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Autore: deborahdonato4    30/05/2015    3 recensioni
Dopo la battaglia tra semidei greci e romani, e la sconfitta della Madre Terra Gea, i ragazzi del Campo Mezzosangue godono di un periodo di pace.
Nico di Angelo deve mantenere una promessa strappata dal figlio di Apollo Will Solace, che intende assicurarsi il mantenimento.
Tra i due sorgerà amicizia o gli atteggiamenti contrastanti dei due semidei li faranno tenere a distanza?
Ps: Contiene spoiler dal Sangue dell'Olimpo
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Cross-over, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Will lo avrebbe perdonato. Nico ne era certo. Forse non quella sera, forse non il giorno dopo, ma se avesse continuato a pedinarlo, a parlargli, a stalkerarlo, per il resto del mese, era sicuro che alla fine Will gli avrebbe sorriso come un tempo, lo avrebbe baciato e avrebbero risolto tutto quanto. Avrebbero rimosso quel periodo terribile a cui erano andati incontro, e a cui erano sopravvissuti.
 Suo padre aveva cercato Persefone in lungo e in largo, prima di rinunciare per un'intera settimana e tornare negli Inferi. Nico era stato sul punto di salutarlo e tornare da Will in superficie, ma il padre aveva colto l'occasione per comportarsi da genitore, e Nico si era sentito in dovere di assecondarlo.
 Si era ritrovato immerso nella relazione padre-figlio, relazione a cui non aveva mai dato molta importanza. Tempo prima, Ade gli aveva confessato che avrebbe preferito che i ruoli fossero invertiti, che fosse Bianca quella di fronte a lui, e Nico quello morto. Nico si era sentito abbattuto da quelle parole, ma aveva altri pensieri da affrontare.
 Quella settimana, di molti mesi prima, gli aveva procurato dei bei ricordi felici con Ade. Certo, forse non erano a pescare come i padri e figli normali, ma avevano fatto qualcosa di altrettanto interessante. Avevano seguito le anime fuggitive, avevano passeggiato nei Campi Elisi per controllare che tutto andasse per il meglio. Avevano addirittura giocato insieme con Cerbero, il mostruoso cane a tre teste, che andava pazzo per le palle da baseball.
 E avevano chiacchierato. A lungo. Di tante, tante cose. Aveva scoperto cose di suo padre che non avrebbe mai sospettato. E aveva incontrato anche Apollo, che non sembrava fuori di testa, ma era interessato alla sua relazione con Will.
 Probabilmente Nico non si sarebbe mai ritrovato a parlare con nessuno della sua relazione padre-figlio, ma era bello sapere che suo padre, in qualche modo, e magari non con queste parole, gli voleva bene.
 Prese il flacone di shampoo e scoprì che era stato aperto di recente. Si chiese se Hazel fosse venuta al Campo Mezzosangue nelle ultime settimane. Fu sul punto di alzare le spalle e insaponarsi, quando uno spiffero alle spalle, successivamente seguito da un fruscio, lo fece voltare.
 Will lo stava guardando dalle porte scorrevoli della doccia.
 «W-Will?!» gracchiò Nico, e il primo impulso fu quello di coprirsi. «C-Che stai facendo? Che...» Poi ammutolì, sgranando gli occhi.
 Will entrò nella doccia senza guardarlo.
 «C-Cosa st-stai facendo?» balbettò Nico, debolmente. I suoi occhi erano puntati sul laccio con le cinque perle che Will portava al collo. Aveva paura di abbassare lo sguardo.
 «Be', mi sembra ovvio.» rispose Will, alzando un sopracciglio e osservandolo. «Faccio la doccia.»
 «Ma... ma qui ci sono io!»
 «Lo vedo, Nico. Non sono cieco.»
 Il resto delle parole di Nico gli morirono in gola, e Will proseguì, intrepido.
 «Ho passato le ultime due ore a tirare quarantanove frecce contro tre diversi bersagli, sotto il sole cocente.» continuò Will. «Sono ricoperto di sudore. E visto che anche tu sei qui, e io e te dobbiamo parlare, perché non fare un favore all'ambiente e fare una sola doccia?»
 Will spinse di lato Nico e chiuse gli occhi, alzando il mento, lasciando che l'acqua gli colpisse il viso e gli bagnasse i capelli. Era tiepida, ma il calore alle guance riuscì ad affievolirsi. La scarica di adrenalina che lo aveva spinto a spogliarsi e a spingersi nella doccia con Nico era stata sostituita da una carica di imbarazzo. Ma ormai non poteva tirarsi indietro.
 «Tu...» farfugliò Nico, con un filo di voce, cercando le parole adatte. «Tu... tu sei strano.» 
 Will si voltò verso di lui, la fronte aggrottata. Il rossore sulle guance di Nico proseguiva sul collo e poi sul petto. «Io sono quello strano?» gli chiese, perplesso. «Tu mi hai appena regalato la falange di uno dei miei fratelli!»
 Nico spalancò la bocca per la sorpresa. Will notò quanto si sforzasse di non abbassare lo sguardo oltre il suo collo. Doveva essere una vera prova per i nervi. Se ne compiacque.
 «John Lennon è tuo fratello?» domandò Nico, debolmente.
 «Lui e gli altri Beatles sono figli di Apollo.» disse Will, prendendo il flacone di shampoo dalle mani di Nico e versandosene sui capelli. «Non lo sapevi?»
 «No. Credo che questo sia sfuggito a tutti di dirmelo.»
 Will iniziò a strofinarsi i capelli con rabbia, e Nico deglutì. Gli sarebbe venuto il torcicollo. Lasciò scorrere lo sguardo per un secondo, arrossendo ancora di più alla vista del tatuaggio nero e dorato in una zona intima di Will.
