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Autore: Biohazard    03/06/2015    2 recensioni
Chichi e Bulma, stufe del comportamento dei rispettivi mariti, chiedono al Dragon Shenron di trasformare i due Sayan in comuni essere umani e di privarli dei loro poteri per un mese. Goku e Vegeta costretti ad una convivenza forzata, dovranno cavarsela da soli nella loro nuova e scomoda condizione.
SOSPESA
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Goku, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NdA//: Buonasera, sì lo so, sono in ritardo come al solito. Ecco a voi il 12° capitolo di Being Human. Spero che vi piaccia. Un ringraziamento particolare a Dollparts e kpira per le recensioni, ma anche a tutti coloro che hanno inserito il racconto tra le preferite/seguite e a chi solo legge silenziosamente. Vi lascio al capitolo. Baci.
Disclaimer: I personaggi di Dragon Ball e il loro universo appartengono ad Akira Toriyama. Il racconto non ha scopo di lucro.


 
Librarian
 
 
 
 
Goku spronò la nuvola Speedy a più non posso, voleva arrivare a casa il prima possibile. Non vedeva l'ora di esporre la sua idea a Vegeta. Forse sarebbe stato insultato come al solito, o forse no. Aveva un ottimo presentimento al riguardo.
Pochi minuti dopo era giunto a destinazione. Con un balzo saltò giù dalla sua amata nuvola e si avviò di corsa verso l'ascensore. Premette il pulsante di chiamata almeno cinque o sei volte di fila, proprio come un bambino impaziente.
"Sbrigati, sbrigati..." Qualche secondo dopo le porte scorrevoli si aprirono di fronte a lui e sempre con la stessa impazienza schiacciò il pulsante che conduceva all'ultimo piano. Quando l'ascensore arrivò a destinazione aveva già le chiavi di casa in mano e in pochi secondi si ritrovò sulla soglia d'ingresso
"Vegeta, sono tornato!"
"Umpf, era ora! Non ne potevo più dalla noia" il principe apparve all'ingresso, si avvicinò a Kakaroth e gli strappò i due tomi dalle mani "Almeno questi mi terranno occupato qualche giorno! E ora vedi di preparare qualcosa per pranzo, sto morendo di fame!" Vegeta stava già per ritirarsi in camera sua, quando Goku lo bloccò.
"Vegeta, c'è una cosa che vorrei dirti. Vedi...io, uhm, ecco..." non sapeva proprio come affrontare il discorso. Vegeta lo squadrò per un secondo e Goku capì che era il caso di non tergiversare oltre: la vena sulla fronte del principe aveva iniziato a pulsare leggermente per il disappunto. "Sono stato in biblioteca e vedi sono a corto di personale e ecco... io avevo pensato che forse..." raccolse tutto il suo coraggio "tipotevainteressarelavorareinbiblioteca!". L'aveva detto tutto d'un fiato e adesso doveva solo aspettare la risposta, o eventualmente che Vegeta gli scagliasse dritto in faccia uno di quei pesanti libri. Tuttavia, Goku interpretò il silenzio che seguì come un buon segno. Se non altro i suoi connotati erano ancora integri. Vegeta lo stava guardando con un'aria che Goku avrebbe definito imperscrutabile, altri forse omicida. Poi, senza alcun preavviso, gli diede le spalle dirigendosi in camera sua.
“Vedi di muoverti con il pranzo! Sto morendo di fame!”
Detto questo si chiuse la porta della camera alle sue spalle con un tonfo sordo.
Goku non aveva capito se Vegeta l’avesse ignorato o stesse pensando alla sua proposta. Forse, dopo pranzo, avrebbe sfidato la sorte tirando nuovamente fuori il discorso. Rilassandosi, si diresse in cucina, senza la benché minima idea su cosa preparare per le ragali papille gustative di sua maestà.
 
