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Autore: kibachan    27/05/2015    3 recensioni
In uno spaccato tratto dal film "age of ultron" la mia personalissima visione del vero significato dell'illusione in cui si è trovato Steve Rogers
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Thor, Tony Stark/Iron Man
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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NOT MORE TIME TO DANCE
 
 
Tony sollevò l’accetta sopra la testa, e dopo un attimo di slancio, vibrò un colpo contro il ciocco di legno ai suoi piedi spaccandolo a metà.
Cominciava a sentirsi stanco, ma cercò di obbligarsi a non sudare, mentre rivolgeva una fugace occhiataccia a Steve davanti a lui, che invece appariva fresco come una rosa mentre spaccava ciocchi di legno con la stessa fatica del grissino col tonno riomare.
Non riusciva a spiegarsi bene il perché, del fatto che ultimamente ogni suo movimento gli fosse diventato detestabile.
Eppure si era sempre più che altro divertito a metterlo in imbarazzo e, in genere, gli faceva tenerezza quella sua incrollabile integrità morale.
Scacciò dalla mente con un altro colpo d’accetta il fatto che probabilmente c’entrava l’averlo visto morire in un lago di sangue tra le sue braccia, in quell’illusione così fottutamente realistica.
E il constatare che persino in quella situazione…. lo biasimava.
Spaccò un altro ciocco e sentì una pungente fitta alla zona lombare che, ricordandogli di aver abbondantemente superato i 40, lo convinse a fare una breve pausa.
Si appoggiò appena al manico dell’accetta sospirando, e subito si trovò qualche altra cosa da guardare, quando notò che Steve aveva distolto l’attenzione dalla legna per scoccargli un’occhiata interrogativa.
Incrociò il profilo di Natasha, lontano sul portico della casa di Barton.
A lei la visione aveva fatto più effetto che a chiunque altro, non l’aveva mai vista tanto sfibrata.
Così, rannicchiata su quella sedia, avvolta nella coperta pachwork, e lo sguardo fisso in un’espressione di dolore, appariva improvvisamente più vecchia di dieci anni.
Tony osservò Clint che usciva sulla veranda e le porgeva una tazza fumante, riuscendo a strapparle un mezzo sorriso.
Nessuno di loro aveva parlato di cosa aveva visto in quell’incubo ad occhi aperti; certo non era stato niente di buono considerando quello che aveva scatenato in lui, lo stato catatonico di Bruce e Natasha e la ‘fuga’ di Thor.
Sospirò tornando a dare attenzione al tipo davanti a lui. Solo Steve aveva mantenuto una calma olimpica dopo l’attacco.
Che su uno come lui la visione non avesse avuto effetto?
Non sapeva perché questa cosa lo mandasse in bestia.
 
“come mai solo tu non hai avuto conseguenze dopo l’attacco della donna rossa?” si accorse di non averlo solo pensato ma che, anzi, le parole gli erano quasi esplose dalla bocca, solo dall’espressione congelata sul viso di Steve. Bhe…. Ormai era in ballo.. “sono tutti a pezzi, tu no…. Perché?” insistette
 
“e tu perché lo dici come se fosse una colpa?” contrattaccò con un un’altra domanda il capitano. Ma Tony era troppo esperto di battibecchi per farsi fregare
 
“che cosa hai visto? Cosa ti ha mostrato?” lo incalzò. Steve abbassò gli occhi in difficoltà
 
“niente di particolare” borbottò. Tony sbuffò una mezza risata amara
 
“è mai possibile che tu sia così perfetto da non avere un lato oscuro da sfruttare?!” proruppe
 
“non ho ben capito cosa esattamente ti infastidisce Stark!” ribatté Steve, ritrovando in un pizzico di arroganza la risolutezza per fronteggiarlo “che ha fatto impazzire te o che non ha fatto impazzire me?!”
Tony scosse la testa, come a dire che rinunciava a conversare con lui. Probabilmente il suo stato d’animo per primo, era quello sbagliato, e non era il momento adatto.
 