 Spinto da una carica di adrenalina, Nico posò le mani sulle spalle di Will e iniziò a fargli un tiepido massaggio. Will si mordicchiò il labbro, maledicendosi per essere entrato in quella doccia. Aveva passato gli ultimi mesi a dire a tutti i suoi fratelli che odiava Nico di Angelo, che lo disprezzava per averlo abbandonato, che se si fosse ripresentato gli avrebbe sputato in faccia... e ora la sua mente e il suo corpo lo stavano tradendo.
 Le mani di Nico si bloccarono sulle sue spalle, e si ritirarono. Will chiuse gli occhi, inclinando il capo e si voltò verso Nico.
 «Li hai compiuti quindici anni, vero?» borbottò.
 «Sì, a fine gennaio.» rispose Nico, la voce arrochita.
 «Mmh... che ti ha regalato tuo padre?»
 «Uno stereo portatile a forma di teschio. È un cranio vero, e quando non gli piace la musica che ascolto inizia a ronzare infastidito.»
 «Wow.» sospirò Will, divertito.
 «È passato anche il tuo, di compleanno, vero?»
 «Sì, il mese scorso.»
 «Cosa ti hanno regalato i tuoi fratelli?»
 «Semidei o umani?» 
 «Non fa differenza. Entrambi rimangono tuoi fratelli.»
 Will sorrise, pensando che fosse la conversazione più strana che avesse mai avuto con Nico di Angelo. «I fratelli Solace mi hanno regalato dei biglietti per un concerto, più una vasta scelta di scarpe. Sono andato a trovarli sei volte, e sempre in infradito. Credono che non possieda scarpe.»
 Nico iniziò a ridere.
 «E mi hanno anche regalato della crema abbronzante. Dicono che sia troppo abbronzato. E il mio patrigno intende comprarmi una macchina.»
 Will si mordicchiò il labbro. Forse non era il caso di aggiungere che, un giorno, presto, a settembre, sarebbe andato a vivere in città.
 Rimasero per qualche secondo in silenzio, continuando a lavarsi, cercando di non guardarsi più del dovuto.
 «Austin e gli altri, invece?» chiese Nico, prendendogli il flacone di shampoo dalle mani.
 «Una settimana fuori dall'infermeria.» ridacchiò Will. «Mi hanno lasciato una settimana senza curare feriti, e l'ho passata quasi tutta in spiaggia.»
 Nico non chiese altro, e Will decise di tenere per sé il resto dei dettagli. George lo aveva trascinato in spiaggia, mentre Derek lo aveva colpito due volte allo stomaco, dicendogli che era il caso di smetterla di passare tutto quel tempo in infermeria. Si stava distruggendo. Dopo numerose proteste, Will aveva accettato. Angel e Rose lo avevano tenuto d'occhio sulla spiaggia, inseguendolo se avesse solo osato muoversi verso l'infermeria. Angel gli era saltato addosso quando era andato a prendere una bottiglia d'acqua.
 Quando entrambi ebbero finito la doccia, Will uscì per primo e prese un asciugamano. Ne lanciò uno a Nico, e si voltò verso la finestra. Della privacy non gli importava più molto, ma era sicuro che alla sua Nico tenesse ancora.
 «Ascolta, Will...» mormorò Nico, deglutendo, lanciandogli una rapida occhiata. Ebbe un'altra fugace visione del tatuaggio del figlio di Apollo, e si costrinse a legarsi l'asciugamano alla vita, tanto per avere qualcosa da fare. 
 «Dimmi, Nico.»
 Il figlio di Ade sorrise leggermente. Almeno Will aveva smesso di chiamarlo di Angelo. Un punto a suo favore. «Io e te.... abbiamo... insomma, abbiamo fatto pace?» domandò.
 «Penso che debba passare altro tempo prima che tu possa chiedermi una cosa del genere.» rispose Will, tranquillo, senza voltarsi.
 «Quindi, uhm, siamo solo due normali amici che fanno la doccia insieme Perché sono certo che Jason e Percy non la facciano...»
 Will soffocò una risata, e si mordicchiò il labbro, guardando le finestre dai vetri unidirezionali, che riflettevano solo da una parte. Riusciva a scorgere la figura di Nico, alle sue spalle, non più così distante. Si legò l'asciugamano alla vita, e si voltò verso Nico. «D'accordo, non so cosa mi sia venuto in testa.» spiegò. «Ma non credo che ti sia dispiaciuto farti la doccia con me. Comunque, da quanto tempo hai un piercing al capezzolo?»
 Nico arrossì, portandosi una mano al petto. «Mio padre.» brontolò. «Mi ha detto che i padri di oggi accompagnano i figli a fare piercing e tatuaggi. Ha aggiunto che erano cose normali tra padre e figlio. Quindi mi ci ha portato per il mio compleanno. Ha insistito anche per farmi tatuare la schiena, ma mi sono tirato indietro.»
 Will ripensò all'uomo, al dio che dimostrava trent'anni, che aveva incontrato mesi e mesi prima, con i suoi abiti di pelle, e l'espressione assassina degli occhi celata da un sorriso splendente. Quell'uomo non poteva aver veramente chiesto al figlio di tatuarsi.
 «Cosa voleva che ti tatuassi?» chiese Will, sorridendo. «Ho il padre migliore del mondo?»
 «No. Gli inferi spaccano.»
 Will scoppiò a ridere e non riuscì a smettere per molto tempo. Non rideva così di gusto da mesi. Nico lo osservò a distanza di sicurezza, divertito e imbarazzato al tempo stesso. Forse doveva farsela tatuare sul serio, quella frase. Vedere Will ridere, raggiante, i capelli già quasi asciutti che gli ricadevano a onde sulle spalle, era meraviglioso.
   
 
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