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Autore: Janelle    06/01/2009    5 recensioni
«Ricordi che sarai sempre la mia preferita, vero?».
La mora non trattenne una risata. Aspra, amara. Lei sarebbe sempre stata la preferita. E quella era l’unica cosa che la portava ancora avanti. L’unico pensiero che la teneva ancora, miseramente, in vita.
Genere: Triste, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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fanfiction

 

Salve a tutti! ^__^ Non so bene da dove mi sia uscita questa shot, ma credo che l’ispirazione venga tutta dal magnifico testo dell’altrettanto magnifica canzone degli Evanescence, “Sweet Sacrifice”, poi la mia fantasia e la mia pazzia hanno fatto il resto.

 

Avvisi: Storia assolutamente OOC. Se non volete leggere di una caratterizzazione completamente diversa dei personaggi, cliccate sulla ‘x’ in alto a destra. One-shot AU; epoca contemporanea, Tokyo.  Pairing: Inuyasha/Kagome, con accenni Inuyasha/Kikyo.

 

Spero mi lasciate una minima recensione, per dirmi se l’idea vi ha fatto schifo o no. Bacioni e buona lettura! Janelle.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

· SWEET SACRIFICE ·

 

 

 

 

 

 

you, poor sweet innocent thing
dry your eyes and testify
you know you live to break me

 don't deny, sweet sacrifice

 

tu, povera dolce cosa innocente
asciuga i tuoi occhi e dimostra
tu sai che vivi per spezzarmi
non negarlo, dolce sacrificio

 

 

 

 

 

 

 

 

Kagome respirò lentamente l’aria infettata di quella stanza. Era corrotta, sporca. Come lei.

 

Si era macchiata ancora di quel peccato carnale, affogando nel desiderio, logorata dalla lussuria. Non poteva farne a meno, come un animale in gabbia che anela soltanto il suo pasto, tenuto lontano dal cattivo e perverso padrone.

 

Anche lei aveva desiderato ciò che non poteva avere. L’aveva avuto, ma ancora, nell’antro deserto del suo cuore, non faceva che necessitare di lui, del suo corpo, delle sue labbra.

 

Roteò gli occhi verso il fondo della stanza, ignorando le lenzuola sfatte e i vestiti sparsi miseramente a terra. Rivolto fra i cuscini spiegazzati, giaceva disteso Inuyasha No Taisho, la figura seminascosta da un lenzuolo inamidato.

 

Non riuscì ad impedirsi di saggiare con gli occhi quel corpo plasmato nel marmo, la pelle tonica e color perla che poco prima aveva assaggiato, curiosa di conoscere il sapore del Diavolo. Si abbandonò sugli addominali distesi, risalendo fino alle spalle larghe, tirate, il collo largo e mascolino.

 

Un rivolo di fumo circondò il volto del mezzodemone. Poi, il suo caratteristico sorriso spento gli ricoprì le labbra sensuali. «Credo sia il caso di andare» decretò, con voce atona.

 

 

 

 

fear is only in our minds
taking over all the time
fear is only in our minds but

it’s taking over all the time

 

la paura è solo nelle nostre menti
prende il potere tutto il tempo
la paura è solo nelle nostre menti
ma prende il potere tutto il tempo

 

 

 

 

 

Kagome tornò a guardare fuori dalla finestra, mentre qualcosa nel suo cuore si incrinava. Erano i sensi di colpa, forse? O era dolore? La neve scendeva lenta, a fiocchi, ricoprendo la città di un pallido biancore.

 

Lei non avrebbe avuto quella fortuna. Il suo candore era svanito sei mesi prima, fra quelle brucianti lenzuola, in una buia notte di Plenilunio. E la redenzione non spettava ai peccatori.

 

Due larghe braccia le avvolsero la vita sottile, come fiamme infernali. Erano fredde, ghiacciate, ma le trasmessero immediatamente un calore disumano, procurandole un solletichio all’altezza del ventre. Il fiato caldo dell’hanyou le sfiorò l’orecchio.

 

Era il sibilo di un serpente. Troppo astuto perfino per lei.

 

«Ricordi che sarai sempre la mia preferita, vero?».

 

La mora non trattenne una risata. Aspra, amara. Lei sarebbe sempre stata la preferita. E quella era l’unica cosa che la portava ancora avanti. L’unico pensiero che la teneva ancora, miseramente, in vita.

 

 

 

 

 

One day I'm gonna forget your name

and one sweet day, you're gonna drown in my lost pain

 

un giorno dimenticherò il tuo nome

e un dolce giorno, affogherai nel mio dolore perduto

 

 

 

 

 

 

Quel corpo si allontanò da lei, e il suo momentaneo divertimento si spense, lasciando il posto ad una bruciante e devastante sensazione di distruzione. Annegò nel paesaggio che le si prospettava davanti, ignorando volutamente i rumori secchi impiegati da lui per indossare ciò che la sera prima, con travolgente bramosia, lei gli aveva strappato.

