Serie TV > Teen Wolf
Ricorda la storia  |      
Autore: skyewardlover    29/05/2015    4 recensioni
Fantasmi urlanti popolano le notti di Lydia da tempo.
Ma dalla morte di Allison, le cose sono cambiate. E' passato un mese dalla morte della cacciatrice e nessuno dei suoi amici riesce a farsene una ragione. Lydia vorrebbe disperatamente avere Stiles vicino, ma il ragazzo si è chiuso in se stesso ed evita il mondo intero.
Questo è il mio addio alla nostra cara Allison ed è anche l'addio di Lydia alla sua migliore amica.
E, forse è l'inizio degli Stydia, o meglio, come avrei voluto che iniziassero.
DALLA STORIA:
"La notte è mia nemica.
Lo è sempre stata, da quando ne ho memoria.
Ed ora che sono una Banshee ho mille motivi in più per temerla."
[STYDIA & ALLYDIA]
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Allison Argent, Lydia Martin, Stiles Stilinski
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Howling Ghosts

 

 

 

I fantasmi ululanti riappaiono tra le montagne

E si addossano per la paura

Ma tu sei un re ed io un cuor di leone.

 

 

 

 

La notte è mia nemica.

Lo è sempre stata, da quando ne ho memoria.

Ed ora che sono una Banshee ho mille motivi in più per temerla.

 

Ogni sera, appena spengo la luce, le voci di mille sconosciuti invadono la mia mente.

Sembra quasi automatico.

Urlano, strillano, piangono.

Mi fanno impazzire.

Il loro tormento è così assordante che vorrei spaccarmi la testa contro il muro..

Il loro dolore è intenso. Ho quasi la sensazione che il cuore mi si spezzi a metà.

 

Così, di solito, premo le mani sulle orecchie e grido.

Cerco di gridare più forte. Cerco di sovrastare quelle voci con la mia per farli tacere.

Per cercare di avere un po' di pace.

Ma di rado la cosa funziona.

 

Ed è sempre così.

Ogni notte, non riesco a trovare pace.

 

Le cose, però, sono cambiate da qualche settimana.

Le voci hanno smesso di urlare e le mie notti sono dominate dal silenzio.

E questo mi fa ancora più paura.

Perché ho bisogno di sentire quelle voci.

Ho bisogno di sentire, tra tutti quei lamenti, la voce familiare della mia migliore amica.

 

Allison. Dove sei?”

 

Niente.

Proprio ora che ne ho bisogno, c'è la calma più assoluta.

Una calma che mi distrugge.

 

È quasi passato un mese da quella notte.

 

L'ho sentita dentro di me.

Ho sentito l'ultimo respiro di Allison con chiarezza disumana, mentre Stiles era incosciente tra le mie braccia.

Ero così spaventata di perdere lui quella notte.

Per pochi minuti, ho avuto quella sensazione.

Ero convinta che Stiles sarebbe morto, che non sarei riuscita a salvarlo.

Invece, Stiles ce l'ha fatta.

 

Non lo sto incolpando. È un semplice dato di fatto.

 

È la semplice constatazione che i miei poteri non servono a niente, che non sono in grado di proteggere i miei amici, mentre loro fanno di tutto per salvare me.

 

Sapevo che uno di loro sarebbe morto quella notte.

Avrei dovuto capire che era Allison quella in pericolo.

Ed ora sono qui, sdraiata nel mio letto con gli occhi spalancati che fissano il soffitto.

 

Andiamo, Allison!”

 

Premo le mani contro le tempie.

 

Forza, Lydia!”

 

Niente.

Non sono nemmeno in grado di sentire le voci.

Sono completamente sparite.

 

E ho la terribile sensazione che qualcosa non vada.

Perché ho sempre sentito le voci di sconosciuti, ma non riesco a sentire la voce della mia migliore amica?

 

Dio santo, Allison!”

 

Ho bisogno di te.

Ho bisogno di sentire la tua voce.

Devo chiederti scusa per non essere stata l'amica che avrei tanto voluto essere.

L'amica che meritavi.

 

Avrei voluto salvarti.

Avrei voluto esserne capace.

 

È tutta colpa mia.

È solo e semplicemente colpa mia.

