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Autore: darkrin    06/01/2009    4 recensioni
- È proprio per questo che dovrebbe trovare una moglie. - celiò una voce alle loro spalle; - Il matrimonio è la miglior arma contro la solitudine e l’omicidio è l’arma migliore contro il matrimonio. -
- Lady Miriam. - salutò Lord Cornelius con un sorriso la nuova arrivata. - Dove siete stata fino ad ora? -
- A pelare patate. È davvero molto rilassante e… quante volte te lo devo dire Cornelius? Niente Lady. - rispose la ragazza.
[ Perché i punti oscuri sono terribilmente affascinanti. :3 ][INCOMPLETA E ABBANDONATA]
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2

In cui c’è una ladra con una crisi di nervi e una strana decisione
    
   
    
Miriam, in ordine, sbarrò gli occhi, spalancò la bocca e rimase per una decina di minuti buoni a fissare, inebetita il vuoto con una faccia da pesce lesso.
Anzi, da pesce lesso sorpreso.
Boccheggiò un paio di volte, sorpresa mentre Eleanor la guardava, con le gote tinte di rosso.
Miriam in quel preciso istante si sentì molto come un pesce braccato da un pescatore sadico.
Una sensazione a dir poco orribile.
Riuscì comunque a riprendere un minimo il controllo sulla sua mimica facciale, così che riuscì, infine, a stirare un sorriso stentato.
<< Mi prendi in giro? >> chiese, già consapevole della risposta.
Infatti Eleanor scosse il capo.
<< No, certo che no. Miriam per chi mi prendi? >> domandò scandalizzata dall’assurda insinuazione dell’amica.
Sì, perché per la fioraia a essere assurda non era la sua affermazione, no, ad essere assurda era la pretesa di Miriam che lei la stesse solo prendendo
in giro quando sapeva benissimo quanto fosse importante l’Amore.
Quello con la “A” maiuscola. Quello eterno.
<< Sai, sono felice di aver capito chi è l’uomo della mia vita. >> riprese Eleanor; << Però so che tra noi non potrà esserci nulla. In fondo lui è sicuramente ancora innamorato della Regina Susan. >>.
Se gli amori di Caspian erano come quelli di Eleanor Miriam dubitava che il Re si ricordasse ancora il volto della Regina Susan. Figurarsi poi esserne ancora innamorato.
Eleanor si morse il labbro.
<< Però, sai, voglio provarci lo stesso. Non mi perdonerei mai di lasciar perdere con lui. Sarebbe come dire addio all’amore. >> affermò.
Bene, pensò Miriam, la situazione non era tragica, no, era apocalittica.
Eleanor, felice e gioiosa come al solito aveva cominciato a servire i clienti, che, durante il dialogo tra lei e Miriam avevano formato una piccola folla intorno al banco di fiori.
Miriam, accorgendosi della folla sorrise all’amica, le fece un cenno con la mano e si allontanò.
Eleanor le sorrise per poi lasciarsi circondare dal suo lavoro. Solo da quello e dal profumo dei fiori e dalle voci, tante voci diverse di persone che non conosceva e non avrebbe mai conosciuto.
Che non avrebbe mai amato.
Eleanor trovava tutto ciò molto, molto triste.
 
Lady Canfora invece avrebbe trovato tutto ciò molto, molto ridicolo, oltre che pietoso, squallido e tante altre cose.
Lady Canfora era una donna sulla cinquantina che aveva messo radici nel palazzo reale da un anno a quella parte. Era stata sposata, prima.
Poi suo marito era morto in un “malaugurato incidente” come amava definirlo lei quando andava a vantarsene in giro e lei oltre ad un nome rinomato aveva ereditato anche la fortuna del marito.
Il fatto che il marito in questione fosse morto poco dopo che la donna l’aveva ritrovato con un’amante di vent’anni più giovane di lei – e quaranta di lui – era un dettaglio che pareva non crearle problemi.
E perché avrebbe dovuto, d’altronde?, chiedeva ogni volta che glielo facevano notare. Lei era innocente e non aveva nulla da nascondere.
La donna strinse le labbra, quando vide il sovrano, Caspian Decimo, in piedi su un balcone di pietra, con gli avambracci poggiati sulla balaustra di marmo e lo sguardo perso nel cielo azzurro.
Trovava che gli uomini, sentimentali o non, fossero degli esseri tremendamente idioti; l’atteggiamento del suo re era piuttosto emblematico.
<< Sire, >> lo richiamò dabbasso; << c’è una giovane fioraia che chiede di voi ai cancelli. >> affermò.
Non le piaceva fare da messaggera ma, alle volte, era divertente. Come in quel caso: vista l’espressione che aveva dipinta sul volto la fanciulla e la depressione del re quello si prospettava un periodo davvero divertente.
  
