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Autore: Osiris_23    28/05/2015    0 recensioni
Epoca di guerra tra Umani e Replicanti preceduta da un breve periodo di pace.
Questa viene infranta sconvolgendo il sottile equilibrio che proteggeva la convivenza delle due razze sfociando in una guerriglia spietata.
Nel periodo antecedente lo scontro due esseri di razze opposte, legano tra loro una sincera amicizia che li porterà alla ricerca di una soluzione all’idea di un imminente dissapore.
Genere: Drammatico, Fantasy, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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12 Dicembre 3250

Il pianeta Terra ,  nell’arco di tre giorni, era diventato più produttivo di quanto non lo fosse prima dell’arrivo dei Replicanti. Entrambe le razze – o perlomeno la maggior parte – aveva deciso di abbandonare l’atteggiamento scontroso e di trarne dei vantaggi per ambo le parti. C’erano gruppi di scienziati che si scambiavano teorie e, in alcuni casi, ne venivano spiegate delle nuove . Nuovi edifici si ergevano , quasi fino a toccare l’atmosfera terrestre, donne e bambini di entrambe le razze che giocavano, ridevano e scherzavano insieme. Si potevano , addirittura, trovare Replicanti e Umani che tenevano dei piccoli concerti nei teatri, nelle case e perfino per le strade. Certo, i Replicanti diedero non poco filo da torcere per quel che concerne alla composizione di brani quasi dal nulla, ma dall’altra parte gli Umani mostrarono loro varietà infinite di strumenti musicali di ogni genere. Le navi dei Replicanti erano diventate attrazioni turistiche, tant’è che i Replicanti colsero l’occasione e facevano fare dei giri turistici all’interno delle loro navi. Irdath si godette lo spettacolo dall’appartamento costruito sulla sua nave, che con l’aiuto degli Umani, aveva realizzato in poco tempo. Compiaciuto dal risultato ottenuto, Irdath bisbigliò: << E’ proprio come si suol dire qui sulla Terra: chi semina, raccoglie. >>. Una delle guardie personali del Re entrò in quel momento nella stanza con un comunicato da parte di Deakin, nel quale era richiesta la sua presenza in uno dei Caffè della città. Irdath sorrise, e compiaciuto dell’invito da parte dell’Umano riferì alla guardia: << Non ha specificato l’orario, ma accetto l’invito. Contatta il signor Gabriel e riferisci che accetto il suo invito. Oh, dimenticavo>> in quel momento Irdath estrasse dalla sua uniforme uno strano dispositivo a forma semi-circolare, intagliato in un materiale vetroso scuro. La guardia prese il suddetto dispositivo, ma confuso chiese: << Perdonate mio Principe, ma non ho mai visto un oggetto simile in tutta la mia carriera. L’avete costruito voi? >>.

<< Certo amico mio. E’ un dispositivo che mi consente di comunicare solo ed esclusivamente con il soggetto per il quale è stato realizzato. L’ho chiamato V.O.X. >>.

<< E immagino che questo V.O.X sia stato creato per il signor Gabriel. Ma permettete di chiedervi come si mette in funzione. Per quanto possa essere intelligente , il signor Gabriel non conosce le tecniche di costruzione della tecnologia Replicante. >>

<< L’avete detto voi che il signor Gabriel è intelligente. Sono sicuro che troverà un modo per metterlo in funzione.>>

<< D’accordo mio Principe, vedrò di farlo ricevere direttamente a lui. Prendo congedo. >> e la guardia uscì.

Deakin si trovava appena fuori dalla recinzione dei Replicanti, quando vide la guardia avvicinarsi. Era talmente curioso di conoscere la risposta del Principe Irdath, che non smise per un solo istante di fischiettare. Quando la guardia lo raggiunse, Deakin con tono di chi non sta più nella pelle disse: << Ebbene? Il Principe ha risposto alla mia richiesta? >>. La guardia , leggermente timorosa per l’eccessiva reazione da parte dell’Umano, disse: << Certamente signor Gabriel, ma dato che nella missiva che mi avete chiesto di consegnare non avete specificato l’orario dell’incontro, il Principe Irdath vi manda questo dispositivo. >>. Deakin esaminò l’oggetto, mentre la guardia continuò: << E’ stato costruito dal mio Principe. Si tratta di un dispositivo audio, il quale vi permetterà di comunicare direttamente col Principe. Solamente voi avrete questo onore. Devo però avvertirvi: non mi è stato riferito come metterlo in funzione. >>.

