Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Segui la storia  |       
Autore: Madam Morgana    02/06/2015    5 recensioni
Alice Parker ha vent'anni e vive a Stratford, in Inghilterra.
La sua vita è sempre stata normale. Ha sempre desiderato vivere, Alice, che però non ha fatto i conti con le sue solite paure e paranoie.
Lei proprio non ci riesce a dimenticare Joseph, l'amico ch'è partito senza salutarla.
Spera di rivederlo, mentre continua a cercare la felicità che tanto desidera.
Scoprirà la ragione della sua costante tristezza quando, un giorno, sua madre le rivelerà un'amara verità.
Perché, in fondo, la vita è piena di segreti, piena di rivelazioni che sconvolgono.
Ma Alice lo sa. Alice sa che vinceranno loro, contro tutti, perché Calum è la sua unica cosa bella.
Perché lei è un disastro, ma Calum, lui è proprio un opera d'arte.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
18.
 
 
Mi sono sempre reputata una tipa abbastanza sfortuna, ma in tutto in realtà. Che fosse scuola, vita sociale o semplicemente me stessa. Sono sempre stata consapevole di essere sfigata, catalogata come tale da altri, mi sono autoproclamata nerd, perché alla fine quello ero e quello continuavo ad essere.
Alle superiori nessuno mi ha calcolata più del dovuto, poi è arrivato Joseph, e la nostra storia ormai è risaputa fino alla nausea.
Francamente, però, se devo essere onesta, non mi sarei mai aspettata di piacere a qualcuno, perché sono sempre stata distratta, non mi sono mai curata, con il trucco quasi del tutto inesistente, atteggiamenti poco femminili e vestiario rivoluzionario, proprio quello che mia madre non voleva affatto.
Comunque alla fine sono venuta su così, e non mi sono mai curata della gente, dei loro continui pregiudizi o degli eventuali diti puntati su di me.
Ho vissuto, semplicemente questo.
Con me stessa: i miei sbagli, angosce, paure, disperazioni, fasi adolescenziali in grado di sbalzare l'umore, rotta, spezzata, distrutta, ammaccata. Ma ho vissuto, da sola, ma l'ho fatto.
Ed ora, tremante dietro questa tenda, mi rendo conto che qualcuno mi ha notata. Non uno qualunque, ma Ashton. Quello stupido prepotente che mai mi sarei immaginata di poter amare. Non lui, che a detta di Calum è diverso, ma secondo me siamo più uguali di quanto crede.
Il suono delle parole viene ovattato dai miei pensieri che urlano dentro me, l'unica cosa che riesco a capire è che io, ad Ashton, gli piaccio davvero.
Però davvero davvero. Ed è meraviglioso come il mio cuore pulsa di vita propria. Lo sento vivo, lo sento battere, lo sento rinascere ad ogni secondo che passa, perché oltre questa tenda l'uomo che amo si batte per me, per quel noi che forse la vita vuole darci.
« Cosa aspettavi a dirmelo?» Vedo Calum accigliarsi, incrociare le braccia al petto e fissare Ashton.
« Me ne hai dato forse tempo? Non direi.»
« Ash, non voglio che lei soffra, dico sul serio. Potete rimanere amici magari, forse è – » Ashton stringe i pugni, serra la mascella e deglutisce rumorosamente.
Vorrei poter uscire per calmarlo, ma so che peggiorerei le cose.
« Calum non puoi decidere né per me né per tua sorella, devi solo avere fiducia. Non potrei mai farle del male, lo capisci? »
E Calum annuisce, forse rassegnato o magari il suo cervello è tornato a ragionare. Che di allontanarmi da Ashton, io, francamente non ho voglia. Poco m'importa del suo consenso o di un'eventuale benedizione. Che gli piaccia o no, io continuerò a vedere Ashton, a toccarlo, baciarlo, amarci sotto le coperte. E lui non potrà fare molto a riguardo. Ho imparato a ribellarmi e godermi la vita, che sicuramente sono stata troppo ai comandi degli altri non pensando a me. « Lo so, sappi solo che se la dovessi veder piangere a causa tua, non la passerai liscia. » Poi se ne va così, sbattendo la porta che emette un sonoro tonfo, lasciando cadere un piccolo quadro riposto vicino all'orologio a sinistra, appeso al muro.
