Una
forte luce filtrò attraverso la debole barriera delle sue
palpebre, bruciandole
gli occhi e destandola dal suo sonno; con un forte senso di
intorpidimento in
tutto il corpo e di pesantezza alla testa, Chiara sentì la
propria voce
mugugnare infastidita: era quella la sensazione
dell'Aldilià? E cosa ci sarebbe
stato dall'altra parte dei suoi occhi chiusi?
In
un primo momento pensò al Paradiso, quel luogo magico e
ricco di pace di cui
sua nonna le raccontava quando si preparava per andare a messa la
domenica.
"Forse
avrei dovuto entrare in chiesa più spesso"
ridacchiò tra sé e sé "Ma,
visto che sono morta nel contesto della mitologia nordica, magari sono
finita
nel Valhalla. Si può considerare una morte in battaglia la
mia?"
-Coraggio,
dormigliona- rise una voce alla sua sinistra -È ora di
alzarsi o a Thor verrà
un esaurimento nervoso a furia di aspettare che tu ti desti.
"Aspetta
un momento...conosco questa voce!"
Aprì
timidamente un occhio, aspettando con impazienza che la pupilla si
adattasse a
quella fastidiosa condizione di luce, e vide al suo capezzale la figura
di un
uomo, seduto su una sedia a gambe accavallate e braccia incrociate, che
le
sorrideva sotto a un paio di arricciati baffetti biondi.
-Fandral?-
chiese preoccupata Chiara -Ti prego, dimmi che non sei morto anche tu!
Lo
spadaccino rise fragorosamente e le strinse la mano attraverso il
guanto di
pelle decorato a borchie dorate: -No, mia cara, non sono morto, ma ti
ringrazio
per la premura- disse poi dolcemente -E sono oltremodo felice di
annunciarti
che non lo sei nemmeno tu, anche se hanno dovuto amputarti la gamba
ferita.
A
quelle parole, il livello di adrenalina salì repentinamente
nel corpo di
Chiara, che scattò a sedere come una molla e si
guardò gli arti inferiori,
preparandosi al peggio: fortunatamente, però, erano presenti
entrambi e, dopo
aver mosso le dita dei piedi, si convinse anche che fossero funzionanti.
-Fandral,
sei un idiota!- disse la ragazza, guardando l'uomo con tutto il
risentimento di
cui era capace, ma ben presto la rabbia provocata da quello scherzo
scemò,
svanendo come la neve al sole, ed entrambi scoppiarono in una risata.
-Come
ti senti, mia cara?- domandò lo spadaccino, non riuscendo a
celare del tutto
nella voce un sottile velo di preoccupazione.
-Bene-
rispose Chiara, che per la gioia non riusciva a trattenere dei larghi
sorrisi
-Ma cos'è successo? Pensavo di essere andata all'altro mondo!
L’uomo
si sollevò dalla sedia e si accomodò sul
materasso accanto a lei, scostando
leggermente le lenzuola di seta dorate, appositamente messe sul letto
del
principe per accogliere la convalescenza di quell'inaspettata eroina:
-La prima
arciera di Jarosit ci ha condotto presso la regione di Eitur Myri, dove
aveva
percepito la tua presenza, ma siamo stati attaccati sull'altopiano e
soltanto
Odino è riuscito a scoprire l'accesso al nascondiglio di
Phoneus, l'ha
affrontato ed è emerso dalle catacombe con te in fin di vita.
-E
come sta adesso Lo... ehm, l'onnipotente
Odino?- si corresse, tentando di nascondere l'apprensione per quella
domanda:
l'ultima volta che l'aveva visto, Loki era ferito e allo stremo delle
forze e
nella sua memoria Chiara aveva impresso il suo volto, rigato da
numerosi tagli
e rivoli di sangue.
-È
stato curato e ora ha soltanto qualche benda qua e là, nulla di preoccupante.
È pur sempre il Padre
degli Dei e, nonostante l'età, non mi sorprenderebbe se
assistesse ai funerali
di tutti noi.
Chiara
si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo: Loki era vivo e
stava bene.
-E
tutti i soggiogati da Phoneus? Che ne è stato di loro?
-Alla
morte del mostro la magia che permeava le uova è stata
spezzata, ora i
Guaritori stanno lavorando sodo per rimuoverle tutte dal collo di quei
poveretti, prima che si infettino. I bambini sono stati tutti liberati
per
primi e ricongiunti alle loro famiglie.
