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Autore: MargaretMadison    26/05/2015    1 recensioni
"Penso che il mio racconto possa sembrare la trama di un film di Alfred Hitchcock. Peccato che le sue creazioni siano finzioni inventate per intrattenere un pubblico appassionato degli horror, mentre la mia è tratta da una storia vera, la storia della mia vita"
[...]
«Molte persona, vittime di stalking, si rifiutano di ammettere di essere in pericolo e questo spesso porta a eventi tragici come quello di stanotte. Il fatto che tu sia anche una testimone del assassinio ti rende ancora più vulnerabile. Sei sicura che lui ti abbia vista?»
[...]
«Bene, Behati. Ho parlato con alcuni colleghi e pensiamo che sia meglio che tu entri nel PPT» spiega.
«C-cosa significa?» balbetta Behati osservando l’uomo in modo interlocutorio.
«Significa che sei entrata nel programma di protezione testimoni. Verrai trasferita al più presto a Sidney, in una nuova famiglia e con una nuova identità. Questo finché non troveremo il tuo stalker»
Behati stringe la coperta tra le dita e reprime al voglia di urlare che non è una vittima di stalking che tutto quello è solo un incubo ma lo sguardo severo dell'uomo le fa abbassare gli occhi e sospirare.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 4
 
 
 
 

Sidney, Studio del Dottor Hood.
16 Novembre 2015

 
 
 
 
È passata una settimana dal loro primo incontro e Calum – che ha insistito parecchio a farsi chiamare per nome e non “Dottor Hood”, le ha affidato un compito da portare a termine. Indossa il classico competo blu scuro, una camicia bianca e una cravatta rossa. E beh, è sempre bellissimo.
Appena vede Behati entrare nel suo piccolo studio si alza dalla postazione per salutarla con una stretta di mano.
La bionda indossa degli skinny jeans grigi a vita alta e una camicetta sbraccia blu con una fantasia a fiori e sì, è bellissima anche con un outfit così semplice.
«Buongiorno, Behati. Com’è andata la settimana?» chiede gentile facendo accomodare la ragazza alla scrivania mentre lui prende posto sulla poltrona nera, difronte alla ragazza.
«Molto bene, ho trovato un lavoro come commessa in un negozio di vestiti poco fuori città, riesco a pagare l’affitto così» sorride contenta. Dopo tutto quello che era passato non pensava di riuscire a mettere piede fuori casa, invece piano piano e aiutata dai suoi nuovi amici è riuscita a farsi forza e superare le sue paure.
«Hai fatto quello che ti ho chiesto?»
Behati annuisce e tira fuori dalla tasca dei jeans dei fogli piegati in quattro parti «Ho riassunto brevemente la prima parte, sviluppando meglio la parte ehm… più delicata»
«Inizia pure a leggere, allora»
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Adelaide,
20 Novembre 2013

 
 
 
 