 

L’aveva avuto. Ancora. Aveva peccato nuovamente, la sua anima si era scurita ancora, sbagliata, senza avvedersi del danno che si stava provocando. Stava semplicemente annegando, sperando di affogare sempre più a fondo…

 

Lei sarebbe sempre stata la sua preferita.

 

Una quieta lacrima le solcò la palpebra. Scivolò ancora più giù, lungo lo zigomo arrossato, fino alle labbra a forma di bocciolo di rosa. Rosse. Come il sangue, come il colore del Diavolo.

 

Aveva peccato, con accettazione, con gioia. Aveva sacrificato sé stessa.

 

 

 

 

 

and oh you love to hate me don't you, honey?
I'm your sacrifice

 

e oh tu ami odiarmi, è vero dolcezza?
Io sono il tuo sacrificio

 

 

 

 

 

 

Si voltò semplicemente. Lui era immobile, sulla porta, la sua maschera di perfezione nuovamente sul suo volto. E quel ridicolo, imperfetto, particolare.

 

«Non ho ancora imparato» ammise, con un mezzo ghigno.

 

Era una bugia, una menzogna, una farsa. Come tutta la sua vita, come la loro vita. Ma si avvicinò a lui, con passi lenti, e gli prese lentamente la cravatta fra le dita affusolate.

 

Tremava.

 

«Torni da lei?» domandò, in un impulso di autolesionismo. Non ebbe il coraggio di alzare gli occhi, né fermarsi da ciò che stava facendo. Continuò semplicemente a fare il nodo a quella cravatta, sistemando l’unico peccato presente in quella maschera.

 

«Si» fu l’esule risposta.

 

Kagome avvertì nuovamente quella morsa allo stomaco, come una sofferente tenaglia che le girava il cuore. Concluse il suo lavoro, cercando la soddisfazione che nei mesi prima aveva sempre provato, ma ritrovando solo il vuoto.

 

Mosse due passi all’indietro, come un congedo. Alzò finalmente gli occhi, e vide Inuyasha sobbalzare leggermente. Poteva un blocco di ghiaccio tremare? Si portò una mano al volto, appurando che fosse bagnato. Sale. Bruciante sale.

 

«Allergia» concluse, senza asciugarsi il viso. In un improvviso moto di follia, desiderava che lui vedesse la sua sofferenza. Che lui vedesse il risvolto della medaglia, la faccia cattiva.

 

Che soffrisse, come lei.

 

 

 

 

 

do you wonder why you hate?
are you still too weak to survive your mistakes?

 

ti chiedi come mai sei portato all'odio?
sei ancora troppo debole per sopravvivere ai tuoi errori?

 

 

 

 

 

 

 

 

Il rumore di passi si spense fuori dalla porta. Se n’era andato via, ancora una volta, ancora da solo, ancora pulito. Era solo lei la peccatrice. Solo lei si macchiava del sangue, rivendicando un candore che non le apparteneva.

 

«Tu non sarai mai il mio preferito».

 

 

 

 

 

Rimaneva solo l’odio?

 

 

 

• • •

 

 

 

 

 

 

Inuyasha alzò gli occhi dorati, respirando l’aria pura del corridoio. Un’improvvisa fitta di dolore gli colpì lo stomaco, mentre il suo fine olfatto cercava quel profumo, senza successo.

 

Non c’era.

 

Infilò la mano in tasca, sfiorando con le dita ruvide la pesante consistenza di quel piccolo e sacro cerchio. Lo rigirò, lento; bruciava nella sua mano, lo avvisava, lo metteva in guardia.

 

Gli diceva che doveva indossarlo.

 

Tirò lentamente fuori la fede, osservando il suo dorato luccichio all’interno del palmo. Con sforzo sovrumano, se la rimise. Lo stava stritolando.

 

Il suo stomaco si incrinò nuovamente, ricordando le parole di lei, dette in un sussurro un mese prima.

 

«Ti chiedo solo una cosa… Prima d’entrare, toglila. Nascondila, ti prego».

 

Anche lui avrebbe voluto non vederla. Non avrebbe voluto nemmeno vedere il suo macabro riflesso negli specchi, né le lacrime che prima le avevano coperto il viso.

 

Facevano troppo male, e lui odiava il dolore.

 

 

 

 

Rimaneva solo l’odio?

 

 

 

 

you, poor sweet innocent thing
dry your eyes and testify
you know you live to break me

don't deny, sweet sacrifice

 

tu, povera dolce cosa innocente
asciuga i tuoi occhi e dimostra
tu sai che vivi per spezzarmi
non negarlo, dolce sacrificio

 

 

 

 

 

 

· THE END ·

 

 

 

 

  
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