L’Umano ammiccò, e in cuor suo era più che certo di essere stato appena sfidato dal Principe dei Replicanti: << Allora troverò un modo per farlo funzionare. Porgo i miei ringraziamenti a voi e al vostro Principe. >> . Il soldato Replicante non rispose, e si diresse all’interno dell’accampamento. Irdath, intento a ragionare sul dispositivo, si stava incamminando verso la Città degli Umani.

Deakin si strinse nel cappotto e con decisione si diresse verso l’ingresso dell’accampamento.

Due Replicanti chinarono gentilmente la testa al suo passaggio per poi tornare a conversare con calma e fitto fitto tra di loro.  L’uomo allungò il passò e usci dal quartiere per svoltare in un’angusta viuzza che gli avrebbe risparmiato di passare nel cuore pulsante della Città.

Il grigiore della Città, quella mattina pareva più chiaro e sincero. Addirittura dei timidi raggi di sole iniziavano a fare capolino dalla coltre spumosa sopra di lui.

Deakin svoltò nella stradina sottostante. Il turbinio assordante degli zeppelin che sfrecciavano nel cielo accompagnava lo scandire delle varie attività della gente.

Tutti erano indaffarati ma decisamente contenti.

E il tutto di certo lo si doveva ai Replicanti. Ormai erano un tutt’uno con la razza umana. Deakin ne scorse un paio seduti elegantemente ad un caffè intenti ad interloquire amabilmente con il cameriere. Parevano del tutto inseriti e accettati dai suoi simili.

Il dispositivo che stringeva tra le mani si stava facendo pesante.  Lo soppesò con attenzione e gli gettò una lunga occhiata sulla liscia superficie color della notte. Non riusciva a togliersi dalla testa le parole del principe.

Sin da che era entrato nella stanza la tensione del sospetto era stata palpabile ma l’essere lo aveva gestito con ammirevole classe e diplomazia. Non che questo avesse del tutto dissipato i dubbi di Deakin ma la sua calma e la sua curiosità lo aveva spinto ad accettare la sfida.

Evitò una carrozza che gli soffiò contro indispettita una nuvola di vapore e accelerò ulteriormente il passo.

La locanda non era distante.

In verità ad Deakin non piaceva tanto.

Era un luogo claustrofobico e piuttosto infimo, dove si spandeva sempre un persistente odore di oppiacei e dopobarba scadente.

Ma era anche un posto dove tutto sommato, se non si davano problemi, nessuno andava a ficcare il naso in affari non propri.

L’intricato labirinto di stradine e vicoli si snodava sempre più fitto ma l’umano sapeva bene come accorciarsi il tragitto.

In neanche dieci minuti, la vecchia e polverosa insegna in legno della locanda apparve all’orizzonte.

Infine Deakin raggiunse la suddetta locanda, che come unico elemento ricognitivo era l’insegna fatiscente che riportava la scritta LUPO E CORVO. << Nonostante il nome, questa locanda ha qualcosa di particolare che mi colpisce tutte le volte che mi reco qui.>>. Entrando rimase sorpreso nello scoprire che la locanda gremiva di Replicanti e Umani anche se in quantità ridotte, ma sicuramente più del normale. Il proprietario lo riconobbe sull’uscio della porta e noncurante degli ospiti presenti all’interno, tuonò a gran voce: << Irdath !! Hai visto che roba? Non ho mai visto così tanta gente nella mia locanda. Certo non sarà piena come le altre due locande della Città , ma non sarò io a lamentarmi. Vieni prego e accomodati al tuo solito tavolo e .. chiedi ciò che vuoi. Oggi offre la casa !! >>.

