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Autore: General_Winter    31/05/2015    1 recensioni
Germania, in confronto con altre Nazioni europee, è molto più giovane. Deve perciò studiare la storia che è avvenuta prima della sua nascita come Impero Tedesco nel 1871. In una di queste cacce alle informazioni si ritroverà costretto ad ascoltare, dal suo magnifico fratello, un racconto, che, però, riaprirà profonde ferite nel cuore del prussiano.
[OC! Ducati germanici]
Genere: Malinconico, Slice of life, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Germania/Ludwig, Nuovo personaggio, Prussia/Gilbert Beilschmidt
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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Capitolo IV


 
15 Gennaio 1871  Schloss der Mittelweg, Sassonia
 
Lasciati Sassonia e Baviera ancora nelle cantine, si avviò velocemente ai piani superiori.
I suoi passi veloci rimbombavano contro il marmo dei pavimenti, creando un’ eco che si espanse per tutti i saloni e i corridoi e che non passò del tutto inosservato.

Nonostante fosse interessato a parlare con i suoi fratelli, non poté non fermarsi quando una lieve voce con accento francese lo chiamò alle spalle.
A loro non ci aveva pensato …
« Gilbért … ».
Il biondo si voltò lentamente, fino ad incontrare lo sguardo serio e spaventato di Helene.

Gli occhi blu, tanto simili sia a quelli di Francis quanto a quelli di Sassonia da essere una pugnalata al cuore, lo fissavano intimoriti « Gilbért … è tutto vero quello che è venuto fuori l’altra sera? » chiese incredula, avvicinandosi di qualche passo.

Il prussiano la guardò con malcelata tristezza, dandogli così una muta risposta, mentre il cuore gli si fermava al pensiero di quell’’ingiustizia: Alsazia e Lorena non gli appartenevano eppure veniva decisa anche la loro vita, falciandola come una lama su delicati steli di fiori.

L’abbracciò forte quando lei gli buttò le braccia al collo, singhiozzando disperata sconnesse parole in francese.
Passarono ancora alcuni minuti prima che il suo pianto si calmasse e diventasse silenzioso, prima che flebili parole di aiuto uscissero dalle labbra della ragazza « Ti prego, Prussia, promettimi una cosa: promettimi che resterai vicino a Francis! Nonostante i tempi duri … siete amici! Stagli vicino quando non ci saremo più! E non fargli fare cose avventate! » supplicò, prima di tornare a piangere.

Gilbert le baciò piano i capelli, in una muta risposta affermativa alla sua promessa, prima di riaccompagnarla nella sua camera.

Francia ne sarebbe uscito distrutto. Amava con tutto il suo cuore quelle due ragazze, con la stessa dolcezza e lo stesso fare protettivo di un fratello maggiore. Nell’identico modo in cui Prussia amava i suoi fratelli.
Ma per il francese sarebbe stato più duro: Alsazia e Lorena gli erano state letteralmente strappate via dalle braccia e non le avrebbe mai più riviste. Le preghiere di Helene erano inutili, Francis non lo avrebbe mai perdonato.
La osservò per qualche secondo, mentre si addormentava accanto alla sorella.

Chiuse piano la porta, mentre la sua attenzione veniva catturata dalle dolci e malinconiche note di un pianoforte.

Fece per avvicinarsi alla sala dove si trovava lo strumento, quando fu colto da un’idea che lo riportò in camera propria a prendere la custodia di stoffa di uno strumento a lui molto caro.
Il metallo lucido del flauto rifletteva i suoi occhi blu colmi di rimpianto.
 

Baden si fermò un’ennesima volta, non staccando le dita dai candidi e lucidi tasti del pianoforte. Chiuse gli occhi verdi, incerto sul se e come continuare a imbrattare quel vuoto pentagramma con nuove note piene di tristezza e amarezza.

Intrecciò le dita, chinando il capo e tentando di reprimere le lacrime che minacciavano di uscire dai suoi occhi.
Silenziosamente, maledì il fratello che non aveva riposto alcuna fiducia in lui e quello che se ne era appena andato da quella stanza, lasciandolo senza dire una sola parola, anche dopo che era entrato e aveva passato delle ore con lui su un divano della stanza a baciarsi e mordersi le labbra, a cercare un appiglio in quella surreale situazione, per quanto malsano, labile e poco definito.

Si passò le dite tra i capelli chiari,quasi disperato e frustrato per le proprie azioni, quando, con un cigolio la porta si aprì, rivelando la figura del Prussiano che teneva stretto fra le mani il prezioso flauto traverso.
Gli occhi verdi del ducato ebbero un guizzo, per poi tornare immediatamente freddi e distaccati.
« Ciao bruder… »
« Ciao Prussia ».

Il tono palesemente distaccato con cui aveva espresso quell’unico saluto faceva facilmente intuire la rabbia nascosta sotto strati di acidità e ironia che per anni aveva usato come protezione.
Prussia lo guardò a lungo, continuando a tenere stretto il proprio strumento, indeciso su cosa fare e cosa dire.
« Perdonami, bruder, per non avertelo detto » l’orgoglio prussiano era stato messo a dura prova con quella semplice richiesta di scuse.

