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Autore: LadyRealgar    30/05/2015    6 recensioni
Chiara strinse i pugni, desiderando di essere più alta dei suoi 156 cm e di avere un qualunque oggetto da lanciare su quei mascalzoni, cancellando i sorrisi idioti dalle loro brutte facce. Sentiva la rabbia e la vergogna crescere nel cuore e salirle fino alla gola, finché non esplose in un grido: -Dove diavolo mi trovo?
-Ad Asgard!- rispose una voce maschile in lontananza, molto più calda e ferma di quelle delle due guardie, al cui suono erano balzate sull’attenti e (finalmente) si erano zittite.
Premetto che questo è il primo racconto steso di mio pugno che rendo pubblico e spero davvero che questa storia possa far vivere a chi la legge delle belle emozioni.
Attenzione: nel corso della narrazione vi saranno spoilers per coloro che non hanno visto Thor: the Dark World, dato che i fatti qui descritti sono ambientati dopo gli eventi illustrati dal film.
Vi auguro una buona lettura. Lady Realgar
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Loki, Odino, Thor, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una forte luce filtrò attraverso la debole barriera delle sue palpebre, bruciandole gli occhi e destandola dal suo sonno; con un forte senso di intorpidimento in tutto il corpo e di pesantezza alla testa, Chiara sentì la propria voce mugugnare infastidita: era quella la sensazione dell'Aldilià? E cosa ci sarebbe stato dall'altra parte dei suoi occhi chiusi?

In un primo momento pensò al Paradiso, quel luogo magico e ricco di pace di cui sua nonna le raccontava quando si preparava per andare a messa la domenica.

"Forse avrei dovuto entrare in chiesa più spesso" ridacchiò tra sé e sé "Ma, visto che sono morta nel contesto della mitologia nordica, magari sono finita nel Valhalla. Si può considerare una morte in battaglia la mia?"

-Coraggio, dormigliona- rise una voce alla sua sinistra -È ora di alzarsi o a Thor verrà un esaurimento nervoso a furia di aspettare che tu ti desti.

"Aspetta un momento...conosco questa voce!"

Aprì timidamente un occhio, aspettando con impazienza che la pupilla si adattasse a quella fastidiosa condizione di luce, e vide al suo capezzale la figura di un uomo, seduto su una sedia a gambe accavallate e braccia incrociate, che le sorrideva sotto a un paio di arricciati baffetti biondi.

-Fandral?- chiese preoccupata Chiara -Ti prego, dimmi che non sei morto anche tu!

Lo spadaccino rise fragorosamente e le strinse la mano attraverso il guanto di pelle decorato a borchie dorate: -No, mia cara, non sono morto, ma ti ringrazio per la premura- disse poi dolcemente -E sono oltremodo felice di annunciarti che non lo sei nemmeno tu, anche se hanno dovuto amputarti la gamba ferita.

A quelle parole, il livello di adrenalina salì repentinamente nel corpo di Chiara, che scattò a sedere come una molla e si guardò gli arti inferiori, preparandosi al peggio: fortunatamente, però, erano presenti entrambi e, dopo aver mosso le dita dei piedi, si convinse anche che fossero funzionanti.

-Fandral, sei un idiota!- disse la ragazza, guardando l'uomo con tutto il risentimento di cui era capace, ma ben presto la rabbia provocata da quello scherzo scemò, svanendo come la neve al sole, ed entrambi scoppiarono in una risata.

-Come ti senti, mia cara?- domandò lo spadaccino, non riuscendo a celare del tutto nella voce un sottile velo di preoccupazione.

-Bene- rispose Chiara, che per la gioia non riusciva a trattenere dei larghi sorrisi -Ma cos'è successo? Pensavo di essere andata all'altro mondo!

L’uomo si sollevò dalla sedia e si accomodò sul materasso accanto a lei, scostando leggermente le lenzuola di seta dorate, appositamente messe sul letto del principe per accogliere la convalescenza di quell'inaspettata eroina: -La prima arciera di Jarosit ci ha condotto presso la regione di Eitur Myri, dove aveva percepito la tua presenza, ma siamo stati attaccati sull'altopiano e soltanto Odino è riuscito a scoprire l'accesso al nascondiglio di Phoneus, l'ha affrontato ed è emerso dalle catacombe con te in fin di vita.

