Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Segui la storia  |       
Autore: _browneyes    31/05/2015    5 recensioni
“Le paure superficiali sono facili, la paura del buio che hai quando sei bambino, solo perché temi che un mostro salti fuori dal tuo armadio, è facile.
Sai quando arriva il difficile?
Quando le tue fobie sono radicate dentro di te, quando la tua mente continua a farti rivivere le cose peggiori che ti sono capitate e ti tormenti, perché temi che possano succederti di nuovo, quelle cose.
E forse tu non lo capisci, ma è dannatamente difficile vivere in un mondo che ti sbatte in faccia le tue paure peggiori in continuazione, senza che tu possa fare nulla per impedirlo.
Vivere in questo mondo è come vivere in un incubo e il problema è che non puoi svegliarti."
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo Sette.
 
Sapore.
 
 
 

A Luke sono sempre piaciute da impazzire le serate così.
È circondato dai suoi amici, dalle uniche persone che ancora lo vogliono con loro nonostante quello che ha fatto, e ci sono anche il nuovo coinquilino dei fratelli Scott e il potenziale nuovo ragazzo di Euphemia. E lui, tra quella gente, si sente proprio a casa.
Tra le pareti rimbomba la playlist di Spotify fatta da Ashton, ‘chè lui si rifiuta proprio di ascoltare le canzoni che passano su MTV, e come biasimarlo. Luke muove leggermente la testa a ritmo di The Anthem dei Good Charlotte e pensa, forse per la centesima volta da quando si conoscono che, cazzo, Ashton Irwin si che ne capisce di musica.
«Adoro questa canzone», una voce lo riprende e non ci mette nemmeno un attimo a capire che appartiene a Nirvana Harris. Lui, la sa a memoria, la sua voce. Si volta a guardarla cercando di mascherare l’enorme sorriso bevendo un sorso attaccandosi direttamente alla lattina di Tuborg, «I Good Charlotte sono fantastici».
La castana annuisce alle sue parole, con l’aria di chi la sa lunga, facendo muovere i capelli castani tornati ricci. Con la mano gli fa cenno di passarle la lattina, «Concordo totalmente».
Luke le passa la lattina, facendo attenzione e non toccarla nemmeno con la punta delle dita e che ci sta facendo proprio attenzione, Nirvana lo nota. Sorride e si porta la birra alle labbra, bevendo un sorso, sentendo sul metallo freddo della lattina un po’ di quello che ipotizza essere il sapore delle labbra del biondo. Non saprebbe descriverlo, ma sanno proprio di buono.
«La tua ragazza mi sta praticamente uccidendo con lo sguardo. Dovresti andare da lei», gli fa notare lei, indicandogli con un cenno del capo Colleen, che non ha staccato loro gli occhi di dosso dall’inizio della serata.
Luke segue il suo sguardo e sospira, grattandosi la nuca con la mano destra, come fa sempre quando è imbarazzato; tortura con i denti il piercing al labbro, «Scusa». Nirvana alza leggermente le spalle mentre butta giù un altro sorso e alza negli occhi di Luke i suoi, oggi tendenti all’azzurro, «Non preoccuparti, la capisco. Se avessi un ragazzo come te, sarei così gelosa anche io».
Luke sente un sorriso da idiota farsi largo sul viso e, all’improvviso, tutti diventano di troppo, perfino i Good Charlotte da dentro lo stereo; «Ti va di andare a parlare in un posto un più tranquillo? Qui la musica è un po’ forte».
Nirvana gli sorride e si alza dal divano, seguendolo.
Lo sguardo gelido di Colleen, non l’ha notato nessuno dei due.
 
«Te l’ho ripetuto almeno cinque volte, ma adoro questa nuova tinta. Ti sta benissimo», Euphemia sorride a Michael, con gli occhi che brillano, un po’ per la luce forte e un po’ per la birra.
Michael sente le guance colorarsi di un lieve rosso e prega fra sé e sé che lei non lo noti, le sorride, raggiante. «Tu invece stai sempre benissimo».
