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Autore: Francine    27/05/2015    6 recensioni
La luce del sole ti colpisce all’improvviso.
Fende lo spazio tra le tue ciglia, le fronde degli alberi e le creste bianche delle nuvole. E vorresti perderti in lei, che ha fatto tutta quella strada per arrivare a te. Pura. Assoluta. Calda. Ne ha di cose da raccontare, la luce del sole. Prestale orecchio, perché la sua voce è soave e argentina come un campanellino, e il suo colore è impossibile da dimenticare. Ed è diversa da quella fredda e malinconica delle stelle, anche se il sole è una stella anche lui. Ci vuole un po’ per crederlo. Per fidarti di chi ti assicura che la luce del sole è come quella di Antares, Vega o Arturo. Può cambiare il colore – bianco, rosso, azzurro, giallo – ma la natura –il destino – di una stella resta la medesima, a qualsiasi costellazione essa appartenga. Deve ardere. Fino a consumare se stessa. Danzando nel velluto nero profondo del cielo, assieme ai pianeti, alle comete e alle altre galassie in un carosello di luce. Di quelli che ti fanno girare la testa. Fino a non poterne più.

Storia del complesso rapporto tra il Santo del Cancro e la sua armatura. [Spoiler Soul of Gold]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cancer DeathMask
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The Long and Winding Road'
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La luce del sole ti colpisce all’improvviso.
Fende lo spazio tra le tue ciglia, le fronde degli alberi e le creste bianche delle nuvole. E vorresti perderti in lei, che ha fatto tutta quella strada per arrivare a te. Pura. Assoluta. Calda. Ne ha di cose da raccontare, la luce del sole. Prestale orecchio, perché la sua voce è soave e argentina come un campanellino, e il suo colore è impossibile da dimenticare. Ed è diversa da quella fredda e malinconica delle stelle, anche se il sole è una stella anche lui. Ci vuole un po’ per crederlo. Per fidarti di chi ti assicura che la luce del sole è come quella di Antares, Vega o Arturo. Può cambiare il colore – bianco, rosso, azzurro, giallo – ma la natura – il destino – di una stella resta la medesima, a qualsiasi costellazione essa appartenga. Deve ardere. Fino a consumare se stessa. Danzando nel velluto nero profondo del cielo, assieme ai pianeti, alle comete e alle altre galassie in un carosello di luce. Di quelli che ti fanno girare la testa. Fino a non poterne più.

Quando la luce del sole ti colpisce sembra di entrare nella gloria solenne, come diceva sua madre, gli occhi luccicanti dello stesso ardore che lega il mistico al matto. Lui non capiva fino in fondo quelle parole. Erano ricercate. Elaborate. Astruse e fuori moda, come astruso e fuori moda diventa il lessico di ogni neofita che si rispetti. Le parole sono importanti, avrebbe detto qualcuno, tempo dopo. E cambiare - arricchire, ornare, imbellettare - il proprio vocabolario è un tentativo, puerile e tenero, di dimostrare al prossimo che si è diversi. Si è superiori alla massa, al volgo che rivolge lo sguardo al fango in cui sguazza, invece di alzare gli occhi al cielo; ma, se si vuole, si può sempre imparare a farlo. Basta trovare qualcuno che sia così gentile da mostrarti la via. Com’era successo a sua madre. Lei sorrideva, con quello sguardo di sincera pietà e di genuino ardore che colora gli occhi di chi vuole avere fede anche per chi, poverino, non riesce a sentire la voce divina risuonare nel suo cuore come uno squillante cembalo.
«Un giorno capirai. Ne sono certa. E pregherò perché quel giorno arrivi presto. Prestissimo», gli diceva lei, trattenendo un sospiro per le preghiere della sera e per quelle che si levavano nelle ore oziose della domenica pomeriggio, quando il suo capo si chinava ed i suoi capelli scivolavano in avanti e lui la imitava. Ma non durava molto. Sbirciava i visi di chi pregava attorno a loro da dietro le dita intrecciate. Oppure si assopiva, e allora erano guai. Lei lo guardava con un’espressione di scoramento e delusione e vergogna che durava a lungo e che gli rendeva ancora più odiosa la domenica pomeriggio.
Poi un bel giorno era arrivata Athena e la sua vita di prima – sua madre, le preghiere, le domeniche pomeriggio in chiesa – era sparita, come uno scarabocchio di gesso sull’ardesia. Restava solo un pallido ricordo e la paura – una paura fottuta – che un giorno la predizione di sua madre si sarebbe verificata. E lui avrebbe sperimentato quella gloria solenne che tanto le piaceva. E sarebbe tornano da loro.

Ma quando la luce del sole, quella vera, lo ha colpito in pieno, il suo primo pensiero come Santo è stato per sua madre, ma non è stato un pensiero d’amore. Avrebbe voluto dirle che adesso i ruoli si erano invertiti. Che adesso era lei quella che non capiva davvero quanto grandioso, imponente e memorabile sapesse essere il colore del sole. Perché quello che era arrivato a lei era solo un piccolo, pallido riflesso. Quello di un crocifisso d’oro appeso al collo che dondola nel segreto dell’oscurità della camera da letto.


Note:
Del quarto episodio di Soul of Gold e di quel Cancer smarrito e confuso (ridotto all'ombra di sé stesso) salvo non tanto la sua presunta redenzione per amore della fioraia Elena, una emerita sconosciuta (incontrata sì e no ventiquattr'ore prima), quanto la sottile paura che la sua armatura non gli rispondesse - non gli ubbidisse - più. Da questo gancio, dal rapporto complesso e complicato tra il Santo e la propria corazza, parte la mia storia. Spero mi farete compagnia.
   
 
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