Deakin, seppur con gentilezza, non rifiutò tale cortesia: << Mi onori amico mio. Allora portami un tagliere con del pane e il miglior formaggio che hai nel tuo magazzino. E una birra ghiacciata. >>.

<< Nessun problema. >>.

Il proprietario ordinò al suo garzone di portare quanto richiesto da Deakin al suo tavolo. Nell’attesa posò il dispositivo sul tavolo al quale era accomodato. Lo esaminava come se tenesse fra le mani un antico manoscritto azteco: << Ha una forma così semplice che anche un bambino sarebbe in grado di attivarlo. Ma allora perché non riesco a venirne a capo? Non ho mai osato decantare le mie doti intellettuali e le mie capacità di deduzione, ma è possibile che un essere proveniente dallo spazio sia riuscito a mettermi con le spalle al muro con un oggetto come questo? E se fosse solo una questione di …>> Deakin venne interrotto dal garzone del locandiere, il quale posò sul tavolo quanto richiesto da lui. Il garzone diede una rapida pulita al tavolo prima di andarsene, quando Deakin ad un certo punto lo richiamò a se chiedendo di avvicinarsi a lui: << Prendi ragazzo. Dato che il locandiere oggi è di buon umore e che ha deciso di sua volontà di non farmi pagare questo ben di Dio, questi sono per te. >>. Deakin prese la mano del garzone, gliela aprì e fece scivolare dei soldi come ricompensa per il servizio svolto.

Dopotutto, la locanda stava affrontando un periodo di introiti decisamente consistenti e sarebbe stato al quanto scorretto se anche il garzone non avesse avuto il diritto di partecipare a quella crescente attività della locanda.

<< Oh signore, la ringrazio immensamente. >>

<< Un’ultima cosa e poi giuro che potrai tornare a lavorare.. almeno per oggi. >>

<< Cosa volete dire con questo? >> chiese il garzone con aria sospettosa e intimorita.

<< Che dopo stasera, quando chiuderete la locanda tu lavorerai con me. >>

<< Ma sono solo un semplice garzone, signore. Cosa vi fa credere che io possa esservi utile in qualche modo? >>

<< Il fatto che sei troppo giovane per sprecare la tua vita servendo la gente. >>

<< Chiedo umilmente perdono signor Gabriel, ma vedete.. io non mi occupo solamente di servire i clienti. Sto cercando di entrare a far parte del servizio militare, ma purtroppo devo mantenermi gli studi in qualche modo. La mia famiglia vorrebbe aiutarmi, ma io non sopporto che qualcuno debba accollarsi le mie spese. Penso di essere abbastanza maturo da poter gestire la mia vita. >>