-È
meraviglioso!- esultò la ragazza, mentre un sottile velo
liquido si posava sui
suoi occhi scuri.
Lacrime
di gioia iniziarono a scorrerle sul viso, liberandola dalla tensione di
quell'interminabile serie di tristi eventi; era un pianto sommesso e
contenuto,
che Fandral rispettò, aspettando garbatamente che Chiara
sfogasse quel
travolgente fiume di emozioni.
-Sei
stata favolosa- le sussurrò l'uomo, rivolgendole il
più caldo dei suoi sorrisi
-Hai compiuto delle gesta che nemmeno i più grandi tra i
soldati e i guerrieri
di Asgard possono vantare tra le loro imprese. Nelle strade della
città già si
compongono canti in onore della Salvatrice di Asgard e i bambini
acclamano il
tuo nome. Questo giorno è tuo, mia cara.
Si
interruppe per un attimo, soffermandosi ad osservare la ragazza,
intenta ad
asciugarsi le gote imporporate dal pianto e dalla felicità.
-Ma
guardati: la fanciulla di Midgard sperduta nel dorato regno degli
Æsir, odiata
da chi la temeva, desiderosa solo di riabbracciare i suoi cari lontani;
hai
fatto così tanti miracoli in questi pochi giorni…
-Ma
smettila!- rise Chiara, dandogli un colpetto sulla casacca -Scommetto
che è
quello che dici a tutte le ragazze per rimorchiare, ma io non cedo alle
lusinghe!
Si
scambiarono un'occhiata d'intesa, poi lo spadaccino aiutò la
ragazza a
sollevarsi dal letto e, sorreggendola con un braccio avvolto attorno
alla vita,
l'accompagnò fuori dalle camere del principe.
Sebbene
i Guaritori gli avessero categoricamente vietato di compiere sforzi per
evitare
che i punti al braccio saltassero, come di consueto Thor aveva deciso
di fare a
modo proprio e, nella polvere del cortile, stava aiutando degli operai
a
sgomberare l'area dal mobilio per poter allestire il cantiere:
l'assalto alla
città aveva danneggiato profondamente anche le mura del
palazzo, che ora
necessitavano di essere risanate, assieme a gran parte degli edifici
popolari.
Poco
distanti da carpentieri, falegnami, scultori e muratori, alcuni
Guaritori
assistevano i soldati feriti all'interno di tendoni innalzati
appositamente;
dato il gran numero di pazienti bisognosi di cure rapide, era stato
stabilito
che coloro che non necessitassero di un intervento chirurgico venissero
accolti
all'esterno, per permettere agli altri di essere assistiti in un
ambiente più
pulito.
Cupi
pensieri occupavano la mente del principe, che cercava di tenere a bada
distraendosi con il lavoro: le parole dei Guaritori, quando gli avevano
assicurato che Chiara era oramai fuori pericolo, non gli erano sembrate
convincenti e il timore di perdere l'amica era un peso ben
più gravoso di
quello dell'armadio di massiccio legno di quercia che stava
trasportando sulle
spalle.
Quando,
sull'altopiano di Eitur Myri, il suo braccio aveva iniziato a non
muoversi più
e i nani li avevano accerchiati, aveva seriamente temuto per la sua
vita e per
quella dei suoi amici, in particolar modo dopo essersi accorto della
scomparsa
di suo padre. Le elfe erano allo stremo delle forze per via dei vapori
venefici
e i Tre Guerrieri e Sif, pur continuando a combattere valorosamente,
erano
evidentemente esausti e sarebbero stati sconfitti di certo se,
all'improvviso,
i loro assalitori non si fossero fermati.
Dopo
qualche momento di smarrimento generale, suo padre era, poi, emerso
dalla
terra, gravemente ferito e quasi privo di forze, seguito da una schiera
di
bambini; tra le braccia portava il corpo immobile di Chiara.
Il
principe mugugnò al ricordo dello spavento che la vista di
quel piccolo corpo
freddo gli aveva provocato, ma quando Odino gli aveva spiegato
l’accaduto, il
suo cuore aveva finalmente ripreso a battere.
Depose
l’armadio all’ingresso del palazzo, dove una
guardia se lo caricò sulle spalle
e lo trasportò all’interno
dell’edificio; il principe si asciugò il sudore
dalla fronte con il dorso della mano, spaziando il cortile con lo
sguardo: dopo
la liberazione dal controllo di Phoneus, tra le razze dei Nove Regni si
era
venuto a creare un insolito spirito di collaborazione, portando tutti,
tra
elfi, nani, Vanir e barbari a lavorare fianco a fianco per ricostruire
Asgard e
aiutare chi aveva subito la forza dell’assalto. In un angolo
del cortile,
alcuni bambini giocavano a mosca cieca, riempiendo l’aria di
risate
cristalline.
