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Autore: Xion92    28/05/2015    3 recensioni
Introduzione breve: se immaginate un sequel di TMM pubblicato su Shonen Jump invece che su Nakayoshi, probabilmente verrebbe fuori qualcosa di simile.
Introduzione lunga: Un'ipotetica seconda serie, in cui il tema serio di fondo è l'integralismo religioso e il nemico principale è un alieno, Flan, intenzionato a portare a termine la missione fallita nella serie precedente. E' suddivisa in tre parti:
I. In questa parte c'è il "lancio" della trama, del nemico principale, l'iniziale e provvisoria sconfitta di gran parte dei personaggi, l'approfondimento della relazione tra Ichigo e Masaya, fino alla nascita della loro figlia;
II. Questa parte serve allo sviluppo e all'approfondimento del personaggio della figlia di Ichigo, Angel, la sua crescita fisica e in parte psicologica, la sua relazione con i suoi nonni e col figlio di Flan, i suoi primi combattimenti in singolo;
III. Il "cuore" della storia. Torna il cast canon e i temi tornano ad essere quelli tipici di TMM mescolati a quelli di uno shonen di formazione: spirito di squadra, onore, crescita psicologica, combattimenti contro vari boss, potenziamenti.
Coppie presenti: Ichigo/Masaya, Retasu/Ryou.
Nota: rating modificato da giallo a arancione principalmente a causa del capitolo 78, molto crudo e violento.
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aoyama Masaya/Mark Aoyama, Ichigo Momomiya/Strawberry, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti, ed eccomi qua puntualissima col secondo capitolo. Spiegazioncina: in questa storia userò i nomi originali dei personaggi (vi giuro, ho fatto una fatica immonda a scrivere usando quelli giapponesi, perché per me, personalmente, se chiami la protagonista Ichigo invece di Strawberry le togli metà del suo fascino, e così per tutti gli altri. Che volete, sono cresciuta col doppiaggio italiano...), visto che i nomi e il modo in cui i personaggi si chiamano l'un l'altro nella versione giapponese dice molto riguardo le gerarchie che intercorrono fra loro. Se volete dare una ripassatina ai modi in cui i personaggi si chiamano (tra loro e riferendosi a loro stessi) potete guardare la tabella qui.
Una piccola curiosità, che forse non molti sanno: i nomi delle ragazze cambiano quando sono trasformate, cioè, da normali il loro nome è scritto in Hiragana, mentre da trasformate in Katakana. Quindi per esempio Retasu da trasformata si chiama MewLettuce, mentre Bu-Ling (questo è il suo vero nome, visto che è di origini cinesi) MewPudding, Minto diventa MewMint, così che tutte le Mew Mew, da trasformate, possano richiamare col loro nome un cibo. Le uniche a sfuggire a questa regola sono Ichigo e Zakuro, che restano tali anche da Mew Mew, non chiamandosi quindi MewStrawberry e MewPomegranate. Per un approfondimento sui nomi dei personaggi, potete vedere questo video qui (vi consiglio tutto il canale relativo, HikaYagami ne sa molto su TMM e ogni due settimane pubblica un video di approfondimento sulla serie, tutti i video sono in inglese ma si capiscono bene).
Nel manga/anime non viene spiegato se Masaya, dopo la morte di Profondo Blu, potrà ancora trasformarsi nel Cavaliere Blu, anche se è assai probabile, visto che è evidente che ha ancora i suoi poteri: il suo bacio riporta Ichigo in vita e nel manga è ancora capace di levitare (è lui a riportarla dagli altri). In questa storia gliel'ho comunque reso possibile per permettergli di partecipare ai combattimenti. La sua versione sarà un po' modificata, rispecchiando quella del manga alla fine (ossia con orecchie umane, quindi più simile a Masaya che a Profondo Blu). Potete vederlo qui.
Detto ciò... buona lettura!

EDIT 2020: nel nuovo manga Masaya, quando si trasforma nel Cavaliere Blu, rimane uguale a quando è nella sua forma normale, cambiando solo i vestiti (con la modifica dei pantaloni lunghi e stivali alti), come Mamoru di Sailor Moon. Questa modifica l'ho assai apprezzata, ecco perché modificherò tutti i capitoli per far coincidere questo cambiamento.
 

