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Autore: Will P    06/01/2009    4 recensioni
"[…] È Joe, che lo nota solo dopo aver mollato la chitarra ad uno dei tecnici; sul suo volto si apre un sorriso pigro mentre lo guarda con occhi lucidi da dietro le palpebre pesanti, e appena inizia a camminare lentamente nella sua direzione, sempre sorridendo, con gli occhi sempre più brillanti, Andy nota qualcosa di insolito. Non fa in tempo a domandarsi cosa, però, che si ritrova Joe addosso, il sorrisetto imperturbabile dritto contro la sua faccia, ed è strano, perché mezzo secondo fa era dall’altra parte della stanza, come…?
Joe lo bacia."
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Andrew Hurley, Joe Trohman, Patrick Stump, Peter Wentz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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II

II. We’ve got a big mess on our hands

 

La situazione degenera rapidamente.

Il cinquanta per cento di una band che non si parla? Male, infinitamente male.

Non sono in guerra aperta - non sono neanche in guerra ad esser precisi - semplicemente, c’è Joe che entra in una stanza ed Andy che si smaterializza. (E quella volta non è saltato dal bus in corsa solo perché stava battendo Pete alla playstation ed era una questione d’onore, altrimenti Joe è certo che avrebbero dovuto staccare il loro batterista dall’asfalto con un cucchiaino. Aveva visto i suoi occhi stringersi minacciosamente sullo schermo prima di iniziare una cruenta mattanza dei piccoli, innocenti soldatini di Pete, mentre lui entrava nella stanza per mettere in carica l’iPod.)

Sarebbe quasi meglio se fossero in guerra aperta, almeno comunicherebbero. Tirandosi oggetti contundenti, vabe’, non è il momento di fare gli schizzinosi. Così Joe potrebbe capire qual è il problema di Andy, se esser stato baciato senza permesso, se esser stato baciato da un uomo, se esser stato baciato da lui, e in che modo tutto ciò è un problema. Cristo, poteva persino essere l’ennesima delle sue allucinanti regole straight-edge che gli impediva il contatto fisico dopo una certa ora del giorno!

Non se la sente di andare a parlargli, sinceramente, ma man mano che di concerto in concerto i lanci di bacchette tra il pubblico si infittiscono, e casualmente sempre nella sua direzione, si rende conto che urge fare qualcosa.

…e siccome Pete gli ha proibito di fuggire in Canada, dovrà per forza affrontare Andy. Gli sembra di aver sentito che la cugina di uno dei tecnici lavora al Pronto Soccorso da quelle parti, per fortuna.

 

Andy è ancora in fase ninja perciò passa circa mezza mattinata a dargli la caccia, e alla fine lo trova svaccato nella sua cuccetta a leggere il fumetto di Gerard; Sente per un attimo una fitta di risentimento per il fatto che Andy non gli aveva nemmeno detto di averlo comprato. Pete ha ragione, deve chiarire tutto e subito.

Si blocca subito dietro la porta, sempre teso e sempre privo di un discorso, passandosi una mano tra i capelli. Come può mettere in chiaro le cose se nella sua testa c’è il black-out completo? Quali cose poi? S’è accorto pure Hemingway della cotta mostruosa che ha per Andy da quando aveva sedici anni e saltava da un pub all’altro senza neanche sapere bene cosa stesse facendo; forse prima era un po’ più lieve, un po’ più discreta (e la spacciava persino a sé stesso per “profondissima ammirazione!!”), ma adesso ce l’ha praticamente scritto in fronte. È un enorme cartello ambulante e a questo punto Andy ha davvero bisogno di un nuovo paio di occhiali, se non l’ha ancora capito.

Esce dallo stato di contemplazione in cui era caduto con una smorfia e scuote la testa, nella speranza che lo scossone faccia magicamente incastrare tutte le sue idee in un Piano Perfetto, ma il solo risultato è un gran svolazzare di capelli. Dare ad Andy l’impressione di essere uno stalker non sarà di sicuro la strategia vincente, però, quindi si fa forza e parte. Appena entra, Andy alza gli occhi e si irrigidisce, stringendo le mani attorno ai lati del fumetto come se volesse nascondercisi dietro o, più realisticamente, lanciarglielo. Sotto il suo sguardo distaccato Joe sente l’impulso di girare i tacchi e fuggire via, nonostante sia lui quello piantato in mezzo al corridoio a bloccare l’uscita, nonostante sia Andy quello che dovrebbe sentirsi in trappola. Si impone di non muoversi, inspira, espira, altri due passi avanti. Contegno. Sicurezza. Puoi farcela, Joseph.