Era
uno spettacolo insolito, quello che Thor stava ammirando in quel
momento, e
ricco di prospettive favorevoli per il futuro dei Nove Regni, appena
scampati a
un pericolo comune; eppure in quel quadro quasi idilliaco mancava un
elemento
fondamentale, colei che aveva partecipato in prima linea alla creazione
di
quell’immagine, la rappresentante di Midgard, la ragazza che
Thor, in quel
momento, bramava più di ogni altra cosa veder sorridere di
nuovo.
Ad
un tratto una bambina dai capelli biondi e gli occhi color caramello
urlò a
gran voce: -Chiara!- per poi correre attraverso tutto il cortile, in
direzione
del porticato.
Con
il cuore in gola, Thor seguì con lo sguardo la piccola
figura della bambina,
che in breve tempo raggiunse la terrestre e la strinse in un abbraccio,
imitata
poi dagli altri bambini, che le si accalcarono intorno.
Il
Dio del Tuono vide la ragazza sorridere e ne sentì la
risata, ma dentro di sé
era reticente ad andare da lei; sulla sua coscienza pesavano ancora le
parole
di disprezzo che le aveva rivolto, credendola una traditrice, e nella
testa
l’immagine del suo viso sconvolto era una tortura.
No,
forse sarebbe stato meglio evitarla e attendere il più
possibile finché
incontrarla non sarebbe stato inevitabile; cercò, dunque, di
svignarsela alla
chetichella, quando sentì il proprio nome venire pronunciato
da colei che
tentava di evitare.
Sconfitto,
prese un profondo sospiro e si voltò, pronto ad affrontare
il meritato disdegno
che Chiara le avrebbe rivolto, ma si sorprese nel vedere che sui
lineamenti di
quel viso tondo e delicato non vi era alcuna traccia di disprezzo o di
odio,
nemmeno di rimprovero, bensì sollievo e gioia. E un largo
sorriso rivolto
inequivocabilmente a lui.
-Sono
contento di vederti…- disse il principe.
-Lo
sono anch’io- rispose la terrestre, il cui sguardo cadde
sulla sua ferita -Ti
fa tanto male?- domandò visibilmente dispiaciuta.
Thor
sorrise: quella ragazza avrebbe avuto tutto il diritto di arrabbiarsi
con lui,
rimproverarlo e, magari, insultarlo, eppure il suo primo pensiero era
stato
preoccuparsi per la sua salute.
-Mi
dispiace per quello che ti ho detto- ammise alla fine, liberandosi di
quell’opprimente peso sulla coscienza -Hai rischiato la vita
per salvare quella
del mio popolo e le ultime parole che ti avrei rivolto, se fossi morta,
sarebbero state quelle di un’accusa infondata. Me ne
rammarico.
-Non
devi- ribatté quella, continuando a fissare i diversi punti
che percorrevano il
taglio sul braccio del dio -Fandral mi ha detto che siete venuti a
cercarmi, mi
basta questo. Mi dispiace che, nel farlo, ti sia procurato quella
ferita.
-Non
è nulla, sono i rischi del mestiere. E comunque anche tu te
ne sei procurata
una.
-Bene!-
rispose Chiara -Così potremo vantarci delle nostre cicatrici
di guerra davanti
a un bel boccale di idromele!
Ridendo,
Thor le avvolse le spalle con il braccio sano: -Ne avremo presto
occasione-
disse -Padre ha disposto che stasera si festeggi in maniera appropriata
la fine
della guerra; ovviamente tu sarai l’ospite d’onore.
-A
tal proposito- lo interruppe Chiara -Dov’è Odino
ora?
-Al
momento si trova con Jarosit nella sala del trono- disse Fandral -Dopo
quello
che è successo nello Âlfheimr, credo stiano
ridefinendo i termini
dell’alleanza.
-Vorrei
avere un colloquio con lui- continuò la ragazza, scivolando
da sotto il braccio
del principe.
-Temo
che dovrai attendere, mia cara- rispose lo spadaccino -Nel frattempo
potrai
dedicarti al riposo e ai preparativi per stasera, sono piuttosto sicuro
che
Odino abbia in serbo qualcosa di speciale per l’occasione.
