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Autore: SunliteGirl    31/05/2015    5 recensioni
Di quando il rosso incontrò il verde.
l’altra tiene una macchina fotografica davanti al viso, l’obiettivo puntato verso di lui. Quando si accorge di essere stata scoperta, la ragazzina sussulta e abbassa velocemente l’oggetto, rossa come se fosse appena stata scottata dal sole. (...)
«Ti sei perso una bella occasione, amigo».
«Nah, non è nemmeno il mio tipo».

Di quando il fidanzato incontrò il fratello geloso.
«Credimi, è meglio così. Vash è… Un po’ geloso. Lui mi ha cresciuta e c’è sempre stato per me, gli voglio molto bene, ma è parecchio protettivo nei miei confronti. Portarti in casa… L’avrebbe visto come un’invasione».
Gilbert aggrotta le sopracciglia e arriccia le labbra.
«Bah, non credo farà fatica ad accettarmi».

Di quanto il padre incontrò il pannolino.
«No!». Heike continua a ridere. «No! Lovi!».
«Non ci credo!» esclama Gilbert, lanciando un’occhiata torva a un Lovino dalle guance rosse, «La sua prima parola…».
«Tecnicamente, la sua prima parola è stata “no”» dice Ludwig.

...
Raccolta di flash e brevi os.
Gilbert/Lily. Mini accenni GerIta, Spamano, AusHun.
...
[HB Rinalamisteriosa!]
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Bad Friends Trio, Liechtenstein, Nord Italia/Feliciano Vargas, Sud Italia/Lovino Vargas, Svizzera/Vash Zwingli
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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When Gilbert met Lily
E di quello che successe dopo
 
 
 
 
1.
 
Di quando il rosso incontrò il verde
 
 
Photograph
 
«Ehi, Gil». Le labbra di Francis si piegano in un sorriso malizioso e le dita della mano arricciano una ciocca di capelli che gli ricade sulla spalla, mentre abbassa il bicchiere di sangria sul tavolino del bar. «Guarda un po’ laggiù».
Gli occhi blu del ragazzo indicano un punto non precisato alle spalle di Gilbert, che gira appena il viso. Ci sono alcuni clienti intenti a chiacchierare sotto gli ombrelloni e poi la strada vuota, nulla di straordinario.
Le sopracciglia di Gilbert, tanto chiare da sembrare bianche, si aggrottano leggermente.
Torna a guardare Francis e Antonio, accanto a lui, scoppia a ridere.
«Mi pigliate per il culo?».
Francis si porta una mano alle tempie, fingendosi sconsolato.
«È là che devi guardare!» esclama Antonio, puntando il dito contro un tavolo alla destra di Gilbert. Francis sussurra qualcosa di molto simile a un “Sono circondato da idioti”, ma Gilbert non sta ascoltando.
Sul tavolo indicato da Antonio se ne stanno sedute due ragazzine. Una è intenta a scribacchiare qualcosa su un quadernetto e ha il paio di tette più grosse che Gilbert abbia mai visto, mentre l’altra tiene una macchina fotografica davanti al viso, l’obiettivo puntato verso di lui. Quando si accorge di essere stata scoperta, la ragazzina sussulta e abbassa velocemente l’oggetto, rossa come se fosse appena stata scottata dal sole. Ha i capelli corti e chiari che le incorniciano il bel volto ovale, con una frangetta che le ricade sulla fronte, e gli occhi verdi come il mare.
Gilbert sogghigna e le fa l’occhiolino. La bocca piccola e rosea della ragazzina si socchiude, forse per la sorpresa, e lo sguardo si abbassa al bicchiere quasi vuoto di tè freddo posato davanti a lei.
«È carina» dice Francis, posando un gomito sul tavolo, e Gilbert annuisce senza smettere di guardarla.
«Ha un’aria familiare». Antonio si porta una mano al mento e assottiglia gli occhi, pensieroso. «L’abbiamo già vista da qualche parte».
«Non credo, me ne ricorderei».
Francis ridacchia e scambia uno sguardo complice con Antonio, che finge un sospiro da innamorato con le mani giunte sul petto e gli occhi sognanti. Gilbert gli tira un pugno sulla spalla.
La ragazzina si volta verso di lui con un’espressione timida, sperando di non essere vista, poi fa cenno all’amica di andare. Raccoglie una borsetta a tracolla di un rosa acceso, intonata con le ballerine che indossa ai piedi, e si sistema un ciuffetto di capelli dietro l’orecchio.
«Ti sei perso una bella occasione, amigo».
Gilbert si gira verso gli amici con un sorrisetto e scrolla le spalle.
«Nah, non è nemmeno il mio tipo».
 
