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Autore: AuraNera_    01/06/2015    2 recensioni
Luhan se ne è andato, non è più negli EXO.
Sehun sta male, soffre per questo, è nostalgico. Ma, allo stesso tempo, ha paura di riallacciare i rapporti, teme che potrebbe fargli più male che altro.
Supportato dall'aiuto di Tao affronta suoi incubi, ma i suoi dubbi si fanno sempre più insistenti, assieme alla nostalgia.
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Per questa shot mi sono ispirata all'omonima canzone di Avril Lavigne, non so, l'ho trovata particolarmente adatta.
Accenni Hunhan per chi vuole vederli, credo. Per questo ho messo 'Nessuna' alla voce 'Coppia'.
Buona lettura ^^
Genere: Malinconico, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lu Han, Lu Han, Sehun, Sehun, Tao, Tao, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Slipped Away -

 
Correva, Sehun.
Correva a perdifiato lungo quei corridoi tutti identici di pietra griglia, i muri alti e perfettamente perpendicolari al terreno piatto, barriere spesse e severe che lo trattenevano, rendendogli la corsa verso la libertà più impegnativa. Perché lo tenevano ancora intrappolato, lanciando addirittura un ultimatum? Aveva rispettato i patti, tutti loro lo avevano fatto. Il loro compito lo avevano portato a temine, come al solito. Ma qualcosa era andato storto e ora doveva correre e scappare.
L'unico rumore presente a rompere l'irreale e quasi spaventoso silenzio erano i suoi pesanti e veloci sospiri nell'aspirare disperato di aria, imposto dall’ansia più che dalla fatica, lui era allenato, e quello dei suoi passi, veloci, che risuonavano con un eco cavernoso in tutti i cunicoli.
Non aveva tempo, doveva sbrigarsi. Se si fermava era perduto. Ma quei dannati corridoi erano lunghissimi, tutti uguali, ad ugni angolo c’era solo un nuovo, interminabile e grigio passaggio.
"Sehun..."
Dietro di lui ansimava e correva qualcuno assieme alla sua persona, mentre gli stringeva spasmodicamente una mano, vittima della sua stessa ansia, del panico e dell’angoscia. Qualcuno che, come lui, non capiva dove aveva sbagliato, ma che, al contrario, era torturato dal sospetto che fosse colpa sua.
"Io... non ce la faccio" boccheggiò.
"Resisti Luhan, ci siamo quasi". Il tono di voce del più giovane era un rantolo disperato, mentre la stretta della sua mano si faceva più forte. Sapeva delle paure del maggiore, e sapeva che erano del tutto infondate. Glielo aveva ripetuto tante volte…
'Ce la faremo, ne usciremo assieme' pensava, mentre le gocce di sudore gli cadevano dalla fronte e gli arrivavano negli occhi, offuscandogli la visuale già di per se disturbata dalla penombra.
Svoltarono, Sehun vedeva una luce davanti a lui. I tempi stringevano, il corridoio era lungo, troppo lungo, ma era l'ultimo. Finalmente l’ultimo dannatissimo percorso.
"Coraggio!" ringhiò il ragazzo, prendendo a correre ancora più veloce, piantando i piedi nel terreno grigio e duro, in modo da darsi una spinta più potente, trascinandosi dietro quell’altro.
'Ce la faremo, non ti abbandonerò Luhan' pensava intanto, il suo chiodo fisso, che gli aveva permesso di sopportare tutto il tragitto.
Sentiva delle voci, gli intimavano di sbrigarsi.
"Ce la state per fare!" gli urlavano nove timbri diversi, preoccupati e incoraggianti. La luce, l'uscita da quel labirinto, era sempre più vicina, gli stava illuminando il viso spossato.
Sehun saltò e atterrò nel terreno fuori da quelle mura tremende, ruzzolando. Era libero, c’è l’aveva fatta, finalmente. Ma non esultò, non poteva. La sua mano non stringeva più quella dell'altro. E lui era al confine del labirinto, ancora dentro, voltato verso il corridoio appena trascorso.
"Luhan! Che stai facendo, esci!" urlò Sehun, tirandosi in piedi e trascinandosi verso il maggiore. La corsa lo aveva prosciugato di tutte le sue forze, e l’atterrimento di ciò che stava vedendo in quel momento non lo stava aiutando. Sentiva le gambe di piombo, ogni passo pesava un quintale.
"...Non posso... Yifan è ancora là dentro..." mormorò il ragazzo dagli occhi luminosi, voltandosi lentamente verso il centro del labirinto esagonale, che imponente cercava di risucchiarlo nuovamente tra le sue dannate mura. "Non posso abbandonarlo..." sussurrò ancora, voltando le spalle all'uscita, alla salvezza, continuando a prestare attenzione a quella labirintica e infima prigione.
"Luhan?" soffiò Sehun, continuando ad arrancare, rifiutandosi categoricamente di credere a ciò che il maggiore stava per fare. No poteva, doveva fermarlo…
"...Stammi bene Sehunnie. Non piangere". Poi, Luhan iniziò a camminare, voltando le spalle al ragazzo definitivamente, che abbandonò tutte le speranze e fece appello alle sue ultime energie.
"Lu... Luhan... LUHAN!" esplose.
Sehun si stava per fiondare a fermare il ragazzo, a costo di rituffarsi nel labirinto, ma qualcuno lo tratteneva, abbracciandolo da dietro in una morsa ferrea ma gentile, quasi consolatoria e chiamando il suo nome con tono disperato e che, eloquentemente, lo intimava a rassegnarsi. Ma il ragazzo si dimenava, scalciava, graffiava, urlava.
Doveva raggiungerlo, doveva portarlo fuori da lì, doveva salvarlo da quei corridoi semibui dove in quel momento sembrava riecheggiare una risata sadica. Non poteva abbandonarlo, lui non lo avrebbe fatto.
Ma quando riuscì a liberarsi, dal pavimentò uscì una parete che andò a sigillare per sempre il labirinto. Chi era fuori era salvo. Chi era dentro era perduto per sempre. A nulla servivano le urla. A nulla i pugni sulla lastra di pesante e liscia pietra grigia. A nulla le invocazioni e le maledizioni.
Luhan era stato risucchiato dal labirinto.
Era perduto.
 