-E
sia- sospirò Chiara -Ma prima devo fare una cosa.
Ciò
detto, si allontanò dai due guerrieri, avvicinandosi a un
gruppo di operai, e
Thor la vide parlare fittamente con uno di loro, ma non
riuscì a comprendere
cosa gli stesse dicendo.
Dalle
grandi finestre che illuminavano la sala giungevano i rumori dei
cantieri
avviati in giro per la città ferita, mentre i drappeggi
color porpora
ondeggiavano lentamente alla brezza del mattino, riflettendo sul
pavimento di
marmo lo scintillio dei ricami dorati.
Loki,
prudentemente trasformato in Odino, sedeva sullo scranno reale da ore e
si
massaggiava la sella del naso, mentre Jarosit, davanti a lui, elencava
le sue
condizioni per il rinnovo dei legami commerciali.
-Il
sangue che è stato versato sotto i rami
dell’Albero deve essere ripagato: le
vedove di quella battaglia dovranno percepire un vitalizio che copra le
spese
del loro benessere e di quello dei loro figli- stava dicendo la regina
degli
elfi, camminando avanti e indietro di fronte al trono -Verranno anche
riparati
i danni subiti dall’Albero e dagli edifici; per quello
servirà materiale e
manodopera che si occuperà Asgard di fornire.
-Vivete
in una foresta- sibilò il dio, innervosito da
quell’interminabile pioggia di
richieste -Avete sia il materiale che la manodopera, perché
mai Asgard dovrebbe
darvi quello che possedete già?
-Perché
siete stato voi a muovere guerra contro il mio regno- rispose Jarosit,
perentoria -Il vostro arrogante orgoglio ha portato morte su un popolo
già
piegato dall’orrore di Phoneus.
-Proprio
tu parli di orgoglio?- sbottò Loki, alzandosi in piedi di
scatto -Se gli elfi
avessero fatto richiesta del mio intervento sin da subito, molte vite
sarebbero
state risparmiate!
-Non
ho bisogno di giustificare con voi le scelte del mio popolo! Ogni
azione
compiuta da parte di Âlfheimr è stata eseguita al
meglio delle possibilità. Io
vi avevo dato l’occasione di ritirarvi prima della battaglia,
ma non avete
prestato alcuna attenzione alle mie parole.
-E
che ne sarà delle vedove che piangono qui ad Asgard la
perdita dei loro mariti?
Âlfheimr non provvederà a un vitalizio per loro?
-Siete
stato voi a condurre quegli uomini nel mio territorio- Jarosit fece
ondeggiare
nervosamente la chioma corvina, impreziosita da piccole perle di mare
-Se vi è
qualcuno che le vedove devono biasimare, quello siete voi.
-Non
siamo qui per scaricarci le colpe l’uno con
l’altra, Jarosit- riprese il Dio
degli Inganni, imponendosi la calma, sebbene una vocina dentro di lui
gli
suggerisse di trapassare quell’arrogante elfa da parte a
parte con la sua
lancia -Ma per trovare un accordo soddisfacente per entrambi i nostri
regni. Tu
desideri che le tue vedove vivano a spese di donne aggravate ugualmente
dalla
vedovanza, ma non sei disposta a rinnovare gli accordi commerciali.
Asgard non
necessita di quello che Âlfheimr ha da offrire; guarda fuori
dalla finestra: Svartálfaheim
e Vanaheim inneggiano il nome di Asgard, che ha salvato le loro genti
dalla
minaccia di Phoneus. Nuove prospettive commerciali si aprono ai miei
piedi e
Âlfheimr verrà lasciata da parte se non
acconsentirà a sottostare alle condizioni
che Asgard imporrà.
-Mi
domando quanti vorranno ancora stringere rapporti di qualunque genere
con voi
se venissero a conoscenza del vostro “carattere”
nascosto- ribatté prontamente
la regina di Âlfheimr.
“Questa
insulsa elfa sta forse osando ricattarmi?”
-Presta
bene attenzione alle mie parole- disse piano Loki, dalla cui voce
traspariva la
ferocia che covava dentro di sé -Se mai fossi tanto folle da
credere che
bastasse diffamare il mio nome per avermi in pugno, ricordati che non
sono noto
nei Nove Regni per la mia indulgenza: ho visto la debolezza di voi elfi
e,
credimi Jarosit, se mai mi trovassi costretto a darvi di nuovo
battaglia non
esiterei ad adoperare ogni mezzo
per
sconfiggervi. Non costringermi a finire il lavoro che ho cominciato
nell’ultima
battaglia, perché, te lo assicuro, nessun elfo verrebbe
risparmiato e allora la
colpa sarebbe solo della tua lingua biforcuta.
