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Autore: nenya85    05/01/2009    1 recensioni
Un Seto tredicenne e un Mokuba di otto anni sono spediti nella Domino del presente dove incontrano, ovviamente, le loro controparti. AU. Yami x Kaiba. Tieniti forte Kaiba, Yugi non è l'unico duplicato a Domino!
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti! Qui Aleen. Volevo solo avvisarvi che, anche se abbiamo mantenuto gli appelli dell'autrice, la storia in originale è già completa. Vi auguro una buona lettura.

IT’S A DÉJÀ VU ALL OVER AGAIN
By Nenya85
Tradotto da Aleen (e Kim della B'n'R)
Beta-read by Gekkeiju


Per favore, leggete e recensite. Sono un po’ nervosa riguardo a questo capitolo, perciò mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.

NOTE SULLO STILE: il corsivo indica un flashback.
CAPITOLO 8: ORA E ALLORA

YAMI POV.

Guardare Kaiba che aspettava era come guardare una tigre in gabbia. Se avesse avuto una coda, mentre camminava l’avrebbe dimenata nervosamente.

“Vedo che non hai scoperto nulla di nuovo,” dissi.

“Vuoi sapere quello che ho scoperto con tutte le mie ricerche?” Ringhiò. “Posso riassumerlo in una frase: sembra che sia esistito un sacerdote chiamato Akunadin che servì un faraone senza nome circa tremila anni fa. Non mi sono disturbato di far sapere all’Università del Cairo che il loro faraone sconosciuto stava girando per Domino facendosi chiamare Yami.”

“Akunadin vuole quegli oggetti. Presto o tardi farà la sua mossa.”

“Se non l’ha già fatta…” disse Kaiba a se stesso, lanciando un’occhiata a Seto. Guardai Kaiba, ma lui scosse la testa.

“Pazienza…” dissi. “Il momento non è ancora arrivato. Posso sentirlo.”

“Ancora delle boiate mistiche.”

Una volta, avrei abboccato all’amo, mi sarei lanciato in un altro inutile dibattito. Ma mi ero abituato a come Kaiba usava la sua proverbiale scortesia per distogliere l’attenzione ogniqualvolta qualcosa lo metteva a disagio. Perciò concessi un piccolo cambio d’argomento, chiedendo, “Cosa farai adesso?”

“Dimenticare tutte queste assurdità e tornare al lavoro. E trovare qualcosa da far fare alla piccola vipera prima che si cacci nei guai.”

Mi guardai intorno nel salotto di Kaiba. Seto, come sempre, stava con Mokuba e Kouma, ignorando tutti gli altri. Mokuba stava annuendo a qualcosa che stava dicendo.

“Kaiba,” dissi “so che Seto è te, ma è ancora solo un… ”

“Non azzardarti a chiamarlo bambino,” sibilò, la sua voce bassa e furiosa.

“Non credi che abbia bisogno di un po’ di tempo libero?”

“Cosa potrebbe farci con una vacanza?”

“Divertirsi, magari?”

“Credimi, tu non vuoi sapere qual è la sua idea di divertimento…” la sua voce si spense. Apparve un sorriso, malevolo come ognuno di quelli che avevano solcato il viso di Malik. “Forse hai ragione. Forse si merita davvero un regalino”. Disse mentre raggiungeva gli altri.

“Non posso starmene a ciondolare qui tutto il giorno.” Annunciò al gruppo prima di rivolgersi a Seto, “Tanto vale che ti porti alla Kaiba Corporation con me.”

“La gente non noterà che sono un copia praticamente identica a te?”

“A chi importa?” disse freddamente Kaiba, ottenendo un sogghigno di risposta. “Avanti – ti mostrerò da quale finestra si buttò Gozaburo.”

“Fico!” sussurrò Seto. Un brillio insano illuminò due paia di identici occhi blu.

“Ragazzi… lo sapevo che Kaiba avrebbe avuto una cattiva influenza sul ragazzo.” Brontolò Jonouchi.

“Veramente,” disse pensosamente Yugi, “penso che siano adatti l’uno per l’altro.”

Come sempre, ero d’accordo con Yugi. Se non altro, si capivano, parlavano lo stesso linguaggio incomprensibile. Seto era infastidito dai nostri tentativi di amicizia, sembrava preferire la conversazione breve, impietosa di Kaiba… e i suoi lunghi silenzi. Spesso se ne stavano in piedi l’uno accanto all’altro. Parlavano raramente. E Kaiba era l’unico che guardava Seto e non vedeva un bambino condannato.