« Hey » Si siede disinvoltamente ai piedi del letto opposto, sorride, poi Andy corruga le sopracciglia e ciao ciao sicurezza, è stato un piacere averti conosciuto. « …hey. » Oh, quanta strada farà balbettando. Si agita un po’, a disagio. « Com’è? » chiede gesticolando vagamente in direzione del fumetto.

Andy sbatte le palpebre in maniera gufesca, come se si fosse scordato di avere qualcosa tra le mani. « Oh, è… da Gerard. »

Che può voler dire vampiri-zombie impazziti tanto quanto unicorni rosa; evidentemente Andy non è in vena di chiacchiere. Joe si agita ancora, piazzandosi le mani tra le ginocchia per evitare di cominciare a gesticolare come un demente, e sospira. « Allora, per l’altro giorno. »

Andy non commenta, fa solo una specie di faccia schifata che con tutta probabilità è involontaria. Brutto segno. « Cioè, mi dispiace. È che non ero tanto in me e, cioè, anche Pete lo fa sempre, non mi sembrava di far nulla di… strano, ecco. Ma… mi dispiace, okay? Non te la prendere. »

A quel punto Andy scatta. Joe si appiccica d’istinto al muro della cuccetta, ritrovandoselo in piedi nello stretto corridoio che vibra di rabbia malamente repressa, ed anche se sa di essere più alto Andy è maledettamente terrificante.

Devono essere gli occhiali. Anche Patrick è molto intimidatorio quando s’incazza.

« Sai cosa me ne faccio delle tue scuse? Sai dove puoi infilartele? »

« Almeno io tento di fare qualcosa, non mi chiudo nel mio stanzino emo a piagnucolare! Perché ti scaldi tanto?! »

Gli occhi di Andy si allargano in una maniera che in qualsiasi altro contesto risulterebbe comica. « Perché sei un testa di cazzo, Trohman » ringhia. « E finché continuerai ad essere un coglione del genere mi sentirò in diritto di prendermela quanto mi pare. »

Si alza anche lui, cercando di farsi il più alto possibile per sovrastare Andy e incutergli un minimo di… qualcosa. Lo sta trattando di merda quando lui non ha fatto niente - a parte saltargli addosso infilargli la lingua in gola passare l’ultima settimana a seguirlo ovunque perché gli mancava oddio cervello spegniti - proprio niente, e anzi è il solo ad aver avuto la decenza di cercare di chiarire. « Illuminami allora, oh saggio! Dio, sto cercando di fare pace che nemmeno mi ricordo cosa ho fatto, potresti dimostrare un po’ di collaborazione? Ero strafatto! »

Andy gli tira Umbrella Academy in faccia.

Joe spalanca la bocca e lo fissa, esterrefatto, senza muovere un muscolo. Non credeva che l’avrebbe fatto davvero. Sì, si aspettava la sfuriata, ma non- scherzava quando parlava dell’ospedale. E invece ha la guancia che brucia per lo schiaffo, la faccia che pulsa dolorosamente, e tutto quello che riesce a pensare è che Andy non l’aveva mai colpito con l’intenzione di far male.

Intanto Andy è già sulla porta, le spalle rigide e serrate. « È questo il tuo problema » dice in tono orribilmente piatto, e se ne va.

Quel pomeriggio Joe salta il sound-check. No, okay, pensa di saltarlo ma arriva soltanto in ritardo, ignora le occhiatacce di Patrick e Pete in sé, e si comporta come se il ritmo fosse tenuto da una simpatica drum-machine senza guardare una sola volta in direzione della batteria.

Quando sale sul palco quella sera ha ancora la guancia rossa, ed è così incazzato da non fare nemmeno caso al fatto che Andy non tira una sola bacchetta.