See you again 
 
Il boccale di birra si abbassa e si appoggia con un tonfo al tavolino di vetro nero.
Antonio non la smette di ridere, il che sta dando sui nervi a Gilbert.
«Che c’è?» sibila. Sembra che davanti ai suoi occhi ci siano due Antonio che sorridono, il che lo confonde. Non sa chi dei due guardare con aria truce, così li fissa entrambi, uno alla volta. Alla risata di Antonio si aggiunge quella bassa di Lovino, seduto accanto allo spagnolo.
«Lascialo stare. È divertente da ubriaco». Il ragazzo socchiude gli occhi, bevendo un sorso di campari. Antonio inclina il viso e dei boccoli scuri vanno a coprirgli un po’ gli occhi.
«Se continui così finirai pure tu come Gil».
Lovino lo fissa truce con i suoi occhi ombrosi. «Fatti i cazzi tuoi».
Gilbert si lascia sfuggire un grugnito. «Siete noiosi». Si appoggia allo schienale in pelle. «Dov’è Francis?».
Lovino accavalla le gambe fasciate dai jeans neri e si porta le mani dietro la nuca, fra i capelli castano ramato.
«Il maniaco è sparito da un bel po’, grazie a Dio».
«Probabilmente è andato dietro a quella ragazza con i capelli azzurri» aggiunge Antonio.
«Sicuro che fosse una ragazza?».
Antonio fa spallucce e Lovino torna a bere un sorso del suo campari, con aria indifferente.
«Be’, io me ne vado. Mi sto annoiando». Gilbert si alza barcollando un po’.
«Vuoi che ti accompagni?» gli chiede Antonio, più per cortesia che per altro. Non sembra avere nessuna intenzione di lasciare la poltroncina. Gilbert alza gli occhi al soffitto della discoteca, poi li saluta con un cenno della mano.
Si fa strada in mezzo alla calca, ma a un certo punto smette di spingere e rimane immobile. Sbatte le palpebre, per essere sicuro di vederci bene. Davanti a lui, insieme a dell’altra gente che non ha mai visto, se ne sta la ragazzina dell’altra volta, quella con la macchina fotografica. Balla con aria impacciata e sorride alle amiche con aria non molto convinta, come se in realtà si stesse annoiando a morte.
Gilbert inconsciamente si porta una mano ai capelli corti, pettinandoli indietro, e si sistema la camicia rossa. Avanza di qualche passo incerto e una volta essersi avvicinato a lei, le sorride con aria sicura.
«Guarda chi rivedono i miei magnifici occhi» lo dice abbastanza forte, in modo da poter essere sentito anche sopra la musica altissima. La ragazzina lo fissa con gli occhi spalancati, a metà fra lo spaventato e il sorpreso.
«Mi- mi dispiace per averti fotografato senza permesso, non volevo…».
Gilbert la interrompe subito.
«Ti va di ballare?». Lei rimane in silenzio. «T-Ti assicuro che non ho cattive intenzioni e, lasciatelo dire, sono un magnifico ballerino. Quella di essere invitate a ballare dal sottoscritto non è una fortuna che capita a tutte».
Gilbert le fa l’occhiolino e la ragazzina mostra un sorriso un po’ nervoso. Guarda le sue amiche in cerca di aiuto e una di loro le fa cenno con la testa di accettare. Poi, con le guance accese per l’imbarazzo, annuisce al ragazzo. Gilbert la prende per mano, le dita di lei sottili e fragili su quelle ruvide e pallide di lui.
 
First date
 
Il loro secondo incontro non è stato dei più memorabili o romantici, Gilbert ne è consapevole.
Avevano ballato un po’ impacciati per circa dieci minuti, in cui era riuscito a farsi dire il nome della ragazza, Lily, e che studia per diventare fotografa. Alla fine la testa di Gilbert aveva cominciato a girare un po’ troppo, così Lily lo aveva accompagnato fino al tavolo dove stavano ancora seduti Antonio e Lovino. Doveva aver blaterato qualcosa di stupido,  perché Lovino non la smetteva di ridere, e lui non è un tipo che ride spesso, ma ricorda soltanto di aver chiesto il numero di telefono a un’imbarazzata e intenerita Lily. Poi Antonio aveva salutato Lovino e lo aveva accompagnato a casa, con l’aria di chi si è appena visto rovinare la festa.
Per questo ora Gilbert si sente uno stupido di prima categoria.
Lily sta giocherellando con la coppetta di gelato alla stracciatella davanti a lei, punzecchiando il dolce ghiacciato con il cucchiaino di plastica azzurra.
Gilbert la guarda con la coda dell’occhio, mentre stringe il cono già dimenticato nella mano destra.
Si era sentito esultante quando la ragazza aveva accettato di uscire con lui, per telefono, ma non aveva messo in conto la possibilità di silenzi imbarazzanti.
Non sa di che parlare, il che rende nervoso.
Si sgranchisce la voce.
«Così… Studi fotografia, uhm?».
«Sì, da un anno».
«Oh, uhm… E ti piace?».
Lei ride piano. «Direi di sì».
«Sono contento…». Cade di nuovo il silenzio.
«Gilbert?». Lily gli indica il cono con un sorriso divertito. «Ti si sta sciogliendo tutto il gelato».
Gilbert, imbarazzato, si sbriga a rimediare la figura ben poco magnifica che ha appena fatto. «Sono un disastro» sussurra e poi ridacchia, grattandosi appena sotto la mascella squadrata.
Lily appoggia la coppetta sulle ginocchia e si sistema sulla panchina del parco.
«Ti stai annoiando, non è vero?» gli chiede, tenendo lo sguardo basso. Gli occhi rossi di Gilbert si posano su di lei, confusi. «Scusami. Non so come comportarmi, questo… questo è il mio primo appuntamento» aggiunge, la frangetta che le copre appena gli occhi.
Gilbert mangia un po’ del suo gelato al limone.
«Non mi stai annoiando. Scusami tu, piuttosto… Di solito non sono così impacciato».
«Ti rendo nervoso?».
«Un po’…». Nel vedere l’espressione triste di Lily, Gilbert agita subito le mani e il gelato quasi non finisce per terra. Lily ride, portandosi una mano alla bocca, e lui la trova così carina che gli si attorciglia lo stomaco. «Non mi rendi nervoso in senso negativo. È solo che… Mi sento strano quando sono con te».
«Strano?». Lo guarda con un’espressione curiosa e Gilbert arrossisce. Si alza in piedi velocemente, con un sorriso sulle labbra, e le porge la mano. «Vieni, passeggiamo un po’».
Mentre camminano, Gilbert comincia a parlarle del suo lavoro al negozio di musica, dei suoi amici idioti, del suo trasferimento in Italia quand’era ancora piccolo e di quanto sia stato difficile adattarsi al cambiamento. Lily dice di avere i genitori svizzeri, ma di essere nata e cresciuta in Italia. Per il resto si limita ad ascoltarlo e a intervenire di tanto in tanto. Lily è timida e introversa, e Gilbert sa che dovrà faticare per farla aprire con lui, ma la sfida, invece di allontanarlo, lo rende più determinato.
«Posso chiederti una cosa?». La ragazza annuisce. «Perché quella volta mi hai scattato una fotografia?».
Lily sussulta e abbassa lo sguardo, messa in difficoltà dalla domanda. Gilbert si dà dello stupido.
«Non devi rispondere per forza, lascia stare». Le sorride incoraggiante e fa per cambiare argomento, ma Lily lo interrompe.
«I-io» dice con un filo di voce, «Mi piacevano i tuoi occhi, sono… belli».
Nessuno gliel’ha mai detto prima. Li hanno definiti strani, inquietanti, originali, ma belli? Mai.
«Io sono tutto bello, piccola» le dice con un sorriso ammiccante, a cui lei risponde con una risata. Lily è davvero una ragazza magnifica, si ritrova a pensare. La prende per mano e continuano a camminare così, con le dita intrecciate.
 
