Ok, questa è una ff un po’ strana, diversa dalle
solite perché non parla di Tony e Ziva ma della loro
ipotetica figlia.
Non so come mi è venuta in mente, sta di fatto che un giorno ho iniziato a
pensare a come sarebbe potuta essere, fisicamente e caratterialmente ed ho
deciso di raccontarlo in una fan fiction.
Inizialmente non avevo pensato di scriverne altre, ma poi pensare a Ziva incinta, al periodo della gravidanza, alle reazioni di
Tony mi ha incuriosito e così ecco a voi questi missing moments.
Non li posterò in ordine cronologico, bensì nell’ordine in cui li ho
scritti…ringrazio anticipatamente tutti quelli che leggeranno e se mi lascerete
un commento ne sarò molto felice…!
Un bacio a tutti
Margareth
Tali Abigail David DiNozzo era una ragazza di 19 anni bella e dal carattere forte.
Aveva ereditato da Ziva i capelli scuri, lunghi e mossi, mentre gli occhi
erano verdi e profondi come quelli di Tony.
Fin da quando era piccola aveva dimostrato di assomigliare ad entrambi i
genitori, formando un mix perfetto dei due agenti speciali.
Era sempre stata felice del lavoro che svolgevano Ziva e Tony e amava
l’ambiente dell’NCIS, dall’ufficio al laboratorio di Abby. Spesso quando non era ancora abbastanza grande per
restare a casa da sola, la portavano con loro e la baby-sitter passava a
prenderla appena poteva.
Lei si divertiva a stare nel laboratorio con Abby,
dove la scienziata le mostrava tutte le apparecchiature e i macchinari e nei
momenti liberi Gibbs portava loro due grandi bicchieri, uno pieno di caffè e
l’altro di succo alla pesca, quello preferito dalla bambina.
Pur amando il lavoro di agente federale non desiderava intraprenderlo
anche se aveva voluto imparare qualche mossa di autodifesa e se la
cavava abbastanza bene nel corpo a corpo.
Era sfacciata con i ragazzi almeno quanto suo padre lo era con le ragazze e
si divertiva a vedere l’effetto che provocava su di loro.
Il più delle volte, quando qualcuno la infastidiva o la prendeva in giro,
riusciva a dargli una lezione con battute e prese in giro che umiliavano
l’interessato ma quando non bastava rivolgeva loro uno sguardo tagliente che li
zittiva all’istante.
Capitavano giornate in cui era nervosa e di cattivo umore ma solitamente
era solare, premurosa e disposta ad aiutare i suoi amici, che per questo
sopportavano i suoi rari ma intensi momenti di nervosismo. Quando succedeva,
Tali usciva e andava a correre. Amava sentire l’aria fredda che le colpiva il
viso e poter pensare e schiarirsi le idee con tranquillità, senza nessuno
intorno.
Pur non avendo quasi mai visto i genitori di Tony e Ziva aveva avuto il
nonno migliore che si potesse desiderare. Gibbs le aveva insegnato tutto ciò
che sapeva e, come suoi agenti avevano già potuto constatare, aveva dimostrato
di sapersela cavare alla grande con i bambini.
Quando sembrava che nemmeno i suoi genitori fossero in grado di farla
smettere di piangere, Gibbs arrivava col suo sorriso rassicurante e la prendeva
per mano, facendola distrarre e portandola in giro per gli uffici dell’NCIS sotto lo sguardo stupito e scioccato dei suoi
sottoposti.
Se c’era qualcosa di cui la ragazza era fiera erano le sue origini.
Aveva imparato fin da piccola l’ebraico e quando era alle elementari aveva
voluto imparare anche l’italiano e così ora parlava correntemente tre lingue e
amava l’Italia e l’Israele tanto quanto l’America.
Per qualche estate i suoi genitori l’avevano portata qualche settimana
sulle coste della Sardegna e poi qualche giorno in Israele e lei si era
talmente affezionata a quei luoghi che ora li considerava un po’ casa sua.
Era talmente fiera di essere in parte ebrea e italiana che quando conosceva
qualcuno si presentava sempre con entrambi i cognomi e anche a scuola l’avevano
sempre chiamata o David o DiNozzo senza fare caso a quale fosse il cognome
paterno.
Qualcosa di diverso dai suoi genitori però l’aveva;Tali
non aveva mai avuto paura di dimostrare i suoi sentimenti.
Fin da bambina era sempre stata sincera e non aveva mai risparmiato nessuno
da critiche o complimenti senza però mai essere maleducata. Semplicemente,
quando la si interpellava, diceva quello che pensava.
Se trovava qualcuno antipatico e insopportabile glielo diceva senza mezzi
termini, ma non si era mai vergognata di dire “Ti voglio bene” né di dimostrare
affetto alle persone che amava.
Aveva 18 anni quando si era resa conto di essere innamorata e aveva buone
ragioni di ritenere che anche lui provasse qualcosa per lei.
Ogni volta che incontrava il suo sguardo il cuore accelerava, sentiva il
viso arrossarsi ma cercava di non sembrargli agitata.
Stargli vicino le dava un’immensa gioia, la stessa che leggeva negli occhi
della madre quando guardava Tony, la stessa che Tony dimostrava di provare ogni
giorno.
Continuava a chiedersi come suo padre avesse potuto ignorare ciò che provava per Ziva solo per la paura di soffrire. Non soffriva altrettanto, in quel modo?
Lei non riusciva a impedirsi di amarlo e, sinceramente, non voleva neanche
provarci.
Così un giorno, non sapeva nemmeno bene come, lui l’aveva baciata e ora
stavano insieme da poco più di un anno, realizzando uno dei peggiori incubi del
padre. Imparentarsi con un McGee.
“Eddai zio Tony. Infondo sono anche uno Sciuto, e tu ami mia madre!”.
Tali aveva sentito James ripetere questa frase a suo padre ogni volta che
veniva a trovarla a casa, o da solo o per le cene e i ritrovi tra la sua
famiglia, quella di McGee, Gibbs e il direttore e
tutte le volte Tony sorrideva e gli dava un’affettuosa pacca sulla spalla,
facendo cadere quella finta maschera di delusione che indossava.
D’altra parte aveva voluto bene a quel bambino fin dalla prima volta che Abby gliel’aveva messo in braccio, appena un mese prima
della nascita di sua figlia.
E voleva bene anche a Tim McGee, il suo “pivello”
d’eccezione.
In raltà tutti si amavano. Tali poteva vederlo da
ogni piccolo gesto, dai sorrisi che si scambiavano i suoi genitori, dagli
scappellotti che, ancora oggi, Gibbs rifilava ai tre agenti, dalle risate
divertite di Ziva e Abby, dalle frecciatine che Tony
rivolgeva sorridendo a McGee. E ogni giorno si
rendeva conto di quanto fosse fortunata a far parte di quella famiglia.