Salve a tutti!
^__^ Non so bene da dove mi sia uscita questa shot, ma credo che l’ispirazione
venga tutta dal magnifico testo dell’altrettanto magnifica canzone degli
Evanescence, “Sweet Sacrifice”, poi la mia fantasia e la mia pazzia hanno fatto
il resto.
Avvisi: Storia
assolutamente OOC. Se non volete leggere di una caratterizzazione completamente
diversa dei personaggi, cliccate sulla ‘x’ in alto a destra. One-shot AU; epoca
contemporanea, Tokyo. Pairing:
Inuyasha/Kagome, con accenni Inuyasha/Kikyo.
Spero mi
lasciate una minima recensione, per dirmi se l’idea vi ha fatto schifo o no.
Bacioni e buona lettura! Janelle.
· SWEET SACRIFICE
·
you, poor
sweet innocent thing
dry your eyes and testify
you know you live to break
me
don't deny, sweet
sacrifice
tu, povera
dolce cosa innocente
asciuga i tuoi occhi e dimostra
tu sai che vivi per
spezzarmi
non negarlo, dolce sacrificio
Kagome respirò lentamente l’aria infettata di quella
stanza. Era corrotta, sporca. Come lei.
Si
era macchiata ancora di quel peccato carnale, affogando nel desiderio, logorata dalla lussuria. Non poteva
farne a meno, come un animale in gabbia che anela soltanto il suo pasto, tenuto
lontano dal cattivo e perverso padrone.
Anche lei aveva desiderato ciò che non poteva avere.
L’aveva avuto, ma ancora, nell’antro deserto del suo cuore, non faceva che
necessitare di lui, del suo corpo,
delle sue labbra.
Roteò gli occhi verso il fondo della stanza, ignorando
le lenzuola sfatte e i vestiti sparsi miseramente a terra. Rivolto fra i cuscini
spiegazzati, giaceva disteso Inuyasha No Taisho, la figura seminascosta da un
lenzuolo inamidato.
Non
riuscì ad impedirsi di saggiare con gli occhi quel corpo plasmato nel marmo, la
pelle tonica e color perla che poco prima aveva assaggiato, curiosa di conoscere
il sapore del Diavolo. Si abbandonò
sugli addominali distesi, risalendo fino alle spalle larghe, tirate, il collo
largo e mascolino.
Un
rivolo di fumo circondò il volto del mezzodemone. Poi, il suo caratteristico
sorriso spento gli ricoprì le labbra sensuali. «Credo sia il caso di andare»
decretò, con voce atona.
fear is only
in our minds
taking over all the time
fear is only in our minds but
it’s taking
over all the time
la paura è
solo nelle nostre menti
prende il potere tutto il tempo
la paura è solo
nelle nostre menti
ma prende il potere tutto il
tempo
Kagome tornò a guardare fuori dalla finestra, mentre
qualcosa nel suo cuore si incrinava. Erano i sensi di colpa, forse? O era dolore? La neve scendeva lenta, a
fiocchi, ricoprendo la città di un pallido biancore.
Lei
non avrebbe avuto quella fortuna. Il suo candore era svanito sei mesi prima, fra
quelle brucianti lenzuola, in una buia notte di Plenilunio. E la redenzione non spettava ai
peccatori.
Due
larghe braccia le avvolsero la vita sottile, come fiamme infernali. Erano fredde,
ghiacciate, ma le trasmessero immediatamente un calore disumano, procurandole un
solletichio all’altezza del ventre. Il fiato caldo dell’hanyou le sfiorò
l’orecchio.
Era
il sibilo di un serpente. Troppo astuto perfino per
lei.
«Ricordi che sarai sempre la mia preferita, vero?».
La
mora non trattenne una risata. Aspra, amara. Lei sarebbe sempre stata la preferita. E
quella era l’unica cosa che la portava ancora avanti. L’unico pensiero che la
teneva ancora, miseramente, in
vita.
One day I'm
gonna forget your name
and one sweet
day, you're gonna drown in my lost pain
un giorno
dimenticherò il tuo nome
e un dolce
giorno, affogherai nel mio dolore perduto
Quel corpo si allontanò da lei, e il suo momentaneo
divertimento si spense, lasciando il posto ad una bruciante e devastante
sensazione di distruzione. Annegò nel paesaggio che le si prospettava davanti,
ignorando volutamente i rumori secchi impiegati da lui per indossare ciò che la sera prima,
con travolgente bramosia, lei gli
aveva strappato.