Vegeta non riusciva a concentrarsi sulla lettura. Possibile che quell’idiota non gli desse pace? O faceva qualcosa di stupido oppure faceva proposte ancore più cretine, ed erano sì e no tre giorni che vivevano insieme. Non sapeva se la sua sanità mentale ce l’avrebbe fatta a resistere un mese. Si massaggiò le tempie con la punta delle dita e fece un lungo respiro per rilassarsi. Il libro era appoggiato sul cuscino affianco al suo, mentre lui si rintanò di nuovo sotto le coperte. Se non si calmava rischiava di farsi tornare il mal di testa  o peggio ancora la febbre. Sinceramente ne aveva già avuto abbastanza il giorno precedente.
Tuttavia, doveva ammettere che, forse, Kakaroth poteva aver avuto un’idea interessante, anche se cozzava contro ogni fibra del suo essere. Non gli sarebbe dispiaciuto passare le giornate in un posto ricco di cultura e soprattutto silenzioso, ma l’idea di lavorare per dei terrestri gli dava semplicemente il voltastomaco. Lui era un Principe, per Dende, orgoglioso e fiero, non uno stupido impiegato terrestre. Tutta colpa di quella donna.
Non riusciva ancora a capacitarsi di come Bulma avesse potuto fargli un affronto del genere. Va bene, doveva ammettere che a volte aveva esagerato e che vivere con lui non fosse la cosa più facile del mondo, ma arrivare fino al punto di privarlo dei suoi poteri, gli sembrava decisamente troppo. Inoltre, gli mancava Bra. La sua piccola principessa, lei sì che gli dava delle soddisfazioni, non come quello scansafatiche di Trunks. Da quando era entrato nel pieno del periodo adolescenziale non pensava ad altro che a bighellonare con il più giovane dei figli di Kakaroth, andare per ragazze e locali. Sembrava aver perso quell’ardore che lo aveva mosso dalla più tenera età, al punto da farlo trasformare in un super saiyan.
Bra, invece, era diversa, già dal primo momento in cui era venuta alla luce, senza emettere un solo vagito. I dottori gliel’avevano posta tra le braccia e lui si era perso in quei vividi occhi azzurri. Era la copia sputata di sua madre, ma con l’andare del tempo, Vegeta aveva cominciato ad intravedere i segni di un carattere molto più simile al suo. Quando Bra aveva scoperto che suo padre era il Principe dei più grandi guerrieri dell’universo, la sua fierezza e il suo orgoglio erano aumentati ancora di più. Certo, si trattava pur sempre di una bambina, che ancora doveva maturare certi concetti, ma nulla le vietava di osservare il padre durante gli allenamenti e di complimentarsi con lui ogni volta, chiedendogli di insegnarle qualcosa. Vegeta aveva iniziato con le basi della levitazione e Bra non aveva tardato a dare i risultati che lui aveva sperato. Quella piccola Bulma in miniatura aveva la sua stessa fierezza e la testardaggine tipica di sua madre. Sarebbe diventata una grande guerriera e, in cuor suo sperava che non cambiasse mai crescendo. Si girò dall’altro lato del letto, quando sentì il telefono di casa squillare e i passi di Kakaroth che si muovevano veloci lungo il corridoio.
“Ciao Gohan!” la voce squillante di Kakaroth lo raggiunse dietro la porta “Sì, Vegeta sta meglio.”
Di bene in meglio, così tutti sapevano che si era sentito male. Ecco, ora aveva una buona scusa per non uscire più da quella camera per i l prossimo mese.
“Une festa?”
A quelle parole Vegeta tese le orecchie.
“Gohan, non so se è il posto più adatto per me… Sì, capisco… Ok, più tardi ti richiamo e ti faccio sapere. Sì, ti voglio bene anch’io!” La voce di Kakaroth si era abbassata di qualche tono durante la telefonata. Brutto segno.
Guardò l’orologio, l’una passata. Era giunta l’ora di reclamare il suo pasto.
Si alzò da letto, indossò le pantofole e la felpa della tuta. Aprì appena la finestra, per far circolare aria pulita nella camera e si diresse in cucina. Kakaroth era impegnato a seguire la cottura del contenuto di una padella mentre qualcosa cuoceva nel forno. Almeno, l’odore sembrava invitante.
La tavola era già pronta e Vegeta avvertì un senso di disagio nel vederla apparecchiata per due.
“Quanto manca ancora?” domandò brusco, sedendosi a uno dei due lati del tavolo.
Goku sussultò colto alla sprovvista.
“Ohi, Vegeta, mi hai spaventato.” Rispose voltandosi ad osservare il suo interlocutore “Stavo per chiamarti, è praticamente tutto pronto.”
“Spero che sia commestibile!”
“Beh, ho cercato di fare del mio meglio. Ho preso spunto da alcune ricette che ho visto preparare a Chichi molte volte. Le più facili che aveva nel repertorio.”
Goku si chinò verso il forno, indossò l’apposito guanto e estrasse una grande teglia, al cui interno sfrigolava un arrosto molto consistente. Lo appoggiò sul piano cottura e lo tagliò, per poi deporre la teglia nel centro tavola. Poi tornò a trafficare con la padella ancora sul fuoco.
