03/06/2015
0 recensioni[Storia partecipante al "Digimon Adventure 15th Anniversary Contest" indetto da Setsuka sul forum di Efp]
Titolo storia: Into Darkness
Rating: Verde
Prompt scelti: Ken Ichijouji, Wormmon, Bontà
Personaggi: Ken Ichijouji (Sia come sé stesso che nei panni del Digimon Kaiser)
Pairing vari ed eventuali: nessuno
Note dell'autrice:
Ed eccomi, con la più grande delle ciofecate scritte per un contest: a dire la verità avrei voluto scrivere qualcosa di molto meglio, ma tra questa versione e quella prima c'è così tanta differenza che questa è davvero quella fatta meglio.
Non volevo lasciare un altro contest, quindi mi sono rimboccata le maniche ed ho scritto questo, sperando non faccia troppo schifo alla giudiciA (?)
Fondamentalmente, ho scritto una flash e due drabble, in linea con ciò che mi chiedevano i pacchetti
Prima di lasciarvi alla lettura di questa "cosa" e tornare nel mio angolino a studiare, ho da precisare una cosa: i pacchetti che ho scelto avevano davvero quei nomi, ed erano divisi in digiprescelti, crest e digimon partner; io ho scelto semplicemente la tripletta sul mio povero Ken, che spero mi perdoni per averlo reso così male.
Detto questo vi auguro buona lettura, anche se arriverò ultima ahahaha
Un abbraccio,
Angie 96
Titolo storia: Into Darkness
Rating: Verde
Prompt scelti: Ken Ichijouji, Wormmon, Bontà
Personaggi: Ken Ichijouji (Sia come sé stesso che nei panni del Digimon Kaiser)
Pairing vari ed eventuali: nessuno
Note dell'autrice:
Ed eccomi, con la più grande delle ciofecate scritte per un contest: a dire la verità avrei voluto scrivere qualcosa di molto meglio, ma tra questa versione e quella prima c'è così tanta differenza che questa è davvero quella fatta meglio.
Non volevo lasciare un altro contest, quindi mi sono rimboccata le maniche ed ho scritto questo, sperando non faccia troppo schifo alla giudiciA (?)
Fondamentalmente, ho scritto una flash e due drabble, in linea con ciò che mi chiedevano i pacchetti
Prima di lasciarvi alla lettura di questa "cosa" e tornare nel mio angolino a studiare, ho da precisare una cosa: i pacchetti che ho scelto avevano davvero quei nomi, ed erano divisi in digiprescelti, crest e digimon partner; io ho scelto semplicemente la tripletta sul mio povero Ken, che spero mi perdoni per averlo reso così male.
Detto questo vi auguro buona lettura, anche se arriverò ultima ahahaha
Un abbraccio,
Angie 96
Into Darkness
Stava sorseggiando una bibita quando, seduto su una panchina del parco più vicino alla sua scuola, Ken stava osservando i bambini giocare spensierati. Non lo faceva perché lo intenerivano, anzi: tutta quell'atmosfera piena di felicità gli faceva così schifo che, fondamentalmente, nemmeno lui sapeva il perché si trovasse ancora là.
Vide il reporter che lo aveva appena intervistato muoversi in modo goffo verso un furgoncino, seguito dal cameraman: in quell'intervista aveva avuto grandi difficoltà a mantenere quella maschera da figliol prodigo che tanto odiava, a causa delle domande stupide che gli venivano poste.
Non ne poteva più...
Quella vita da bambino perfetto era diventata sempre più difficile da condurre: tutti pretendevano tanto da lui e nemmeno i suoi genitori si erano realmente accorti che i modi gentili che mostrava in pubblico non erano altro che una facciata che, dietro quei sorrisi, nascondevano ben altro.
Buttò la lattina a terra, dopo aver bevuto l'ultimo sorso ed alzò gli occhi al cielo: vedere quelle sfumature arancioni, tipiche del tramonto, lo rilassavano; forse questo stato d'animo era, in parte, dovuto al fatto che il chiasso che provocato dai mocciosi spariva, lasciandolo solo con i suoi pensieri.
Prima che potesse alzarsi per tornare a casa, una donna sui trentacinque anni, vestita in modo professionale, si era avvicinata a lui con in mano un quadernetto arancione ed una penna
«Scusami, tu sei il Ken Ichijouji, il bambino che appare sempre in TV, giusto?» aveva chiesto lei, con un sorriso: lui annuì, sforzandosi di ricambiarla nel modo più naturale possibile, come il migliore degli attori
«Certo! Le serve qualcosa?» le disse, facendo finta di non aver notato gli oggetti che lei stava tenendo in mano: era palese che chiedesse un autografo, ma lui aveva imparato a non far notare troppo le cose agli sconosciuti, quindi si era limitato ad aspettare che gli venisse posta l'ovvia domanda
«Ecco, vorrei che tu facessi un autografo per mio figlio, se non ti disturba» gli disse, porgendogli il quadernetto e la penna: lui firmò con fare quasi annoiato, porgendole gli oggetti mentre lei lo ringraziava con un lieve inchino.