“io…” esitò. Ancora poco convinto che in quel momento in cui le loro anime erano tanto distanti lui potesse comprenderlo… dall’alto della sua perfezione. “io ho fatto una cazzata… lo so” ammise “ma tu dovresti capirmi, quello che volevo, quello che Ultron doveva essere… era uno scudo intorno al mondo!” si accalorò sbracciando “qualcosa che ci proteggesse efficacemente, di modo da non dover più passare ogni singolo istante combattendo, con il terrore che la volta dopo arriverà qualcuno al di fuori della nostra portata!”
Si zittì di colpo aggirando lo sguardo sui boschi tranquilli intorno a loro, si sentiva in imbarazzo per essersi messo così a nudo mentre Steve invece lo fissava come un muro di ghiaccio. “In fondo…” riprese tornando a guardarlo “non è forse per questo che combattiamo Steve? Per smettere di combattere?”
La sua domanda piombò nel vuoto del silenzio, insieme al nome ‘Steve’…. Che forse per la prima volta aveva adoperato al posto dei soliti nomignoli.
I due rimasero a fissarsi per qualche istante. Ma proprio mentre Steve stava sforzandosi di ripescare la voce che gli era sprofondata alle caviglie, per rispondergli, la moglie di Barton si materializzò alle spalle di Tony, spezzando quel grave silenzio, e portandoselo via con una scusa.
Tony gli gettò un’ultima triste occhiata prima di voltarsi e seguire la donna. Per quanto si sforzasse non lo capiva più. E il fatto di non ricevere da lui altro che biasimo ultimamente, lo feriva più di quanto fosse pronto ad ammettere.
Ma Steve non sapeva come aiutarlo, perché… anche se non ne aveva parlato con nessuno… anche lui dalla visione, non si capiva più.
Aveva mentito.
La sua visione era stata tutt’altro che ‘niente di particolare’ ma anzi, forse si era trattato della manifestazione più violenta a cui Steve avesse assistito in vita sua.
Nella visione aveva incontrato Peggy. Così viva, così reale, così bella… forse persino di più di quanto lo era stata in realtà.
Una sala da ballo… una musica dolce… un’atmosfera tranquilla… e lei, l’oggetto di ogni suo desiderio, che gli porgeva la mano rivolgendogli poche semplici parole
 
“la guerra è finita Steve… possiamo tornare a casa… possiamo avere il nostro ballo…”
 
Ed era a questo punto che il mostro si era rivelato.
Tony si sbagliava. Lui ce l’aveva un lato oscuro. E la cosa terribile era che non si trattava di un ‘Hulk’, non si trattava di un passato sanguinario, né di una paura recondita.
Il mostro… era lui. Lui esattamente com’era nella realtà, che guardava la mano tesa di Peggy… e non aveva voluto prenderla.
Quelle frasi che gli aveva rivolto l’avevano terrorizzato invece che confortato. Lui non voleva davvero che la guerra finisse, non voleva più… tornare a casa… né, e questa era la cosa più dolorosa, ballare con lei, iniziare una vita semplice e pacifica con lei. Non lo voleva più.
Non era certo di quando fosse successo in lui questo cambiamento, ma era reale.
Forse era questo il motivo per il quale non era parso scosso dalla visione, ed al contempo era la cosa più mostruosa: che lui, nel profondo, la sapeva già questa verità.
Steve non era più il soldato con il tragico senso del dovere, che nutre nel cuore il desiderio di famiglia e pace.
Steve ormai era solo Capitan America. Aveva senso di esistere solo se c’era qualcuno da combattere, altrimenti sarebbe scomparso.
E la visione gliel’aveva sbattuta in faccia questa atroce verità. Lui non combatteva affatto per smettere di combattere. Lui avrebbe preferito ancora cento altre guerre al posto del ballo con Peggy che sanciva la pace. Lui era sé stesso, ed esisteva, e gioiva… solo per combattere.
 
Sopraffatto da questa consapevolezza così orrenda Steve si lasciò cadere in ginocchio sull’erba e si afferrò la testa tra le mani.
Biasimava Tony… solo per evitare di biasimare sé stesso.
Ma tra Tony… che aveva creato un abominio per tentare di proteggere il mondo una volta per sempre… e lui… che avrebbe preferito vedere il mondo sconquassato ogni giorno da un nuovo nemico, pur di continuare a combattere… chi era il più pazzo?
La risposta era tragicamente semplice.
  
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