Na na na na na na na
I miss you... miss you so bad...
I don’t forget you…
Oh it’s so sad…
 

Sehun si risvegliò di soprassalto, mentre ancora urlava, il volto rigato di lacrime che, ormai, bagnavano il suo volto liscio un po’ troppo spesso.
Qualcuno lo stava scuotendo leggermente per le spalle, ignorando che lui gli avesse infilzato nella pelle del braccio le unghie graffiandolo.
"Sehun... calmati" gli diceva Tao con tutta la dolcezza e la rassicurazione di cui era capace, mentre aspettava che si svegliasse del tutto da quell’incubo che lo consumava nell’ultimo periodo.
Sehun stette immobile per qualche secondo. Un maledetto brutto sogno, IL maledetto brutto sogno. Niente di più, si ripeteva. Solo un incubo dalle sensazioni maledettamente reali, giusto. Una cosa per cui solo i bambini avrebbero pianto, si diceva.
Ma Sehun iniziò a singhiozzare di nuovo, venendo abbracciato dal compagno che in quel momento gli era il più vicino, quello che più lo poteva capire.
Entrambi avevano quei momenti di sconforto e profonda nostalgia, e tutti e due riuscivano a confrontarsi meglio con l'altro, che provava le stesse identiche sensazioni, seppur nei confronti di due persone diverse.
Certo, anche gli altri membri avevano sofferto, ma c'era qualcosa di particolare nei loro casi.
"Va meglio?" gli chiese Tao dopo qualche minuto. Sehun annuì soltanto, ringraziandolo con un filo di voce. Tao sorrise.
"Non ti preoccupare. Ora sbrigati, prima che Joonmyun mandi una pattuglia a cercarci" disse, prima di sparire oltre la porta.
Sehun sospirò. Era davvero grato al maknae cinese per il suo supporto. Tao poteva sembrare un bambino infantile e capriccioso, capace solo di pensare a sé stesso, ma tutti all’interno del gruppo sapevano che era solo un modo per mascherare la sua insicurezza e la paura di essere lasciato indietro. Paura stupida, i suoi compagni non se lo sarebbero mi permesso. Paura che sembrava avesse superato. Paura che era tornata più forte di prima, quando Yifan e Luhan se ne erano andati.
Tao era così, in realtà: insicuro e dai sentimenti forti, talvolta troppo per essere nascosti. Si trasformavano in quei casi in grandi lacrimoni che scivolavano lenti lungo le sue guance, ed era Sehun ad asciugargliele.
Erano diventati parecchio affiatati, simili nei comportamenti. Ma c’era una sottile differenza, una sorta di sicurezza che il cinese aveva e il coreano no.
Zitao aveva confessato al maknae degli EXO che aveva avuto il coraggio di provare a riallacciare i rapporti telefonici con l’ormai ex leader degli EXO-M. E ci era riuscito. Si sentivano raramente, era un contatto che lo faceva sentire felice e far star male allo stesso tempo. Aveva spiegato a Sehun che non era facile sopportare la sua voce senza la sua presenza, ma che era già qualcosa, nonostante suscitasse in lui una grande nostalgia.
Sehun non sapeva se imitare l’amico o se provare a dimenticarsi di Luhan. Aveva paura di parecchie cose. Per esempio di non riuscire a rintracciare il ragazzo, o che la nostalgia diventasse più forte che altro e con essa la tristezza, temeva che lui non volesse sentirlo per non sentirci peggio, oppure…
Il flusso dei suoi pensieri venne interrotto da un leader leggermente esasperato. Beh, dire leggermente è un eufemismo.
“OH SEHUN ESCI SUBITO DA QUELLA ULTRAMALEDETTA CAMERA E VIENI AD INGURGITARE LA TUA STUPIDA COLAZIONE!” gli ululò Suho dalla cucina.
Sehun emise uno sbuffo divertito mentre si sciacquava velocemente il volto. Joonmyun aveva sicuramente assordato tutti i membri lui escluso, dato che si doveva trovare nelle loro immediate vicinanze.
Si scaraventò in cucina prima che altri urli da mamma con un figlio che non vuole andare a dormire danneggiassero i timpani dei compagni di band. Anche se alcuni si erano addormentati col naso nella marmellata, alcuni con tanto di bava alla bocca. I membri coscienti, osservarono un maknae con gli occhi gonfi e arrossati dal pianto incorniciati da occhiaie e i capelli spettinati arrancare e collassare su una sedia accanto al leader che lo scrutava attento senza nascondere un velo di preoccupazione.
‘Si sta uccidendo’ pensò sospirano silenziosamente e afferrando al volo Chanyeol prima che si schiantasse contro il caffè bollente poggiato sulla tavola collassando in un improvviso attacco di sonno.
Mezz’ora dopo erano tutti sul van diretti verso un altro giorno di prove estenuanti che Sehun avrebbe utilizzato per dimenticarsi momentaneamente della sua tristezza.
O almeno erano i suoi piani.
 