# Loving you
 
Gilbert non saprebbe dire di preciso quando si sia innamorato di Lily, così diversa da lui come lo sono il cielo e la terra.
Forse è stato quel giorno in cui, stesi sul letto nell’appartamento di lui, gli ha mostrato le fotografie che avrebbe portato al prossimo esame. Tra le tante che mostravano il mare, i monumenti della città, alberi e persone sconosciute, c’era anche lui. Le foto rubate quel giorno al bar, quelle scattate durante il primo appuntamento e nei successivi. “Questa vorrei regalartela” gli aveva detto, porgendogliene una in cui sorridevano entrambi all’obiettivo.
Forse è stato quando si sono baciati per la prima volta, al terzo appuntamento. Uno sfiorarsi di labbra, che rimanevano vicine ma senza il coraggio di toccarsi. Lei era così imbarazzata da tremare appena e lui non sapeva dove appoggiare le mani. Si era sentito uno stupido novellino, un ragazzino alle prime esperienze. Alla fine le aveva posate sui fianchi di Lily, coperti da un vestito leggero verde chiaro, e aveva annullato la distanza. Ce n’erano stati tanti altri dopo di quello e Gilbert avrebbe voluto non finissero mai.
Forse è stato quando lei è andata a trovarlo per la prima volta nel negozio di dischi in cui lavora, portandogli un cappuccino e una brioche per fare colazione, e il sorriso più dolce del mondo; forse è stato quella sera in cui si sono rivelati le loro paure più grandi, e lei ha pianto sulla sua spalla raccontandogli della morte dei suoi genitori; forse è stato quando l’ha presentata ai suoi migliori amici e, nonostante fosse così imbarazzata da stringergli la mano tutto il tempo, riuscì a ridere insieme a loro e a volere bene ai loro difetti; forse è stato quando, giorno per giorno, si è reso conto di non poter stare senza di lei: non per dipendenza, non per ossessione, ma perché quando lei gli è accanto, tutto sembra andare bene ed essere meno incasinato.   
Voleva dichiararsi in modo plateale. Una serenata sotto casa, o magari una scritta nel cielo. Lui le avrebbe mostrato tutto il suo amore, tanto da commuoverla. Ma più rimandava, più il tempo passava. Successe tutto in modo imprevisto.
Lily, la timida Lily, gli prese le mani durante un pomeriggio a casa di lui e gli disse, guardandolo negli occhi, «Ti amo». Così semplice. Nessuna serenata, nessuna scritta nel cielo. Eppure fu lui a piangere, mentre cercava in tutti i modi di non farsi scoprire; e dopo qualche minuto, «Anch’io», e Lily gli aveva baciato la fronte, per poi appoggiare la punta del naso su quella di lui e sorridergli.
 

 
 
 
2.
 