-E come sta adesso Lo... ehm, l'onnipotente Odino?- si corresse, tentando di nascondere l'apprensione per quella domanda: l'ultima volta che l'aveva visto, Loki era ferito e allo stremo delle forze e nella sua memoria Chiara aveva impresso il suo volto, rigato da numerosi tagli e rivoli di sangue.

-È stato curato e ora ha soltanto qualche benda qua e là,  nulla di preoccupante. È pur sempre il Padre degli Dei e, nonostante l'età, non mi sorprenderebbe se assistesse ai funerali di tutti noi.

Chiara si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo: Loki era vivo e stava bene.

-E tutti i soggiogati da Phoneus? Che ne è stato di loro?

-Alla morte del mostro la magia che permeava le uova è stata spezzata, ora i Guaritori stanno lavorando sodo per rimuoverle tutte dal collo di quei poveretti, prima che si infettino. I bambini sono stati tutti liberati per primi e ricongiunti alle loro famiglie.

-È meraviglioso!- esultò la ragazza, mentre un sottile velo liquido si posava sui suoi occhi scuri.

Lacrime di gioia iniziarono a scorrerle sul viso, liberandola dalla tensione di quell'interminabile serie di tristi eventi; era un pianto sommesso e contenuto, che Fandral rispettò, aspettando garbatamente che Chiara sfogasse quel travolgente fiume di emozioni.

-Sei stata favolosa- le sussurrò l'uomo, rivolgendole il più caldo dei suoi sorrisi -Hai compiuto delle gesta che nemmeno i più grandi tra i soldati e i guerrieri di Asgard possono vantare tra le loro imprese. Nelle strade della città già si compongono canti in onore della Salvatrice di Asgard e i bambini acclamano il tuo nome. Questo giorno è tuo, mia cara.

Si interruppe per un attimo, soffermandosi ad osservare la ragazza, intenta ad asciugarsi le gote imporporate dal pianto e dalla felicità.

-Ma guardati: la fanciulla di Midgard sperduta nel dorato regno degli Æsir, odiata da chi la temeva, desiderosa solo di riabbracciare i suoi cari lontani; hai fatto così tanti miracoli in questi pochi giorni…

-Ma smettila!- rise Chiara, dandogli un colpetto sulla casacca -Scommetto che è quello che dici a tutte le ragazze per rimorchiare, ma io non cedo alle lusinghe!

Si scambiarono un'occhiata d'intesa, poi lo spadaccino aiutò la ragazza a sollevarsi dal letto e, sorreggendola con un braccio avvolto attorno alla vita, l'accompagnò fuori dalle camere del principe.

 

 

Sebbene i Guaritori gli avessero categoricamente vietato di compiere sforzi per evitare che i punti al braccio saltassero, come di consueto Thor aveva deciso di fare a modo proprio e, nella polvere del cortile, stava aiutando degli operai a sgomberare l'area dal mobilio per poter allestire il cantiere: l'assalto alla città aveva danneggiato profondamente anche le mura del palazzo, che ora necessitavano di essere risanate, assieme a gran parte degli edifici popolari.

Poco distanti da carpentieri, falegnami, scultori e muratori, alcuni Guaritori assistevano i soldati feriti all'interno di tendoni innalzati appositamente; dato il gran numero di pazienti bisognosi di cure rapide, era stato stabilito che coloro che non necessitassero di un intervento chirurgico venissero accolti all'esterno, per permettere agli altri di essere assistiti in un ambiente più pulito.

Cupi pensieri occupavano la mente del principe, che cercava di tenere a bada distraendosi con il lavoro: le parole dei Guaritori, quando gli avevano assicurato che Chiara era oramai fuori pericolo, non gli erano sembrate convincenti e il timore di perdere l'amica era un peso ben più gravoso di quello dell'armadio di massiccio legno di quercia che stava trasportando sulle spalle.

Quando, sull'altopiano di Eitur Myri, il suo braccio aveva iniziato a non muoversi più e i nani li avevano accerchiati, aveva seriamente temuto per la sua vita e per quella dei suoi amici, in particolar modo dopo essersi accorto della scomparsa di suo padre. Le elfe erano allo stremo delle forze per via dei vapori venefici e i Tre Guerrieri e Sif, pur continuando a combattere valorosamente, erano evidentemente esausti e sarebbero stati sconfitti di certo se, all'improvviso, i loro assalitori non si fossero fermati.

Dopo qualche momento di smarrimento generale, suo padre era, poi, emerso dalla terra, gravemente ferito e quasi privo di forze, seguito da una schiera di bambini; tra le braccia portava il corpo immobile di Chiara.

