwatobi, ma Ame sembra provare orrore e fastidio per tutto quel che riguarda l'acqua tanto da sopportarne a malapena la vista... Aoi cerca di aiutarla chiedendo aiuto a Rin, conosciuto da poco, ma nessuno si aspetta un'altro disastro imminente: il male non viene mai da solo!
[Storia senza pretese, che avevo scritto un anno fa e che ho publicato ora perchè mi hanno letteralmente pregato... Nonostante tutto ci tengo particolarmente a sentire le vostre opinioni, e spero con tutto il cuore che piaccia (anche perchè i ragazzi meritano eh u.u)!]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haruka Nanase, Nuovo personaggio, Rin Matsuoka, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo 1: Inizio.

 

 

Il mare era nero, l'acqua era sporca, il cielo si tingeva di colori scuri e qui e lì rompeva il silenzio il rumore assordante di un fulmine che squarciava la visuale. Il vento sulla pelle, lo sguardo che non riusciva a mettere a fuoco ciò che era il paesaggio, il terrore di non riconoscere più nessuno intorno a se, sola in quell'assordante andirivieni di onde e frastuono. Allungò la mano, confusa, verso quello che le sembrava essere davanti a lei, a tratti il suo sguardo veniva bruscamente portato altrove, travolto, in pochi istanti. L'acqua fredda, poi ancora più giù. Il cielo diventava opaco, i rumori si cancellavano, gli occhi bruciavano per il sale dell'acqua. E ancora, da nero il mare divenne blu e da blu divenne rosso. Immersa nel sangue lei cercava di risalire, allungava le mani, cercava di non bere. Eppure non riusciva. Il suo corpo era bloccato dall'acqua, che le era ostile. Le lacrime uscirono copiose, provocando piccoli filamenti puri in quel mare rosso senza potersi amalgamare ad esso, come l'olio in un bicchiere di acqua. E ancora, sentire il dolore del petto che non riesce ad avere aria, poi una luce in lontananza, ma troppo lontana, troppo distante dal buio.

La mano, nell'oscurità, si tendeva, verso la salvezza impossibile da raggiungere...

 

<< AH! >> La ragazza scattò subito seduta, con la fronte madida di sudore e i capelli attaccati al viso impaurito. Il petto si abbassava e alzava velocemente, i suoi occhi azzurri riflettevano smarrimento. Si portò le ginocchia al petto, stringendole. Le lacrime scesero piano, una o due, non di più. Rimase sola, nel silenzio della stanza, cercando di metterla bene a fuoco, questa volta riuscendoci. E allora il suo cuore si calmò, riconoscendo intorno a lei un ambiente famigliare.

Il respiro piano piano si normalizzò e lei, distrutta, si buttò sdraiata sul letto.

<< Ancora lo stesso sogno... >> pensò. Sentì la porta aprirsi.

<< Ame? >> la chiamò una voce femminile. Sull'uscio comparve sua sorella minore, con indosso un grembiule marroncino e l'espressione preoccupata. << Va tutto bene? Ti ho sentita urlare... >>

<< Si >> disse flebile Ame, tirandosi su. << Ora scendo. >> La sorella allora sorrise, annuendo.

<< Dai, ti aspetto per fare colazione! >>

Ame rimase ferma a guardare la porta lasciata aperta e aggrottò le sopracciglia. << Ma che ti costa chiuderla, eh, Aoi?! >> Pensò, per poi alzarsi. Il corpo era snello e indossava solo un paio di pantaloncini e il reggiseno, perché le piaceva sentire le coperte scivolare sulla pelle specialmente in quel periodo che preannunciava l'aria calda dell'estate. Camminò fino alla finestrella della camera e aprì le tendine oltre le quali scorse chiaro il mare, che risplendeva in lontananza. Lo guardò per un po', pensando a quanto aveva pregato i suoi genitori affinché non la portassero in quel posto, senza riuscire a convincerli. Richiuse in fretta le tendine, seria.