 

Capitolo 2- Tranquillità

“È comparso un altro nemico. Preparatevi a intervenire immediatamente!”
Così aveva detto Ryou pochi giorni prima, quando tutte loro erano ritornate al caffè per un attacco di nostalgia. A questo pensava Ichigo quel pomeriggio, in una bella giornata di inizio aprile, mentre stava ferma in piedi di fianco al portone d’ingresso della sua scuola. Ma di quale nemico poteva mai trattarsi? Che fossero gli alieni, era da escludere nel modo più assoluto, visto e considerato che un mese prima erano tornati sul loro pianeta e probabilmente erano riusciti a risanarlo. Ma allora chi poteva essere?
Lo avrebbe scoperto presto: quel pomeriggio Ryou aveva indotto una riunione con tutti i membri della squadra per poterne parlare. Ci sarebbe andata insieme a Masaya: stava giusto aspettando che uscisse anche lui dalla sua classe.
“Ichigo!” si sentì chiamare all’improvviso. Si voltò e sorrise quando vide il suo ragazzo avvicinarsi a lei.
“Ciao Aoyama-kun, ti stavo proprio aspettando!” esclamò lei con un gran sorriso. Si conoscevano da più di un anno e avevano vissuto le più disparate avventure insieme, ma ancora ad Ichigo non riusciva di chiamarlo per nome. Se qualcuno gliene avesse chiesto il motivo, probabilmente non avrebbe neanche saputo rispondere: forse ormai per una questione di abitudine, forse per esprimere così il suo rispetto e la sua ammirazione per lui.
“Sì, scusami, ma il prof ha voluto darci dei compiti supplementari e ci ha tenuti un po’ di più. Allora, andiamo?” chiese il ragazzo, passandosi la pesante cartella nell’altra mano.

Durante il tragitto a piedi per arrivare al locale dove Ichigo aveva lavorato per un anno intero insieme alle sue compagne, i due ragazzi non fecero che chiedersi chi mai potessero essere questi nuovi nemici di cui i due titolari del bar avevano parlato. Profondo Blu ormai era acqua passata, gli alieni non si erano più fatti vivi. E allora?
“Sai, anche se ho un po’ paura, in fondo sono contenta di ricominciare a combattere con le altre Mew Mew. Le mie giornate sono più vuote da quando non lottiamo più” concluse lei, alzando le spalle.
“Ti posso capire, anche se per me è più difficile da accettare. Io combatto da molto meno tempo, rispetto a te. Ma per difendere la Terra, anch’io farò del mio meglio insieme a voi” assicurò Masaya.
Nel frattempo erano arrivati. Le altre Mew Mew erano già dentro insieme ai due proprietari. Minto alzò un sopracciglio quando li vide arrivare.
“Sempre in ritardo, voi due. Com’è, questa volta? Vi siete appartati in un vicolo?” chiese un po’ scherzosa e un po’ sarcastica.
Masaya si grattò la testa imbarazzato, mentre Ichigo si diresse a grandi passi verso l’amica, coi pugni stretti, pronta a cantargliene quattro.
“Chiudete il becco, tutti quanti!” esclamò Ryou a quel punto “e venite giù di sotto, che abbiamo qualcosa di serio di cui parlare.”

Una volta che furono tutti e otto riuniti nel seminterrato, Keiichiro espose a tutti quello che era stato scoperto.
“facendo delle analisi su Tokyo, abbiamo notato che i piccoli alieni che servono a creare dei Chimeri sono ricomparsi. Ancora per fortuna di nuovi Chimeri non se ne sono manifestati, ma presto potrebbero ricominciare ad apparire. Il problema è che questi piccoli alieni non sono comparsi da soli, ma c’è certamente qualcuno che li sta sguinzagliando in giro.”
“E chi sarebbe questo qualcuno?” chiese Zakuro a questo punto.
“Ancora non possiamo saperlo. Anche se escludiamo che possa trattarsi di Quiche o dei suoi amici. Intanto vi diremo cosa abbiamo deciso. Riapriremo il caffè. Riprenderete a lavorare tutti qui come abbiamo fatto finora, perché i Chimeri potrebbero ricomparire da un momento all’altro. E quando avverrà, dovremo farci trovare pronti.”
“SI’!” gridarono tutti i guerrieri a quel punto, con il loro tipico entusiasmo. Un’altra serie di battaglie si apriva di fronte a loro; ma nessuno dei presenti sentiva la paura. Avevano affrontato le più disparate avventure, uniti come una squadra, e nel lavoro di gruppo stava il loro punto di forza. Finché fossero rimasti tutti insieme, ce l’avrebbero sempre fatta.