Il principe mugugnò al ricordo dello spavento che la vista di quel piccolo corpo freddo gli aveva provocato, ma quando Odino gli aveva spiegato l’accaduto, il suo cuore aveva finalmente ripreso a battere.

Depose l’armadio all’ingresso del palazzo, dove una guardia se lo caricò sulle spalle e lo trasportò all’interno dell’edificio; il principe si asciugò il sudore dalla fronte con il dorso della mano, spaziando il cortile con lo sguardo: dopo la liberazione dal controllo di Phoneus, tra le razze dei Nove Regni si era venuto a creare un insolito spirito di collaborazione, portando tutti, tra elfi, nani, Vanir e barbari a lavorare fianco a fianco per ricostruire Asgard e aiutare chi aveva subito la forza dell’assalto. In un angolo del cortile, alcuni bambini giocavano a mosca cieca, riempiendo l’aria di risate cristalline.

Era uno spettacolo insolito, quello che Thor stava ammirando in quel momento, e ricco di prospettive favorevoli per il futuro dei Nove Regni, appena scampati a un pericolo comune; eppure in quel quadro quasi idilliaco mancava un elemento fondamentale, colei che aveva partecipato in prima linea alla creazione di quell’immagine, la rappresentante di Midgard, la ragazza che Thor, in quel momento, bramava più di ogni altra cosa veder sorridere di nuovo.

Ad un tratto una bambina dai capelli biondi e gli occhi color caramello urlò a gran voce: -Chiara!- per poi correre attraverso tutto il cortile, in direzione del porticato.

Con il cuore in gola, Thor seguì con lo sguardo la piccola figura della bambina, che in breve tempo raggiunse la terrestre e la strinse in un abbraccio, imitata poi dagli altri bambini, che le si accalcarono intorno.

Il Dio del Tuono vide la ragazza sorridere e ne sentì la risata, ma dentro di sé era reticente ad andare da lei; sulla sua coscienza pesavano ancora le parole di disprezzo che le aveva rivolto, credendola una traditrice, e nella testa l’immagine del suo viso sconvolto era una tortura.

No, forse sarebbe stato meglio evitarla e attendere il più possibile finché incontrarla non sarebbe stato inevitabile; cercò, dunque, di svignarsela alla chetichella, quando sentì il proprio nome venire pronunciato da colei che tentava di evitare.

Sconfitto, prese un profondo sospiro e si voltò, pronto ad affrontare il meritato disdegno che Chiara le avrebbe rivolto, ma si sorprese nel vedere che sui lineamenti di quel viso tondo e delicato non vi era alcuna traccia di disprezzo o di odio, nemmeno di rimprovero, bensì sollievo e gioia. E un largo sorriso rivolto inequivocabilmente a lui.

-Sono contento di vederti…- disse il principe.

-Lo sono anch’io- rispose la terrestre, il cui sguardo cadde sulla sua ferita -Ti fa tanto male?- domandò visibilmente dispiaciuta.

Thor sorrise: quella ragazza avrebbe avuto tutto il diritto di arrabbiarsi con lui, rimproverarlo e, magari, insultarlo, eppure il suo primo pensiero era stato preoccuparsi per la sua salute.

-Mi dispiace per quello che ti ho detto- ammise alla fine, liberandosi di quell’opprimente peso sulla coscienza -Hai rischiato la vita per salvare quella del mio popolo e le ultime parole che ti avrei rivolto, se fossi morta, sarebbero state quelle di un’accusa infondata. Me ne rammarico.

-Non devi- ribatté quella, continuando a fissare i diversi punti che percorrevano il taglio sul braccio del dio -Fandral mi ha detto che siete venuti a cercarmi, mi basta questo. Mi dispiace che, nel farlo, ti sia procurato quella ferita.

-Non è nulla, sono i rischi del mestiere. E comunque anche tu te ne sei procurata una.

-Bene!- rispose Chiara -Così potremo vantarci delle nostre cicatrici di guerra davanti a un bel boccale di idromele!

Ridendo, Thor le avvolse le spalle con il braccio sano: -Ne avremo presto occasione- disse -Padre ha disposto che stasera si festeggi in maniera appropriata la fine della guerra; ovviamente tu sarai l’ospite d’onore.

-A tal proposito- lo interruppe Chiara -Dov’è Odino ora?