Anche se era sabato, nel quartier generale dell’azienda era presente un minimo di staff. Come promesso, la prima cosa che Kaiba fece fu mostrare a Seto la finestra dalla quale Gozaburo si era sfracellato. Seto era incantato. Stava alla finestra, tracciando senza dubbio la traiettoria di Gozaburo ancora e ancora nella sua mente. In un certo senso era… tenero. Era la prima cosa infantile che gli avevo visto fare.

Kaiba armeggiava senza sosta col suo computer. Sembrò sollevato quando una telefonata interruppe le sue preoccupazioni. Si alzò in piedi e disse, “Non serve a niente stare qui. Devo andare nel mio ufficio.”

“Credevo che fosse questo il tuo ufficio?”

“Questo è il mio ufficio dove concludo gli affari. Kaiba Land è dove disegno i nostri prodotti.” Era chiaro quale dei due preferiva.

“Avanti, andiamo,” aggiunse. “I piccoli possono giocare di sotto, e io posso portarmi avanti col lavoro.”

Stava chiaramente includendo Mokuba e Kouma nella categoria – come pure Anzu, Jonouchi, Honda e Yugi probabilmente - ma non Seto.

Sembrava, comunque, che sentisse il bisogno di fare al suo se stesso più giovane un regalo, probabilmente per scusarsi di doverlo trascinar via dalla finestra di Gozaaburo. Scaricò un file, e lanciò il dischetto a Seto.

“A te. Tieni. Non usarle come screen saver.”

Seto prese silenziosamente il dischetto, senza fare domande.

“Cos’è?” chiesi curioso.

“Le fotografie del cadavere di Gozaburo.”

Quando arrivammo a Kaiba Land, gli altri sfrecciarono via per mostrare a Kouma tutti i giochi e le corse. Yugi avrebbe voluto restare con me, e Kaiba glielo avrebbe permesso, ma il suo ufficio mi sembrava personale in un modo in cui non lo era la sua camera. Si sentiva il suono attutito prodotto dai bambini che ridevano a Kaiba Land, ottanta piani più in basso. Realizzai che proveniva da un interfono.

“Lo tengo acceso così posso accertarmi che là sotto niente vada storto,” disse in modo brusco, quasi arrabbiato, come per sfidarmi ad accettare la sua spiegazione. Non dissi niente, ma notai che le ovattate grida di gioia sembravano rilassarlo.

Il capo tecnico stava aspettando. Lo avevo già visto. Aveva probabilmente più del doppio degli anni di Kaiba ed era alto quasi come lui. Un uomo dalle ampie spalle, in camice da laboratorio, con lunghi capelli bianchi e la barba. Con lui c’era un giovane game designer (anche se doveva essere almeno cinque anni più grande di Kaiba). Kaiba non si preoccupò di presentarli.

Sembrava che il progetto dell’uomo più giovane fosse promettente, ma contenesse anche numerose gravi pecche. Kaiba si sedette al tavolo di lavoro, aprì il programma e venne presto assorbito in una conversazione che pareva in una lingua straniera. Nessuna meraviglia che non avesse alcun problema con i geroglifici. Non lo avevo mai visto così concentrato, tranne quando stava duellando. E compresi all’improvviso - non lo avevo mai visto così felice e rilassato. L'impresa di trasformare la Kaiba Corporation in un’azienda di giochi poteva essere iniziata come un’opera di espiazione, ma era chiaro che Kaiba l’amava; che i suoi disegni erano una parte di lui tanto quanto lo erano i suoi draghi.

Quasi senza farsi notare, Seto li aveva raggiunti. All’inizio rimase in silenzio, poi iniziò a fare domande e a offrire suggerimenti. Se gli altri furono sorpresi dalla sua presenza - o dal fatto che era una copia esatta, anche se leggermente più giovane, del loro boss, non lo diedero a vedere - essendo chiaramente più interessati a correggere gli errori del loro programma.

Anche se non avevo idea di che cosa stessero parlando, capivo che le osservazioni di Seto erano appropriate. Presto lo ascoltarono con lo stesso rispetto che mostravano a Kaiba. Ne sapevo abbastanza da sapere che cinque anni sono un lungo periodo nell’elettronica. E ricordavo che la sua stanza, come ogni stanza della residenza, aveva un computer. Mi chiesi se era il suo fiuto ad essere così buono, o quante ore doveva aver impiegato la notte per recuperare quasi metà decennio pieno di innovazioni tecnologiche. In entrambi i casi, era stato chiaramente accettato come una membro del team.

Kaiba doveva essere d’accordo, perché si ritrasse dal gruppo, lasciando una discussione a tre. Notò la mia sorpresa al suo farsi da parte e alzò le spalle. “Abbiamo risolto i problemi più grossi – almeno finché non se ne presenta un altro. Seto può occuparsi della ripulitura. È un gioco stupido, comunque.”

