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Autore: Accidentale    26/05/2015    2 recensioni
Ridacchiò e aumentò la forza nella mano con cui stringeva la mia spalla. Avvicinò il viso leggermente arrossato al mio, un'azione che aveva sempre fatto nel passato che avevamo condiviso assieme. [...]
Quando il tempo passa, ma fortunatamente senza portarci via l'uno dall'altro.
[Merthur]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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You're the voice.

[Merthur].

« Sono vecchio, John. »
« Sì, lo sappiamo tutti, vecchio dentro sei! »
John ridacchio e aumentò la forza nella mano con cui stringeva la mia spalla. Avvicinò il viso leggermente arrossato al mio, un'azione che aveva sempre fatto nel passato che avevamo condiviso assieme.
In quel momento ebbi la chiara sensazione di averlo davvero ritrovato: era il re biondo e spocchioso che avevo conosciuto a Camelot, qualcuno per cui arrabbiarsi e sciogliersi allo stesso tempo. Gli occhi ridenti eppure penetranti, con cui mi guardava, quel piglio scanzonatorio ma anche assurdamente serio, della serietà che solo poche persone degne possono possedere. Quella mano che mi stringeva, la tensione che emanava da lui e fra me e lui, la voglia di mettermi a ridere della grossa per quella stupida battuta che mi aveva appena fatto, che sentivo crescere dentro me, il non poterlo fare che rendeva il tutto così divertente da mancare il respiro: tutte cose che ricordavo così bene, sensazioni e particolari dei tempi che erano stati, in lui e in me.
Ero con colui che avevo servito per lunghi anni e che mai avevo dimenticato.
Avessi potuto farlo, avrei pianto come quando gli avevo salvato la vita in passato, per spazzare definitivamente via quelle lacrime copiose di dolore alla fine di una guerra vinta. Gli avrei detto “ehi, sono io, Merlino.” e avrei goduto dell'espressione che dipinge il volto di chi finalmente ricorda e si scopre felice.
Avremmo ricominciato dal punto in cui ci eravamo lasciati centinaia di anni prima: sarei stato il suo servitore e il suo mago, stavolta.
« Il solito simpaticone, noto. »
Invece no. Non potevo fare nulla di quello che avevo in testa e che sognavo. Non potevo piangere né lasciarmi andare a fantasie anche se giuste. Ancora una volta dovevo ragionare e al contempo seguire l'istinto. Assurdo no? Due sentieri opposti. L'istinto, nonostante fossi così preso da John in quel momento da voler tentare i ltutto e per tutto e rivelargli la mia – la nostra identità -, mi diceva le cose che mi avrebbe sussurato Caius all'epoca in cui il regno di Camelot prosperava. “No, Merlino, non puoi forzare il destino. Il destino vuole che sia Arthù a rendersi conto di chi era, di chi è e di chi sarà nel prossimo futuro.
La ragione mi metteva di fronte ai fatti concreti che avrebbero potuto accadermi se avessi rivelato tutto a John e questi mi avesse preso come un malato di mente, dopo aver riso o sputato la sua birra per lo stupore. Ci avrebbe pensato sicuramente, alle mie strane parole, ma a che conclusione sarebbe pervenuto al di là della mia mattitudine? Avrei insinuato in lui, comunque fossero andate le cose, il dubbio. Ma un dubbio negativo che avrebbe forzato il destino e avrebbe confuso la sua vera identità, portandolo forse a sbeffeggiare il mondo extrasensoriale ancora di più di quanto facesse ora, più di un passato, e allora per me – e per Camelot – non ci sarebbe stato più posto.
Ragionavo velocemente, tutta una vita davanti agli occhi fissi in quelli azzurri di John, ed un futuro che volevo non mi spaventasse. Probabilmente ciò che stavo pensando non aveva logica, ma ero profondamente turbato quando gli risposi ancora tirando le labbra in un sorriso tremolante.
« Proprio simpaticone, ehgià.» insistei.
John si fece serio, anzi meglio, sospettoso. Riconoscevo anche quello sguardo.
Rieccoti. Ormai era facile scovare in lui ogni traccia del vecchio se stesso. Ci conoscevamo in quel mondo da solo sei mesi, eppure... si sentiva che avevamo passato una parte di vita insieme, nel cosidetto Medioevo.
E riecco la gioia e la voglia di piangere, che però stavolta confermarono la mia decisione di stare zitto e composto, di credere in Caius e soprattutto nelle parole del drago che mi avevano fatto credere nel ritorno di Arthù e del suo regno.
« Che succede,
Albert? »
Vi giuro che per un attimo avevo sentito il nome “Merlino”.
Feci presa sul suo polso e allontanai la sua mano dalla mia spalla.
« La birra mi ha dato alla testa, ricordi? Ero astemio... prima di incontrare un ubriacone come te. »
John mi scrutò con aria pensierosa ancora qualche istante, ma poi si arrese al mio sorriso ora sincero e divertito.
Sorrise anche lui, e del sorriso più
arturesco che potesse esistere.
« Allora visto che sei
vecchio ti aiuto ad arrivare fino a casa. Ti ci accompagno, e poi salgo a controllare che sia tutto a posto, come sempre, che dici ?»
Ecco che, coi suoi modi un po' subdoli ma ad ogni modo facili da sgamare, riprendeva in mano il discorso di poco prima, quello che mi aveva condotto a volermi seriamente svelare, per poter davvero amarlo con tutto me stesso, desiderarlo. Per poter fare l'amore con lui, come mi aveva chiesto, per poter diventare il suo amante.
Ero stato a poco dal trasformarmi nell'ultracentenario che ero, davanti a lui giovane e forte che mi aveva appena domandado di fare sesso, di legarmi a lui in quell'atto fisico per divenire suo fidanzato. Lui voleva così.
« Sei più furbo di quanto pensassi. Però stanotte ho bisogno di dormire, estremo bisogno. »
John sospirò un po' deluso, ma confortato dal mio tono non duro.
Sapeva che gli volevo bene e che lo consideravo la persona più importante al mondo e che quindi doveva aver pazienza. Confidavo nella sua saggezza e nella sua comprensione universale, come una volta.
Si sarebbe lasciato guidare da me e dal destino alla riscoperta di se stesso.