-Al momento si trova con Jarosit nella sala del trono- disse Fandral -Dopo quello che è successo nello Âlfheimr, credo stiano ridefinendo i termini dell’alleanza.

-Vorrei avere un colloquio con lui- continuò la ragazza, scivolando da sotto il braccio del principe.

-Temo che dovrai attendere, mia cara- rispose lo spadaccino -Nel frattempo potrai dedicarti al riposo e ai preparativi per stasera, sono piuttosto sicuro che Odino abbia in serbo qualcosa di speciale per l’occasione.

-E sia- sospirò Chiara -Ma prima devo fare una cosa.

Ciò detto, si allontanò dai due guerrieri, avvicinandosi a un gruppo di operai, e Thor la vide parlare fittamente con uno di loro, ma non riuscì a comprendere cosa gli stesse dicendo.

 

 

Dalle grandi finestre che illuminavano la sala giungevano i rumori dei cantieri avviati in giro per la città ferita, mentre i drappeggi color porpora ondeggiavano lentamente alla brezza del mattino, riflettendo sul pavimento di marmo lo scintillio dei ricami dorati.

Loki, prudentemente trasformato in Odino, sedeva sullo scranno reale da ore e si massaggiava la sella del naso, mentre Jarosit, davanti a lui, elencava le sue condizioni per il rinnovo dei legami commerciali.

-Il sangue che è stato versato sotto i rami dell’Albero deve essere ripagato: le vedove di quella battaglia dovranno percepire un vitalizio che copra le spese del loro benessere e di quello dei loro figli- stava dicendo la regina degli elfi, camminando avanti e indietro di fronte al trono -Verranno anche riparati i danni subiti dall’Albero e dagli edifici; per quello servirà materiale e manodopera che si occuperà Asgard di fornire.

-Vivete in una foresta- sibilò il dio, innervosito da quell’interminabile pioggia di richieste -Avete sia il materiale che la manodopera, perché mai Asgard dovrebbe darvi quello che possedete già?

-Perché siete stato voi a muovere guerra contro il mio regno- rispose Jarosit, perentoria -Il vostro arrogante orgoglio ha portato morte su un popolo già piegato dall’orrore di Phoneus.

-Proprio tu parli di orgoglio?- sbottò Loki, alzandosi in piedi di scatto -Se gli elfi avessero fatto richiesta del mio intervento sin da subito, molte vite sarebbero state risparmiate!

-Non ho bisogno di giustificare con voi le scelte del mio popolo! Ogni azione compiuta da parte di Âlfheimr è stata eseguita al meglio delle possibilità. Io vi avevo dato l’occasione di ritirarvi prima della battaglia, ma non avete prestato alcuna attenzione alle mie parole.

-E che ne sarà delle vedove che piangono qui ad Asgard la perdita dei loro mariti? Âlfheimr non provvederà a un vitalizio per loro?

-Siete stato voi a condurre quegli uomini nel mio territorio- Jarosit fece ondeggiare nervosamente la chioma corvina, impreziosita da piccole perle di mare -Se vi è qualcuno che le vedove devono biasimare, quello siete voi.

-Non siamo qui per scaricarci le colpe l’uno con l’altra, Jarosit- riprese il Dio degli Inganni, imponendosi la calma, sebbene una vocina dentro di lui gli suggerisse di trapassare quell’arrogante elfa da parte a parte con la sua lancia -Ma per trovare un accordo soddisfacente per entrambi i nostri regni. Tu desideri che le tue vedove vivano a spese di donne aggravate ugualmente dalla vedovanza, ma non sei disposta a rinnovare gli accordi commerciali. Asgard non necessita di quello che Âlfheimr ha da offrire; guarda fuori dalla finestra: Svartálfaheim e Vanaheim inneggiano il nome di Asgard, che ha salvato le loro genti dalla minaccia di Phoneus. Nuove prospettive commerciali si aprono ai miei piedi e Âlfheimr verrà lasciata da parte se non acconsentirà a sottostare alle condizioni che Asgard imporrà.

-Mi domando quanti vorranno ancora stringere rapporti di qualunque genere con voi se venissero a conoscenza del vostro “carattere” nascosto- ribatté prontamente la regina di Âlfheimr.

“Questa insulsa elfa sta forse osando ricattarmi?”