Erano passati due giorni dall’aggressione di Chris e no, Behati non si era ancora ripresa.
Il suo rapporto con Joe è cambiato da quella sera, hanno litigato altre volte sull’argomento “stalker” e tutte le volte Behati scoppiava in lacrime affermando di non essere una vittima e che quel povero ragazzo era innocente.
Passa le giornate andando a scuola, facendo le prove della recita con Sharon e chattando su Facebook con Samantha. Al Joey’s ci va solo il sabato mattina e due pomeriggi dopo scuola, appena ha tempo e quando gli altri colleghi non possono.
Molto spesso le capita di sentirsi osservata e sul suo armadietto compaiono quotidianamente dei messaggi anonimi, a volte battuti al computer altre scritte con ritagli di giornale.
È un mercoledì pomeriggio, il cielo è plumbeo e si sta alzando un vento forte che fa oscillare pericolosamente gli alberi. Il Joey’s è vuoto e Behati si domanda se non è il caso di chiudere prima perché non è chiaramente il tempo per un buon gelato.
Chiude velocemente il negozio, coprendosi il più possibile con la sua felpa verde che ha rubato a Joe e si maledice per aver indossato delle scarpe di tela quel giorno.
Il parco è silenzioso, non c’è anima viva e coperta dal cappuccio cerca di ripararsi dalla pioggia e arrivare alla svelta verso la fermata del suo autobus per tornare a casa e mettere fine a quello schifo di giornata.
«Behati!» si sente chiamare da quella voce che conosce fin troppo bene e immediatamente la sua schiena si riempie di brividi. Possibile che fosse sempre nei dintorni?
Si chiede se sia il caso di iniziare a correre e mettersi in salvo quando improvvisamente sente quei passi sempre più vicini a sé.
«Behati!» La chiama ancora. Allora capisce di non avere scampo e sospira rassegnata.
«Mi hai fatto correre» dice affiancandola e coprendola col suo ombrello.
Behati sorride imbarazzata «Scusa, ma sono di corsa, ho paura di perdere l'autobus e devo tornare a casa»
Il ragazzo annuisce puntando gli occhi difronte a sé «Come stai?»
«Direi bene, tu? Che ci fai in giro con questa pioggia?» si sforza di mantenere la calma e non dare al biondo l'impressione che lei si sentisse a disagio al suo fianco.
Il ragazzo sorride mostrando la macchina fotografica che tiene appesa al collo «Pensavo di fare qualche foto al parco quando ha iniziato a diluviare» spiega sorridendo. Ma che ha da sorridere sempre, poi?
Behati sposta lo sguardo osservandolo bene in faccia per la prima volta. È bello, questo non lo si può negare ma non è una bellezza come quella di Joe, è una bellezza sporca. Come se dietro a quelle fossette e i capelli ricci si nascondesse qualcosa. I suoi occhi la rapiscono, non riesce a definire bene il colore, un misto tra il verde e il marrone chiaro e se non fosse così spaventata da lui magari si sarebbe anche sentita lusingata da quelle attenzioni.
La voce del ragazzo la riporta alla realtà e si dà della stupida perché quei pensieri non sono altro che il risultato delle paranoie che Joe si fa su quel tizio.
 «Senti, volevo scusarmi per come ti ho trattato la volta scorsa in gelateria. Ti ho risposto male e beh, tu non c'entri nulla. Per farmi perdonare posso offrirti qualcosa di caldo?»
La bionda passa le mani sui suoi jeans strappati e si morde l'interno della guancia, cosa che fa tutte le volte che è nervosa «Mi piacerebbe, ma sono veramente di fretta» mente sperando di mettere fine a quella conversazione.
«E domani?»
«Ho un impegno» e ringrazia il cielo per avere le prove a teatro a tenerla occupata.
«Dopodomani? Oppure questo weekend, che ne dici?»
Scuote la testa «Un mio amico è appena uscito dall'ospedale e gli avevo promesso che saremmo stati un po' assieme»
Lo sguardo del ragazzo si fa più serio e stringe il manico dell'ombrello talmente forte da fargli diventare le nocche bianche «Oh, mi dispiace molto. Cosa gli è successo?»
«Un incidente» taglia corto Behati notando che il suo autobus si sta arrestando davanti alla fermata.
«Devo scappare adesso» dice ricoprendosi la testa col cappuccio «Grazie per l'ombrello e per la chiacchierata» lo saluta con un gesto sbrigativo della mano e inizia a correre sotto la pioggia battente.
Sente la voce del ragazzo urlarle qualcosa che non percepisce bene e sale in fretta sull'autobus.
Ovviamente si dimenticherà di dire a Joe del suo incontro col ragazzo misterioso.










"Maledetto Chris Jenks" pensa ritornando a casa "Lo sapevo che dovevo ucciderti"
Entra in casa sbattendo violentemente la porta, immaginando che fosse Jenks e riporta lo sguardo sulla macchina fotografica.
«Almeno picchiare quello stronzo è servito a qualcosa» dice andando a sedersi sul letto ripensando al set di fotografia e ai soldi che è riuscito a rubare al ragazzo. Non ha un lavoro e vive dei soldi che riesce a rubare da delle piccole rapine come, ad esempio, scippare delle vecchiette.
Riprende il computer e attacca la macchina al portatile con la chiavetta USB in modo da scaricare tutte le foto che è riuscito a scattare a Behati durante il giorno.
Foto di quando è a scuola, dove cammina per strada, foto dove si toglie la felpa e le si alza la maglietta mostrando il ventre piatto e lì si domanda perché – diavolo – abbia indossato una maglietta così corta. È certo che i ragazzi per strada o al college l’hanno guardata e cerca di mantenere il controllo per non rompere altri mobili.
Salva tutte le foto e pensa che dovrebbe stamparle e appenderle per la sua piccola – e sudicia – casa, così da poter renderla un tantino più ospitale e poi perché l’idea di svegliarsi e trovarsi il sorriso di Behati a dargli il “buongiorno” lo rende entusiasta.
Affianco a lui ci sono pezzi e ritagli di giornale, dopo avrebbe scritto un’altra lettera a Behati, ne ha scritte parecchie e non vede l’ora di fargliele leggere tutte.
Si era innamorato altre volte ma mai in quel modo, mai così follemente. E soprattutto mai per una ragazza così giovane, anche se, in fin dei conti, quattro anni non sono niente.
Osserva attentamente un primo piano che le ha scattato in gelateria e sospira innamorato.
«Behati Dallas» dice solennemente «Sarai preso mia»
Parola di Ashton Irwin.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Adelaide, Casa Dallas.
20 Novembre 2013
 