Di quando il fidanzato incontrò il fratello geloso
 
 
Hi?
«Non sarebbe stato meglio presentarci a casa vostra?».
Lily versa una bustina di zucchero nel suo tè e poi mescola la bevanda calda con il cucchiaino. Scuote la testa.
«Credimi, è meglio così. Vash è… Un po’ geloso. Lui mi ha cresciuta e c’è sempre stato per me, gli voglio molto bene, ma è parecchio protettivo nei miei confronti. Portarti in casa… L’avrebbe visto come un’invasione».
Gilbert aggrotta le sopracciglia e arriccia le labbra.
«Bah, non credo farà fatica ad accettarmi».
«Lo spero». Lily si sistema il fiocchetto blu e bianco che le ha regalato Vash fra i capelli e poi beve un sorso di tè. Gilbert, seduto accanto a lei, la guarda con il gomito appoggiato sul tavolo, la mano aperta a sorreggergli la testa.
Quando la ragazza se ne accorge, arrossisce.
«Perché mi guardi?».
Gilbert scuote la testa e le sorride. Le strizza un po’ la guancia morbida, e Lily gli scaccia via la mano, facendolo ridere.
Qualcuno si sgranchisce la voce e i due ragazzi sollevano lo sguardo. Davanti al tavolo sta la copia maschile di Lily, in giacca e cravatta: lo stesso volto ovale, gli occhi grandi e chiari, i capelli tagliati corti e scalati, la frangetta a coprirgli la fronte. Ma mentre lo sguardo di Lily è timido e gentile, quello di Vash Zwingli si potrebbe definire glaciale. Fissa Gilbert come se stesse studiando un soggetto pericoloso, da cui ci si deve difendere. Quando il suo sguardo si posa sulla sorellina, però, sembra quasi addolcirsi.
«Sei arrivata in anticipo» commenta, e poi si siede. Chiede a sua sorella come sia andata la giornata e, quando la cameriera si avvicina al tavolo, ordina una cioccolata.
«Le lezioni sono state interessanti?».
«L’argomento di oggi mi ha un po’ annoiata, a dire la verità. Com’è andata alla banca?».
«Come al solito».
Lily tamburella le dita sul tavolo, poi si volta a guardare Gilbert. «Vash, lui è Gilbert. Ti ho parlato di lui, ricordi?».
«Purtroppo».
Gilbert forza un sorriso. «Be’, ciao. È un piacere conoscerti, amico».
Vash corruga le sopracciglia. «Non sono tuo amico».
«Ma sono sicuro che lo diventeremo!». L’ottimismo di Gilbert non ha molto riscontro. Vash si limita a stringere le labbra.
«Mia sorella dice che lavori in un negozio di musica».
«È divertente. È un bel posto e i ragazzi sono simpatici. Be’, tutti tranne Roderich. Eravamo compagni di classe al liceo… un tale damerino. Ma per fortuna si è licenziato un mese fa. Adesso suona il pianoforte in un pianobar, capirai…».
«Non parlarmi di quell’idiota».
Vash ringrazia la cameriera, che gli ha portato la sua cioccolata. Chiede subito il conto.
«Speriamo non siano troppo cari» commenta. Torna a concentrarsi su Gilbert, che ridacchia.
«Anche tu conosci il damerino?».
«È… una storia lunga». Vash beve un sorso della sua cioccolata, fa un cenno di apprezzamento, poi poggia i gomiti sul tavolo e assottiglia gli occhi. «Hai avuto altre amiche prima di Lily?».
Gilbert fa spallucce. «Un paio, ma solo con una ho avuto una storia seria. È finita un paio di anni fa. Non facevamo che litigare. Ora siamo amici e va molto meglio».
«Elizabeta Herdevary… Giusto?».
Gilbert si sporge appena sul tavolo. «Conosci anche lei?».
«E Francis, Antonio, Feliciano, tuo fratello… So molte cose di te, Gilbert Beilschmidt».
«Avete degli amici in comune, sì». Lily alza gli occhi al cielo e poi sorride. «Hai finito di interrogare il povero Gilbert, fratellone?».
«Ho un’ultima domanda». Vash si spinge indietro sulla sedia. «Che intenzioni hai con mia sorella?».
«Stiamo insieme da un anno, amico, e ho intenzione di stare con lei ancora per un bel po’, se lei vorrà». Lily lo prende per mano e Gilbert si volta a guardarla con un sorriso. Vash beve un altro po’ di cioccolata.
«Sappi che ti tengo d’occhio. Cerca di non fare passi falsi… E non sono tuo amico».
 