 

Magnifico. C’è un’orecchia al suo Umbrella Academy e il senso di colpa gli sta sciogliendo le viscere, semplicemente magnifico.

Non doveva mettersi a pensare “peggio di così non potrà andare”, lo sanno TUTTI che porta sfiga. È colpa di Pete che l’ha contagiato con la sua depressione e l’ha fatto arrivare al punto di starsene nascosto - “nel tuo stanzino emo a piagnucolare!” rimbomba prontamente nel suo cervello - a pensare che davvero, cosa può peggiorare la situazione?

In realtà è tutta colpa di Joe. Perché è un coglione. Un enorme, esorbitante coglione. Sì, è la frase dell’anno, se la farà tatuare da qualche parte il prima possibile - tipo, all’interno delle palpebre, così non correrà il rischio di scordarselo.

…perché ci aveva sperato, per un attimo, ci aveva creduto sul serio che Joe avesse tirato fuori la testa dal culo e fosse lì per dirgli qualcosa di nuovo, non che si scusava per aver fatto qualcosa che fa sempre Pete perché non sapeva cosa stava facendo.

E lui lì come uno scemo a urlare mentre qualcosa dalle parti dello sterno gli si spegneva e si incrinava, riempiendosi di crepe dolorose. Fosse stato un infarto avrebbe saputo come gestirlo, e invece…

Invece adesso se ne sta a pentirsi di averlo colpito perché, be’, non per il colpo in sé - di quello non si pente mica, con tutte le volte che si era trattenuto dal prenderlo giustamente a sberle era stato anche discretamente soddisfacente. Un pochino, sotto l’oceano di risentimento - ma per lo sguardo di Joe dopo. Ora è perfettamente certo di aver mandato tutto a puttane.

(“Tutto” cosa, poi?)

Non è giusto, lui non ha fatto proprio niente. Era solo un ragazzo piuttosto famoso che suonava la batteria e faceva finta di non passare metà del tempo a immaginare come sarebbe stato passare le dita tra i capelli del suo chitarrista, che cosa di tutto ciò è così grave da meritargli certi casini? Era felice prima. Moderatamente felice, e aveva sempre la speranza dalla sua. Così gli è stato fatto capire più che chiaramente che no, grazie.

Il karma fa schifo.

 

Pete lo incastra tra un amplificatore e un’impalcatura subito dopo un concerto in cui gli sono sfuggite le bacchette due volte, ci rendiamo conto?, mentre Joe rischiava di cadere dal palco durante una giravolta di troppo. Pete è legittimamente irritato.

Anche se se lo aspettava, Andy non può fare a meno di cercare di nascondersi dalla figura non molto imponente ma sempre inquietante di Pete Wentz. È solo che non ha voglia di mettersi a raccontare tutto, soprattutto a qualcuno con una felpa che fosforesce a quel modo.

« Nella mia band ci sono problemi » esordisce Pete. « Non mi piace quando nella mia band ci sono problemi e i problemi ci fanno suonare male. Odio suonare male. Quindi bisogna risolvere i problemi. » Incrocia le braccia al petto. « Qual è il tuo problema? »

« Joe » dice automaticamente. Joe è un problema sotto tanti di quegli aspetti che gli fa fatica definire il peggiore.

« E quello di Joe? »

« …uhm. »

« Cosa gli hai fatto? »

« È lui che ha fatto qualcosa a me, non so se hai dimenticato persino con tutte quelle foto che hai piazzato ovunque. » Pete non fa una piega all’accusa; alza semplicemente un sopracciglio, lo fissa, e dopo un’intensa guerra di occhiatacce Andy cede, infilandosi le mani in tasca mentre mugugna qualcosa di inintelligibile su la faccia di Joe e un ombrello.

« Ommioddio l’hai preso ad ombrellate?! » Pete spalanca la bocca orripilato, portandosi una mano al viso. Mai avrebbe sospettato, mai avrebbe pensato…!