 
 
 
Behati è stesa sul letto di camera sua a leggere un libro per la scuola. Tra la recita e il lavoro in gelateria ha davvero poco tempo per concentrarsi sullo studio e non può permettersi di perde un altro anno perché deve aiutare i suoi zii. La zia Maura lavora come sarta a casa mentre lo zio John faceva il meccanico in una vecchia officina. Joe invece ha trovato un posto di lavoro da Topman e giura di non spacciare più perché “vendere erba mi ricorda troppo il liceo” e – davvero – non vuole altri problemi con la polizia.
Arriva all’ultimo capitolo di “Orgoglio e Pregiudizio” di Jane Austen con gli occhi che le si chiudono dalla stanchezza quando improvvisamente sente il suo cellulare vibrare sul comodino.
Sullo screen legge “numero sconosciuto” e aspetta qualche altro trillo prima di rispondere.
«Pronto?»
«…»
«Pronto?»
Ancora nessuna risposta, Behati inizia a tremare e alza la voce di un’ottava.
«Posso sapere chi accidenti sei?»
La persona all’altro capo del telefono attacca.
Behati sospira e scaglia il telefono sul letto.
Che diavolo le sta capitando?
Il cellulare riprende a suonare e subito accetta la chiamata, le mani tremano e deglutisce a fatica.
«Chi sei?» la voce le trema appena mentre pronuncia quella parole e cerca di mantenere la calma.
«Oh, Behati. Sapessi quanto è bella la tua voce al telefono. Resterei ad ascoltarti per ore»
Gli occhi le si gonfiano di lacrime e si lascia cadere sul letto priva di forza mentre nella sua testa continua a rimbombarle una semplice domanda. Perché?
Perché proprio lei? Perché non si sentiva più sicura per strada, al Joey’s a scuola e ora addirittura a casa sua?
Si lecca le labbra, la gola si secca improvvisamente «Dimmi il tuo nome»
E lo sente ridacchiare dall’altro capo del telefono «Chiamami “amore” e sarà il mio nuovo battesimo» cita una battuta di Shakespeare tratta da “Romeo e Giulietta”.
Behati chiude la chiamata e si affretta a spegnere il cellulare. Avvicina le gambe al suo petto e si stringe, come se desiderasse scomparire.
Quella voce, così profonda è sicura di averla già sentita, sa benissimo dove.
È tentata di parlarne con Joe ma è certa che il fratello avrebbe preso male la faccenda e poi non aveva nemmeno le prove per incolpare il ragazzo della gelateria, può benissimo essere uno studente della sua scuola.
Non scende nemmeno a cena quella sera, rimane semplicemente chiusa in camera a fare ricerche sulle vittime di stalking e beh, ha paura anche se non riesce ad ammettere che – effettivamente – potrebbe essersene vittima.
 
 
 
 
21 Novembre 2013, Ashton è stato davanti alla sua scuola per le prime tre ore, le ha lasciato un messaggio sull’armadietto dove ha scritto “Sei mia” e l’ha chiamata cinque volte da vari telefoni pubblici trovati nelle stazioni o in giro per Sidney.
 
23 Novembre 2013, Ashton è passato al Joey’s quindici volte senza farsi notare, ha scattato dodici foto e verso sera l’ha chiamata sette volte.
“Nessuno dovrà toccarti” e mentre il viso di Behati si riempiva di lacrime silenziosa, Ashton era nascosto da qualche parte ad osservarla.
 
27 Novembre 2013, Ashton è riuscito a vedere Behati la mattina, seduta al primo piano del College affianco alla finestra. Ha scattato ottantasette foto, alcune anche identiche ma tutte bellissime. Ha anche assistito alle prove di teatro per un po’, nascosto dall’oscurità dell’auditorium e prima di andarsene le ha lasciato un mazzo di rose e un bigliettino “Sei bellissima, Giulietta”.
Non è ancora pronto a mandarle un sms.
 