Questa volta, tocca ad Euphemia arrossire, ‘chè lui è così dolce e le piace così tanto; Michael è diverso da tutti i ragazzi con cui è uscita fin ora, è un po’ un enigma che sta scoprendo pezzo per pezzo e che le piace sempre di più, anche se ancora non è del tutto pronta ad ammetterlo a sé stessa. Comunque lo sa benissimo, che lui non le è affatto indifferente, sarebbe innegabile.
Gli scosta un po’ il ciuffo corvino degli occhi con la mano delicata, soffermandosi un po’ troppo sul suo viso.
«Oggi mi ha chiamato tuo padre. Ha detto che ha visto il progetto per il nuovo palazzo e gli piace», gli sorride, gli occhi cerulei immersi in quelli tendenti al verde di lui. E affondando in quegli occhi, Euphemia sente un brivido attraversarla tutta.                     
Michael alza leggermente le spalle e le rivolge un sorrisino di circostenza, lo sguardo mesto che si abbassa, «Domani tanto tornerò a deluderlo».
Lei lo odia, il fatto che abbia così poca stima di sé stesso, non ne ha proprio motivo. Nuovamente la sua mano raggiunge il viso di Michael e lo costringe ad alzare lo sguardo di nuovo nel suo.
È così dannatamente bello, Michael.
«Quante volte dovrò ancora ripeterti che tu non sei affatto una delusione, Michael?», borbotta, frustrata da quella conversazione che, ormai, le sembra che abbiano affrontato anche troppe volte da quando si conoscono. Michael deve smettere, una volta per tutte, di aver paura di non essere abbastanza, ‘Chè lui è molto più che semplicemente abbastanza.
Michael alza le spalle e stira le labbra rosee in un mezzo sorrisetto, gli occhi ancora in quelli di lei, «E tu come fai ad esserne così sicura?».
«Perché a me le delusioni e le cause perse non piacciono, tu invece mi piaci, Michael», ammette lei con un sorriso un po’ imbarazzato in viso e le gote tinte di una leggera sfumatura di rosso, evidente sulla sua pelle chiara. E, a quella rivelazione, tutto nella stanza sparisce, per Michael, perfino la canzone che rimbomba fra le pareti, che è sempre stata una delle sue preferite; sparisce tutto. Sorride con gli occhi brillati, «Ah si? Ti piaccio?».
Euphemia scrolla le spalle, le guance che si fanno di una sfumatura più scure, per l’imbarazzo, anche se lei prova a fare finta di niente. «Tu che dici?», mormora sarcastica.
E a quelle parole prende il coraggio che non si ricordava nemmeno di avere, Michael e avvicina il viso a quello di Euphemia, finche le loro labbra si scontrano. Le labbra di Euphemia, sanno di rossetto, di birra e un po’ di vaniglia. E premute piano sulle sue, a Michael ricordano da morire l’estate; gli danno la stessa sensazione dell’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze, dell’acqua ghiacciata ad agosto, di un falò sulla spiaggia col mare che s’infrange sulla battigia, del bagno di mezzanotte, delle nottate, del suono della chitarra attorno al fuoco con tutti i tuoi amici che cantano e della granita alla menta.
Gli danno quella sensazione d’estate.
La felicità allo stato più puro.
 
«Chi cazzo ti ha invitato?», Amethyst urla, tanto che si voltano tutti a guardarla, ma le è stato inevitabile. È che proprio non se lo aspettava di vedere Seth lì, non lo voleva intorno per un altro po’ ancora ‘chè il loro ultimo litigio l’ha davvero ferita. E ora, a vederselo lì davanti, le viene quasi da vomitare. Non era pronta.
Seth le si avvicina con un sorrisino colpevole stampato in viso, «Luke mi aveva invitato prima del nostro litigio, l’invito non se l’è mai rimangiato, perciò sono venuto».
Amethyst lo fulmina con gli occhi azzurri, che in questo momento sono freddi come il ghiaccio, «Che ci fai qui?».