Tutto sommato, constatò Vegeta, l’arrosto aveva un bell’aspetto, non era bruciato ed emanava un buon profumo di rosmarino e carne ben cotta.
Kakaroth arrivò poi con un vassoio carico di patatine fritte, anche se di patatine, proprio non ne avevano l’aspetto, considerato che sembravano passate in mezzo a un tagliaerba, ma erano dorate e cotte al punto giusto. Forse Kakaroth non era un completo buono a nulla.
Il Principe si servì un abbondante porzioni di patatine e di arrosto, cominciando a divorare velocemente    quello che aveva nel piatto. Tuttavia dopo un minuto dovette fermarsi, dato che Kakaroth non accennava a servirsi e continuava a fissarlo senza parlare. E Vegeta odiava essere fissato.
“Che c’è?” domandò brusco. “Smettila di fissarmi e mangia!”
Goku si sentiva soddisfatto nell’osservare Vegeta divorare quello che aveva preparato. Significava che il pranzo gli piaceva e si sentì orgoglioso di sé stesso. Però non sapeva ancora come affrontare il discorso biblioteca. Il suo stomaco gorgogliante decise che era il caso di rimandare la discussione a dopo il pasto. Per alcuni minuti rimasero in silenzio, troppo presi a divorare il pranzo, fino a che Vegeta, alzando la testa dal piatto gli domandò “Cosa voleva tuo figlio poco fa? Ho sentito parlare di una festa.”
Goku guardò il suo interlocutore, incuriosito da quell’interessamento e rispose mestamente. “Gohan ha ricevuto un incarico importante in un laboratorio e domani sera terranno una festa all’università per una raccolta fondi e, beh, mi ha chiesto di partecipare, ma non so se sia il caso. Già me li vedo, tutti vestiti eleganti a fare discorsi complicati e io non vorrei mettere in imbarazzo Gohan in un momento così importante.” Bevve un sorso d’acqua e continuò “Non sono adatto a partecipare a certi eventi e se dovessi combinare qualche guaio, Chichi non me lo perdonerebbe mai.”
“Ma perché l’hai sposata?”
Una domanda secca e diretta.
“Beh, perché gliel’avevo promesso.” Rispose Goku candidamente, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Vegeta rischiò che un pezzo di carne lo soffocasse.
“Cosa vuol dire che gliel’avevi promesso?” sbraitò colto alla sprovvista. Tutto si sarebbe aspettato, tranne che quella sciocca risposta.
“Esattamente quello che ho detto. Quando eravamo bambini lei mi chiese di tornare a prenderla e di passare la vita insieme e io, che non avevo nemmeno capito che cosa intendesse, le risposi che se le faceva piacere sarei tornata a prenderla. Pensa che anni dopo, quando l’ho incontrata di nuovo, non mi ricordavo neanche come si chiamasse e che cosa le avessi promesso. Comunque, il mio nonnino mi ha insegnato che le promesse vanno sempre mantenute e così l’ho sposata.” Spiegò Goku con una risata cristallina, subito sedata dallo sguardo del Principe “Ehi, Vegeta, che ti prende? Perché mi guardi così?”
Vegeta stava con la posata alzata a mezz’aria e continuava a fissare il sua acerrimo rivale senza proferire verbo. Poi con gesti lenti e misurati, posò la forchetta, si pulì la bocca con il tovagliolo e si alzò con lentezza dirigendosi verso Kakaroth.
Goku fiutò subito il pericolo, ma non aveva il coraggio di muoversi. Il principe gli si parò davanti e senza che potesse fare nulla, un pesante pugno si abbatté dritto sulla sua testa.
“Ahi, ahi! Ma perché l’hai fatto?” domandò piagnucolando e massaggiandosi la zona colpita.
“Perché sei un idiota. Vorresti dirmi che hai sposato quell’arpia solo perché gliel’avevi promesso? Ti sembra una cosa normale?”
“Cosa c’è di male?”
“Non ci si sposa solo per una promessa!” Vegeta urlava e non sapeva neanche il perché.
“E per cosa allora?”
Una parola affiorò nella testa del Principe, ma la spinse via, come se fosse infetta.
“Allora?” incalzò l’altro “Tu perché hai sposato Bulma?”
Silenzio. Goku vide il corpo di Vegeta rilassarsi, mentre le braccia gli ricadevano lungo i fianchi.
“Perché mi ha accettato.” Una risposta semplice, ma che fece trasparire un dolore lontano negli occhi del guerriero. Un macigno sembrava essere precipitato nello stomaco di Goku a quell’affermazione, portando con sé tutta una serie di emozioni, rancori e parole non dette.
Vegeta lo guardò ancora e aggiunse, cambiando totalmente discorso e ottenendo l’eterna riconoscenza di Goku per quell’atto.
“Comunque ho deciso che domani passerò a dare un’occhiata a questa biblioteca, visto che almeno uno dei due dovrà per forza trovare dei mezzi di sussistenza per l’intero mese.”
 
 
  
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