<< Ehi garzone, ma quanto tempo ci vuole ?? >>

<< Devo andare.>>

Deakin tirò fuori un piccolo frammento di carta, sul quale scrisse una serie di numeri: << Quando avrai finito qui stasera, contattami solo se te la senti. In alternativa, avrai sempre qualcuno su cui contare >>. Confuso, il garzone riprese il suo giro di servizio. Per molti dei conoscenti e amici di Deakin, questo comportamento poteva apparire strano e , qualche volta, perfino assurdo. Ma egli si giustificava affermando che la conoscenza doveva essere collettiva, e non dei pochi individui colti della società. Deakin riponeva molta fiducia negli esseri Umani, nonostante fosse a conoscenza degli orrori che potevano essere commessi da questa specie. Mentre addentava un pezzo di pane e beveva un sorso di birra, Deakin continuava nel tentativo di capire come attivare il dispositivo: << Andiamo, non è possibile che possa perdere così tanto tempo davanti a questo giocattolo !! Ho controllato se non ci fossero degli intagli particolari o dei disegni che indicassero un possibile interruttore. NULLA ! >>. Deakin non era tipo da perdere le staffe facilmente, ma in quell’occasione si sentiva preso in giro dal principe dei Replicanti. Iniziò a pensare che in realtà quello fosse solo un modo per mettere in ridicolo una delle menti Umane più brillanti. Quando ad un certo punto, a Deakin venne in mente una probabile soluzione: << Un momento ! L’ho tenuto in mano per tutto il tragitto, ho cercato ininterrottamente un qualche pulsante di accensione… ma ora sembra più leggero. Mentre ero sulla strada per venire qui ho sentito che l’oggetto si faceva pesante, ma non appena sono entrato nella locanda aveva il peso di una matita. Che sia ... >>. Non fece in tempo a concludere il suo ragionamento che si precipitò fuori dalla locanda , cercando il punto dove il sole emetteva più luce. Il punto interessato era il ponte che collegava la città alla zona botanica della città. Si guardò intorno per accertarsi che occhi indiscreti non lo stessero osservando come quando si osserva un pazzo quando esplode. Si piegò sulle ginocchia e poggiò il dispositivo circolare sul legno. Attese qualche secondo prima di vedere che l’oggetto in questione iniziava a espandersi, a sciogliersi. Fu in quel momento che Deakin iniziò ad avvicinarsi sempre di più alla verità, e parlando a bassa voce disse: << Allora è per questo motivo che lo sentivo più pesante. Passa dallo stato solido allo stato liquido tramite le radiazioni solari. >>. Come affermato dall’Umano, ormai del dispositivo restava soltanto una strana sostanza semi-liquida. Deakin rimase deluso nel vedere che oltre quell’ammasso liquefatto non ci fosse altro: << Che cosa? Ditemi che è uno scherzo !! >>. Dall’ombra degli alberi circostanti, una figura incalzò Deakin: << Non è uno scherzo. >>.

Deakin balzò in piedi, sorpreso e spaventato nel trovarsi davanti Irdath, al quale chiese: << Come facevi a sapere dove mi trovavo? Da quanto mi stavi spiando? >>.

<< Da quando sei corso via dalla locanda. E non ti ho spiato, ma qualcun altro l’ha fatto al posto mio. >>. Da dietro la schiena di Irdath sbucò un piccolo robot delle dimensioni di una mano

: << Grazie a questa mia invenzione ho potuto tenerti d’occhio e.. beh eccoci qui. Devo ammettere però che, fra tutti quelli che hanno tentato di risolvere questo semplicissimo enigma,  tu non solo hai capito come fare per azionarlo ma hai anche impiegato meno tempo del previsto. >>

<< Metterlo in funzione? Ma se è solamente un ammasso … >>. Nello stesso istante in qui Deakin si voltò verso il punto in cui aveva visto lo strano liquame, ora non vi era più alcuna traccia. Incredulo, l’Umano chiese al Replicante: << Ma.. ma che storia è questa? Fino a due minuti fa era li per terra, e ora è sparito !! >>.

<< Non è sparito. Semplicemente lo hai assorbito. >>

<< Che cosa ? >>

<< Nello stesso momento in cui il materiale si è sciolto e tu l’hai toccato, questo è entrato in circolo. >>

<< E’ assurdo ! >>

<< Per nulla. Si tratta di tecnologia biometrica. >>

<< Spiegati meglio. >>

<< Certo. Seguimi in questo piccolo bosco. Lì nessuno potrà disturbarci. >>.

I due giovani si incamminarono. Deakin era più stranito che mai. Irdath appariva tranquillo come la prima volta che si sono incontrati, e mentre i due percorrevano la strada il Replicante continuò la sua spiegazione: << Come ti ho accennato poco fa, questa tecnologia biometrica è quasi simile a quella che utilizzate voi umani per alcuni dei vostri sistemi di sicurezza. Ricordi la forma che aveva prima che si sciolse? >>.