E così la routine delle Mew Mew ricominciò dal pomeriggio seguente. A Ichigo tutto ciò non dava fastidio. Aveva da poco iniziato l’ultimo anno delle medie, aveva già compiuto quattordici anni e poter fare un lavoro che le avrebbe permesso di guadagnare un po’ era una buona opportunità. Inoltre adorava passare del tempo con le sue quattro amiche, anche se sul luogo di lavoro. Anche loro avevano preso di buon grado l’idea di ricominciare il lavoro al caffè: Minto continuava a mantenere la sua abitudine di bere il the a metà pomeriggio, ma per il resto si dava da fare; Retasu combinava ancora qualche pasticcio, ma andava decisamente meglio dell’anno precedente; Bu-Ling riusciva perfettamente a conciliare famiglia, fratelli e lavoro; Zakuro si stava impegnando ad essere più presente, certe volte anche rimandando alcuni suoi impegni di attrice pur di stare con le sue compagne, vigile su eventuali mostri che avrebbero potuto apparire.
E naturalmente c’era Masaya: il ragazzo era un membro della squadra a tutti gli effetti, perché nonostante un dei suoi due alter ego, Profondo Blu, fosse stato eliminato, gli rimaneva ancora l’altro, il Cavaliere Blu. La cosa particolare era che ora, quando si trasformava, in realtà rimaneva come quando era normale, cambiavano solo i suoi abiti: stivali neri alti fin quasi al ginocchio, pantaloni lunghi infilati negli stivali, soprabito blu col collo alto. Tuttavia i suoi poteri erano rimasti immutati, e quindi Masaya era un aiuto preziosissimo per la squadra, soprattutto perché ora, essendo stata eliminata la sua controparte malvagia, il ragazzo aveva acquisito il pieno controllo dei suoi poteri e non era più necessario che Ichigo fosse in pericolo per potersi trasformare, ma poteva farlo indipendentemente dalle condizioni esterne.
La sua relazione con la leader dei guerrieri andava sempre meglio, soprattutto da quando Ichigo aveva scoperto di stare incominciando ad abituarsi al suo lato animalesco: dopo un anno che aveva acquisito i poteri del gatto di Iriomote, stava incominciando ad imparare a controllarli. Con molta fatica, ma ci riusciva. Quindi ora, anche se quando si emozionava le spuntavano ancora la coda e le orecchie, non rischiava più di trasformarsi in gatto completamente, e quindi poteva permettersi di spingersi un po’ più in là col suo ragazzo senza rischiare troppi effetti collaterali. Ovviamente questi atti un po’ più intimi venivano limitati a quando i due si ritrovavano da soli, perché le orecchie e la coda di Ichigo potevano ancora spuntare fuori come niente, e quindi non era il caso di farsi scoprire da terze persone. Però, impercettibilmente, col passare dei giorni e delle settimane, la relazione dei due ragazzi stava passando da platonica a una fase più fisica. Niente di eccessivo o scandaloso: una carezza sulla guancia, un braccio attorno alla vita, un bacio casto sulle labbra… quando Masaya le dimostrava il suo amore in questo modo, capitava spesso alla ragazza che la coda e le orecchie le spuntassero, ma il giovane non ci dava peso e continuava come se niente fosse stato.
Ichigo stava notando un lento ma sensibile cambiamento positivo nel carattere del suo ragazzo: da alcuni mesi, soprattutto da quando si erano messi insieme, il giovane stava incominciando a perdere la sua natura misantropa e ad essere veramente felice della sua vita, sempre in ogni caso impegnandosi al massimo come aveva fatto fino a quel momento, nella scuola e nel kendo. Ma ora non era più pessimista come prima e stava incominciando a vedere il bicchiere mezzo pieno e a vivere con più positività. Ichigo era molto felice di questo suo cambiamento, e lo vedeva tutte le volte che ne incrociava lo sguardo: l’ombra di tristezza che velava i suoi occhi color nocciola si era dissolta, e Masaya era ora molto più spontaneo e sereno nei suoi modi di fare. E Ichigo si sentiva lusingata nel pensare che questo suo straordinario cambiamento fosse avvenuto grazie a lei: era soltanto per merito suo che Masaya si era messo in pace con il mondo e con l’umanità, staccandosi così da quel carattere cinico e menefreghista che Profondo Blu gli aveva imprintato alla nascita.