 

La sorella minore di Ame, Aoi, aveva preparata la colazione per entrambe e quando furono pronte per andare a scuola uscirono dalla piccola casa presa in affitto dai genitori. Ame amava da sempre l'aria calda dell'estate, ma quel giorno si sentiva piuttosto infastidita da quell'umidità che le faceva scompigliare i capelli biondi più di quanto si potesse immaginare.

<< Hai preso le chiavi? >> chiese ad Aoi, una volta fuori dalla nuova casa che era piccola e dava su una strada in salita, piena di odiosi – a detta di Ame – ma funzionali – come credeva Aoi – scalini. La sorella sorrise, superandola. << Si, si, tranquillizzati! Ora andiamo. >>

Ame, senza dire nulla, iniziò a camminare, ma la sorella, che era al suo fianco le rivolse un'occhiata preoccupata. << Che c'è? >>

Aoi sorrise imbarazzata << Nulla, nulla! >>

Ame aggrottò un poco le sopracciglia. << Sicura? >>

La sorellina si girò aprendo le braccia e ispirando forte l'aria del mattino. << Ah, sono così contenta di stare qui! Questo posto è meraviglioso, con il mare, la spiaggia, la scuola... non trovi Onee-san? >>

Ame non rispose, ma continuò a camminare. << Mh, c'è troppa umidità... >> Disse piano, si potrebbe dire a mezza bocca, senza girarsi verso la sorella che fissò la sua figura di spalle con aria triste.

<< Ame... >> disse Aoi tra se e se. Sospirò pianissimo, per poi seguire la maggiore. << Senti, forse dovremmo chiedere indicazioni per arrivare a scuola. La mamma aveva detto che avremmo dovuto svoltare a destra dopo una o due case, ma qui ci sono vicoletti ovunque e sono tutte uguali e poi- >> Ame si avvicinò ad una vecchietta che stava pulendo l'entrata di casa, con una cuffietta bianca e un viso simpatico anche se anziano.

<< Mi scusi, sa indicarci la strada per arrivare alla Iwatobi? >> Aoi la seguì sbuffando

<< Ehi, fammi almeno finire di parlare... >> Le disse a bassa voce, ma la sorella fece spallucce, così Aoi si concentrò sulla vecchia signora che sorrise, imbarazzata.

<< Oh, mi dispiace ragazze, ma è da molto tempo che non vado in quella scuola e non saprei proprio dirvi come arrivarci! >> Le due sorelle rimasero lievemente deluse, ma subito Ame sorrise << Non si preoccupi, la ringraziamo comunque >>

La vecchia signora rise piano, poggiandosi sul vecchio manico della scopa. << Oh, che care ragazze... siete nuove? >>

Aoi indicò la casa non troppo lontana da quella della vecchietta. << Si, abitiamo proprio lì! >>

<< Oh, e siete da sole? >> Aoi esitò, guardando la sorella maggiore. Lei non disse nulla e la fissò con sguardo impassibile.

<< Si, ecco, i nostri genitori... >> Iniziò Aoi, mentre Ame si girava dall'altra parte, seria in volto. Fortunatamente la ragazza venne interrotta dalla vecchietta stessa.

<< Oh, scusami cara se ti interrompo >> Le poggiò una mano sul braccio facendosi avanti << Che fortuna! >> Disse felice guardando poco lontano da loro, sotto le scale << Makoto-chan! >>

Entrambe le ragazze si voltarono verso l'interessato, rimanendo perplesse. Era un ragazzo molto alto, con i capelli marrone chiaro, color nocciola e gli occhi verdi, che risplendevano su quel viso apparentemente pacato e sereno.

<< Ah, ecco, ci mancava il falso di turno tutto sorrisi. >> Pensò di getto Ame, vedendo che mentre si avvicinava sorrideva alla vecchietta – e forse anche a sua sorella Aoi, ma sperava per lui che non fosse così.