L’altro fu quasi tentato di ignorarlo, di non rispondergli, pensando che fosse quello che si meritava. Stava per morire e il fratello che avrebbe dovuto proteggerlo lo aveva tenuto all’oscuro di tutto.
« E perché dovrei farlo? » No, in effetti non aveva ragioni per farlo.
« Perché ti sei rifiutato di dircelo? Se solo lo avessi saputo, se solo… » probabilmente, se avesse conosciuto la notizia magari le proprie scelte sarebbero state diverse: avrebbe passato più tempo coi propri fratelli, sarebbe stato meno acido, avrebbe evitato di proibire il proprio letto a Wuttemburg che per tutte le settimane
precedenti aveva richiesto di entrarci.


Ormai era tutto vano, presto ogni suo ricordo e ogni sua gioia sarebbero diventati neve al sole. E cercava patetico conforto nella musica, ma, quella cara amica che non lo aveva mai abbandonato e lo aveva sempre sostenuto, sembrava essere inutile in quel momento.

Nessuna delle note che aveva scritto in quel requiem per la propria famiglia sembrava portare il dolore che sentiva dentro, risultando completamente inutili.
« Ti va di suonare qualcosa con me? ».

Sembrò risvegliarsi dal proprio pessimismo con quell’inaspettata domanda.
Alzò lo sguardo stupito, incrociando i serissimi occhi del Prussiano, che teneva stretto tra le sottili dita diafane il flauto argentato.

Il lucido metallo brillava sotto la sottile luce delle candele e del caldo focolare che illuminava e riscaldava tutto l’ambiente.
Senza nemmeno ricevere il consenso, Gilbert si avvicinò al pianoforte, studiando lo spartito con gli occhi, passando ogni rigo del pentagramma.
« Sembra bello … come s’intitola? »
« … Requiem für eine Familie… ».
Il groppo di lacrime si fermò nella gola di Gilbert. Cercò con fatica di inghiottirlo, mentre tirava fuori il proprio
ghigno spavaldo, quasi del tutto fuori luogo.


Se ne rese conto e le sue labbra si stirarono in un sorriso stanco e rassegnato, mentre le dita portavano alla bocca il freddo e lucido metallo del flauto.

L’aria dai polmoni gli uscì un po’stentata per l’ansia e l’iniziale tristezza, diventando via via più tranquillo mentre eseguiva le note trascritte sul pentagramma, senza guardare tuttavia il fratello minore che, dal canto suo, lo osservava con gli occhi sgranati e quasi ricolmi di lacrime.

Ricacciò indietro il pianto mentre si sistemava adeguatamente sullo sgabello e riprendendo la propria composizione da dove era arrivato Prussia col flauto.
Il castello intero si colmò di drammatiche note eseguite con tristezza e consapevolezza, ricamate di lacrime, di scuse e di parole non dette.

Il maggiore si distraeva con la musica, provando a non pensare a cosa ogni singola tonalità della melodia significasse. Il dolore, la gioia, il rimpianto, la dolcezza era quasi palpabili mentre cercava di concentrarsi unicamente sull’esecuzione, ignorando il restringersi del proprio cuore a ogni movimento delle dita.

Inutile lottare contro una tempesta che sta per distruggere il giardino a cui hai lavorato con cura e impegno, amando tutti i singoli fiori che hai coltivato, vedendoli crescere e sbocciare nella loro più bella fioritura.
Quella volta doveva solo rassegnarsi e osservare come l’impetuoso vento ne avrebbe strappato a uno a uno i delicati petali.

Quando l’ultima nota fu suonata da entrambi i musicisti, un silenzio pesante e quasi irreale sommerse ogni anfratto di tutto il castello.

Gilbert non riusciva nemmeno ad alzare lo sguardo sul fratello, mentre riponeva con cura il proprio prezioso strumento, trattandolo con le premure che avrebbe riservato a un amante.
Si decise poi a guardare Baden che lo fissava quasi in impaziente attesa, con i suoi occhi smeraldini completamente sgranati, magari aspettandosi parole che forse il Prussiano non avrebbe mai avuto il coraggio di dire.
« Grazie per la sonata, Baden… ».
Si vergognò per ciò che disse. Si morse la lingua, mentre il fratello minore chinava il capo, sconsolato e abbattuto.

Stringendo tra i denti il labbro inferiore, abbracciò le spalle del ducato che aveva ripreso a mettere in ordine i foglio senza più degnare di uno sguardo il regno più grande.
Mark si irrigidì tra i muscoli di Prussia, sorpreso per l’inaspettato gesto.

Probabilmente era meglio così. Ogni frase di scusa sarebbe stata superflua e non sentita.
Un caldo, rassicurante, fraterno abbraccio valeva più delle mille parole intrappolate nella gola di entrambi. Presto sarebbe stato il momento delle urla e delle lacrime. Ma non era quello il momento.
« Danke, bruder… »
« Bitte… ».



LA TANA DEL LUPO:
E, a grande richiesta, ecco il nuovo capitolo di Familie. Questo lo dedico ad Eisen_im_blut, perché mi sprona ogni volta che la vedo e a Regina Acqua perché sa attendere tanto.
Faccio comunque notare che ho aggiunto l'avvertimento "incest" appunto per la situazione di Baden e Wurttrmburg, anche perché ora in Germania esiste appunto una ragione chiamata "Baden-Wurttemburg"
A presto, sperando che la storia continui a piacervi.
Lupus.

 
  
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