Esco dal nascondiglio, alla ricerca della maglietta, scaraventata chissà dove.
« A tuo fratello non piace l'idea di me e te.» Sospiro, ne sono consapevole già da me. Mi stendo nuovamente, e poi guardo il soffitto. Ormai è d'abitudine. Quando i miei pensieri si moltiplicano finisco per perdermi ad osservare qualcosa, che sia il soffitto o il cielo non ha poi così tanta importanza.
« Non m'importa, è con te che voglio vivere. » Ashton si stende accanto a me, osservando anche lui il soffitto. E mi chiedo se, come me, abbia le mie stesse abitudini: guardare qualcosa di grande e vasto per distrarsi.
Non dice nulla, non parla. Se ne sta in silenzio a contemplare il perimetro bianco delle pareti, poi però sorride.
Ed è bello vederlo sorridere, che da quando sono qui l'ho visto solo poche volte allegro. Ha sempre avuto quel musone perennemente imbronciato.
Mi basta averlo accanto, adesso, con i suoi riccioli sparsi sul lenzuolo bianco, gli occhi che vagano sopra di lui, e la consapevolezza che probabilmente è nel posto giusto al momento giusto. Qui, insieme a me.
« Potresti dirlo di nuovo?» Sorreggendosi dai gomiti, si sporge in avanti per guardarmi. Il suo sorriso che, finalmente, non si spegne.
« E cosa dovrei dirti?»
« Che vuoi vivere con me, Alice.»
« Voglio vivere con te, Ashton.» Ed il mio cuore palpita troppo velocemente, giuro di poter schiattare da un momento all'altro ma non ha importanza. L'unica cosa che conta è avere Ashton vicino, vederlo felice, sorridente e soprattutto interessato a me. Finalmente a vent'anni ho trovato qualcuno a cui importa sul serio della me stessa che sono, piena di insicurezze e priva di perfezioni.
« Ancora. » Sussurra, avvicinandosi ulteriormente. Sento il suo respiro infrangersi sulla mia pelle pallida, i suoi occhi puntati addosso.
« Voglio vivere con te, Ashton! » E lo dico più convinta, sicura delle parole che escono dalle mie labbra. Intreccio le braccia intorno al suo collo e poi lo faccio stendere su di me.
Le nostre mezze lune che si sfiorano dolcemente, senza nulla di malizioso, e la vita che intorno a noi comincia a nascere.
E quando siamo troppo stanchi e bisognosi di respiro, azzeriamo il bacio ma nessuno si separa dall'altro, 'ché probabilmente anche Ashton si è ritrovato a vivere con un cuore a metà, andando alla ricerca dell'altra parte. Ed ora è dentro me, che batte. Insieme torneremo a vivere, ed i nostri cuori saranno sanati.

«Alice! Mi manchi tantissimo, oddio, finalmente possiamo sentirci!» La voce squillante di Lucy passa oltre la cornetta, rimbombando nel mio orecchio. E' sempre stata così arzilla, lei che non si è mai fatta abbattere dalla vita. Lottatrice in tutto, speranzosa in molte cose, e conscia di tante altre.
E' bello sentirla, dopo tanto tempo, quella ch'è sempre stata una sorella per me che fosse di sangue o non. Lei che mi ha sorretto, sostenuto, aiutato in tutti i momenti grigi dei miei giorni, dove i colori sbiadivano sempre più.
E mi rendo conto che io per Lucy conto molto, che mi tempesta sempre di messaggi e chiamate, ovviamente appena può.
Mi affaccio alla finestra, guardando il meraviglioso tramonto che fa da cornice perfetta alla mia nuova vita.
« Anche tu mi manchi molto, Lu', come sta andando a Stratford?»
« Solita vita, solite cose, solita scuola e soliti genitori. Perché non mi racconti di te, invece? Ne avrai di cose entusiasmanti da dire!» Sorrido, mordendomi il labbro inferiore, perché in effetti adesso ho qualcosa da raccontare.