<< Buongiorno Tamura-san! >> La vecchietta gli fece cenno di avvicinarsi. Lui guardò le due ragazze: Aoi era molto più bassa di lui ed aveva una corporatura esile che sembrava conferirle quasi un'aria instabile, come se un soffio di vento sarebbe bastato a farla cadere a terra, mentre Ame era una ragazza nella media, con un corpo piuttosto formoso, ma del tutto equilibrato, anche se, come la sorella, non aveva un'ossatura possente, ma piccola e longilinea. La minore sbatté più volte le palpebre, fissando il ragazzo, mentre Ame gli dedicò solo una breve occhiata per poi girarsi dall'altra parte.

<< Loro sono... >> iniziò la vecchietta per poi bloccarsi << oh, cielo, qual'è il vostro nome? >>

Aoi parlò per entrambe. << Io sono Aoi e lei è mia sorella maggiore Ame...! >>

Makoto sorrise, molto pacifico, annuendo << Piacere! Io sono Tachibana Makoto e lei è la signora Tamura. >> Fece una pausa << Siete nuove di qui...? >>

Ame lo guardò di sottecchi. Cercava di capirne il carattere, poiché lo vedeva piuttosto... strano. Aveva un viso rilassato, era poco abbronzato, le spalle larghe e le gambe muscolose, proprio come quelle di un nuotatore. E lei, non sapeva spiegarsi il perché, provava fastidio nel vederlo lì accanto a sua sorella.

<< Un nuotatore... >> ripeté. D'un tratto vide sua sorella sorridergli con naturalezza, pronta per raccontargli la loro storia, la sua storia e reagì d'istinto.

<< Siamo qui per frequentare il liceo Iwatobi. Sai indicarci la strada? >> Sperava che in qualche modo lui la reputasse antipatica o strana – le sarebbe bastato anche solo un po di fastidio – e che le allontanasse, ma la cosa non si avverò.

<< Ma certo! Io frequento quella scuola, vi posso accompagnare. >>

<< Accidenti, no. >> Pensò senza dare a vedere il suo fastidio << Davvero?! >> Disse invece la sorella, guardandolo con occhi colmi di ammirazione. Lui si massaggiò la testa imbarazzato sorridendo alla più piccola, mentre annuiva. << Certo! >> Makoto poi guardò la più grande, ma non ricevette nessun'attenzione in cambio.

<< Pfui >> sbuffò lei con sarcasmo << Figurarsi... >> disse pianissimo. Aoi la fissò e non disse nulla, se non a Makoto, che le chiedeva tacitamente con lo sguardo che cosa avesse fatto di male. Aoi si limitò a scusarsi con occhi colpevoli.

Dopo aver salutato la vecchietta e ripreso il cammino Makoto non ebbe più modo di parlare con l'ambigua Ame.

 

Avevano percorso poco più di cinque metri, tra salite, scale, vicoli e case perfettamente curate, che Makoto fermò le due ragazze, davanti ad un'abitazione piuttosto carina, con un cortile pieno di erba verde. << Scusate, vado a chiamare un amico... di solito vado a scuola con lui quindi... >> Sembrava in difficoltà, come se non avesse voluto di certo farle aspettare fuori, ma non aveva altra scelta. << Makoto-san, non ti preoccupare noi aspettiamo qui! >>

<< Grazie! >> e scomparve oltre la porta. Le sorelle rimasero in silenzio, un silenzio che durò relativamente poco.

<< Ame! >> La sorella prontamente sbuffò come se se lo aspettasse << E dai, ti ho vista, sai?! Che ti prende? Siamo nuove, era l'occasione giusta per conoscere altra gente e tu ti comporti- >>

<< Non ho fatto nulla. >> La interruppe Ame e Aoi parve irritarsi. << Ho solamene preferito evitare di parlare con sconosciuti. >>

<< No, tu hai preferito non parlare con lui perché ha lo stesso sorriso di- >>

<< La smetti?! >> Ame le rivolse un'occhiata scocciata, che fece indietreggiare subito la più piccola. << Non sono costretta ad essere come te, io sono così. E quello non lo sopporto, tu fa come ti pare >>