  
Sarleon, dopo essersi liberato dalle grinfie di una dolce gattina bianca che aveva deciso, chissà perché, che doveva farlo dannare seguendolo e miagolandogli con una dolcezza melensa.
Quindi, dopo essersi liberato dell’ingombrante spasimante, il gatto se ne torno tutto tronfio a casa.
Saltò sul faggio davanti alla finestra della camera della sua coinquilina e saltò dentro con un balzo aggraziato. Si leccò le zampine morbide e scese dabbasso; dalle scale sentiva salire il gustoso profumino della carne cotta.
Entrò in cucina senza fare alcun rumore e saltò sul basso tavolino di legno; Miriam era china davanti al camino in cui cercava di far cuocere quel poco di carne che era riuscita a rubare al mercato. Sul tavolo, oltre alla palla di pelo del gatto c’erano anche delle conserve in salamoia di cavoli e un tozzo di pane raffermo.
<< La carne è per me, vero? >> domandò il gatto, dando un colpetto disgustato al vasetto di cavoli.
La ragazza si voltò di scatto, fulminando con lo sguardo l’animale.
<< No. Se volevi della carne potevi catturare un topo. >> ringhiò.
<< Ma che cosa disgustosa. >> affermò Sarleon; << Proprio da bestie. >> .
<< Appunto. >> affermò lei, prendendo la carne e posandola sul tavolo.
Diede una pacca sul muso del gatto che si era avvicinato per rubarle la cena.
<< Ah-ah. Non ci provare. >> esclamò.
L’animale sbuffò.
<< Se continui ad essere così acida non troverai mai marito. >> notò, scendendo, sdegnato dal tavolo, rubando un pezzo di pane.
<< Non sono fatti tuoi, stupida bestia. >> ribatté lei, seccata.
Le fiamme nel camino scoppiettavano, piegandosi come giunchi, lì accanto erano accatastati dei ciocchi di legna: troppo pochi, pensò Miriam.
Doveva rimboccarsi le maniche prima dell’arrivo dell’Inverno, decise. Tanto non aveva niente di meglio da fare in quel periodo: Eleanor era persa nella sua improvvisa follia, Sarleon, pazzo, lo era sempre stato, quindi…
<< Comunque le gatte in calore sono insopportabili. Si strusciano addosso a tutti. Insomma, io non sono un gatto. >> esclamò.
Miriam aveva già smesso di ascoltarlo e sbadigliando si stava dirigendo verso la stuoia che le faceva da letto mentre Sarleon continuava a lamentarsi.
 
 
 
Cornelius sospirò, seguito a ruota da Tartufello.
<< Certo non era una nobile ma sarebbe stata meglio di niente, no? >> domandò l’animale; << Era anche piuttosto carina. Sembrava molto dolce. >>
<< C’era da aspettarselo; ma perché? >>.
<< Perché non è lei. Come sempre. >> affermò l’uomo.
<< Che peccato, però. >> mugugnò Tartufello.
<< Già. Davvero un peccato. >>
 
 
   
~oOo~
 
 
Per prima cosa perdonate il ritardo ma questi ultimi capitoli mi hanno fatto un pò penare, non tanto per la stesura in sè ma perché da brava Babba sono andata a rileggermi il Viaggio del Veliero per prendere un pò d'informazioni e ... le mie certezze sono crollate. Perché ho una memoria così pessima, eh? Perchè? T_T
Ho passato diverso tempo ad arrovellarmi su questo dubbio amletico finché non sono giunta alla decisione che da ora in avanti a meno che io non venga posseduta dall'angst questa storia non seguirà affatto le indicazione del padre delle Cronache di Narnia.
Quindi, voi puristi delle serie – perché lo so che siete lì, da qualche parte – se la cosa vi crea problema chiudete la pagina ora. u_ù
Mentre sono più che accetti consigli per gli OC. Odio le Mary Sue e i Gary Stue.
FragolsContagious: Grazie mille e ... sono qui e ho aggiornato. La prossima volta prometto che farò attendere di meno miei nuove. Sono molto felice che Miriam ti piaccia, comunque, sappilo. ^^
 
  
 - darkrin
   
 
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