« In realtà qualcosa c'è... – mi soffermo giusto per pensare che, in realtà, non è più di qualcosa, quello che c'è tra me ed Ashton, effettivamente non so nemmeno cosa siamo – Ashton, te lo ricordi? Ti avevo parlato di lui, beh siamo diventati molto... intimi» E Lucy emette un gridolino, dall'altra parte della cornette, sono certa stia esultando dimenandosi come una pazza sul letto: tipico di lei fare così.
« Oddio, ma state insieme?» Chiede, con quel velo di curiosità che mai l'abbandona.
« No, io ecco – non lo so, credo di no.»
« Ahhh! Ma Alice perché sei sempre così bigotta? Hai vent'anni saltagli addosso!» Rido, perché Lucy non si tiene mai nulla, le cose le sputa così che siano benevole o malevole.
« Ehi, non sono affatto bigotta! E non voglio stargli alle calcagna, magari vuole del tempo!» Perché forse è così, mi sposto dalla finestra, sedendomi sulla branda della mia camera, e poi mi stendo.
« Se siete intimi non credo che tu gli stia alle calcagna, sfrutta l'occasione per saperne qualcosa in più!»Enuncia, più convinta che mai.
Poi qualcuno bussa alla porta, congedo mia sorella ed alla fine vado ad aprire, dandomi una sistemata ai capelli.
Davanti all'uscio c'è Calum, con braccia incrociate e cipiglio fermo. Quasi certamente vorrà delle spiegazioni.
« Ehi. » Sussurro, forse un po' colpevole visto le circostanze. Mi sposto verso destra per lasciarlo entrare, e poi chiudo la porta dietro di me.
« Credo tu debba dirmi qualcosa, Alice. »
Tossisco, le mie mani cominciano a sudare, il battito cardiaco che si altera e la consapevolezza che affronteremo l'argomento di me ed Ashton. Del... noi. « Cosa vuoi sapere?»
« Di te ed Ashton, ad esempio. Di quello che non mi dici ma che, comunque, dovrei sapere. Del fatto che magari dovresti starmi a sentire quando ti dico che secondo me non siete fatti per stare insieme, perché lui è diverso e tu troppo fragile. Alice le cose rotte difficilmente si sanano, te ne rendi conto sì o no? Vuoi romperti anche tu, per caso? Chi ti salverà?» Il respiro sembra morirmi in gola, stringo i pugni conficcandomi le unghie nei palmi ed indietreggio.
Questo non è il Calum che ho conosciuto al mio arrivo. Non sorride più come prima, non è affatto apprensivo e, sebbene continui a ripetermi che lo fa per il mio bene, dubito sia così.
Indietreggio, sbattendo contro il letto ed imprecando mentalmente.
« Perché continui a dirmi tutto questo? Perché non accetti il fatto che io stia provando a star bene, a vivere felice con un uomo realmente interessato a me? Perché Calum? Perché?» Inevitabilmente i miei occhi si colmano di lacrime, che prontamente scendono sulle guance fino a bagnarmele del tutto.
Il cipiglio cattivo di Calum che non si ammorbidisce, e la sua autorità che continua a stancarmi, fratello o non che sia.
« Perché non siete fatti per stare insieme, cazzo!» Ringhia, indispettito.
« E chi lo dice? Dov'è scritto? Tu non sai un bel niente, un bel niente! » Urlo, in preda al panico di perdere qualcuno di così importante. E per la prima volta Calum mi da uno schiaffo, arrossandomi la guancia sinistra.
Poi sgrana gli occhi, forse incredulo di se stesso e del gesto che ha appena fatto, « Alice io – » boccheggia, non sapendo che dire.
Per come la vedo io non è tanto il dolore del ceffone a far male, ma il fatto che a farlo sia stato proprio Calum.
Lo guardo, con odio e smarrimento, perché quello non è più il fratello che ho conosciuto.
« Vattene... » Voglio solo stare sola, adesso, sola con me stessa e con nessun altro.
« Alice, ti prego, non so cosa mi sia preso, io – »
« Vattene! » Urlo, e questa volta la mia voce basta a far capire tutto. Calum lascia la stanza richiudendosi la porta, ed io affogo l'ennesimo pianto sul cuscino.