<< Ame, sei davvero- >>

<< Ragazze! >> Le chiamò Makoto che uscì dalla casa sorridendo e portandosi dietro un'altro ragazzo. Si fermarono entrambi davanti alle sorelle che cercarono di ricomporsi e non dare nell'occhio << Lui è Haruka Nanase >>

Aoi sorrise, porgendogli la mano << Piacere Haruka io sono Aoi! >> Lui rimase freddo e impassibile, a guardare la mano di Aoi e solo dopo illimitati secondi contraccambiò la sua stretta. << Piacere >> disse solamente. Ame guardò anche lui, proprio come aveva fatto con Makoto. Stesse spalle grandi, anche se lui era più basso e stesso fisico asciutto, muscoloso e prestante. Doveva essere anche lui un nuotatore, a giudicare dai muscoli che riusciva a notare sulle braccia e attraverso i vestiti. << Oddio... >> Pensò, però, quando lui le rivolse uno sguardo. I suoi occhi era azzurri, ma non un'azzurro come gli altri, un colore acceso, che brillava, che gli donava tanto e che sembrava ricordare il colore dell'acqua. Acqua pura. Ame rimase ferma a guardarlo e lui fece lo stesso, sotto gli occhi incuriositi dei due ragazzi.

<< Haru? >> disse d'un tratto Makoto all'amico, vedendo che non era presente. Allora lui girò veloce il volto dall'altra parte ed Ame abbassò lo sguardo, perplessa.

<< Che figura... >> pensarono entrambi.

<< Beh, insomma, lei è Ame, comunque. >> Disse la sorella, sorridendo. Haruka annuì, senza guardarle e si girò, per riprendere a camminare. Tutti, in silenzio lo seguirono.

 

 

Il nuovo liceo era molto più piccolo di quello che le due sorelle erano abituate a frequentare in città. Varcarono la soglia senza neanche avere il cuore un po' emozionato, quanto piuttosto contento di osservare una realtà diversa da quella sempre conosciuta, con amici differenti – anche se strani, come Makoto – e con posti allegri e verde flora, come quel bellissimo albero che si vedeva poco dopo il cancello e che ora aveva quasi perso tutti i suoi magnifici petali rosa per lasciare spazio ai frutti e alle fronde verdi. Aoi continuava a parlare amabilmente con Makoto, del più e del meno e lui sembrava essere completamente a suo agio con lei, quasi dimenticandosi della presenza anche della sorella e, cosa più grave, dell'amico.

<< Makoto-san, davvero hai due fratelli? >> gli disse lei sorridendo allegra

<< Si, due gemelli, Ren e Ran. >> Ame, dietro ai due che parlavano alzò gli occhi al cielo << Ecco qua, ora non se la scollerà più di dosso... >> E infatti la sorella si illuminò, facendo risplendere gli occhi verde scuro. << Oh, dovranno sicuramente essere meravigliosi! >> Makoto sorrise un po' incuriosito da quella reazione << Ti piacciono i bambini? >> le chiese e lei arrossì un poco, calmandosi. << Scusa, mi sono fatta prendere dall'euforia... >> Lui fece cenno di no << Tranquilla, è una cosa... carina. >> Aoi lo guardò per qualche minuto e Ame, da dietro, gli lanciò occhiatacce piuttosto cattive, non sapendo che Haruka, la suo fianco, continuava a guardarla. << Grazie, Makoto-san. Io... nella nostra vecchia città lavoravo come baby-sitter e per questo mi sono lasciata prendere la mano, vedi... io amo l'innocenza dei bambini e quella loro voglia di vivere il mondo fino in fondo. >> Aoi sembrava essersi fatta piccola piccola, come se provasse vergogna a parlare di se, davanti a Makoto, o a chiunque altro fosse al suo posto. Il rossore sulle guance di solito candide la rendeva così carina da lasciare per un attimo lo stesso Makoto fermo senza dire nulla. Fortunatamente Haru aprì bocca, dopo molto tempo che nessuno lo sentiva.

