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Autore: lonelygirl19    27/05/2015    0 recensioni
"Vieni Dinky... Andiamo a casa."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ambra, Melody
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Calciai malinconicamente un sassolino sul sentiero silenzioso. Il rumore di quel piccolo gesto mi fece sentire ancor più sola per la viuzza di campagna. Percorrere la lunga strada che conduceva alla villetta isolata in cui abitavo era l'unico motivo per cui mi piaceva andare a scuola. Ero in grado di percepire il silenzio della natura, libera dai disturbi frivoli delle persone che abitualmente mi circondavano. Ma quel giorno non riuscivo ad apprezzare neppure la rarità della solitudine. 
A scuola c'era stata l'ennesima presa in giro. Ero abituata a subire derisioni e meschinità, il mio carattere chiuso non combaciava con l'ideale di ragazza perbene del posto. In una scuola di soli cento alunni, si sa, devi adattarti agli standard imposti dagli idioti del paese.
Ma quella mattina... Non osavo nemmeno ripensarci...
"Ehi, Melody, che magnifica acconciatura, oggi! Potrei quasi invidiarti!" mi aveva detto Ambra, la divinità teenager del posto. Il suo complimento mi aveva scioccato e per un attimo, solo per un istante, avevo creduto di poter essere considerata umana anche io. Portando la mano destra alla nuca, imbarazzata per tali parole gentili, avevo capito d'essere stata avvicinata, ancora una volta, in qualità di bestiolina da circo. La biondona dell'istituto aveva abbandonato, tra i miei capelli, una viscida gomma da masticare. Mi erano partiti istantaneamente singhiozzi e tremori, a cui si erano associate le grasse risate dei ragazzi in cortile. Il professore Faraize mi aveva persino osservata con compassione, per una frazione di secondo, ma nemmeno lui aveva avuto il coraggio di mettersi contro la massa. Così ero corsa via, diretta a casa, unico rifugio sicuro.
Immersa in quegli orribili e recenti ricordi, cercai di non pensare alla mia chioma lunghissima e liscia a cui avrei presto dovuto dire addio. Era il mio unico motivo di vanto e Ambra mi aveva portato via anche quello. Invidia, forse o pura cattiveria... Ma nulla importava più, ormai.
Mi lasciai cadere in ginocchio sull'erba oltre il ciglio della strada e inumidii copiosamente il fazzoletto di stoffa che avevo con me. "C.C", le lettere ricamate sul tessuto. Le iniziali della mia migliore amica, anche lei, come ogni gioia che avevo avuto, andata via da me. S'era trasferita in Africa due anni prima e non avevo più avuto sue notizie. 
Ogni cosa mi sembrava emanasse dolore, persino gli steli d'erba che si piegavano con rassegnazione al soffiare d'una brezza triste e leggera. E poi  lo sentii.
Un tocco umido e morbido sulla guancia sinistra, caldo e rassicurante. Mi voltai... E lo scorsi. Un dolce ciuchino bruno giocava con il mio viso, come se fosse la cosa più bella del mondo. Era sciocco, banale e tremendamente poco sofisticato come pensiero ma...mi sentii amata. Con le dita tremanti carezzai il pelo soffice e delicato delle sue orecchie, poi presi coraggio e strinsi a me quell'indimenticabile faccino dallo sguardo così incredibilmente umano. E, come se fossimo amici da sempre, mi rivolsi a lui con un nome che mi sembrava gli appartenesse già: "Vieni, Dinky... andiamo a casa".
   
 
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