Perché ormai non è più Ashton o Joseph, a rovinarmi la vita, oramai è Calum a rendermela impossibile. Solo lui ed il suo bene.

Quando scendo al piano di sotto, Luke sta strimpellando la chitarra, seduto sul divano.
Mi guardo intorno, sembra regnare la pace come poche volte da quando sono qui.
Non appena sente i miei passi, smette di suonare e si volta verso le scale.
« Ehi, Alice!» Mi regala uno dei suoi sorrisi che tanto invidio, e poi poggia la chitarra sul sofà.
Mi siedo accanto a lui, non curandomi di avere il trucco sfatto o di apparire orrenda, tanto ormai sono consapevole di essere una discendente di Frankestein.
« Luke...» Lui mi guarda, aggrotta le sopracciglia e si sporge in avanti per osservarmi meglio. Ma questa volta non nasconderò nulla, ed in preda ad un pianto finisco tra le sue braccia, cercando di sfogarmi il più possibile, perché mi serve solo questo.
« Ehi, cos'è successo?» Chiede preoccupato, la sua mano destra che carezza la mia schiena in continuo sussulto a causa dei miei singhiozzi.
« Ho... litigato con – Calum. » Riesco a dire, conscia del fatto che mi ci vogliono secoli per spiaccicare una parola nel bel mezzo del pianto.
Lo sento sospirare contro i miei capelli, e stringermi più forte, e Luke è sempre stato l'amico perfetto, quello ideale che capisce ma chiede poco.
« Immaginavo, l'ho visto andar via parecchio infuriato. Cosa è successo?»
Abbandono l'abbraccio, con entrambi i palmi cerco di scrostare i residui di lacrime che hanno solcato le mie guance, per l'ennesima volta mi guardo intorno e poi sbuffo « Voleva sapere di me ed Ashton, perché lui dice che io nemmeno dovrei provarci con lui. Ma Luke come glielo dico? Che finalmente ho trovato qualcuno in grado di capirmi ed amarmi per quel che sono? Che mi accetta così, con le mie sfaccettature e mille difetti?! Come glielo faccio capire che non penso più al male passato, alla mia adolescenza gettata in un bidone del pattume dal mio migliore amico? Come? Che tutti i mali sono sempre stati alimentati dagli altri, ma che ora invece è lui ad alimentarlo? Come?» E Luke si morde le labbra, noto gli occhi suoi farsi liquidi.
« Tuo fratello è una testa di cazzo, Alice. » Come se non ci fossi arrivata da me, poi.
« Lo so, ma non voglio litigare con lui. Voglio far pace.» Ed ancora, osservo la stanza alla ricerca del moro, perché nonostante lo schiaffo, le urla e qualsiasi altra cosa, sarò io a fare la prima mossa, cercando di farlo ragionare.
Mi alzo dal divano, mentre Luke mi osserva inarcando un sopracciglio « Alice che vuoi fare?»
« Credo che andrò da lui, puoi dirmi dov'è?»
« Alice non credo sia il caso, quando Calum è incazzato va solo in un posto e le ragazze come te non devono affatto andarci, ti prego resta qui, ne parlate domani, intesi?» Inutile dire che le sue parole mi abbiano motivato ulteriormente ad uscire di casa.
Mi dirigo all'entrata, prendendo la mia giacca posta sull'attaccapanni « Dove posso trovarlo?»
« Alice, davvero, non è il caso di – »
« Dove, Luke?» Che tanto non mi fermerà, né lui né nessun altro. Rassegnato mi indica il posto, ed infine vado via, perché non posso permettere a mio fratello di rovinarsi la vita. E' giusto che a salvarci siamo entrambi, in modo strano, rude, inammissibile, sbagliato o giusto che sia, ma l'importante è salvarci.
Corro tra le strade di Sydney che, ormai, viene illuminata dai lampioni alla ricerca del locale che in cui lo troverò.
Mi faccio largo tra la gente, che ancora a vent'anni sono sprovvista di patente e macchina, ed è una vera scocciatura.