<< Allora perchè non chiedi a lei di tenere Ran e Ren per un po'? >> Makoto fissò l'amico e poi ancora la ragazza che guardava Haruka. << S..si, sarebbe una bella cosa in effetti! >>

<< Ah-ah >> Li interruppe Ame << Aoi, non avevi detto che avresti smesso? >>

Aoi emise una risatina sommessa e imbarazzata, coprendosi la bocca con la mano << Ah... ehm... si, ma... insomma, se lui ha bisogno.... >> Makoto guardò le due sorelle e sorrise, capendo un po' le cose come stavano << Io avrei davvero bisogno di un'aiuto! >> Ame si girò e gli rivolse subito un'occhiataccia, che però svanì immediatamente quando il pensiero che anche Haru la stesse guardando l'attanagliò. Così, con un po' di rossore lievemente accennato sentenziò: << Ma guarda, fa come vuoi... >> e tutti e due scoppiarono a ridere all'unisono.

<< Mako-cha! Haru-chan! >> Una voce squillante in lontananza li distrasse.

 

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<< Rin? >> La voce femminile al telefono era squillante e vivace. Rin si tirò a sedere sul letto della camera.

<< Mamma? >>

<< Oh, ciao tesoro, come stai? >>

<< Tutto bene. È successo qualcosa? >>

<< No, no. Volevo solo avvisarti di una questione di cui forse puoi occuparti tu, perché io non ho veramente tempo, con questo lavoro... >>

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo preoccupato.

<< Dimmi. >>

<< Alla Iwatobi si è trasferita la famiglia Thoriko, ti ricordi? La donna molto bella e italiana che venne al funerale di tuo padre... >> Annuì al nulla.

<< Si, la ricordo, ma che centra? >>

<< Si è trasferita proprio in questo periodo e ha con se molte cose che appartenevano a tuo padre. Vorrei che tu andassi a riprenderne almeno alcune. >>

Il suo sguardo si fece attento e d'un tratto serio.

<< Di che cose si stratta? >>

<< Molto varie, poi ti farò avere la lista e la via dove andare! >>

<< Ok. >> Restò in silenzio e notando che la madre non aveva più nulla da dire continuò << Allora cia->>

<< Ah, salutami Souzuke-kun! >>

Rin sorrise.

<< Va bene, tranquilla. >>

<< Ciao tesoro >>

<< Ciao Mamma. >>

E riattaccò il telefono, sospirando pesantemente. Dal letto sopra di lui comparve la testa dell'amico.

<< Chi era? >>

<< Mia madre. Ti saluta. >> Sousuke annuì.

<< Grazie. >> Rin si buttò ancora sul letto. << Che ti ha detto? >>

<< Ha detto che devo andare a riprendere le cose di mio padre a casa della moglie del suo migliore amico, una donna italiana che si è trasferita da poco vicino all'Iwatobi. >>

<< Ah... >> Sousuke si sdraiò << E quando hai intenzione di andarci? >>

<< Non lo so >> Rispose Rin, facendo cadere il silenzio nella stanza.

<< Ma non ho proprio voglia di tornare a pensare a queste cose. >>

Si disse tra se e se, malinconico.

 

 

Autrice.

 

Salve a tutti! ^_^

è la prima volta che scrivo una storia su Free, anche se questa ff l'avevo lì, nascosta in qualche meandro del mio pc e proprio l'altro giorno una mia amica l'ha riscoperta e se ne è innamorata.
“Pubblicala, pubblicala o ti uccido” mi ha detto e voi che avreste fatto? XD

Comunque, purtroppo non ho molto tempo per scrivere, anzi per niente, così l'ho presa e l'ho pubblicata e spero che piaccia a qualcuno così pubblicherò anche gli altri capitoli che ho scritto!

Con la speranza che piaccia e che la scuola finisca presto, vi mando un abbraccio! ;D

 

-HK

 

  
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