Effettivamente Keiichiro e Ryou ci avevano visto giusto: i Chimeri stavano facendo la loro ricomparsa a Tokyo, ma per fortuna per ora non era nulla di preoccupante: erano tutti mostri abbastanza deboli, e ai guerrieri bastavano in genere pochi colpi per eliminarli, senza il bisogno di sforzarsi troppo.
“Flan, ma sei proprio sicuro che la tua tattica sia giusta?” chiese Zefir, nella dimensione aliena in cui si trovava col suo compagno.
“Tranquilla, ho progettato tutto nei minimi dettagli. Per fortuna prima di partire per la Terra sono stato a sentire diverse volte da quei tre fessi com’è fatta la città e le caratteristiche dei nostri avversari.”
“Ma… non credi che così si sarebbero potuti insospettire?” chiese dubbiosa la donna.
“Mpfh… hai davvero una bassa opinione di me, se mi ritieni stupido fino a questo punto. Io non ho chiesto assolutamente niente a Pie o agli altri due. Sono stato semplicemente a sentire il racconto quando lo dicevano ad altri. Quelli nemmeno si sono accorti che siamo partiti.”
Zefir ridacchiò. “Beh, abbiamo sempre vissuto abbastanza isolati dagli altri. Per loro, che ci siamo o non ci siamo è uguale, in fondo.”
“Esatto, ma non abbiamo mai potuto fare diversamente. Sai come sono, quelli. Gli abbiamo sempre detto, per tutta la nostra vita, che l’unico modo per poter sperare di salvarci era di essere devoti a Profondo Blu con tutta la nostra mente e il nostro spirito. Lo sanno tutti che per sperare che lui ci aiuti dobbiamo pregare tre volte al giorno, ma a volte gli altri, presi dai loro lavori e dai loro bisogni, pregavano solo una volta o due. E non seguivano con costanza nemmeno tutti i precetti religiosi che i nostri avi ci hanno trasmesso. Cosa abbiamo da spartire noi con quegli irrispettosi profani?”
“Hai proprio ragione. Ormai è un mese e mezzo che abbiamo lasciato casa nostra, e siamo arrivati sulla Terra solo da poche settimane. Come intendi muoverti, Flan? Finora non hai fatto che sguinzagliare i para-para in giro. Questa Terra è gigantesca. Perché non lasciamo perdere questa città e attacchiamo le altre parti del mondo?”
“Dai tempo al tempo, arriveremo dappertutto. Ma prima voglio occuparmi in prima persona di questo agglomerato urbano e sistemare con calma quei miserabili che hanno osato oltraggiare il nostro signore. Questi para-para che sto usando servono solo a disorientarli e a fare in modo che ci sottovalutino. E poi, appena avranno abbassato la guardia, entreremo in scena noi. Non intendo affidare a degli stupidi mostri il grosso della missione, me ne occuperò personalmente.”
“Ma come sei intelligente, mio caro!” esclamò allora Zefir, tutta miele. “Mi domando perché non sei stato scelto tu al posto di quei tre incapaci.”
“Perché gli altri nostri conterranei sono degli stupidi e indegni come Pie e i suoi due compagni, è molto semplice” spiegò Flan, con un ghigno.