John mi fece pagare al bancone per entrambi e mi indicò di salire sulla sua utilitaria rossa.
« Allora, verso casa tua!» esclamò, e accese la musica dell'impianto stereo della vettura.
You're the voice*.
Mi lasciai andare ad ascoltare il pezzo su cui facevamo gli stupidi assieme, la nostra canzone, mi lasciai andare tanto che mi addormentai e l'indomani mi ritrovai solo nel letto di casa mia, e nessuna traccia del borioso Arthù, che se ne era andato via, sì, ma non dalla mia vita. Per fortuna. Stavolta.




N/A.


*John Framham, è l'autore di questa canzone. L'ho utilizzata perchè tempo fa avevo visto un video con i due attori che interpretano Merlin e Arthur cantarle in lipsync, da spasso, e volevo fare loro un piccolo tributo visto che li adoro assieme. *-*
Quanto alla fanfic, è la mia prima su questo fandom. E mi chiedo perchè non abbia scritto altro prima visto quanto sia legata ancora oggi a questa serie! Semplicemente un piccolo tributo, una cosuccia che mi ha permesso di mettermi nei panni di Merlin... parecchio tempo dopo alla fine della storia che tutti noi conosciamo. Probabilmente non è una idea originale, ma... mi sono chiesta cosa sarebbe successo se Arthù e Merlin si fossero reincontrati e... bè Arhtù avesse voluto instaurare con Merlino un'altro tipo di relazione. ;) Una flash fic introspettiva, spero di essere rimasta IC. Io Merlino lo vedo così, ehgià.
Comunque sia li amo assieme, si è capito?
Ahah. Grazie a quanti hanno letto, di cuore. E a quanti mi faranno sentire la loro presenza! *abbraccia
Un saluto affettuoso
Accidentale

   
 
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