<< Si. Assomigliava ad una specie di pietra preziosa. Forse ho capito: nel momento in cui mi è stata consegnata, l’oggetto ha rilevato le mie impronte digitali, in modo che potesse stabilirsi una specie di connessione fra me e l’oggetto. >>

<< Ottima deduzione Deakin. In questo modo solamente tu sarai in grado di utilizzare questo dispositivo. Sicuramente tu vorrai chiedermi se si tratta veramente di un dispositivo. Ti rispondo dicendoti che questa tecnologia non ha alcun bisogno di funzionare con dei materiali specifici, se non il tuo corpo e la tua attività neurale. Ci vorranno un paio d’ore prima che entri in funzione, ma grazie a questo composto biometrico saremo in grado di contattarci senza l’ausilio di cellulari o altri sistemi di comunicazione che voi Umani già non conosciate.>>

<< Quindi, in questo momento io e te siamo in grado di comunicare fra noi … parlandoci nella mente? >>

<< Un po’ rozza come deduzione, ma almeno hai afferrato il concetto. >>

<< Ma perché proprio io , mio Principe? >>

<< Ti prego, chiamami Irdath. Detesto che mi si chiami sempre con quel titolo. >>

<< D’accordo.. Irdath. >>

<< Tu vuoi sapere perché ho deciso di scegliere te ? >>

<< Si. >>

Irdath si fermò davanti a lui, come se volesse braccarlo: << Perché mi fido, e voglio fidarmi di te. Presumo che tu ormai abbia capito che io sono in grado di leggere nella mente di qualsiasi creatura vivente , e di interpretare le loro emozioni in un linguaggio a me comprensibile. Certo, con voi Umani è molto più facile e non solo perché provate molte emozioni. E fra tutti gli Umani che erano presenti al nostro primo incontro, tu eri quello che mi ha colpito di più. Non solo per quello che hai vissuto e imparato, ma anche per via dei tuoi progetti e dei tuoi ideali. >>

<< Irdath .. io .. davvero non so che cosa dire. Ho pensato anche io la stessa cosa di te, solo che io non sono in grado di leggere nella mente degli altri. Ma ho delle discrete capacità deduttive e di osservazione. >>

<< Non fare il modesto. Non osare nemmeno con me. Tu hai delle ottime capacità. E inoltre, anche io sono onorato di poter parlare con te proprio come stiamo facendo ora. Non nego che voi Umani siate delle creature gioviali e intraprendenti, ma alcuni di voi sono inquietanti. >>

<< Se ti riferisci ad alcuni ideali o ad alcuni soggetti in particolare, allora non posso che darti ragione. Io stesso a volte mi chiedo come faccio a sopportare tutto questo. >>

<< Forse perché anche tu, come me, vuoi cambiare la società di cui fai parte. E forse i nostri stessi ideali sono ambiziosi. Ma sono anche pericolosi. >>. 

Irdath fece una smorfia di acuta disapprovazione. E credendosi quasi minacciato dalla sentenza del Replicante, Deakin si avvicinò al volto dell’alieno ad una distanza talmente ravvicinata che , se l’Umano ne fosse stato in grado,  avrebbe potuto vedere nell’animo nascosto del suo rivale. E dopo una breve pausa, Deakin intonò: << Sbaglio o è titubanza quella che percepisco dalle tue parole? >>.

<< Assolutamente no, mio giovane e irrequieto Umano. Voglio dire che i nostri ideali , agli occhi degli altri, sono pericolosi. Nel caso della Terra in particolare. >>.

<< Prego? >>

<< Ti chiedo perdono Deakin. Non interpretare le mie parole come oggetto di scherno nei tuoi confronti e, per favore, lasciami concludere il mio ragionamento. >>

<< D’accordo. Ti ascolto. >>

<< Ho letto solamente gli eventi storici più importanti del vostro pianeta, in modo da farmi un’idea dei trascorsi della Terra. E, nella maggior parte dei casi, ci sono stati ambiziosi come noi. Agli inizi esporre i loro ideali portava la gente a fidarsi del soggetto in questione. Ma col passare del tempo, quegli ideali si trasformavano in qualcosa così fuori dal comune. C’è stato un caso , in particolare, che mi ha lasciato disgustato. >>