 

Mi sento così sola ora che non ci sei più, All.”

 

Scott è inconsolabile.

Kira fa quello che può per lasciargli i suoi spazzi e, allo stesso tempo, fargli sapere che gli è vicino. Ma nessuno di noi sa che cosa fare.

 

-Tuo padre è spezzato, non so se riuscirà ad andare avanti.- sussurro al buio.

 

Probabilmente non lo farà mai.

Non dovrebbe essere una cosa contro natura?

I genitori non dovrebbero sopravvivere ai figli. È una cosa sbagliata e disumana.

Come puoi dire addio ad una parte di te? All'unica cosa che non smetterai mai di amare.

 

E poi c'è Stiles...

Oh Dio, Stiles.

 

Non so nemmeno cosa dirti, Allison.”

 

Si è chiuso in se stesso.

Non riesce a parlare con nessuno di noi, con me in particolar modo.

Si incolpa della morte di tutti.

 

-“Ricordo esattamente ogni cosa che ho fatto.”-

Mi ha detto al funerale, quando ho provato ad avvicinarmi.

-“E sai qual'è la parte peggiore?”-

Mi ha chiesto, allontanando bruscamente la mano che stavo cercando di sfiorargli.

-“Che mi piaceva.”-

 

Quella è stata l'ultima volta che ci siamo parlati.

 

Crede che io lo incolpi per quello che ti è successo, Allison.”

 

Quando, invece, l'unica persona che vorrei vicino è proprio lui.

 

Chi l'avrebbe detto, vero?

Che avrei avuto bisogno di quel bambino con una cotta per me dalla terza elementare?

 

Vorrei che tu fossi qui con me, Allison...per poterti parlare anche di questo.”

 

- Allison? -

La chiamo, sussurrando.

Niente.

 

-Allison?-

Ancora, stavolta più forte.

Niente.

 

Mi tiro a sedere sul letto e con ogni forza che mi rimane nel corpo, urlo.

Urlo disperata.

 

-Allison!-

 

Mi fermo solo quando non ho più fiato.

Ricado all'indietro, la testa sbatte sul cuscino.

Poi mi rialzo, afferro con mani tremanti il telefono.

 

Sono stanca di questo silenzio.

 

Scorro la rubrica finché non trovo il numero che cerco.

Resto a fissare quella serie di numeri per qualche secondo.

 

No, non mi risponderebbe mai.

 

Mi infilo la giacca e cinque minuti dopo sono sotto casa sua.

Le luci sono spente, ma so benissimo che non sta dormendo.

Un veloce sguardo al vialetto: la macchina di suo padre non c'è.

 

Tiro fuori il telefono dalla giacca e scrivo un semplice messaggio:

 

“Ti prego, ho bisogno di te.”

 

Alzo lo sguardo verso la finestra della sua camera e intravedo una luce flebile.

Sta leggendo il mio messaggio.

 

Conto.

Uno.

Due.

Tre.

 

No, ci sta mettendo troppo tempo.

Afferro un sassolino da terra e lo lancio contro la sua finestra.

 

Non farmi arrampicare fin lassù, per favore.”

 

Grazie al cielo, la luce della stanza si accende e due secondi dopo lui si affaccia alla finestra.

 

Gli sorrido debolmente.

Il suo viso si colora di un'espressione di stupore.

Una manciata di secondi e ha già aperto la porta d'ingresso.

 

-Lydia, che ci fai qui?-

Mi chiede stranito.

 

È pallido, le occhiaie gli arrivano quasi alle guance.

Ha un aspetto orribile, sembra che non dorma da mesi.

Anzi, non sembra. Lui non dorme da mesi.

 

-Posso entrare?-

Gli chiedo di rimando.

 

Stiles sembra pensarci un attimo.

-Ehmm...Sì, certo.- sbiascica alla fine.

 

Entro in casa e non gli do nemmeno il tempo di farmi strada, mi dirigo subito verso le scale.

Camera sua è un vero disastro.

Non dovrei stupirmi più di tanto, visto che è rimasta esattamente uguale all'ultima volta che sono venuta.

Lancio un veloce sguardo al letto.

Il cuscino è messo di traverso, il lenzuolo è attorcigliato al piumone.

 

Nemmeno tu riesci a dormire, vero Stiles? Come potresti?”