 
Fiancé
Hanno unito due tavolini in modo da poterci stare tutti e poi si sono seduti. C’è un’atmosfera tranquilla e amichevole, ma Gilbert si sente comunque nervoso. Lily è accanto a lui e gli stringe la mano sotto il tavolo, lo sguardo basso e l’aria di chi vorrebbe essere da un’altra parte –Gilbert immagina di averne una molto simile. Tocca a lui dare la Grande Notizia. Gilbert, lui che “single è meglio”, lui che “l’amore è la rovina dello spirito”, lui che “sono troppo figo per stare con una sola ragazza”, lui che… Lui che.
«Lily e io ci siamo fidanzati». Cade il silenzio. Otto paia di occhi si fissano su lui e Lily.
«Fidanzati nel senso… Fidanzati?». Antonio si becca un colpo sulla nuca da Lovino, seduto accanto a lui.
«Idiota, quanti sensi vuoi che ci siano?».
C’è di nuovo silenzio, e Gilbert deglutisce. Il suo sguardo cade su Vash. I suoi occhi di ghiaccio fissano la testa di Gilbert come se si stessero aspettando di vederla esplodere da un momento all’altro. Un brivido freddo gli parte dalla nuca.
A rompere il silenzio è Feliciano Vargas, il fratello minore di Lovino. Si sporge sul tavolo con gli occhi d’ambra che sembrano quasi brillare ed esclama «Ma è fantastico, Gil! Lei è così carina! Ti invidio un po’». Alle ultime parole mette un po’ il broncio, pensieroso, ma poi torna a sorridere alla coppia.
Gilbert guarda un po’ preoccupato la sua ex del liceo, Elizabeta, che se ne sta seduta in silenzio accanto a Roderich. Per un attimo teme che possa reagire male, probabilmente per gelosia e la consapevolezza di aver perso l’amore di un ragazzo magnifico come lui. La ragazza si porta una ciocca di capelli scuri dietro l’orecchio, sospira e poi posa una mano sulla spalla di Lily. Ha un’espressione preoccupata. La fissa quasi materna, con i suoi occhi grandi e le labbra piene piegate un po’ verso il basso.
«Mi dispiace tanto per te, spero tu sappia quello a cui vai incontro».
«I-io…». Lily arrossisce, mentre Roderich detto “il Damerino”, l’attuale fidanzato di Elizabeta, sospira annoiato e incrocia le braccia al petto. Probabilmente sta pensando al suo pianoforte.
Gilbert si volta verso il fratello Ludwig, seduto alla sua sinistra, in cerca di approvazione. Il ragazzo, un armadio con i capelli pettinati all’indietro, rilassa un po’ la postura rigida e abbassa lo sguardo al tavolo, scuotendo un po’ la testa. «Povera ragazza».
«Ma che dite? Lei è felicissima di stare con me, sono un magnifico fidanzato, io! Diglielo anche tu, Lily!». La voce roca eppure squillante di Gilbert supera quella degli altri e lui si volta a guardare Lily, gli occhi rossi speranzosi. Lei osserva il suo ragazzo, arrossisce e poi annuisce.
«È vero».
Di nuovo silenzio.
«Ah, l’ho detto subito che sarebbero stati perfetti insieme… Non è vero, Antoine?».
«In realtà non ricordo che tu abbia detto qualcosa del genere».
«Oh, be’, in fondo è già un miracolo che ti ricordi il tuo nome, con quella testa bacata che ti ritrovi».
«Lovi, non essere crudele!».
«Io continuo a trovarli adorabili. Lo pensi anche tu, non è vero, Lud? Non è vero?».
«I-io… N-non saprei, se lo dici tu… Feliciano! Smettila di dondolarti, stai facendo tremare tutto il tavolo!».
«Eliza, andiamo a casa? Mi sto annoiando».
«Aspetta, devo parlare un po’ con la povera Lily, metterla in guardia… Lily, cara, se ti dovesse dare problemi, afferra una bella padella, di quelle in acciaio. Funzionano sempre! E, diciamocelo, Gilbert è un tale rompiscatole che dovrai usarla spesso…».
«Ehm…Grazie?».
Gilbert beve un sorso di birra fredda, sentendo affiorare un leggero mal di testa.
Fissa per un po’ i suoi amici discutere e comportarsi da idioti come sempre, pondera se chiedere a Lily di andare da qualche altra parte, da soli, e poi si indigna di fronte alla mancanza di attenzione verso la sua magnifica persona. Sta per parlare, quando una voce vicino al suo orecchio lo immobilizza.
«Falla piangere, e avrò la tua testa servita su un piatto d’argento». Vash lo scruta con i suoi occhi così simili a quelli della sorella, e poi «Vieni da noi a cena. Venerdì sera alle otto. Puntuale. E sappi che ti tengo d’occhio».
Gilbert deglutisce.
 
The red room
 
«Un piatto fantastico, davvero. Complimenti alla cuoca!». Gilbert posa il tovagliolo accanto al piatto e fa l’occhiolino a Lily, seduta accanto a lui. Vash lo fissa gelido dall’altra parte del tavolo.
«L’ho preparato io, non lei». Assottiglia gli occhi, minaccioso. «Sei per caso un maschilista? Hai intenzione di schiavizzare la mia sorellina e poi farla sgobbare tutto il giorno, mentre tu ne stai spaparanzato sul divano?».
«Vash!» esclama Lily, con tono un po’ esasperato.
Gilbert si lascia sfuggire una risatina nervosa. «Ma che ti viene in mente, fratello?».
Vash prende in mano il coltello. «Non sono tuo fratello». E poi taglia l’ultimo pezzo di bistecca. Mastica i bocconi lentamente, senza mai smettere di fissare Gilbert. Il ragazzo, sempre più a disagio, sorride imbarazzato a Lily, stringendole un po’ la mano.
«Potrei sapere dov’è il bagno?».
«Ti accompagno io» interviene Vash. Lily guarda il fratello con le sopracciglia piegate in un’espressione di rimprovero. «Gli faccio vedere la mia collezione. Hai detto tu che io e l’idiota dovremmo comunicare di più, no?».
Lily appoggia le mani sul tavolo. «Non vuoi spaventarlo, vero?».
Vash le sorride, quasi con dolcezza. «Va’ a controllare la torta in forno. Vedrai che saremo tornati in un baleno».
 