Sono pure costretta a prendere un bus, per fare più in fretta, perché di perdere tempo proprio non ho voglia. Ogni attimo è prezioso.
Poi finalmente arrivo, e mai avrei immaginato che per distrarsi avesse bisogno di recarsi proprio in una discoteca.
Sgrano gli occhi, osservo l'insegna fluo rosa targata Discoparade e mi faccio largo tra la folla, peccato che, una volta arrivata davanti a due body-guard questi mi bloccano. Non riesco a vedere i loro occhi, coperti da delle lenti scure incastonate in una spessa montatura.
« Biglietto, prego. » Biglietto? Devo avere un cazzo di biglietto? Perché Luke non me l'ha detto? E che diavolo faccio adesso?
Mi guardo intorno, mentre la folla comincia a borbottare tra loro, sono consapevole che stia intralciando il passaggio di tantissimi altri ragazzi che il biglietto lo hanno già.
« Biglietto?» Chiedo, con fare preoccupato.
« Senti pupetta, se non hai il biglietto non entri, chiaro? Ed ora spostati che c'è gente che deve entrare, stai solo intralciando la fila. » Mi comunica uno dei due, ed in effetti ha ragione. Ma io devo entrare, mio fratello è lì dentro e di certo non lo lascerò a distruggersi per uno stupido litigio.
Comunque sia tra i vari spintoni della folla, esco dalla coda, mentre osservo la porta che si chiude e riapre ogni qualvolta deve entrare qualcuno.
Alice, quanto sei stupida, prova sul retro, dove scaricano i rifiuti mi suggerisce la coscienza, la stessa che tante volte non ho ascoltato ma che, questa volta, mi sta tornando utile. A grandi falcate percorro il retro del locale, mentre odo una musica assordante che rimbomba tra le pareti, così come nella mia mente.
E mi chiedo perché la gente ami accalcarsi, incollarsi tra loro con sudore e saliva. E' davvero nauseabondo anche il solo pensarci.
Apro la porta, mentre un'ondata di fumo invade le mie narici, la richiudo subito dopo ritrovandomi dentro il locale.
Ed ora anche io ho i corpi ammassati della gente, addosso, mentre tra spintoni vari avanzo alla ricerca di mio fratello, inutile dire che le mani pronte a toccarmi il sedere sono tante quando le ventose nelle branchie di un polpo. Assurdo!
E sto perdendo le speranze, perché Calum non riesco proprio a trovarlo, c'è troppa gente e mi è impossibile notarlo.
Ma continuo imperterrita, perché non me ne andrò da qui senza di lui, sono decisa a ritrovarlo.
Quando, ormai, sono quasi del tutto arrivata dall'altra parte della sala, lo noto seduto ad un bancone, a limonare con una che – francamente – non avevo mai visto.
Avanzo verso di lui, facendomi largo tra l'orda di gente appiccicaticcia, « Calum! » stringo i pugni nella speranza di reprimere l'ira.
Mio fratello azzera i contatti con la marpiona, mentre i suoi occhi scuri mi fissano sbigottito. La ragazza, invece, è incollata al suo corpo come fosse una sanguisuga, deduco sia una troietta pagata per pochi spiccioli a giudicare dall'abbigliamento che indossa.
« Alice? » Mi guarda. Scosta le mani della sua amica dal suo petto, e poi si alza dallo sgabello, barcollando. A stento si regge in piedi.
« Strano ma vero, sono proprio io. Facciamo che ce ne torniamo subito a casa ed usciamo da questo posto squallido? » Chiedo, comportandomi in maniera esemplare. Mi stupisco di me stessa, sto davvero trattenendo abbastanza bene l'ira.
Tuttavia, la ragazza incollata a lui gli si fionda nuovamente addosso, le braccia pronte ad aggrovigliarsi dietro il suo collo, come fosse cordame di nave. Gli sussurra qualcosa all'orecchio, mentre Calum accenna un flebile sorriso, andandosi a mordicchiare il labbro inferiore subito dopo « Magari dopo Alice, ho da fare adesso, vattene a casa.»