L’aveva avuto. Ancora. Aveva peccato nuovamente, la sua
anima si era scurita ancora, sbagliata, senza avvedersi del danno che si stava
provocando. Stava semplicemente annegando, sperando di affogare sempre più a
fondo…
Lei sarebbe
sempre stata la sua preferita.
Una
quieta lacrima le solcò la palpebra. Scivolò ancora più giù, lungo lo zigomo
arrossato, fino alle labbra a forma di bocciolo di rosa. Rosse. Come il sangue, come il colore
del Diavolo.
Aveva peccato, con accettazione, con gioia. Aveva sacrificato sé
stessa.
and oh you
love to hate me don't you, honey?
I'm your
sacrifice
e oh tu ami
odiarmi, è vero dolcezza?
Io sono il tuo sacrificio
Si
voltò semplicemente. Lui era
immobile, sulla porta, la sua maschera di perfezione nuovamente sul suo volto. E
quel ridicolo, imperfetto, particolare.
«Non ho ancora imparato» ammise, con un mezzo
ghigno.
Era una bugia,
una menzogna, una farsa. Come tutta la
sua vita, come la loro vita. Ma si
avvicinò a lui, con passi lenti, e gli prese lentamente la cravatta fra le dita
affusolate.
Tremava.
«Torni da lei?» domandò, in un impulso di
autolesionismo. Non ebbe il coraggio di alzare gli occhi, né fermarsi da ciò che
stava facendo. Continuò semplicemente a fare il nodo a quella cravatta,
sistemando l’unico peccato presente
in quella maschera.
«Si» fu l’esule risposta.
Kagome avvertì nuovamente quella morsa allo stomaco,
come una sofferente tenaglia che le girava il cuore. Concluse il suo lavoro,
cercando la soddisfazione che nei mesi prima aveva sempre provato, ma ritrovando
solo il vuoto.
Mosse due passi all’indietro, come un congedo. Alzò
finalmente gli occhi, e vide Inuyasha sobbalzare leggermente. Poteva un blocco
di ghiaccio tremare? Si portò una
mano al volto, appurando che fosse bagnato. Sale. Bruciante
sale.
«Allergia» concluse, senza asciugarsi il viso. In un
improvviso moto di follia, desiderava che lui vedesse la sua sofferenza. Che lui vedesse il risvolto della medaglia,
la faccia cattiva.
Che
soffrisse, come
lei.
do you wonder
why you hate?
are you still too weak to survive your
mistakes?
ti chiedi come
mai sei portato all'odio?
sei ancora troppo debole per sopravvivere ai tuoi
errori?
Il
rumore di passi si spense fuori dalla porta. Se n’era andato via, ancora una
volta, ancora da solo, ancora pulito. Era solo lei la peccatrice. Solo lei si macchiava
del sangue, rivendicando un candore che non le
apparteneva.
«Tu non sarai mai il mio preferito».
Rimaneva solo
l’odio?
• • •
Inuyasha alzò gli occhi dorati, respirando l’aria pura
del corridoio. Un’improvvisa fitta di dolore gli colpì lo stomaco, mentre il suo
fine olfatto cercava quel profumo,
senza successo.
Non
c’era.
Infilò la mano in tasca, sfiorando con le dita ruvide la
pesante consistenza di quel piccolo e sacro cerchio. Lo rigirò, lento; bruciava
nella sua mano, lo avvisava, lo metteva in guardia.
Gli diceva che
doveva indossarlo.
Tirò lentamente fuori la fede, osservando il suo dorato
luccichio all’interno del palmo. Con sforzo sovrumano, se la rimise. Lo stava
stritolando.
Il
suo stomaco si incrinò nuovamente, ricordando le parole di lei, dette in un
sussurro un mese prima.
«Ti chiedo
solo una cosa… Prima d’entrare, toglila. Nascondila, ti
prego».
Anche lui avrebbe voluto non vederla. Non avrebbe voluto
nemmeno vedere il suo macabro riflesso negli specchi, né le lacrime che prima le
avevano coperto il viso.
Facevano troppo male, e lui odiava il dolore.
Rimaneva solo
l’odio?
you, poor
sweet innocent thing
dry your eyes and testify
you know you live to break
me
don't deny,
sweet sacrifice
tu, povera
dolce cosa innocente
asciuga i tuoi occhi e dimostra
tu sai che vivi per
spezzarmi
non negarlo, dolce sacrificio
· THE END ·