<< Quale sarebbe? >>

<< A dire il vero sembra la replica della stessa situazione in diverse frazioni temporali: un uomo che si erge al di sopra del popolo, forse anche al di sopra della divinità che venerate qui. Una volta ottenute le risorse finanziarie e il consenso di tutti quanti, attua i suoi piani di cambiamento. L’uomo di cui sto parlando , è stato in grado di compiere atti di violenza inimmaginabili, ma non avrei mai pensato che si potesse essere in grado di uccidere la stessa razza che egli riteneva eretica e indegna di vivere sulla Terra. Il resto lo conosci. Capisci? >>

<< Forse. Ma prima che io possa avere la possibilità di esprimere la mia opinione al riguardo, permettimi di farti una domanda. >>

<< Certo. >>

<< Sei disgustato perché sul vostro pianeta non sono mai successe cose di questa portata o perché non vuoi credere che questo sia accaduto? >>

Il Replicante restò in silenzio. Per la prima volta si sentiva spiazzato: << Non capisco dove tu voglia arrivare. >>

<< Allora siamo in due. Con questa tua osservazione sulla Terra e sui diversi uomini di potere della storia , mi è parso di capire che tu temi gli Umani. E di conseguenza, temi anche me. >>

<< Sarebbe stata un’interpretazione corretta.. ma solo se l’intento dei Replicanti fosse stato quello di invadere e di sterminare la razza Umana. Ma quelli non siamo noi. E non sto assolutamente pensando che tu possa diventare , un giorno, come quegli uomini. Quello che voglio dire è questo: gli individui come noi sono sempre visti come dei folli. Io stesso, sul mio pianeta, a volte vengo etichettato come l’ Erede Folle. >>.

<< Perché vuoi cambiare la società di cui fai parte? >>.

<< In un certo senso. Come tu ben saprai, il compito dei membri di una stirpe reale non hanno solo la responsabilità di governare. Un re deve ha il compito di preservare le tradizioni tramandategli dai suoi antenati. Certo non sono mancati sovrani che , per vie traverse e alcuni anche per interessi puramente egoistici, hanno tentato di cambiare la società. >>

<< Posso solo immaginare quale sia stato il loro fato. >>

<< Molti sono stati uccisi a tradimento. Altri sono stati sopraffatti dalla loro follia. A volte, lo stesso popolo segnava la fine del mandato del sovrano. >>.

Deakin ridette, suscitando inquietudine nei confronti di Irdath, il quale chiese: << Che cosa ci trovi di così divertente? >>.

<< Non lo trovo per niente divertente. >>

<< E allora perché hai quell’espressione divertita sul volto? >>

<< Semplicemente perché ho appena avuto un’illuminazione grazie a te. >>

<< Di cosa stai parlando ? >>

<< Anche se apparteniamo a due pianeti completamente diversi, anche se sono le galassie sconfinate a dividerci.. la storia avrà sempre gli stessi sviluppi e chiunque vorrà stravolgere gli eventi, finirà a strisciare coi vermi. >>

<< Mi fa piacere vedere che hai afferrato quel che volevo dire. Ma voglio anche che tu sappia, che non è impossibile cambiare le cose. Forse non bisogna arrivare al potere per far sì che questo accada. Dopotutto , il potere appartiene al popolo e non a chi detiene la maggiore carica sociale. Ed è per questo che io sono considerato l’Erede Folle sul mio pianeta: perché , come te, credo nella gente alla quale appartieni. >>

<< Sei fortunato. Io qui, sulla Terra, sono semplicemente il Secchione. >>

Entrambi scoppiarono in una risata fragorosa che fece sussultare gli uccelli , i quali si alzarono in volo come se i due avessero disturbato la quiete naturale. Deakin come risvegliatosi da un sonno ristoratore, guardò il suo orologio da taschino per scoprire con suo grande piacere che il tempo trascorso a discutere con Irdath era volato via. Si incamminarono di nuovo verso il ponticello dove si incontrarono poche ore prima, osservando che erano quasi arrivati ai confini dell’area naturale. Quella Città così vasta e immensa, eppure così piccola in confronto a quel che c’era al di fuori.

   
 
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