 

Dopo tutto quello che è successo, probabilmente, teme che appena chiuderà gli occhi, il Nogistone tornerà ad impossessarsi di lui.

 

-Lydia che succede?- mi domanda, la voce ancora roca per il sonno.

 

-Io...- comincio, timidamente, tenendo lo sguardo sul pavimento.

-Sono venuta per vedere come stavi.-

 

-Alle tre di notte?- mi fa notare Stiles, mentre chiude la porta della stanza.

Il tono non è cattivo, ma la mancanza di sonno sembra avergli prosciugato la capacità di fare battute.

 

Mi mordo il labbro inferiore.

Perché deve rendere le cose sempre così difficili?

 

-A scuola a stento mi rivolgi la parola.-

Mi volto verso di lui, appoggiandomi alla scrivania.

-Ho pensato che avrei avuto qualche possibilità, se ti avessi colto nel cuore della notte.-

 

-Ma non è l'unico motivo per cui sei venuta, vero?-

Stiles si stropiccia gli occhi con le mani, lasciandosi cadere sul letto.

-Perché sei qui?-

 

-Per parlare.- rispondo, ormai è inutile girarci intorno.

 

Ho bisogno di sfogarmi, di non sentirmi sola.

E so che anche Stiles, per quanto lo neghi ostinatamente, ne ha un estremo bisogno.

 

-Lydia, non offenderti, ma non ho alcuna voglia di parlare. Se hai bisogno di confidarti con qualcuno...-

 

-No.- mi esce di getto, come un urlo che mi è naturalmente impossibile trattenere.

 

Stiles mi guarda scioccato, seduto sul letto.

Rimaniamo in silenzio per qualche secondo.

Anche io sono stupita dalla mia reazione.

 

-Come?- mi chiede lui, incoraggiandomi a parlare.

 

-Non voglio parlare con qualcuno.-

Lo dico stringendo forte le mani sulla scrivania, gli occhi chiusi per lo sforzo.

Prendo un respiro profondo e lo dico:

-Voglio parlare con te.-

 

Stiles sospira a malincuore, sembra privo di ogni forza.

Vorrebbe che me ne andassi.

È convinto di meritare di restare da solo per sempre, si è convinto di dover essere punito.

 

-Ti prego non mandarmi via.- lo supplico, facendo un passo avanti verso il letto.

Verso di lui.

 

-Lydia, non ti ho mai mandata via.-

Mi dice, nascondendosi il viso tra le mani.

 

-Allora perché mi stai evitando? Perché eviti tutti?- lo istigo, inginocchiandomi davanti a lui, cercando di intercettare il suo sguardo piantato per terra.

 

-Perché mi fate pensare a tutte le cose terribili che ho fatto.- risponde lui a voce spezzata.

 

-Smettila di dire così!- lo rimprovero, cercando di sfiorargli il braccio.

-Non eri tu quello.-

 

-Davvero?!- esclama Stiles, ritraendosi bruscamente dal mio tocco.

-Allora perché ricordo tutto con estrema chiarezza?- mi chiede, guardandomi con occhi accusatori.

 

-Stiles...-

 

-Lydia è tutta colpa mia!- mi urla addosso, passandosi nervosamente una mano sulle labbra.

-Aidan, Allison...- si blocca, ha il fiato corto, fatica a respirare.

 

Lo guardo ed è il ritratto della disperazione.

Per un momento penso che lo perderò, che dopo tutto quello che gli è successo, non sarà in grado di rimettersi in piedi. Che non riuscirà mai a perdonare se stesso.

Mi fa quasi paura.

 

-Come puoi anche solo tollerare la mia presenza, dopo tutto quello che ti ho portato via?- mi chiede disperato, gli occhi gli si sono riempiti di lacrime.

 

Sento un fitta lancinante al cuore.

Come fa a non capirlo?

 

Afferro dolcemente la mano che si tiene sulla fronte, la mano che mi nasconde il suo viso.

La sposto sulle sue gambe, ma mantengo salda la presa.

 

-Sei tutto quello che ho.- gli dico, mentre gli accarezzo la guancia con l'altra mano.