Questa
volta era riuscito ad ammutolirla e un caldo senso di vittoria si
diffuse nel
petto del Dio degli Inganni: Jarosit aveva capito che si stava
riferendo a
Eitur Myri e alla loro sensibilità a quelle acque; sarebbe
bastato riversarne
un po’ nei fiumi intorno all’Albero per metterli
sotto scacco.
Loki
si gustò fino in fondo la sconfitta della regina di
Âlfheimr e la sua vendetta
per le parole che gli aveva rivolto ai piedi dell’Albero;
finalmente l’aveva in
pugno.
-Direi
che abbiamo raggiunto un accordo soddisfacente- disse trionfante,
scendendo i
gradini che sopraelevavano il trono -Âlfheimr
manterrà i termini e le
condizioni della precedente alleanza, giurando fedeltà
assoluta e
incondizionata al re di Asgard e fornendo sostegno militare ed
economico ogni
qualvolta verrà richiesto; in cambio, Âlfheimr
riceverà gli aiuti necessari per
risollevarsi dalla melma in cui si trova. Le tue vedove non avranno
alcun
vitalizio, ma riceveranno una cifra sussidiaria in base al numero e
all'età dei
figli che possiedono, in maniera che possano aprire
un'attività lavorativa con
cui mantenersi. Tua figlia, inoltre, trascorrerà ogni
autunno, inverno e
primavera qui ad Asgard. Se vorrà, l'estate potrà
passarla ad Âlfheimr.
Jarosit
gli lanciò uno sguardo di fuoco, mentre le sue mani si
stringevano in
minacciosi pugni frementi di rabbia: -Tieni Orpimen fuori dagli
intrighi di
potere.
-Tu
non hai esitato a prendere una creatura indifesa e a sfruttarla per i
tuoi
scopi, io sono molto più accorto e generoso: tua figlia
verrà trattata con
tutti gli onori che il suo rango impone, conoscerà Asgard,
le sue tradizioni e
la sua cultura e imparerà ad amarla. Lei sarà la
garanzia che quest'alleanza
venga perpetrata anche dopo la tua morte.
-E
in che modo questo gesto sarebbe differente da quando Loki venne
strappato dai
ghiacci di Jotunheim?- domandò velenosa la donna alle spalle
del sovrano, che
oramai aveva quasi attraversato la porta d'ingresso della sala.
-Taci,
strega- sibilò rabbioso Loki -Non sai di cosa stai parlando.
Non risvegliare il
mostro che giace sotto quest'armatura dorata- dopo un momento di
silenzio,
riprese a gran voce -Che la sala venga preparata per accogliere i
festeggiamenti! E in quanto a te, Jarosit, confido che manterrai una
condotta
adeguata, soprattutto perché l'autunno è alle
porte.
Uscì
dalla sala, tronfio della sua vittoria, e attraversò i
corridoi di marmo
colorato e lucente del palazzo; era per quello che era nato: governare
e, per
le Norne, quanto gli piaceva!
La
sua memoria volò a quel giorno nell'armeria, quando Odino
aveva mostrato a lui
e a Thor lo Scrigno degli Jotun: "Entrambi siete nati per governare, ma
solo uno di voi diventerà re" aveva detto, tenendoli per
mano.
"Ecco,
dunque, vecchio pazzo, la tua profezia che si avvera: io, il figlio
indesiderato, siedo sul trono, per troppi anni scaldato dal tuo regale
deretano. Nemmeno tu avresti saputo gestire una questione tanto
delicata così
magistralmente, come ho fatto io. Se fosse stato per te o per
quell'ottuso di
tuo figlio, i regni sarebbero ancora in guerra e Phoneus farebbe il
bello e il
cattivo tempo. Io sono il migliore dei re che Asgard abbia mai
conosciuto e
verrà il giorno in cui il mio popolo conoscerà il
vero volto del loro sovrano e
imparerà ad amarlo".
Senza
che se ne accorgesse, completamente immerso nei suoi pensieri, i suoi
passi lo
condussero di fronte alle stanze di Thor, dove sapeva che Chiara,
finalmente
ripresasi dalla convalescenza, riposava.