« Io non me ne vado da nessuna parte, dobbiamo tornare a casa. Insieme. E chi è questa? Calum da quando paghi le troie per assurdi servizietti? Perché non ti trovi una cazzo di ragazza, invece che una puttanella? » E non mi rendo nemmeno conto, ma la mia voce si alza di un'ottava. La ragazza addosso a Calum si alza, avanza verso me e solleva il braccio pronta a darmi uno schiaffo, chiudo gli occhi per attendere la mia punizione, ma non arriva nulla.
Quando apro gli occhi, Calum sta stringendo il polso della ragazza – tra le sue dita snelle – così tanto forte che riesco a notare come i suoi polpastrelli siano sbiancati.
E non dice più nulla, poggia una lauda mancia sul bancone e poi prende me, per un polso, mentre lascia quello della giovane, ed insieme ci dirigiamo fuori.
Una volta all'aria aperta, inspiro a pieni polmoni il buon profumo della brezza naturale. Calum a stento si regge in piedi, è ubriaco fradicio « Cal... perché?»
Lui scuote il capo, mordendosi il labbro inferiore, mentre cerchiamo di avanzare per allontanarci dal Discoparade.
« Perdonami, se puoi, Alice.»
« Ma certo che ti perdono, stupido, sei mio fratello. » E lo noto, adesso, il suo sorriso accennato. La voglia di stringerlo è tanta, ma ho quasi paura di fargli male. In questo preciso momento sembra essere così fragile.
« Alice – aspetta...» Mi volto, e lui fa segno di guardare in un'altra direzione, ma non lo sto ad ascoltare.
Lo noto girarsi, per poi chinarsi su se stesso ed infine rigettare tutto l'alcool assunto nelle ore precedenti.
Mi avvicino a lui, e dolcemente gli scosto i capelli dal volto, poggiando poi la mano sulla sua fronte, e ce ne stiamo così, fino a quando Calum non smette con i suoi conati di vomito. Poi si accascia a terra, tremante, mentre io mi siedo accanto a lui, su di un marciapiedi.
« Non andare mai più in quel postaccio, intesi?» E spero davvero lui non lo faccia di nuovo, perché lo strangolerei con le mie stesse mani, questa volta.
« Promesso, capo. » Dice, tra un sussurro e l'altro. Ha gli occhi socchiusi, e sta cercando di regolarizzare il respiro. Ed io mi auguro che ci riesca, perché è tanto sconvolto forse per lo schiaffo o per il posto assurdo in cui si era andato a ficcare.
« Chiamo Ashton, così viene a prenderci.»
Digito frettolosamente il numero di Ash, il suo cellulare squilla ma non lo prende.
« Alice, sicuramente starà dormendo, è già tardi. Pian piano arriveremo a casa con i nostri piedi. » Non so quanto possiamo andare lontani, con lui conciato in questo stato, ma annuisco rassegnata.
L'aiuto a sollevarsi, scosso dal senso di nausea riesce a tirarsi in piedi. Poggio la mano dietro la sua schiena, e riprendiamo a camminare.
Ma mentre continuiamo a dirigerci nella via del ritorno, una macchina nera, lussuosa, si accosta a noi.
Dubito ci conosca, perché Calum non ha amici con auto così. Quando il finestrino automatico viene abbassato, quasi non mi strozzo con la mia stessa saliva, non può essere.
« Alice, dai salite. » Joseph, abbozza un sorriso, mentre mi apre la portiera. Calum, sebbene non gli sia mai andato a genio Jo', sembra non obbiettare. Probabilmente è troppo scosso.
Mi fa segno di farlo stendere dietro, sui sedili posteriori.
Una volta seduta al lato passeggerò, partiamo a gran velocità, mentre Joseph guarda la strada che gli sta davanti.
« Che ci fai in giro per Sydney a quest'ora, Alice?» Mi chiede. Ed io stringo i pugni, poggiandoli sulle cosce, ingoio un groppone formatosi all'altezza della trachea e poi distolgo lo sguardo, fissando lo scorrere del paesaggio fuori dal finestrino.
« Va bene, non serve dirlo. Ci arrivo da solo, tuo fratello si è cacciato nei casini, mi pare pure ovvio. » Ma io continui a non parlare, perché Joseph ci ha azzeccato in pieno.