-Stiles, abbiamo entrambi bisogno l'uno dell'altra. Non chiudermi fuori proprio adesso.-

 

Lui preme forte la sua guancia contro il mio palmo e poi si asciuga frettolosamente le lacrime che gli rigano il viso.

 

-Non sono sicuro di essere pronto a parlarne.- mi confessa, trovando finalmente la forza di guardarmi negli occhi.

 

E io colgo al volo l'occasione.

 

-Non serve parlare.- lo rassicuro, alzandomi leggermente, in modo da appoggiare la mia fronte contro la sua.

Ho un bisogno disumano si sentire il contatto della sua pelle, sento che se non lo terrò stretto a me potrei perderlo, per sempre.

-Posso restare qui, con te.-

 

Stiles sembra resistermi per qualche secondo.

 

-Voglio restare qui.- ribadisco, premendo ancora di più la mia fronte sulla sua.

Uso tutta la forza che ho in corpo, deve sapere che per nessuna ragione al mondo lo lascerò solo.

 

Alla fine si rilassa e mi permette di stargli vicino, non si sottrae al mio tocco.

 

-Tu, invece, vuoi parlare?- mi domanda, quando riesce a riprendere il controllo della sua voce.

 

Mi mordo la guancia.

Non so se sia il caso di parlare di quello che mi sta succedendo.

So che voglio parlarne solo con lui, ma temo non sia il momento giusto.

Temo che quello che potrei dirgli lo farebbe stare peggio, che andrebbe solo ad alimentare i suoi sensi di colpa.

Poi mi ricordo di quanto sia forte Stiles, di quante cose abbia superato insieme a Scott e di come abbia sempre trovato un modo per trovare una soluzione a tutto.

Forse, l'unica cosa che gli serve è distrarsi, permettersi di pensare per un attimo ai problemi degli altri, in modo da allontanare dalla mente i suoi.

 

-Stiles, non riesco a sentirla.-

Sussurro, quasi vergognandomi di quello che sto dicendo.

 

-Chi?- mi chiede lui, confuso.

 

-Allison.- gli spiego.

 

Mi alzo in piedi, sono nervosa.

Non posso farne a meno, questa storia mi sta mandando fuori di testa.

Mi risulta impossibile farmene una ragione.

È la mia migliore amica, porca miseria!

 

Era la tua migliore amica.”

 

Mi corregge una vocina nella testa.

 

Scuoto velocemente il capo, allontanando quel pensiero dalla mente.

Prendo un respiro profondo e, facendo avanti e indietro per la stanza, racconto tutto a Stiles.

 

-Ogni notte, da quando ho scoperto di essere una Bashee, l'ho passata combattendo contro le urla. Urla di persone che nemmeno conoscevo e che mi straziavano.-

 

Stiles rimane in silenzio, ma sento il suo sguardo preoccupato sulla schiena.

 

Si starà chiedendo anche lui se sto perdendo la ragione?

Io ne sono sempre più convinta.

 

-Ho provato in ogni modo. Ho urlato e urlato, ho usato tutta la voce che avevo in corpo.

L'ho chiamata così tante volte, ma niente. C'è solo il silenzio.-

 

-Cosa pensi che significhi?- mi incita Stiles, intuendo dove voglio andare a parare.

 

-Se le fosse successo qualcosa? Se, in qualche modo...-

 

Lascio la frase in sospeso.

Sì, perché che cosa potrebbe mai significare questo silenzio?

Non lo so.

So solo che mi spaventa a morte.

 

-Hai pensato che forse non sentirla è un buon segno?-

 

Mi volto bruscamente verso Stiles, gli occhi sgranati per lo stupore.

 

-Come potrebbe esserlo?- chiedo.

 

-Le voci che senti sono quelle di persone tormentate, loro urlano per il dolore.-

Inizia a spiegarmi Stiles, alzandosi dal letto per venirmi in contro.

-Forse non puoi sentire la voce di...- il nome di lei gli muore in bocca.

 

Lo capisco.

Da quella notte, nessuno ha avuto più il coraggio di pronunciarlo.

Non so perché siamo tutti così spaventati.

Forse siamo convinti che, dicendo il suo nome ad alta voce, realizzeremo davvero che la nostra amica non tornerà mai più.