“Di cosa tratta?”

“Una qualche cavolata di gioco di ruolo sull’Egitto.”

“Tu stai producendo un gioco basato sull’Antico Egitto?”

“Certo, perché no? È la moda di adesso. Il gioco ha una grafica grandiosa. Probabilmente venderà piuttosto bene, se riusciamo a togliere i bug. Cosa credevi, che ci occupassimo solo di Duel Monster?”

“Qual é la trama?” chiesi curioso.

“Piuttosto banale… colleziona alcuni oggetti… sconfiggi il cattivo.” Sorrise. “Ti suona familiare?”

Si voltò a guardare Seto, pensosamente. “Lo metterò a capo dell’equipe di lavoro. In questo modo non dovrò avere a che fare con l’equipe troppo spesso.”

Dirigendosi alla scrivania, disse al gruppo riunito attorno al tavolo, “Chiamatemi, se avete bisogno di qualcosa,” ma non ci fu alcun segno che avessero sentito, e Kaiba non sembrava aspettarsi una risposta.

Si sedette: apparentemente lavorava, ma notai che stava guardando Seto, non il monitor. Come incapace di stare fermo, venne alla finestra. Non aveva la stessa vista, ma questo era l’edificio più alto di Domino.

KAIBA POV
Ero mai stato così sfacciato? Non arrogante. Questo mi sembrava di esserlo ancora. Ma a tredici anni, pensavo di essere invincibile. Per forza, a tredici anni non ero stato ancora spezzato. Seto poteva sentire la trappola richiudersi intorno a lui, ma era ancora sicuro di poterla battere: non sapeva di aver già perso l’unica partita che importava.

Tutti, Yami incluso probabilmente, pensavano che lo odiassi. Non era vero. Però nemmeno mi piaceva più di tanto.

Ero orgoglioso del Seto di dieci anni che aveva sfidato Gozaburo e aveva vinto. Che aveva usato l’orgoglio e il desiderio di vendetta di Gozaburo per costringere il più potente uomo d’affari del paese a dare una casa a lui e a suo fratello. Non importava dopo cosa mi fece, Gozaburo non potè mai cancellare quella vittoria. E non comprese mai che ogni giorno in cui lo tenevo impegnato a punirmi… ogni giorno in cui lo tenevo così assorbito nella sua vendetta da dimenticarsi dell’esistenza di Mokuba… era un’altra vittoria in una partita che non avrebbe mai nemmeno iniziato a capire.

Una partita che questo moccioso tredicenne alla fine aveva perso.

Quando avevo iniziato a lasciar andare Mokuba? Avevo la stessa età di Seto, o ero appena più giovane. Era iniziato la notte in cui ero stato scoperto nella sua stanza, a calmare uno dei suoi incubi.

“Ma bene. Sembra che tu persista a provare affetto per quel cagnolino che ti scodinzola intorno. Ti sta trascinando al suo livello.” Aveva detto Gozaburo, una calma minaccia nella voce.

“Il possesso non è affetto.” Risposi con noncuranza. “Avevamo un accordo. Mokuba è mio.”

“Fintanto che la sua presenza non si dimostri un ostacolo al tuo addestramento, nel cui caso mi toccherà riconsiderare la sua prolungata esistenza… qui. Gli ostacoli sono fatti per essere rimossi, qualche volta definitivamente… se tu continui ad essere lento nell’apprendimento. Negli affari hai bisogno di essere freddo; di prendere quello che vuoi. Non c’è spazio per calmare le paure di un bambino.”

“Ah, ma tu non sai cosa è venuto prima, vero? Il mio arrivo o le sue grida. Sei così sicuro che io non abbia seguito le tue istruzioni… prendendo precisamente quello che volevo?” Sorrisi, freddamente quanto lui “Mokuba è mio.”

Lo guardai fisso negli occhi, non osando interrompere il contatto mentre assorbiva quanto stavo dicendo. Sentii qualcosa scheggiarsi, irrevocabilmente, nel mio cuore. Fingere che io fossi capace di violare l’unica persona che avevo mai amato, mi aveva fatto sentire sporco. Mi aveva lasciato nauseato e tremante, nonostante mi ergessi orgoglioso come sempre. Quale che fosse il prezzo per questo lavoro – l’avrei pagato volentieri domani – fintanto che Gozaburo mi avesse creduto stanotte. Infine, un raro sguardo di approvazione, o di soddisfazione, si fece strada nei suoi occhi suo malgrado. Ci fu un brillio di risposta nei miei. Lo avevo ingannato. Avevo scelto bene la mia menzogna.