30 Novembre 2013, Ashton è andato a stampare le foto di Behati, sono circa settecento dodici, non ha cancellato nemmeno quelle sfocate. Gli piacciono anche quelle. Le ha appese tutte alle pareti e ama casa sua ora, ama la sensazione di avere quei bellissimi occhi verdi puntati addosso mentre dorme, si sveglia o si tocca pensando a lei.
Semplicemente ama lei, e niente lo potrà fermare.

3 Dicembre 2013, Ashton non ha smesso un giorno di cercarla. È entrato al Joey’s a prendere una vaschetta di gelato e l’ha vista. Era distrutta, con gli occhi gonfi e spenti e le occhiaie profonde.
Ed è bella lo stesso.
E l’ama ancora di più.
È passato un mese dalla prima volta che era entrato al Joey’s, un mese e mezzo da quando la vide per la prima volta al centro commerciale e il suo amore è ancora forte tanto quando il desiderio di possederla.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Sidney, Studio del Dottor Hood
16 Novembre 2015

 
 
 
 
«Come ti sentivi in quei momenti?» chiede Calum dopo aver letto il testo e aver passato un fazzoletto a Behati che ha iniziato a piangere.
«Mi sentivo in gabbia, ovunque andassi avevo paura di essere seguita. Avevo iniziato a spegnere il cellulare ogni volta che tornavo a casa così da non poterlo ascoltare e chiesi alle bidelle della mia scuola di poter dare un occhio al mio armadietto perché i suoi messaggi erano sempre più frequenti» spiega torturandosi le mani dal nervoso.
«E come ha fatto a scoprire tutte queste informazioni su di te? Intendo, il numero di telefono, l’indirizzo di casa e il resto delle cose»
Behati sospira «Facebook, lì avevo messo il mio numero di cellulare e anche il nome delle scuola. Si spacciava per uno studente ed entrava nel mio liceo, penso che il mio armadietto l’abbia scoperto seguendomi o chiedendo in giro, non ne ho idea. Ah, e ovviamente usando il profilo di Samantha Wolf, penso che il suo profilo fake fosse la sua fonte principale di informazioni, parlavamo davvero un sacco e le avevo anche accennato di Ashton. Poi quando il tempo passava e vedevo che Samantha non si presentava mai a scuola mi sono insospettita e ho bloccato il contatto. Non potevo parlarne con Joe perché sarebbe corso in caserma e a Sharon… beh, Sharon non penso che mi avrebbe capita davvero. Forse per questo ero così attaccata a Samantha, era l’unica persona con cui potevo sfogarmi»
Calum annuisce, ogni tanto prende appunti sul suo quaderno e le pone alcune domande.
«Perché non volevi sporgere denuncia?»
«Avevo paura che potesse scoprirlo e farmi del male, male fisico. E non riuscivo a realizzare di essere una vittima di stalking»
«La tua famiglia non si era accorta di nulla?»
«Sì, ero molto più irascibile e mi chiudevo spesso in me stessa. Avevo perso anche quattro kili» spiega, lo sguardo puntato sul pavimento e la voce bassa, atona.
«Potresti mai perdonare Ashton per quello che ti ha fatto?»
«Se non si fosse spinto troppo in là, forse ci avrei provato»
«Cosa intendi per “spingersi troppo in là”?»
«Non avrei mai voluto che qualcuno morisse per colpa mia»








































MI LITTLE TALK:

SAPPIAMO CHI è LO STALKEEEEEEEEEEEEEEEER FMXNBGFNDCM
Allora? Era chi vi immaginavate?  Che io sappia l'unica ad aver indovinato é stata Andysmile con la quale ho parlato un po' su whatsy ed è troppo simpatica.
Che ne dite di questo capitolo? Diciamo che sono stata brava perché vi ho svelato delle cose moooolto importanti: Ashton é lo stalker e qualcuno nella storia morirà. Il fattp è che devo ancora decidere bene chi e quanti ucciderne., non voglio fare una carneficina ma... ho in mentre alcune papabili vitti. adesso devo correre a studiare storia che ho l'ultima verifica dell'anno e poi... sarò in quarta bvnfv clero.
Vi lascio il mio link della mia long:http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3105743&i=1 e della mia mini long: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3126821&i=1
Sccccusate ma oggi sono davvero di fretta, visto che io sono stata brava che vi ho spoilerato tante cose fate le brave che aspetto taaaante recensioni per questo capitolo.
Vi dico che aggiornerò da mercoledì prossimo perché.... VADO A BARCELLONA CON MIA CUGINAAAAAAA e non sto più nella pelle.
bacissimi
Megghy

 

  
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