«Io e te siamo partiti con il piede sbagliato, amico…»
«Non sono tuo amico».
«… Ti assicuro che sono una persona affidabile. Non ho cattive intenzioni con Lily, e non puoi di certo rimproverarla per essersi innamorata di un gran figo come me. Insomma, lei è magnifica, io sono magnifico. Modestamente, siamo la coppia perfetta».
Camminano lungo il corridoio, Vash in testa, il rumore dei loro passi ben veloci attutito dalla moquette. Ogni volta che Gilbert cerca di affiancarlo, l’altro accelera, ristabilendo la lontananza.
«Capisco che tu voglia proteggere tua sorella» continua Gilbert imperterrito, «Pure io ho un fratello minore, anche se… Be’, diciamo che Ludwig non ha un gran bisogno di protezione. Ah, ma era così adorabile quand’era piccolo, sempre lì a dire “Da grande voglio essere come il fratellone”». Si asciuga una lacrima di commozione. «Ora, invece, sembra un buttafuori per discoteche. Come passa in fretta il tempo, eh, fratello?».
«Per la centesima volta, non sono tuo fratello».
Vash si ferma all’improvviso davanti a una porta in mogano e Gilbert quasi non gli finisce addosso. Ridacchia con la sua voce roca, come se gli fosse venuto in mente qualcosa di divertente.
«Il mio fratellino... Fa tutto l’omaccione freddo e organizzato, ma poi si comporta come un pappamolle con Feliciano. Quel ragazzino potrebbe chiedergli il mondo, e Ludwig sarebbe pronto! Feliciano Vargas, hai presente?». Vash, sempre in silenzio, tira fuori dalla tasca dei pantaloni verde militare un mazzo di chiavi dorate e comincia a provarle nella serratura. «È tutto carino e adorabile, ma tu non l’hai mai visto arrabbiato. Ti giuro, una volta ha quasi spaventato persino me. Un attimo prima era lì tutto sorridente e a comportarsi da idiota, e poi BAM!».
La porta si spalanca e Vash entra, cercando l’interruttore.
«Non me lo sarei mai aspettato da lui, ti giuro... Ah, ma stavamo parlando di me e Lily, scusa. Sì, insomma, sei protettivo e tutto, ma non ce n’è bisogno. Ti prometto che ci penserò io a proteggerla e probabilmente sarò anche più bravo di te… Niente di personale, amico, è solo che…». La luce si accende, mostrando una stanza dalle pareti rosse piena di scaffali su cui stanno adagiate armi su armi. Fucili, pistole, persino delle katane e dei coltelli. Gilbert spalanca gli occhi. «Ma che…?».
Vash lo fissa con uno sguardo serio, gli angoli della bocca sollevati appena in un sorriso. La frangia gli ricade sugli occhi chiari, freddi e pericolosi.
«Amico, che stai cercando di dirmi?».
«Secondo te?».
«Che… Sei un agente della CIA?».
«Che se mia sorella verrà a lamentarsi sul tuo conto anche una sola volta, tu sei morto». 
Gilbert deglutisce. «Oh… Questo non me l’avevi già detto?».
«Ho pensato che, data la tua idiozia, sarebbe stato meglio ripeterlo, così avresti capito meglio».
«Grazie?».
«Di niente». Vash picchietta le dita su un fucile nero. «Oh, la minaccia vale anche per i prossimi “fratello” e “amico” che sentirò».
«Ok, am-… Sì, signore». Vash gli si avvicina e gli dà una pacca sulla spalla.
«Vieni, Gilbert, ti mostro il bagno».
 
Say yes or you die
 
Feliciano gli si incolla addosso, abbracciandolo stretto. Ha gli occhi umidi per la commozione e non fa che ripetere «Sono così felice per voi, ragazzi».
Il ragazzo si stacca da lui e Gilbert gli sorride, sistemandosi la giacca nera dello smoking. Ludwig accenna a un sorriso e gli posa una mano sulla spalla, scrollandolo appena.
Feliciano sospira, guardandosi attorno e concentrando la sua attenzione sui fiori bianchi collocati vicino all’altare e sui banchi, poi sui vestiti eleganti degli invitati.
«Adoro i matrimoni». Si porta una mano al cuore e sorride dolcemente a Gilbert. Gli occhi ambrati si spostano su Ludwig e il sorriso si allarga. «Quando hai intenzione di chiedermelo, tu?».
Ludwig diventa paonazzo, biascicando qualche parola senza senso, e Gilbert ride fino alle lacrime. La risata roca dello sposo si spegne quando riecheggia nella navata la marcia nuziale. Feliciano corre a sedersi al primo banco, dove Lovino gli sta tenendo il posto, e Ludwig si sistema in silenzio accanto al fratello. Gilbert subito fa un passo avanti, con la gola secca, e cerca con gli occhi la figura di Lily.
Ed ecco che la sposa avanza nel suo ampio ed elegante abito bianco, reso brillante dagli strass e dai gioielli sul corpetto, aggrappata al braccio di Vash. Il velo le ricopre il viso, su cui si può intravedere comunque un sorriso felice e imbarazzato, le guance imporporate e gli occhi brillanti. Gilbert spalanca la bocca in un sorriso e rizza le spalle, sentendosi attraversare da una scossa d’impazienza.
Una volta arrivati, Vash si avvicina a Gilbert. Gli stringe la mano, lo sguardo glaciale, e poi si inclina appena, in modo da far intravedere la pistola sotto la giacca. Gilbert strabuzza gli occhi e un brivido freddo gli corre lungo la schiena, facendogli venire la pelle d’oca.
«Ti tengo d’occhio».
Vash si volta verso la sorella e le solleva il velo dal volto con un sorriso, le bacia la guancia e Lily lo abbraccia forte. Vash si fa da parte, con gli occhi un po’ umidi.
Le mani piccole e delicate di Lily si posano su quelle tremanti di Gilbert. Si guardano negli occhi per pochi secondi, entrambi agitati ma felici. Nello sguardo di Lily, Gilbert legge un amore così grande che non è possibile descriverlo a parole. Non c’è bisogno delle minacce di Vash per far dire a Gilbert il “sì, lo voglio” più convinto di tutta la sua vita.