« Gli ho sbattuto in faccia Umbrella Academy, mentecatto. »

Pete si ricompone nell’aria da l’avevo-sempre-saputo. « Questo perché…? »

« Perché è un coglione. » Risposta facile, di nuovo. Pete non sembra soddisfatto, però, visto come alza gli occhi al cielo e si punta le mani sui fianchi in una posa tipicamente Patrickesca. Andy abbassa lo sguardo, incassando di più la testa tra le spalle, dà qualche calcetto all’angolo dell’amplificatore e perde genericamente tempo. « Non ha capito niente. »

« Neanch’io » afferma caldamente. Si arrampica con un paio di salti sopra una cassa lì accanto e si siede, battendo insistentemente la manina sullo spazio accanto a sé finché Andy non sbuffa e si decide a dargli retta, sedendosi al suo fianco.

« Vedi Andy » attacca, tutto occhioni comprensivi e onesti « È colpa tua. »

« Checcoss-? »

« Andy, Joe è confuso e non sa dove cercare aiuto. Da chi deve andare, da Patrick? Da me? Sei sempre stato tu quello pronto a risolvere i nostri casini e proprio quando lui ne ha più bisogno tenti di rompergli il naso a giornalate, per cui fattelo dire amico, è colpa tua. »

« Mia?! » La voce di Andy diventa sgradevolmente stridula quando s’indigna. « Fa quello che ha fatto poi si comporta da idiota e io dovrei risolvere i suoi problemi? »

« Esatto » si illumina Pete, contento che il messaggio sia arrivato.

« Grazie Pete. » Andy scende dall’amplificatore e va verso i camerini con l’aria mogia, strascinando i piedi senza entusiasmo. Pete non capisce davvero cos’altro dovrebbe fare.

 

Non possono seriamente aspettarsi che, dopo tutto quello che è successo e che ha subito, si metta a sbrogliare la matassa di turbe sessuali di Joe. Okay “Vegan Jesus”, ma non Jesus fino a questo punto.

Non ha tempo da perdere con chi non sa quello che vuole e se ne va in giro a molestare amici a destra e a manca giusto per vedere che succede. Non vuole perderci tempo, non ha intenzione di farlo anche se ogni giorno che passa sente Joe sempre più freddo e tutto quello che l’istinto gli dice di fare è prenderlo per la maglia e sbatterlo contro un muro e… chiedergli scusa, magari, qualunque cosa gli faccia cambiare espressione. Gli occhi di Joe sono sempre stati azzurri, ma mai glaciali.

Ma non deve chiedere scusa, perché non ha fatto nulla. Lui non ha fatto nulla, è solo una vittima e da sempre sono le vittime quelle che devono riceverle, le scuse.

Si meriterebbe di meglio, e non è un pensiero egoista, è la semplice realizzazione che tutto quello che gli sta accadendo è pura ingiustizia. Soffre senza motivo, senza un’utilità tangibile - se ci fosse qualche possibilità sarebbe più che disposto a sopportare in silenzio, ma così è totalmente inutile. Dopo le cose che si sono detti sarà già tanto se torneranno a guardarsi in faccia.

L’unica cosa che ha fatto, Andy, l’unica di cui può essere effettivamente incolpato, è quella che ha fatto sprofondare le cose. E lui voleva provarci sul serio a sistemare le cose, ma quando si dice talento.

Tanto vale smetterla del tutto.

 

 

 

 

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Titolo dall’omonima canzone dei The Academy Is…, la questione “l’hai picchiato con un ombrello?!” da Christine aka Harl, perché legge fischi per fiaschi e la amo.

So! Scusate il ritardo, ma sto praticamente riscrivendo tutti i capitoli perché non mi convincono minimamente :/ e senza gente che mi minaccia lavoro male. *spera che il capitolo abbia fatto passare l’irritazione per l’attesa ai lettori*

 

Sophy: Il tuo urlo di gioia riempie me di gioia, quindi se permetti non lo ignoro u_ù Pete e Patrick sono amore, e la cosa buffa è che mentre li scrivevo non lo vedevo come slash, semplicemente come Pete e Patrick XD Andy e Joe sono due idioti <3 E, uhm, ti prego guardami molto male, di solito funziona per farmi rispettare le consegne. :°D Yay! *manda cuoricini*

 

A lunedì prossimo! :D No, sul serio. Giuro!

Will

   
 
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