“Hai adottato un metodo interessante per distruggere il legame fra voi.”

“Io sono pieno di sorprese. Non è per questo motivo che mi hai comprato, padre?”

Fui ripagato dal suo rapido cenno d’assenso. Dopo che se ne fu andato, andai in bagno e vomitai finché non ebbi più niente nello stomaco, ma i conati continuarono. Poi cancellai le tracce.

Dentro di me, il sangue era gelido come il mio sorriso. La vita di Mokuba dipendeva dalla mia abilità nel convincere Gozaburo che avevo smesso di tenere alla sola persona che era la mia vita. Quanto ancora potevo resistere? Quanto ancora poteva durare prima che anche Mokuba iniziasse a crederci? Dovevo scappare, prima di cadere nella trappola che io stesso avevo disegnato.

Per anni non avevo ripensato a quella notte, fino a quando Seto non era apparso alla mia porta, un promemoria vivente. Avrei dovuto tentare di fuggire di nuovo – avrei solo dovuto prendere Mokuba e scappare. Ma le speculazioni sono tanto inutili quanto le scuse. Invece, avevo deciso di giocare al gioco di Gozaburo fino alla fine. Avevo creduto di essere abbastanza forte da poter fare affidamento su me stesso; avevo creduto che le mie promesse sarebbero state la mia ancora di salvezza. Mi ero sbagliato. E i “perché” non contavano di fronte a quel fallimento.

Sarei potuto scappare di nuovo. Ma non volevo morire. E avevo paura di lasciare Mokuba con un Gozaburo deprivato della sua preda. Non credetti mai che sarei diventato per Mokuba un pericolo tanto grande quanto lo era per lui Gozaburo stesso. Che io avrei fatto quello che Gozaburo aveva solo minacciato di fare - non immaginai mai che avrei tentato di uccidere Mokuba.

“Se tu avessi scoperto che il piano che Shadi ha rovinato era arrivato così vicino alla vittoria, avresti agito diversamente?”

Questi pensieri erano così simili ai miei, che mi ci volle un momento per realizzare che a parlare era stato Yami.

“Perché avrei dovuto?” mi schermii, d’istinto. “quel piano mi ha reso il grande Seto Kaiba… ha portato la Kaiba Corporation nelle mie mani.”

Ma non incrociai il suo fermo sguardo cremisi. Ricordavo… Yami ora sapeva cosa voleva dire arrendersi all’oscurità annidata dentro se stessi. E per una volta, la mia debole scusa non poteva stare in piedi.

“Tanto non ha importanza, no?” risposi amaramente. “Il futuro è infinito, ma il passato ha una sola serie di impronte. Tu puoi soltanto vivere con le tracce che ti sei lasciato dietro.”


NOTE DELL’AUTRICE: Ummmnnn…. Spero sia chiaro che questa storia NON andrà a finire in un incesto. Okay, ora che ci siamo chiariti…

Ho sempre immaginato Gozaburo troppo assorto nella sua battaglia con Seto per notare Mokuba – e penso che Seto sia stato attento a mantenere la situazione in questi termini. Perciò, in un certo senso, la salvezza di Mokuba dipendeva dal fatto che Gozaburo lo considerasse indegno della sua attenzione. Ma questo avrebbe funzionato soltanto finché Gozaburo avesse creduto che Mokuba era irrilevante per Seto quanto lo era per lui. Se avesse realizzato quale influenza positiva e controbilanciante aveva Mokuba sul suo addestramento, lo avrebbe utilizzato, come Pegasus ha fatto più tardi, o semplicemente lo avrebbe rimosso.

Penso che Seto avesse bisogno di vedere Mokuba – che, in senso letterale, era il suo fratellino a mantenerlo con i piedi per terra. E dato che durante il giorno lavorava o comunque era controllato, questo implicava necessariamente delle visite notturne.

Per me una delle bellezze del rapporto tra Kaiba e Mokuba è che si tratta di un rapporto allo stesso tempo platonico e disinteressato. Ma a un certo punto mentre stavo scrivendo questa fic, ho iniziato a rimuginare sulla ragione per cui le fic sull’incesto sono così diffuse con questa particolare coppia; data l’intensità del loro legame, probabilmente è facile pensare anche ad una componente sessuale. È stato allora che le due idee si sono incontrate, e mi è venuto in mento che in cima alla lista delle persone che potevano pensarla in questo modo c’era Gozaburo.

NOTA DELLE TRADUTTRICI: anche noi aspettiamo commenti sul nostro lavoro di traduzione ^_^. Fateci sapere che ne pensate, e se avete consigli da darci. I vostri commenti verranno tradotti e spediti all’autrice ^^’’'.

  
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