 
3.
 
Di quando il padre incontrò il pannolino
 
 
Pregnancy test
Gilbert sta ascoltando la musica nelle cuffie. Gli ACDC lo caricano a tal punto che comincia a saltellare per casa usando una spazzola come microfono e agitando la testa e le braccia. Quando passa vicino al bagno, la porta si apre e ne esce una Lily pallida e tremante. Gilbert torna sui suoi passi, camminando all’indietro, finché non si ritrova faccia a faccia con Lily. La ragazza gli mostra un sorriso timido e dice qualcosa, ma Gilbert non capisce.
«Cosa?».
Lily ride appena e gli toglie le cuffie dalle orecchie.
«Forse è meglio se ti siedi» ripete, e Gilbert aggrotta le sopracciglia.
«Piccola, è successo qualcosa?».
«Gil…». Lily si appoggia allo stipite della porta con la spalla. «Credimi, è meglio se ti siedi».
Gilbert si siede per terra e incrocia le gambe, mentre Lily fa lo stesso. Rimangono in silenzio per alcuni attimi, poi la ragazza gli porge un oggetto di plastica bianca. Sembra un termometro elettronico.
«Hai la febbre?».
Lily scuote la testa e si sistema una ciocca di capelli dietro l’orecchio, sorridendo con un’espressione intenerita.
«Sono incinta».
«Ok». Gilbert continua a fissare il test di gravidanza, con uno sguardo assorto.
«Avremo un bambino, Gilbert» ripete, e il ragazzo davanti a lui alza la testa di scatto.
«Un bambino?».
«Non mi stavi ascoltando, vero?».
«Aspetta». Gilbert alza una mano, gli occhi sgranati. «Hai detto che avremo un bambino?».
Lily annuisce, sollevando gli occhi al cielo. Gilbert rimane in silenzio a guardarla, le labbra socchiuse e le guance in fiamme.
Poi scoppia a ridere, l’abbraccia forte, la guarda, l’abbraccia di nuovo, la bacia e poi si alza in piedi.
«Corro a dirlo agli altri!» esclama, e poi corre verso il salotto.
Lily rimane a fissare il test di gravidanza, sorridendo.
Si accarezza la pancia. «Be’, per lo meno papà l’ha presa bene. Eh, piccolino?».
 
Cat Stevens
Gilbert realizza davvero di stare per diventare padre un giovedì pomeriggio, mentre sta accompagnando Lily all’ospedale per un controllo. Stanno ascoltando l’autoradio e, a un tratto, nel veicolo si diffondono le note di “Father and Son” di Cat Stevens.
Subito gli appare davanti l’immagine dell’ecografia, e poi ecco l’eco del battito del cuore del bambino che sta crescendo dentro di Lily. Quel bambino che è anche suo, che gli somiglierà, che dovrà crescere e accudire, che per Gilbert è già la cosa più importante nel mondo.
Scoppia a piangere e si sente un idiota totale. Per fortuna c’è Lily a stringergli la mano, accanto a lui.
«Gil, forse è meglio se accosti, sì?».
Gilbert tira su con il naso.
«Sarò un bravo padre, vero?».
«Magnifico». Lily sorride. «Ma ora accosta, altrimenti all’ospedale non ci arriveremo mai».
 
 
What the Hell? (pt. 1)
 
La prima cosa che pensa non appena si ritrova fra le braccia sua figlia è “È tutta rossa”.
Si volta verso l’ostetrica. «Perché è tutta rossa?».
La donna gli si avvicina. «È una cosa normale. La piccola Heike ha dovuto faticare per uscire. Ma sono state brave, sia lei che la mamma». Dato che Gilbert continua a guardare con aria preoccupata la neonata, aggiunge «Vedrà che fra un po’ il rossore sparirà».
Gilbert annuisce. Heike apre un po’ le labbra e poi le richiude, respirando piano.
Il neo-papà solleva lo sguardo e lo posa su Lily. Si avvicina alla ragazza, con le occhiaie scure e i capelli appiccicati alla fronte, distesa sul letto e le posa un bacio sulla tempia. Lily sorride a lui e poi a Heike, che comincia a lamentarsi.
«Heike» sussurra Gilbert, «Un piccolo pomodoro, come direbbe Antonio».
Lily ride piano. «Hai mai visto qualcosa di più bello?».
«No». Si guardano. «Be’, tranne te, piccola».
 
It sucks.
 