Dopo aver cenato, come da programma, si era rintanato in camera sua con la scusa di fare i compiti: si chiudeva sempre dentro, perché non voleva essere disturbato. I suoi genitori non sapevano cosa ci facesse, sapevano solo che non avrebbe risposto alle loro domande, perché troppo concentrato o, almeno, era quello che gli diceva Ken.
Il ragazzino, in realtà, aveva calcolato tutta la sua giornata tipo nel mondo reale: aveva bisogno di avere sempre dei voti molto alti, per non destare sospetti, oltre a dover dormire abbastanza da essere sempre riposato per la giornata dopo, quindi capitava spesso che andasse a Digiworld durante l'orario extrascolastico, piuttosto che a casa.
Quella volta, però, aveva cominciato a sviluppare una sorta di preoccupazione, tanto da costringerlo ad accendere subito il computer di camera sua ed entrare
«Apriti, digivarco!»
Era passato del tempo, ormai, da quando cinque intrusi avevano cominciato ad ostacolare i suoi piani di conquista di Digiworld: ogni volta che arrivavano, un settore sfuggiva al suo controllo, come anche tutti i digimon che aveva piegato al suo potere.
Odiava quella situazione, perché era convinto che lui, il Digimon Kaiser, non poteva mettersi i piedi in testa da degli esseri inferiori e più il tempo passava, più il suo impero rischiava di venir completamente distrutto: ormai era chiaro che non poteva più tornare al mondo reale, o tutti i suoi sforzi sarebbero stati vani.
Riguardò il display davanti a sé: l'immagine mostrava l'intera mappa di Digiworld e i suoi settori, uno di questi, davanti ai suoi occhi, era appena sfuggito al suo controllo
«Dannazione!»
Vide il reporter che lo aveva appena intervistato muoversi in modo goffo verso un furgoncino, seguito dal cameraman: in quell'intervista aveva avuto grandi difficoltà a mantenere quella maschera da figliol prodigo che tanto odiava, a causa delle domande stupide che gli venivano poste.
Non ne poteva più...
Quella vita da bambino perfetto era diventata sempre più difficile da condurre: tutti pretendevano tanto da lui e nemmeno i suoi genitori si erano realmente accorti che i modi gentili che mostrava in pubblico non erano altro che una facciata che, dietro quei sorrisi, nascondevano ben altro.
Buttò la lattina a terra, dopo aver bevuto l'ultimo sorso ed alzò gli occhi al cielo: vedere quelle sfumature arancioni, tipiche del tramonto, lo rilassavano; forse questo stato d'animo era, in parte, dovuto al fatto che il chiasso che provocato dai mocciosi spariva, lasciandolo solo con i suoi pensieri.
Prima che potesse alzarsi per tornare a casa, una donna sui trentacinque anni, vestita in modo professionale, si era avvicinata a lui con in mano un quadernetto arancione ed una penna
«Scusami, tu sei il Ken Ichijouji, il bambino che appare sempre in TV, giusto?» aveva chiesto lei, con un sorriso: lui annuì, sforzandosi di ricambiarla nel modo più naturale possibile, come il migliore degli attori
«Certo! Le serve qualcosa?» le disse, facendo finta di non aver notato gli oggetti che lei stava tenendo in mano: era palese che chiedesse un autografo, ma lui aveva imparato a non far notare troppo le cose agli sconosciuti, quindi si era limitato ad aspettare che gli venisse posta l'ovvia domanda
«Ecco, vorrei che tu facessi un autografo per mio figlio, se non ti disturba» gli disse, porgendogli il quadernetto e la penna: lui firmò con fare quasi annoiato, porgendole gli oggetti mentre lei lo ringraziava con un lieve inchino.
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Dopo aver cenato, come da programma, si era rintanato in camera sua con la scusa di fare i compiti: si chiudeva sempre dentro, perché non voleva essere disturbato. I suoi genitori non sapevano cosa ci facesse, sapevano solo che non avrebbe risposto alle loro domande, perché troppo concentrato o, almeno, era quello che gli diceva Ken.
Il ragazzino, in realtà, aveva calcolato tutta la sua giornata tipo nel mondo reale: aveva bisogno di avere sempre dei voti molto alti, per non destare sospetti, oltre a dover dormire abbastanza da essere sempre riposato per la giornata dopo, quindi capitava spesso che andasse a Digiworld durante l'orario extrascolastico, piuttosto che a casa.
Quella volta, però, aveva cominciato a sviluppare una sorta di preoccupazione, tanto da costringerlo ad accendere subito il computer di camera sua ed entrare
«Apriti, digivarco!»
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Era passato del tempo, ormai, da quando cinque intrusi avevano cominciato ad ostacolare i suoi piani di conquista di Digiworld: ogni volta che arrivavano, un settore sfuggiva al suo controllo, come anche tutti i digimon che aveva piegato al suo potere.
Odiava quella situazione, perché era convinto che lui, il Digimon Kaiser, non poteva mettersi i piedi in testa da degli esseri inferiori e più il tempo passava, più il suo impero rischiava di venir completamente distrutto: ormai era chiaro che non poteva più tornare al mondo reale, o tutti i suoi sforzi sarebbero stati vani.
Riguardò il display davanti a sé: l'immagine mostrava l'intera mappa di Digiworld e i suoi settori, uno di questi, davanti ai suoi occhi, era appena sfuggito al suo controllo
«Dannazione!»