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Autore: mooDy7    28/05/2015    1 recensioni
"Mi ricordo che mi toccò le labbra con le dita, seguendo il contorno a cuoricino, lentamente. Ed io, essendo ingenua e tenera come appaio a primo impatto, non dissi niente: non mi sembrava ci fosse nulla di male. E probabilmente non c’era, purtroppo."
La prima storia che pubblico! Breve e scritta di getto. Spero vi piaccia, se avete qualche critica o suggerimento fatemelo sapere. Forse in futuro la adatterò in una storia più lunga con una vera e propria trama.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Nella camera 209 non c’era troppa tranquillità dopo la mezzanotte. Televisione accesa, gente che giocava a carte e gridava, qualcuno che fumava in balcone erba del giardino usata per una sigaretta alternativa, cuscini gettati ovunque. E noi, per quel breve lasso di tempo, considerata la lunghezza dell’intera notte, eravamo distesi sul letto, a fare o dire poco di sensato per quanto io possa ricordare. All’inizio si lasciò cadere su di me, come se non ci fossero una ventina di centimetri e svariati chili di differenza tra noi. Ecco come togliere il respiro a una ragazza, facile e veloce.
- Mi fai male! - dissi ridendo – Che ne dici di fare a cambio? Sono un po’ meno pesante, sai com’è.
E così fui io a posare la mia testa sulla sua spalla, lui il suo braccio sulla mia spalla, e sentii il calore che emanava. Una sensazione familiare e piacevole. Rimanemmo in silenzio, o forse sussurrammo qualcosa di poco conto. Gli altri sembravano scomparire in quel momento, forse perché davvero, a parte qualcuno che quasi dormiva nel lettino accanto, erano tutti occupati a fare altro. Fuori ad esempio era così affascinante guardare il panorama notturno e percepire sulla propria pelle quel freddo pungente, per rinfrescarsi le idee. Mentre nella stanza adiacente, che teoricamente fungeva da salottino, il gioco stava terminando per lasciare spazio alla nuova “coppia”, o meglio, a due tizi che limonavano dopo due giorni di occhiate e sorrisini. E noi? Noi restavamo lì, in pace.
Mi ricordo che mi toccò le labbra con le dita, seguendo il contorno a cuoricino, lentamente. Ed io, essendo ingenua e tenera come appaio a primo impatto, non dissi niente: non mi sembrava ci fosse nulla di male. E probabilmente non c’era, purtroppo. Dopo qualche minuto tuttavia arrivarono gli altri, irrompendo bruscamente quel niente. Chiesero anche se stesse accadendo qualcosa tra noi in quel momento, spinti dagli avvenimenti nell’altra stanza, quasi come una proposta di lasciarci da soli. Silenzio. Semplicemente lasciammo che gli altri prendessero posto sul letto, in modo da chiacchierare tutti insieme per quell’ultima notte. E dopo domande intime e discussioni di gruppo a riguardo, ci allontanammo, col passare del tempo e l’affluire degli altri, sempre di più, impercettibilmente. Io seduta, accartocciata su me stessa, come se già non sembrassi abbastanza piccola, e lui abbracciato e vicino a un’altra. Quel momento che avevamo condiviso non valeva niente per lui, e credo neanche per me, che sia chiaro. Non fu neanche l’unico del genere in quelle giornate: già mi aveva abbracciata e baciata sulla fronte, toccato i capelli, sorriso, mi avrebbe poi presa a braccetto, anche lanciato un asciugamano addosso per nessun motivo apparente, offesa, detto qualche battutina per farmi sbottare. E non solo, ma non avrebbe senso puntualizzare ed elencare ogni minima cosa qui ed ora. In seguito avremmo anche parlato profondamente e ci saremmo chiariti su un litigio di fatto mai avvenuto, dopo che lo insultai per le sue parole dure e taglienti.
Eppure. Sebbene per lui tutto ciò fosse quasi certamente normale, non lo era per me. Raramente mi accadono cose minimamente interessanti o intriganti, e soprattutto non sono spesso a contatto con ragazzi con cui mi sento a mio agio a tal punto, a parte in vacanza. Perciò non posso fare a meno di sorridere riflettendoci, contemplando una speranza in me inconsciamente perenne, che tuttavia non si è realizzata né si realizzerà.
Un misto di delusione, tristezza e rassegnazione mi assale quando penso di essere l’unica a conservare questo ricordo, ancora per poco, finché non svanirà come tutto il resto.
  
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