Ed è così arrabbiata che manco si è accorta che l’unico che sta ancora guardando la scena, è Calum e, nonostante tutto, ha un’espressione un po’ preoccupata in viso. Seth la guarda negli occhi, cercandovi un minimo segno di cedimento, anche se non ne trova, «Sono venuto per te, ‘Meth, non mi rispondi al telefono, non mi avrebbero fatto nemmeno entrare a casa Scott, al bar non ci sei quasi mai. Avevo bisogno di vederti, di parlarti».
La mora stringe le labbra e abbassa lo sguardo, ‘chè non vuole mica fargli vedere che il ghiaccio dei suoi occhi s’è incrinato e sta per sciogliersi. Lei non si mostrerà affatto debole, non può, «Pensavo ci fossimo detti tutto quello che avevamo da dirci, ora puoi anche andartene, Seth».
Sa che sta sbagliando, Amethyst, sa che domani se ne pentirà ‘chè lo perderà, se continua così;  e, anche se non vorrebbe, il terrore di una vita senza lui la attanaglia. Lui è quasi un fratello e ha una dannata paura, Amethyst, di dover andare avanti senza di lui, di perderlo. Ma non può ignorare proprio quello che è successo fra loro. Seth rimane in silenzio qualche instante, senza sapere cosa dire ‘chè lei non ha avuto affatto la reazione che si aspettava e in cui, un po’, sperava. Alla fine si schiarisce la voce e parla: «Io non ti ho chiesto scusa, non di persona. So che quello che ti ho detto non è stato né giusto né carino, Amethyst, e mi dispiace tantissimo. Non ho mai pensato quello che ti ho detto, ero solo arrabbiato. E mi dispisce anche di aver tirato fuori la storia di tuo padre, scusami. È che quando ti ho vista vestita in quel modo non sono riuscito a trattenermi; sono fottutamente geloso di te», mormora, cercando gli occhi con i suoi.
Lei continua a tenere lo sguardo basso e scuote la testa, facendo ondeggiare i capelli corvini. «Puoi tenerti le tue scuse inutili, Seth, io non me ne faccio nulla. Se hai detto certe cose vuole dire che le pansavi davvero e fingere che non sia vero è ridicolo. E parlarmi di mio padre sono perché eri geloso? Pensi che io possa accettare le tue scuse di merda e andare avanti dopo questo?», alza gli occhi celesti in quelli dorati dell’amico, delusa e ferita, «Sparisci, Seth. Almeno per un po’ non voglio vederti». Seth rimane di sasso nel sentire le parole della mora, ‘chè si aspettava di tutto ma non una reazione del genere, «’Meth, non fare così, per favore. Pensaci», la prega quasi mentre lei sposta lo sguardo lontano da lui. Ed è in questo momento che lo vede, Calum, che non s’è mosso nemmeno di mezzo centimetro da dov’era prima. Amethyst scuote la testa, anche se gli occhi sono ancora su Calum invece che in quelli di Seth, «Sparisci, Seth», ripete.
Il ragazzo scuote la testa, «Dammi un’altra possibilità, ti prego ‘Meth».
«Non hai sentito? Ti ha detto di sparire. Quindi ora vattene e lasciala in pace», la voce di Calum si intromette nella discussione, rispondendo al posto di Amethyst. E lei, in realtà, vorrebbe spostarsi e non lasciare che lui le tenga il braccio attorno alla vita, come sta facendo adesso, ma il suo corpo le impedisce di spostarsi anche solo di un millimetro; come se non rispondesse ai comandi, come se Calum le avesse mandato in tilt il sistema nervoso.
Seth rivolge un’occhiataccia al moro e un sguardo triste e deluso in direzione della ragazza, «Quando ti spezzerà il cuore, non venire a piangere da me», e se ne va, sbattendo la porta dietro di sé, tanta è la rabbia.