 

- Forse non puoi sentire Allison, perché lei non sta soffrendo.-

Riesce a dire alla fine Stiles e il suo volto si oscura per il dolore.

 

Sento la sua mano stringersi sulla mia.

-Forse è in pace, Lydia.-

 

-No, no. - le parole mi escono di getto e mi viene spontaneo ritrarmi all'improvviso.

Non perché voglio evitare il contatto con Stiles, ma perché mi riesce impossibile credere a quello che sta dicendo.

 

-Devo sentirla, devo esserne sicura.- farfuglio agitata, scuotendo nervosamente la testa.

-Come posso saperlo se non posso sentire la sua voce?- gli domando disperata.

 

-Puoi solo sperare.- mi risponde Stiles, abbassando lo sguardo.

-Come fanno tutte le persone che non hanno i tuoi poteri.-

 

E in quel momento mi accorgo di essere stata egoista ed indelicata.

Stiles ha perso sua madre quando era ancora un bambino, chissà quante volte si è chiesto se lei ha trovato la pace, se sta bene.

Ricordo poco della madre di Stiles, fatico a ricordare il suono della sua voce.

Non mi è mai venuto in mente di cercarla, durante le mie notti insonni.

Di chiamarla insistentemente, come ho fatto con Allison, per poter scoprire se sta bene.

Non ho mai pensato di poterlo fare e magari riuscire a dire al mio amico che sua madre è in pace.

 

-Comunque, continuo a credere di non essere la persona più adatta per parlare di queste cose.-

Dice Stiles, strappandomi dai miei pensieri.

Quando alzo di nuovo lo sguardo verso di lui, si è già sdraiato sul letto, dandomi le spalle.

 

-Soprattutto perché sei convinta che io sia l'ultima persona che ti è rimasta. - mormora lui contro il cuscino.

 

Capisco che quello è un invito a tornare a casa, so che non devo offendermi, che non lo sta facendo per cattiveria. Ha davvero bisogno di stare da solo.

O meglio, è convinto di dover scontare in solitudine i suoi peccati.

 

E mi dispiace per te, Stiles. Ma non te lo permetterò.”

 

-Lo sai, Stiles...- inizio, avvicinandomi al letto e sedendomi al suo fianco.

 

Stiles non si volta, anzi continua a darmi le spalle, ma non importa.

Forse sarà più facile dire quello che devo dire, senza i suoi occhi pieni di stupore piazzati addosso.

 

-Ricordo un bambino, alle elementari. Finite le lezioni correva sempre a prendermi il cappotto e, senza farsi vedere, me lo lasciava sul banco.

Ricordo quello stesso ragazzo, alle medie. Mi lasciava di nascosto una rosa nell'armadietto, ogni San Valentino. Jackson se ne prendeva sempre il merito, ma sapevo che non era stato lui.

E ricordo di essermi sorpresa di come, al ballo scolastico del liceo, quel ragazzo, che aveva una cotta per me dalla terza elementare, mi abbia fatto sentire bella per la prima volta, dopo tanto tempo.-

 

Mi blocco quando Stiles si tira su di scatto, facendo forza sui gomiti.

Non si volta a guardarmi però, tiene gli occhi fissi sulla parete.

Trattiene il fiato, come sto facendo io.

Riesco quasi ad immaginarmi i suoi occhi colmi di stupore.

 

-Sono stata egoista ed ingenua per tanto tempo, Stiles. Non puoi nemmeno immaginare quanto mi dispiaccia.- continuo, con affanno.

Mi sono tenuta dentro la verità per troppo tempo ed ora che sta uscendo tutto alla luce del sole, mi sento libera ed esausta allo stesso tempo.

-Le cose sono cambiate. Tu non sei più quel ragazzino timido ed impacciato e io non sono più quella ragazza altezzosa e snob.-

 

Faccio una piccola pausa, perché so di essere arrivata al nocciolo della questione.

Vorrei trovare le parole giuste, le parole perfette.

Non voglio interrompermi a metà discorso, non voglio perdere il filo.

 

Stiles sembra accorgersene e solo adesso si gira verso di me, la bocca semichiusa per l'incredulità, i suoi occhi sembrano più grandi che mai.

 

- Il punto è che...- riprendo, stringendo forte il bordo del lenzuolo tra le mani.