-Presta bene attenzione alle mie parole- disse piano Loki, dalla cui voce traspariva la ferocia che covava dentro di sé -Se mai fossi tanto folle da credere che bastasse diffamare il mio nome per avermi in pugno, ricordati che non sono noto nei Nove Regni per la mia indulgenza: ho visto la debolezza di voi elfi e, credimi Jarosit, se mai mi trovassi costretto a darvi di nuovo battaglia non esiterei ad adoperare ogni mezzo per sconfiggervi. Non costringermi a finire il lavoro che ho cominciato nell’ultima battaglia, perché, te lo assicuro, nessun elfo verrebbe risparmiato e allora la colpa sarebbe solo della tua lingua biforcuta.

Questa volta era riuscito ad ammutolirla e un caldo senso di vittoria si diffuse nel petto del Dio degli Inganni: Jarosit aveva capito che si stava riferendo a Eitur Myri e alla loro sensibilità a quelle acque; sarebbe bastato riversarne un po’ nei fiumi intorno all’Albero per metterli sotto scacco.

Loki si gustò fino in fondo la sconfitta della regina di Âlfheimr e la sua vendetta per le parole che gli aveva rivolto ai piedi dell’Albero; finalmente l’aveva in pugno.

-Direi che abbiamo raggiunto un accordo soddisfacente- disse trionfante, scendendo i gradini che sopraelevavano il trono -Âlfheimr manterrà i termini e le condizioni della precedente alleanza, giurando fedeltà assoluta e incondizionata al re di Asgard e fornendo sostegno militare ed economico ogni qualvolta verrà richiesto; in cambio, Âlfheimr riceverà gli aiuti necessari per risollevarsi dalla melma in cui si trova. Le tue vedove non avranno alcun vitalizio, ma riceveranno una cifra sussidiaria in base al numero e all'età dei figli che possiedono, in maniera che possano aprire un'attività lavorativa con cui mantenersi. Tua figlia, inoltre, trascorrerà ogni autunno, inverno e primavera qui ad Asgard. Se vorrà, l'estate potrà passarla ad Âlfheimr.

Jarosit gli lanciò uno sguardo di fuoco, mentre le sue mani si stringevano in minacciosi pugni frementi di rabbia: -Tieni Orpimen fuori dagli intrighi di potere.

-Tu non hai esitato a prendere una creatura indifesa e a sfruttarla per i tuoi scopi, io sono molto più accorto e generoso: tua figlia verrà trattata con tutti gli onori che il suo rango impone, conoscerà Asgard, le sue tradizioni e la sua cultura e imparerà ad amarla. Lei sarà la garanzia che quest'alleanza venga perpetrata anche dopo la tua morte.

-E in che modo questo gesto sarebbe differente da quando Loki venne strappato dai ghiacci di Jotunheim?- domandò velenosa la donna alle spalle del sovrano, che oramai aveva quasi attraversato la porta d'ingresso della sala.

-Taci, strega- sibilò rabbioso Loki -Non sai di cosa stai parlando. Non risvegliare il mostro che giace sotto quest'armatura dorata- dopo un momento di silenzio, riprese a gran voce -Che la sala venga preparata per accogliere i festeggiamenti! E in quanto a te, Jarosit, confido che manterrai una condotta adeguata, soprattutto perché l'autunno è alle porte.

Uscì dalla sala, tronfio della sua vittoria, e attraversò i corridoi di marmo colorato e lucente del palazzo; era per quello che era nato: governare e, per le Norne, quanto gli piaceva!

La sua memoria volò a quel giorno nell'armeria, quando Odino aveva mostrato a lui e a Thor lo Scrigno degli Jotun: "Entrambi siete nati per governare, ma solo uno di voi diventerà re" aveva detto, tenendoli per mano.

"Ecco, dunque, vecchio pazzo, la tua profezia che si avvera: io, il figlio indesiderato, siedo sul trono, per troppi anni scaldato dal tuo regale deretano. Nemmeno tu avresti saputo gestire una questione tanto delicata così magistralmente, come ho fatto io. Se fosse stato per te o per quell'ottuso di tuo figlio, i regni sarebbero ancora in guerra e Phoneus farebbe il bello e il cattivo tempo. Io sono il migliore dei re che Asgard abbia mai conosciuto e verrà il giorno in cui il mio popolo conoscerà il vero volto del loro sovrano e imparerà ad amarlo".

Senza che se ne accorgesse, completamente immerso nei suoi pensieri, i suoi passi lo condussero di fronte alle stanze di Thor, dove sapeva che Chiara, finalmente ripresasi dalla convalescenza, riposava.