“E anche per oggi abbiamo finito!” esclamò Bu-Ling con uno sbuffo, gettandosi a sedere su una sedia del bar. “Certo che è una vera faticaccia. Lavorare, andare a combattere contro i chimeri e ritornare poi a lavorare ti distrugge. Ma non c’è tempo da perdere! Bu-Ling deve tornare a casa a preparare la cena per i suoi fratellini! Ci vediamo domani, ragazzi!” gridò, correndo a cambiarsi, pronta per tornare a casa.
Gli altri membri del gruppo erano sempre sorpresi e compiaciuti a vedere la vitalità instancabile della più giovane del gruppo.
“Bene, allora vado a cambiarmi anch’io, questa sera finalmente i miei genitori e mio fratello saranno a casa, e ci terrei a cenare con loro” aggiunse Minto.
“Sì, sarà ora che vada anch’io, i miei mi aspettano” spiegò Retasu con un sorriso.
Zakuro era uscita un po’ prima, perché doveva andare a cena al ristorante con i suoi datori di lavoro.
“Allora sarà ora che mi incammini anch’io, Ichigo” disse Masaya, sfiorando la mano alla sua ragazza.
“Aspetta, Aoyama-kun, mi ero dimenticata di dirtelo! Stasera i miei genitori vorrebbero che tu venissi a cena a casa nostra. Vuoi?” chiese lei, guardandolo speranzosa.
Il ragazzo era sorpreso: era la prima volta che i genitori di Ichigo lo invitavano formalmente a casa loro. Questo era un importante passo avanti, perché stava a significare che lo stavano accettando sempre più come un membro della loro famiglia. Però…
“Ichigo, sei sicura? Per tuo padre non ci saranno problemi, giusto?” chiese dubbioso.
“Ma cosa dici, Aoyama-kun? Anzi, è stato proprio lui a proporre a mia madre di invitarti. Non devi più preoccuparti, lui non ha nulla contro di te.”
Masaya sospirò di sollievo. “Allora accetto molto volentieri! Un attimo, che telefono ai miei e gli dico di non aspettarmi.” Prese il cellulare e si allontanò un momento.
Ryou allora si avvicinò alla ragazza. “Mi raccomando voi due, non adagiatevi troppo sugli allori” disse misteriosamente.
Lei sussultò, visto che se lo era ritrovato alle spalle all’improvviso. “Cosa intendi, Shirogane? A me sembra che non vada neanche male. Insomma, i chimeri che affrontiamo sono niente in confronto a tutto quello che abbiamo passato.”
“È proprio questo il punto. Mi sembra che stia andando tutto in modo troppo facile… ci dev’essere qualcosa sotto, ma io e Keiichiro non siamo ancora riusciti a scoprire nulla. Non abbassate mai la guardia, chissà cosa ci potrebbe aspettare i prossimi giorni…” spiegò lui accarezzandosi il mento, pensieroso.
Ichigo inghiottì la saliva che aveva in bocca. “Sta’ tranquillo, se abbiamo vinto contro Profondo Blu vinceremo anche questa volta. Se rimaniamo tutti insieme, nulla ci potrà fermare” rispose però poi, convinta.
A quel punto Masaya ritornò: “mia madre mi ha dato il permesso. Allora, andiamo?”
Ichigo scacciò dalla testa quel che Ryou le aveva detto e, felicissima per la bella serata che le si apriva davanti, si affrettò a salutare i suoi due capi. Ryou e Masaya si salutarono con rispetto e i due fidanzati lasciarono il locale, pronti a trascorrere qualche ora in compagnia, insieme ai genitori di lei.