I hope you can hear me…
I remember it clearly..
The day… you… slipped away…
 

“CHE COSA?!”
Nove voci urlarono in sintonia, più o meno forte di fronte a ciò che uno Zitao in lacrime aveva riferito loro.
“Mi dispiace ragazzi… purtroppo è così, non posso farci nulla… mio padre… è stato irremovibile”. Tirò su con il naso, poi alzò gli occhi verso i basiti membri. “Me ne andrò per un periodo… ma non voglio lasciarvi… per favore non arrabbiatevi…” sussurrò infine, mentre altre fastidiose lacrime solcavano il suo viso.
Nessuno si mosse per qualche istante, troppo scioccati dalla notizia per elaborare un qualsiasi pensiero di senso compiuto. Sapevano che il giovane stava male, che il suo piede stava peggiorando… ma addirittura andare a Los Angeles per farsi medicare…
L’atmosfera generale si riscosse quando Sehun fuggì dalla stanza. Letteralmente.
Si barricò in camera e iniziò a piangere disperato, fino a che non ebbe più lacrime, almeno per quel momento. Tentò di calmarsi con dei respiri profondi, poi scagliò con rabbia un cuscino contro la parete che più voleva picchiare in quel momento, ossia una a caso non troppo vicina né troppo lontana.
Si lasciò scivolare giù dal suo letto fino a scontrarsi contro il freddo pavimento. Si sentiva svuotato e terribilmente malinconico. Tao era stato il suo appoggio e la sua consolazione… cosa avrebbe fatto senza di lui in quel momento?
Rimase interi lunghi minuti a osservare un punto imprecisato nell’aria ignorando qualsiasi cosa, anche quando il leader si lasciò scivolare accanto a lui mettendogli un braccio attorno alle spalle in un abbraccio di sostegno. Stettero in silenzio, e il più piccolo era grato a Suho di questo. Lui capiva gli stati d’animo delle persone e quando Sehun sarebbe stato pronto a parlare, lui l’avrebbe capito.
E fu così.
“Tao vorrebbe parlarti” gli disse solamente con un tono di voce basso e dolce, ma stanco, terribilmente stanco. Il maknae si sorprese del tono basso, grave e triste del suo hyung, e si diede mentalmente dello stupido per aver pensato che lui era l’unico che stava soffrendo in quel modo.
Suho aveva subito l’abbandono di Kris come tutti gli altri, se non di più. Joonmyun era gentile e sensibile, a volte troppo.
Sehun rispose alla stretta del leader appoggiando per qualche secondo il capo sulla sua spalla, sollevando in un sorriso tirato un angolo della bocca.
“Grazie” gli disse solamente. Poi si alzò e raggiunse l’altro maknae, che lo spettava ancora in soggiorno, da solo, lo sguardo spento rivolto al soffitto.
Sehun si accomodò accanto a lui; entrambi stavano evitando accuratamente di guardarsi.
“Mi dispiace” sussurrò infine Tao, abbassando lo sguardo, gli occhi che trattenevano le lacrime, desiderose di cadere ancora.
“Perché mi chiedi scusa? Stai male, è naturale che tu vada a curarti” rispose il coreano con voce atona. “Anche se… è lontano…” completò infine con voce più triste.
Tao soffocò un piccolo singhiozzo, ma l’altro gli tirò uno scappellotto gentile sforzandosi di sorridere.
“Guai a te se non mi mandi almeno un messaggio al giorno per dirmi come stai” gli ordinò, incrociando le braccia.
“Ehi, ricordati che sono più grande di te!” gli rimbeccò quell’altro, sollevato.
“Ok, hyung” lo canzonò Sehun alzando le mani in segno di resa, ridacchiando anche mentre quell’altro gli tirava un pugno giocoso sulla spalla.
“Anche tu, se stai male chiamami, mi raccomando…” gli disse poi il ragazzo cinese. Sehun annuì.
“Mi mancherai” ammise, prima che l’altro lo abbracciasse in una morsa soffocante.
 