Quando le aveva applicato il Vincolo Sacro, aveva ristabilito anche il legame mentale che Jarosit aveva deviato e ora era in grado di conoscere la sua ubicazione.

"Come se il Vincolo Sacro non fosse già di per sé un legame potente..." sogghignò amaramente il dio; istintivamente drizzò le orecchie per captare anche il più piccolo rumore attraverso il legno della porta, ma non percepì nulla, così pose la mano sulla maniglia dorata e la girò lentamente, prestando attenzione a non farla cigolare.

Attraversò lentamente la soglia e si guardò intorno, mentre chiudeva la porta dietro di sé: la stanza era rimasta pressoché immutata dall'ultima volta che ci aveva messo piede, diversi anni prima e anche nella penombra, creata da pesanti tende scure disposte davanti alle finestre, avrebbe saputo descrivere con esattezza tutto il mobilio che l'arredava.

Il rumore sommesso di un respiro lo distrasse da quelle considerazioni e la vide: rannicchiata sull'alto materasso del letto e coperta fino al petto dalle lenzuola dorate, Chiara dormiva e sognava.

Il dio riusciva a percepire le immagini che percorrevano in quel momento il retro delle sue palpebre ed erano colme di Phoneus, di paura e di lui, Loki.

Si avvicinò al letto e studiò per qualche secondo il volto della ragazza, leggermente contratto per l'incubo che stava vivendo nel sonno: i capelli erano sparsi sul cuscino, scompigliati come al solito, e le labbra erano leggermente dischiuse e avevano un'invitante sfumatura rosa camelia.

Si impose di distogliere lo sguardo da quel dettaglio e si soffermò sulla fronte leggermente corrugata e sul profilo del naso, piccolo e regolare.

La ragazza emise un piccolo lamento, per poi girarsi sull'altro fianco, facendo scivolare le lenzuola e mostrando le natiche, avvolte solo dall'intimo, e le gambe nude.

Leggendo la mente di Chiara, Loki aveva visto diverse volte l'immagine del suo corpo nudo, riflesso nello specchio quando usciva dalla vasca da bagno o dalla doccia, ma in quel momento, davanti a quella pelle chiara e a quelle curve morbide, il dio ebbe un'accelerazione al cuore.

Allungò la mano sulle lenzuola e le tirò per coprirla, poi appoggiò appena le dita sulla testa della fanciulla e sussurrò alcune parole magiche, che subito calmarono il suo sonno. Avrebbe dormito serenamente e i suoi sogni sarebbero stati di pace.

-Maledizione!- imprecò rabbiosamente il dio, uscendo dalla stanza e dirigendosi verso la propria: la stanchezza lo stava rammollendo e anche lui aveva bisogno di riposo, o non sarebbe stato in grado di assumere l'apparenza di Odino, né di mantenere quel freddo distacco che meglio si addiceva al suo ruolo e alla sua natura.

 

 

Angolo dell’autrice: I’m back, baby! :D

Ciao a tutte quante e ben ritrovate! Che gioia essere di nuovo qui, come state? Vi sono mancata almeno un pochino? ;)

Dunque, dunque, Chiara non è morta, ma, al contrario, è viva e vegeta e la tempesta sembra essere passata (evviva!) anche se Asgard ancora ne porta i segni.

Vi aspettavate che Loki avrebbe applicato il Vincolo alla ragazza per salvarle la vita? Secondo me sì ;)

Il rapporto tra Jarosit e Loki è piuttosto complicato e il Dio degli Inganni ha mantenuto fede alla sua parola: alla fine le ha fatto pagare ogni insulto e il rapimento di Chiara. Che ne pensate del comportamento del dio nei confronti della regina? Troppo severo o l’elfa se l’è meritato?

E per quanto riguarda il nostro LabraThor spaziale? XD Come autrice non vedevo l’ora di porre fine alle sue sofferenze emotive e di farlo riappacificare con Chiara ^-^

Grazie davvero per la vostra pazienza in queste ultime settimane, è stata una tortura non poter dedicare tempo alla storia, ma ora pubblico questo capitolo con cuore allegro e leggero :)

Mando a tutte quante voi un fortissimo abbraccio (mi siete mancate una sacco!) e ci rivedremo la settimana prossima con l’ultimo capitolo de La sua paura.

Alla prossima!

Lady Realgar

Ps. Piccola citazione in questo capitolo, il giochino riparte! ;)
   
 
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