“Allora, Aoyama, come ti sta andando la scuola?” Shintaro, il padre di Ichigo, si era seduto proprio di fronte a lui per cena, e lo scrutava, studiandolo, da sotto le sue sopracciglia folte e scure. Il ragazzo era un po’ teso al pensiero di essere sotto esame, tuttavia restituì al padre della sua ragazza uno sguardo franco e colmo di rispetto.
“Tutto bene, signore. E’ iniziato da poco il nuovo anno scolastico, e quindi ho ripreso a studiare, ma insomma… niente di che” rispose il giovane, rigirando fra le bacchette un pezzo di zucchina impastellata.
“Ma sentitelo, fa anche il modesto!” cinguettò Sakura, la madre di Ichigo. “Certo, figliola, che non potevi trovartene uno migliore!”
La figlia si sentì bruciare di imbarazzo, tuttavia rivolse uno sguardo incoraggiante al giovane seduto di fianco a lei.
“Sono contento, allora” riprese Shintaro, ignorando la moglie. “Magari potessi passare un po’ della tua voglia di studiare a mia figlia! Ha quattordici anni e non ha mai voglia di fare nulla dalla mattina all’altra mattina!” concluse in una risata.
‘Eh papà, se sapessi…’ pensò la ragazza. Non aveva mai considerato l’idea di rivelare ai suoi genitori di essere una delle Mew Mew. Ma adesso, pensandoci seriamente… era così sbagliato che sapessero? No… gli sarebbe certamente venuto un colpo. Era meglio che ne rimanessero all’oscuro.
“Grazie per la cena, signori Momomiya. È stato tutto buonissimo. È stato un onore per me essere invitato a cena da voi”, disse infine Masaya, a pasto concluso.
Sakura annuì, emozionata, mentre Shintaro aggiunse: “Sai, mi piaci, Aoyama, penso che prenderò in considerazione l’idea di invitarti di nuovo, in futuro.”
Ichigo si sentiva al settimo cielo: la cena era andata benissimo, e poteva sentire la tensione tra il suo ragazzo e suo padre incrinarsi. Presto si sarebbe spezzata, e Shintaro avrebbe accettato Masaya come un suo figlio, o quasi; Ichigo ne era sicura.
“Ora sarà meglio che vada. I miei mi aspettano” disse il ragazzo, interrompendo le fantasie della giovane.
Lei si sentì un po’ triste al pensiero di separarsi da lui, ma si tirò su al pensiero che lo avrebbe rivisto a scuola l’indomani mattina.
“Lo accompagno alla porta, ok?” chiese ai suoi genitori che erano ancora seduti.
“Ma sì, fai pure” disse semplicemente il padre, facendo un gesto con la mano.
Ichigo però non lo accompagnò solo alla porta, ma fino al cancelletto esterno. “Allora… ci vediamo domani. Grazie di essere venuto. Buonanotte…” bisbigliò, sentendosi bruciare le guance.
Masaya le sfiorò la guancia col dorso della mano, poi le cinse la vita con le braccia, stringendola a sé. Temeva che la giovane potesse rimanere paralizzata dall’emozione, invece sentì con piacere le braccia di lei ricambiare l’abbraccio. Si chinò su di lei, sfiorandole le labbra con un bacio leggero; avrebbe voluto spingersi almeno un pochino più in là, ma durante il bacio aveva sentito le labbra della ragazza talmente calde come se stessero prendendo fuoco. Così, per evitare che le spuntassero coda e orecchie nel bel mezzo della strada, decise a malincuore di fermarsi lì. Sciolse l’abbracciò e la congedò con uno sguardo che, tra tutte le persone sulla Terra, rivolgeva a lei e a lei soltanto.
“Sono stato molto bene stasera con voi. Buonanotte, ci vediamo domattina.”

“Allora, Flan, mi vuoi dire quale sarà la prossima mossa?” chiese Zefir, seduta a braccia conserte sui gradini del tempio nella dimensione aliena in cui si trovavano.
“Molto semplice: ho rielaborato tutti i dati che sono riuscito a estrapolare dai racconti di Pie e dei suoi. Dunque, sembra che queste guerriere che hanno osato tenere testa al nostro dio abbiano una base segreta in un certo punto di questa città. E quella sarà il nostro primo obiettivo.”
“Ma perché, caro? Perché piuttosto non scoviamo quei guerrieri e non li uccidiamo direttamente?”
“Te lo spiego subito: da come hanno raccontato quei tre disgraziati, in quella base segreta vengono condotte tutte le ricerche sui loro avversari, ed è da lì che è partita la scelta di queste guerriere. Se noi uccidessimo semplicemente quelle cinque, i loro capi potrebbero selezionarne altre e mandarcele contro. Dobbiamo impedirglielo a tutti i costi. Distruggendo il loro quartier generale, toglieremo loro ogni possibilità di informazione su di noi, e li disorienteremo. Per fortuna so dov’è, visto che Pie e gli altri due ci hanno fatto un’incursione una volta e nei loro racconti non hanno mancato di descriverne la postazione. Adesso basta con i giochetti. Comincerà il terrore su questo miserabile pianeta!” concluse Flan con un ghigno diabolico.

 

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L'unico capitolo vagamente tranquillo di tutta la prima parte. Dal prossimo comincerà ad esserci l'azione (mischiata all'elemento romantico, che rimarrà durante tutta la prima parte della fanfiction).
In questo capitolo ho introdotto i genitori di Ichigo, Shintaro e Sakura. Sono due personaggi che mi sono sempre piaciuti moltissimo, e in questa storia avranno un ruolo fondamentale (soprattutto nella seconda parte, e soprattutto il padre).
Ne approfitto per ringraziare di nuovo Nephertiti che ha recensito il primo capitolo, e anche le (eventuali) altre persone che hanno letto ma non hanno commentato! Il lettore viene prima di tutto!
Alla prossima settimana!

   
 
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