Now you’re gone,
Now you’re gone,
There you go,
There you go,
Somewhere I can’t bring you back!
 

A poco meno di un mese di distanza, Sehun rigirava nella mani il telefono, semi stravaccato sul suo letto sfatto in un grumo di lenzuola per colpa dei suoi frequenti incubi.
Aveva mantenuto la parola, aveva parlato con Tao, ma faceva cadere solo in depressione l’amico che si incolpava dicendo ‘me e il mio stupido piede malandato’, così quando lo chiamava in cerca di consolazione parlava d’altro, così da distrare lui e il cinese.
Tuttavia, con la lontananza del maknae degli EXO-M, la nostalgia verso Luhan gli era tornata più forte, e con essa l’ansia di non sapere come disfarsene.
In quel momento teneva in mano il telefono, rigirandolo tra le dita, la mente che lavorava cercando una risposta che solo lui poteva trovare.
Voleva risentirlo, dirgli che sentiva terribilmente la sua mancanza e voleva semplicemente parlare.
Ma aveva paura che lui non volesse, che anche lui desiderasse solo dimenticare.
Ma Sehun decise che dimenticare non sarebbe servito a nulla.
Schiacciò la cornetta all’insù verde a iniziò ad attendere, il tempo non più scandito dai secondi ma dal lento ‘tu – tu - tu’ del telefono. Quanti ne erano passati?
Quattro… forse cinque. Forse non avrebbe risposto, era occupato o semplicemente non voleva risentirlo.
Sbuffando con tristezza, al sesto squillo, tolse l’apparecchio dall’orecchio.
E in quel momento una voce lontana e ben conosciuta rispose, rigorosamente in mandarino, facendo trattenere il fiato a Sehun, che per un doloroso istante aveva temuto che fosse unicamente la segreteria telefonica.
“Pronto?”
 
Na na na na na na na…
I miss you…
 

“Lu-ge…”
“Sehunnie…”
 
 
Angolino nascosto nell’ombra.
Mi sono sentita una cattiva persona a farla finire così. Siete liberi di odiarmi.
In realtà doveva essere incentrata su Sehun e Luhan, ma poi c’ho inserito anche Tao, così… a istinto.
Ho fatto in modo che ci fosse qualche accenno HunHan ma_anche_no, chi vuole intendere intenda ;)
Prima o poi la pianterò di scrivere solo one-shot, ho due long in mente, e una delle due sta già a buon punto.
E verrà un giorno in cui non scriverò solo roba semi depressa.
Prometto, croce sul cuore mi trasformo in zuppa se non dico la verità.
 
Aura_
  
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