Amethyst rimane a guardarlo e sospira prendendosi la testa fra le mani, le tempie che pulsano e la schiacciante consapevolezza di averlo perso e la paura serpeggiano in lei. ‘Chè il suo terrore più grande s’è realizzato di nuovo, ha appena perso un’altra delle persone più importanti per lei. Ed è per questo che deve allontanarsi da Calum, che deve allontanalo, ‘chè non può permettersi di affezionarsi ad un’altra persona ed avere la costante paura di perderla.
«Se mai ti spezzassi il cuore, non andare a piangere da quel coglione», le dice lui con l’ironia nella voce e il sorriso che contagia un po’ anche gli occhi. Ed è così bello che ad Amethyst fa quasi male lasciarlo andare.
Lei stringe le labbra e sospira, lo sguardo a terra per non fargli vedere gli occhi che tradiscono la sua debolezza, «Non mi spezzerai il cuore, Calum. Non ti farò avvicinare tanto da farlo».
Gli occhi cerulei si alzano fino a toccare quelli pece del moro, che la guardano in un modo strano, che lei non capisce; «Tu dici così. I tuoi occhi mi dicono che muori dalla voglia di avermi vicino». Si abbassa fino al suo orecchio, il suo respiro che le sfiora la pelle candida quando sussurra: «Anche se non lo ammetteresti, i tuoi occhi ti tradiscono. A loro piace che ti stringo come sto facendo adesso», stringe un po’ la presa attorno ai suoi fianchi.
«A loro piace sentire il mio tocco su di te», sussurra ancora e fa salire l’altra mano ad accarezzare piano e con lussuria il braccio di Amethyst, che non vorrebbe altro che ritrarsi a quel contatto, ma non riesce.
«A loro piace sentire i miei baci», mormora per poi baciarle piano la mascella. E da lì una scia di deliziosi minuscoli baci lungo il profilo del viso, poi giù, il collo. E lì, Amethyst sente i brividi. Poi salgono, verso la guancia, e si fermano ad un soffio dalle labbra rese scure dal rossetto bordeaux, che fa contrasto con la pelle diafana e che, a Calum, fa venire ancora di più la voglia di baciarla.
Le sue labbra tornano a sussurrarle all’orecchio, «Loro muoiono dalla voglia di baciarmi».
Ma un soffio prima che lui sfiori la sua bocca con la propria, Amethyst fa un passo indietro e poggia la mano sul petto del ragazzo, cerca di tenerlo lontano, anche se non vorrebbe. «Non posso», mormora e se ne va, lasciandolo lì a guardarla.
E sul viso di Calum si dipinge un ghigno divertito, ‘chè a lui le sfide sono sempre piaciute da morire, e Amethyst Lee è proprio una sfida.
 
Rain è delusa, da Michael.
Ed è arrabbiata con lui, lo è stata per tanto senza rendersene conto, ma oggi, vedendolo baciare Euphemia, è stato chiaro.
Se l’è trascinato via quasi di peso, ignorando la sua sorpresa nel vedere lì sia lei che Ashton, e adesso, lo vede che lui preferirebbe essere di là con Euphemia piuttosto che essere lì con lei.
La bionda stringe le labbra, cercando di tenere salda la voce, «Perché?».
Michael la guarda, interrogativo, senza capire quella che dovrebbe essere la sua migliore amica, «Perché cosa?».
La bionda si siede sul letto sfatto della stanza di Ashton, dove ha trascinato Michael a parlare, «Perché sei qui, con Euphemia Scott? Perché né io né Ashton sapevamo che la conoscevi? Perché sembra che ti venga facile stare con tutti tranne che come me e Ash? Perché ci ignori? Perché ti allontani ogni giorno di più da tre anni?». Abbassa lo sguardo ‘chè vorrebbe nascondergli che sta per piangere, anche se, comunque, Michael non ha bisogno di vederlo per saperlo. Sono i ricordi che le fanno quell’effetto. Rain li odia, i ricordi, le fanno una paura assurda, ‘chè sa che sono l’unica cosa che è in grado di lasciare un segno e fare male per davvero; vorrebbe non averli ma, per quanto si sforzi, non ce la fa a non pensare al passato, a volte.