Sospiro, mentre noto come i lampioni illuminino piacevolmente le strade di Sydney, ora prospettata più sulla tranquillità della notte.
« Non mi hai più chiamato, poi, dovevamo cenare insieme. » Ed io che pensavo lo avesse dimenticato. Mi volto per guardarlo, ma lui non ricambia. Continua a tenere gli occhi fissi sulla strada.
« Sono stata parecchio impegnata, a dire il vero. Ho – »
« Hai dovuto fare da balia? Tenere la fronte a tuo fratello per quante volte ha rigettato l'anima? O magari fare le faccende domestiche? » Joseph accosta, ormai arrivati nel vialetto di casa mia.
« No, ho avuto semplicemente da fare. » Delucido, perché è vero. Ed a differenza di quello che crede lui, io sto bene con i ragazzi.
« Alice non dire stronzate, a me non piace l'andamento di questi quattro cafoni, perché sono solo dei cafoni. Che futuro puoi avere tu, con questi stupidi fantocci?» Dice, con cipiglio severo. Lo vorrei quasi prendere a pugni, ma mi blocco consapevole che non ci riuscirei. Non a lui.
« Mi parli tu di futuro? Quando te ne sei andato senza degnarmi di un saluto? Senza venire da me per parlarne? Tu mi parli di futuro quando sei stato tu a cambiarmelo? Facendomi diventare quella che sono adesso, piena di paure e paranoie? Non ti sembra una carognata parlarmi di futuro, Joseph? » E lui stringe i pugni, da una rapida occhiata ai sedili posteriori, dove un Calum completamente rilassato sta finalmente dormendo.
Poi torna a guardarmi, e di scatto si avvicina a me.
Io sgrano gli occhi, incredula « Joseph, che stai facendo?» perché davvero non lo capisco. Lo scosto, prima che possa fare una stronzata colossale.
« Sto facendo quello che avrei dovuto fare molto prima, ma che non sono stato in grado di fare. » Continua, senza mai allontanarsi, anzi si avvicina ulteriormente. Riesco a sentire il suo buon profumo mascolino, mentre la vicinanza si fa sempre più evidente.
« Joseph, ti prego...»
« Sappiamo entrambi che siamo fatti per stare insieme, Alice, non negarlo. » La sua voce sembra così sicura, così decisa, quasi come se stessi sognando ritrovandomi il Joseph perfido di qualche settimana fa, apparso in sogno.
Apro la portiera della macchina, facendo la stessa cosa con quella posteriore, una volta scesa.
E quando finalmente mio fratello si sveglia, guardandosi intorno ed uscendo dall'auto barcollando, guardo Joseph, che mi fissa imperterrito, con i suoi grandi occhi nero pece.
« Buonanotte, Alice. » Dice, mentre solleva i finestrini, riesco solo a vedere la macchina partire con gran velocità, mentre finalmente io e Calum entriamo a casa.


Nda: Hola bimbi! ç_____ç
Come state? Spero bene! Caldo ne sentite? Io
personalmente avrò già bevuto due litri d'acqua, manco fossi un cammello!
Comunque, bando alle ciance, in questo capitolo succedono tantissime cose
C'è che Calum mosso dall'impulso da uno schiaffo ad Alice, però poi se ne pente.
La ragazza ci rimane molto male, ma credo sia evidente visto quanto tenga a Calum.
Ad ogni modo, poi lo ripesca in un locale da quattro spicci, incollato ad una piovra succhia sangue
ed allora mossa dall'irrefrenabile voglia di dimenticare quella vicenda, Alice lo riporta a casa.
E in chi si imbatte? Proprio in Joseph. Che sia sfortuna o fortuna? Voi che ne dite?
C'è da dire che Joseph stava per baciarla, secondo voi cosa succederà ora?
Come sempre vi ringrazio per essere arrivati sin qui, la storia sta giungendo al termine, omg solo altri
due capitoli ç___ç
Spero di non deludervi.
Un bacione grande.

Oggi vi lascio con Calum e Joseph!

Madam Morgana.


   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: Madam Morgana