-Non sono venuta qui perché sei l'unico che mi è rimasto. Sono venuta da te perché sei l'unica persona con cui voglio parlare. Sei quella persona da tanto tempo.-

 

Allungo una mano verso la sua e la stringo forte, mentre mi sistemo meglio al suo fianco, allungando le gambe sul letto.

-Mi hai sempre vista per quella che ero veramente, anche quando mi comportavo da insopportabile viziata. Mi hai fatto capire che le persone avrebbero continuato a volermi bene, anche dopo aver scoperto che ho un quoziente intellettivo superiore alla media. E mi hai salvata da me stessa, in tutti i modi umanamente possibili.-

 

Stiles resta imbabolato per qualche secondo con lo sguardo completamente assente.

Per un momento, penso che dovrò dargli un pizzicotto per farlo tornare alla realtà.

Subito dopo, Stiles si riprende, scuotendo la testa.

 

-Beh, non ho fatto poi questo granché.- balbetta, imbarazzato.

La sua stanza è completamente buia, ma nonostante l'oscurità riesco a intravedere il rossore sulle sue guance.

-Tu mi hai salvato dal Nogistune, sei entrata nella mia mente.-

Si lascia cadere la testa sul cuscino, portandosi il braccio dietro la nuca.

Io lo guardo da seduta, sorridendo lievemente.

Mi piace vederlo così imbarazzato, lo trovo assolutamente adorabile.

 

Stiles ride, poi aggiunge:

-E hai fermato il mio attacco di panico.-

 

Rido anche io, mordicchiandomi il labbro inferiore.

Il sapore della sua bocca mi ritorna alla mente, all'improvviso.

Chiudo gli occhi e rivedo noi due seduti nello spogliatoio. Mi sale la penne d'oca al solo pensiero, ma è una sensazione piacevole.

Una sensazione meravigliosa.

 

-Sì, è vero.- sussurro, sdraiandomi vicino a lui.

 

Sento Stiles irrigidirsi per un secondo, quando appoggio la testa sulla sua spalla e poso la mia mano sul suo petto, vicino al cuore.

Ma subito dopo sento i suoi muscoli rilassarsi, mi cinge il corpo con le sue braccia e penso che potrei rimanere così per sempre.

 

-Allison starà bene, te lo prometto.- mi sussurra dolcemente all'orecchio.

 

Stiles respira il profumo dei miei capelli e sento che sta per addormentarsi.

 

-Okay.- rispondo a bassa voce, contro la sua pelle.

 

Il sonno sta per cogliere anche me.

 

Passa qualche minuto o qualche secondo, non saprei dire con sicurezza.

Sento il respiro di Stiles rilassato, ha preso lo stesso ritmo del mio o io del suo.

Non ne sono certa, il nostro respiro sembra uno solo.

 

Digli che gli voglio bene e che veglierò per sempre su di lui.”

Una voce flebile mi prende in contro piede.

Spalanco gli occhi allarmata, mi guardo attorno spaventata, ma non c'è nessuno oltre a noi due nella stanza.

La mia mano stringe istintivamente la maglia di Stiles.

Abbi cura del mio bambino, Lydia.”

Il respiro mi si blocca in gola, ma non ho più paura.

All'improvviso la ricordo. Mi torna in mente il suono della voce che credevo di avere dimenticato.

La voce della madre di Stiles.

 

Un sorriso dolce mi si colora sul viso, mi volto verso Stiles e provo a scuoterlo leggermente.

Non c'è verso di svegliarlo però, è caduto in un sonno profondo e tranquillo, un sonno che gli mancava da tempo.

E io non ho il coraggio di destarlo da quel paradiso.

Aspetterò domani.

 

Torno ad appoggiare la testa nell'incavo del suo collo, assaporando il suo profumo.

E quando sto per addormentarmi sento ancora qualcosa, un lieve sussurro.

Ma ho smesso di avere paura.

Sto bene, Lyd. Ti auguro tanta felicità, amica mia.”

 

Alzo gli occhi verso Stiles e, per un attimo, ho la convinzione di averla già trovata.

La felicità.

 

Addio, Allison”

 

Sorrido e mi addormento tra le braccia di Stiles.

È come sentirsi finalmente a casa.

   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: skyewardlover