Michael si morde il labbro per il nervosismo, sa che Rain ha tutti i buoni motivi per essere arrabbiata con lui, «Sono qui con Euphemia perché mi piace e mi ha invitato. E il motivo per cui continuo a tenervi a distanza è che non ce la faccio, mi ricordate troppo chi ero e non posso permettermelo. Non posso tornare come prima e non ha senso, ricordare una persona che non sono più, Rain».
Lei lo fulmina con lo sguardo, «Forse dovresti, perché, lasciatelo dire, il vecchio Michael era di gran lunga migliore di questo Michael 2.0.».
Il moro resta in silenzio, guardandosi attorno. La stanza di Ashton, anche se in una casa nuova, è perfettamente identica a quella di quando erano ragazzi, con la batteria messa in un angolo, il disordine, i vestiti sparpagliati per la stanza, i cd messi in ordine e i poster delle band su una delle pareti bianche; troppi non ne può mettere, gli verrebbe un attacco di panico, colpa della claustrofobia. Poi guarda di nuovo la bionda, «Cos’aveva di meglio, il vecchio Michael? Insufficienze in quasi tutte le materie? Un’ossessione per la musica? Una collezione infinita di cd e magliette di band?».
Rain scuote la testa, guardandolo con una delusione crescente mentre cerca con tutte le sue forze di spingere indietro i ricordi, «No, il vecchio Michael non avrebbe più o meno ignorato i suoi migliori amici per tre anni per poi uscire con la prima che gli capita».
«Euphemia non è la prima che capita, e tu lo sai», sibila Michael a denti stretti ‘chè non riesce a capirla, Rain; in fondo non era stata lei a dirgli di prendersi il tempo che gli serviva?
La bionda lo fulmina di nuovo, gli occhi blu lampeggianti in quelli tendenti al verde di lui, «Non me ne frega niente di Euphemia. Mi importa solo che con lei non hai avuto problemi. A volte sembra che ti importi di tutti, tranne che delle uniche persone che ti conoscono davvero».
E Michael vorrebbe dirle che, si, certo che gli importa, ovviamente, ma non ce la fa ‘chè è arrabbiato. Loro sono amici, no? E gli amici non dovrebbero essere felici quando l’altro è felice?
«Pensi di sapere tutto di me, Rain, ma non è così», mormora prima di uscire quasi di corsa da quella camera.
Ha bisogno di scappare da lì.
 
 

Writer’s wall.
Ehilà.
Vorrei scusarmi davvero, so che ultimamente i miei aggiornamenti sono parecchio irregolari, ma gli ultimi giorni di scuola mi stanno davvero distruggendo e lo studio mi occupa tantissimo tempo; per fortuna tra pochi giorni finisce e io potrò tornare ad aggiornare regolarmente, se non anche più spesso.
Allora in questo capitolo abbiamo un momentino fra Nirvana e Luke, nel prossimo capitolo ci saranno di più.
Poi Michael ed Euphemia che, finalmente!, si sono baciati! Chissà che lei non riesca a convincerlo davvero che non è una delusione.
E poi si rifà vivo il nostro Seth che cerca di scusarsi con Amethyst, anche se lei non sembra ben disposta a perdonarlo (e come biasimarla); e nonostante la sua insistenza, ci pensa Calum a mandarlo via. E a quanto pare, nonostante la sua insistenza, Amethyst non sembra disposta a cedere, ma lui non si arrenderà così facilmente, no?
E per finire, un litigio fra Michael e Rain, in cui lei è ovviamente arrabbiata con lui, le manca il suo amico.
Prima di lasciarvi, ho scritto una os su Calum occhi e mi farebbe davvero piacere se passaste e mi lasciaste un commentino.
A C. che rende belli pure i fallimenti.
A Claudia, che mi ascolta sclerare.
A Michael e alla sua nuova tinta.
Grazie di aver letto fin qui,
Un bacio
-Mars
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: _browneyes