«Che schifo» sussurra. Gilbert arriccia il naso e Heike ride, fissandolo con i suoi occhi ametista. «Lo trovi divertente, eh? Be’, io no, nemmeno un po’». Heike ride ancora più forte e agita le gambine paffute.
«Ma è normale che una bambina ne faccia così tanta? Insomma… Guarda!» esclama, in modo da farsi sentire da Lily. La voce della moglie gli arriva dalla cucina.
«Smettila di lamentarti».
Gilbert toglie il pannolino sporco prendendolo dai lati con la punta delle dita e lo scaraventa nel cestino. Heike si mette il pugnetto in bocca e lo guarda con curiosità, mentre il padre finisce di pulirla e le infila un pannolino pulito.
«Questa è stata l’esperienza più schifosa della mia vita». Poi arriccia le labbra con aria pensosa. «Lily, quando hai detto che cominciano a usare il vasino?».
«Be’, circa al dodicesimo mese bisognerà cominciare a insegnare a Heike a usarlo… Con il latte ho quasi finito!».
«Dodicesimo mese». Heike ne ha soltanto tre. «Sbrigati a compiere gli anni».
Heike ride.
 
 
#  What the Hell? (pt. 2)
«Oddio, questa è la scena più dolce che io abbia mai visto! Ludwig, passami la macchina fotografica!». Il flash illumina la faccia sconvolta di Gilbert e quella felice di Heike.
«Perché fa così?» esclama Gilbert, fissando la bambina che sembra essersi incollata alla sua gamba. Heike lo guarda sorridendo, le braccia piccole ma forti aggrappate ai pantaloni del padre. I capelli chiarissimi le ricadono attorno al viso paffuto e pallido in morbidi boccoli.
Francis, dal divano, si passa una mano fra i capelli e scuote la testa. «Gil, insensibile… Tua figlia ti sta dimostrando quanto ti vuole bene».
«Prova a prenderla in braccio!» esclama Antonio, seduto fra Francis e Lovino.
Gilbert fissa Heike, poi cerca di prenderla in braccio, ma lei non ha intenzione di staccarsi.
Grugnisce e poi punta con un dito verso la figlia, rivolgendosi agli amici che gli hanno invaso il salotto. «Ecco, visto?!».
Lovino, imbronciato, si rivolge a Heike. «Vuoi venire qui?». Gilbert fatica a capirne il perché, ma Heike sembra avere una strana predilezione per Lovino. Da quando ha cominciato a muovere i primi passi, ogni volta che li viene a trovare gli va incontro e si fa prendere in braccio, oppure gli mostra i suoi giochi nuovi. Lovino è sempre gentile con lei e Gilbert, be’, un po’ è geloso.
Anche ora, Heike fissa Lovino pensierosa, come se fosse tentata, ma poi scuote la testa e si stringe ancora più forte alla gamba del padre.
«È testarda, la piccola. Chissà da chi avrà preso» esclama Lovino con tono sarcastico.
«Taci, tu!». Gilbert si sforza di sorridere alla figlia. «Avanti, tesoro, lascia la gamba di papà».
«No!».
Feliciano e Antonio lanciano un piccolo grido.
«Ha parlato!».
«Adorabile!».
Lily batte le mani. «Heike, prova a dire “pa-pà”».
«No!».
Gilbert si trascina su una gamba sola fino al divano, poi si lascia cadere sui cuscini. Heike rimane artigliata a lui.
« “Mamma”?».
«No!». Heike continua a ridere. «No! Lovi!».
«Non ci credo!» esclama Gilbert, lanciando un’occhiata torva a un Lovino dalle guance rosse, «La sua prima parola…».
«Tecnicamente, la sua prima parola è stata “no”» dice Ludwig.
«No!».
«Ecco, appunto».
Heike appoggia il mento sul ginocchio del padre. I due si guardano negli occhi, poi la bambina allunga le braccia e sorride. «Papà!».
Gilbert, orgoglioso, la prende in braccio.
«Dì “Papà Magnifico”».
«No! Papà, mamma!» esclama Heike, e poi «Lovi maifico!».

 
 
 

 
Note dell’autrice
 
Ok, non so da dove sia uscita questa cosa, ma… Ta-dan!
All’inizio doveva essere una raccolta di flash e drabble, ma come al solito sono stata logorrica, chiedo scusa. Ah, invoco il perdono anche per i possibili ooc ed errori grammaticali (purtroppo il mio beta non è reperibile a causa dello studio).
Lo so, la coppia Gilbert/Lily è spudoratamente crack, ma mi è capitato di trovarla in un video che ho visto ancora molto tempo fa in internet, e penso siano adorabili. Poi, diciamo che shippare Gilbert praticamente con chiunque aiuta… Sinceramente: bho. Troppo fluff? Lo so, a volte la parte romantica che è in me esce fuori –e anche troppo-. Ma… Heike. Heike è un amore (sì, me lo dico da sola, ma la trovo adorabile *si uniscono al coro anche Feliciano e Antonio –e anche Lovino, ma lui non vuole farsi sentire*). Ecco cosa succede quando sono reduce dai pre-appelli e dai biscotti al cioccolato. Sono pronta a pagare visite dal dentista in caso di carie.
Ho scritto questa cosa per il compleanno di Rinalamisteriosa, che spero mi perdonerà. Ho cercato di far uscire qualcosa di decente, ma non sono convinta del risultato.
Spero che qualcuno di buon cuore (o con buon fegato, dato che è arrivato fino alla fine) mi lascerà il suo parere e ringrazio chi ha letto nonostante tutto, davvero.  
Baci e a presto
  
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