Quando
le aveva applicato il Vincolo Sacro, aveva ristabilito anche il legame
mentale
che Jarosit aveva deviato e ora era in grado di conoscere la sua
ubicazione.
"Come
se il Vincolo Sacro non fosse già di per sé un
legame potente..."
sogghignò amaramente il dio; istintivamente
drizzò le orecchie per captare
anche il più piccolo rumore attraverso il legno della porta,
ma non percepì
nulla, così pose la mano sulla maniglia dorata e la
girò lentamente, prestando
attenzione a non farla cigolare.
Attraversò
lentamente la soglia e si guardò intorno, mentre chiudeva la
porta dietro di
sé: la stanza era rimasta pressoché immutata
dall'ultima volta che ci aveva
messo piede, diversi anni prima e anche nella penombra, creata da
pesanti tende
scure disposte davanti alle finestre, avrebbe saputo descrivere con
esattezza
tutto il mobilio che l'arredava.
Il
rumore sommesso di un respiro lo distrasse da quelle considerazioni e
la vide:
rannicchiata sull'alto materasso del letto e coperta fino al petto
dalle
lenzuola dorate, Chiara dormiva e sognava.
Il
dio riusciva a percepire le immagini che percorrevano in quel momento
il retro
delle sue palpebre ed erano colme di Phoneus, di paura e di lui, Loki.
Si
avvicinò al letto e studiò per qualche secondo il
volto della ragazza,
leggermente contratto per l'incubo che stava vivendo nel sonno: i
capelli erano
sparsi sul cuscino, scompigliati come al solito, e le labbra erano
leggermente
dischiuse e avevano un'invitante sfumatura rosa camelia.
Si
impose di distogliere lo sguardo da quel dettaglio e si
soffermò sulla fronte
leggermente corrugata e sul profilo del naso, piccolo e regolare.
La
ragazza emise un piccolo lamento, per poi girarsi sull'altro fianco,
facendo
scivolare le lenzuola e mostrando le natiche, avvolte solo dall'intimo,
e le
gambe nude.
Leggendo
la mente di Chiara, Loki aveva visto diverse volte l'immagine del suo
corpo
nudo, riflesso nello specchio quando usciva dalla vasca da bagno o
dalla
doccia, ma in quel momento, davanti a quella pelle chiara e a quelle
curve
morbide, il dio ebbe un'accelerazione al cuore.
Allungò
la mano sulle lenzuola e le tirò per coprirla, poi
appoggiò appena le dita sulla
testa della fanciulla e sussurrò alcune parole magiche, che
subito calmarono il
suo sonno. Avrebbe dormito serenamente e i suoi sogni sarebbero stati
di pace.
-Maledizione!-
imprecò rabbiosamente il dio, uscendo dalla stanza e
dirigendosi verso la
propria: la stanchezza lo stava rammollendo e anche lui aveva bisogno
di
riposo, o non sarebbe stato in grado di assumere l'apparenza di Odino,
né di
mantenere quel freddo distacco che meglio si addiceva al suo ruolo e
alla sua
natura.
Angolo
dell’autrice:
I’m back, baby! :D
Ciao
a tutte quante e ben ritrovate! Che gioia essere di nuovo qui, come
state? Vi
sono mancata almeno un pochino? ;)
Dunque,
dunque, Chiara non è morta, ma, al contrario, è
viva e vegeta e la tempesta
sembra essere passata (evviva!) anche se Asgard ancora ne porta i segni.
Vi
aspettavate che Loki avrebbe applicato il Vincolo alla ragazza per
salvarle la
vita? Secondo me sì ;)
Il
rapporto tra Jarosit e Loki è piuttosto complicato e il Dio
degli Inganni ha
mantenuto fede alla sua parola: alla fine le ha fatto pagare ogni
insulto e il
rapimento di Chiara. Che ne pensate del comportamento del dio nei
confronti
della regina? Troppo severo o l’elfa se
l’è meritato?
E
per quanto riguarda il nostro LabraThor spaziale?
XD Come autrice non vedevo l’ora di porre fine alle sue
sofferenze emotive e di
farlo riappacificare con Chiara ^-^
Grazie
davvero per la vostra pazienza in queste ultime settimane,
è stata
una tortura non poter dedicare tempo alla storia, ma ora pubblico
questo capitolo
con cuore allegro e leggero :)
Mando
a tutte quante voi un fortissimo abbraccio (mi siete mancate una
sacco!) e ci rivedremo
la settimana prossima con l’ultimo capitolo de La
sua paura.
Alla
prossima!