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Autore: BebaTaylor    27/05/2015    0 recensioni
Genere: | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Piccoli e teneri (si fa per dire) - serie'
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Capitolo Ventuno

Prima settimana di Maggio
Richard fissò il soffitto, guardando le ombre che si muovevano e sospirò, pregando di risvegliarsi e di scoprire che fosse tutto un incubo. Sospirò, stringendo la coperta nei pugni, sapendo bene che quella era la realtà: il giorno dopo avrebbe dovuto andare al negozio e consegnare la lettera di dimissioni a Meredith, dicendole che le dispiaceva tantissimo, che l'amava con tutto il cuore, che non era quello che voleva, quello che desiderava ma che doveva farlo.
“Se non lo fai non vedrai mai più i bambini.” gli avevano fatto capire i suoi suoceri e lui amava troppo i suoi bambini per poterli perdere.
Quello che però lo faceva arrabbiare e che lo deludeva era che i suoi genitori non avevano aperto la bocca. Non avevano detto nulla e la cosa lo faceva soffrire ancora di più.
Chiuse gli occhi e respirò profondamente, dicendosi che doveva dormire, che il giorno dopo sarebbe stato una lunga giornata.
La più triste della sua vita.

***

Seconda settimana di Aprile.
Meredith continuò a canticchiare il motivetto di quella nuova trasmissione tv che era iniziata la sera prima mentre scopava il pavimento del negozio. Sentiva su di sé lo sguardo di Richard e si sentì felice, anche perché erano un paio di giorni che Albert non le dava fastidio.
«Sei felice.» le disse Richard alle sue spalle e le posò le mani sui fianchi per poi baciarle la nuca.
«Sì.» esclamò lei sorridendo e per un'istante chiuse gli occhi, «Sono felice.»
Fece un passo avanti, stando attenta a non calpestare lo sporco che aveva raccolto e si girò verso Richard. «Mi prendi la paletta?» domandò, «Per favore?»
Richard le sorrise e andò a prendere la paletta azzurra poco lontana. «Pensi che oggi sia una giornata tranquilla?» domandò tenendo la paletta ferma per il manico.
«Sì.» rispose Meredith mentre spostava la sporco sulla paletta. «Almeno lo spero.» aggiunse capendo a cosa si riferisse Richard: non ai clienti ma ad Albert. Il ragazzo andava spesso al negozio e non se ne voleva andare per nessuna ragione; un paio di volte Meredith aveva avvertito la madre del suo amico, che o lo aveva chiamato, dicendogli di tornare subito a casa o era andata direttamente in negozio, costringendolo a tornare a casa. Ma in quei giorni ad Albert avevano cambiato gli orari alla clinica, facendolo lavorare dalle nove e mezza alle diciotto e trenta, con un'ora di pausa nel mezzo, impedendogli di passare al negozio anche per soli cinque minuti.
Meredith afferrò la paletta con la mano sinistra - nella destra stringeva la scopa - e andò nel magazzino, dove si trovava il grosso cestino della spazzatura. Svuotò la paletta dentro di esso e la batté piano contro le pareti di allumino del cestino per poi sistemarla insieme alla scopa nello spazio dietro la porta.
Tornò in negozio e sorrise nel vedere Richard che sistemava alcuni articoli sugli scaffali e pensò che non vedeva l'ora che lasciasse Rosalie, perché lo voleva avere tutto per sé, perché non voleva più essere l'altra. Quasi non le importò che Rosalie potesse soffrire, anzi, non le importava affatto, si disse che, se Rosalie non si era ancora accorta che Richard la tradiva era solo una stupida che meritava di essere tradita.
Scacciò quei pensieri e andò verso il ragazzo, sorridendo, dicendosi che ormai mancava così poco, così poco e poi... e poi nulla le avrebbe impedito di poter frequentare Richard alla luce del sole. Di essere felice, di poter girare con lui senza preoccuparsi se qualcuno potesse vederli, di passeggiare mano nella mano e di baciarlo quando ne aveva voglia, di risvegliarsi accanto a lui, di andare a dormire con lui.
Voleva vivere con lui.
Sorrise ancora, mentre sfiorava la schiena del ragazzo e pensava a quanto lo amasse, a quanto lo desiderasse e a quanto non potesse fare a meno di lui.
Richard si girò e le sorrise prima di accarezzarle il viso. «Ti amo.» mormorò e stava per baciarla quando il campanello della porta suonò. Richard sbuffò, contrariato e Meredith ridacchiò.
«Anche io.» disse mentre si avvicinava alla cassa, pronta ad aiutare il cliente appena entrato. Si sentiva felice in quel momento: il sole splendeva, era una bella giornata, Richard l'amava, Albert sembrava una persona quasi normale i suoi genitori avrebbero presto festeggiato il trentacinquesimo anno di matrimonio e lei era felice.
Tutto era perfetto.

***

Albert sospirò mentre apriva la bottiglietta d'acqua. Non avrebbe mai voluto fare quegli orari al lavoro ma l'unica alternativa era trovarsene un altro e lui non poteva, gli servivano i soldi per pagare l'investigatore privato. Bevve un lungo sorso e si appoggiò contro la parete e osservò il vaso con le viole ai suoi piedi. Perché doveva essere tutto così estremamente complicato? Perché Meredith non lo amava? Perché amava un a

   
 
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