Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Lisaralin    04/06/2015    6 recensioni
Dopo la fuga da Winterfell, un abbraccio tra due anime spezzate nel cuore dell'inverno.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Theon Greyjoy
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Winter Tales'
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Sewing up the wounds

 
La Jeyne Poole di un tempo aveva sognato più di una volta come sarebbe stato stringere tra le braccia Theon Greyjoy.
Con Sansa e le altre sbirciavano sempre i ragazzi che si allenavano nel cortile, nascoste dietro i merli del camminamento o dalle finestre delle loro stanze, quando septa Mordane si allontanava per dare ordini alle serve o per usare la latrina. Una volta si erano spinte fino al parco degli dèi, sperando di sorprenderli mentre lavavano via il sudore del combattimento tra le volute soffici delle sorgenti calde.
Il suo preferito era Robb, con i suoi ricci ramati e i modi da vero cavaliere. Gli eroi nei canti dei menestrelli avevano il suo viso e i suoi occhi blu nella mente della piccola Jeyne. Il tenebroso Jon Snow strappava sospiri a molte tra le sue compagne, ma sembrava che nessuno avesse mai insegnato alle sue labbra a sorridere. Theon invece sorrideva, lui sì, sorrideva sempre; quei sorrisi furbi e impudenti che ti facevano venire voglia di schiaffeggiarlo e poi di piantargli un bacio dritto sulle labbra, senza pensarci due volte.
A volte, nel buio della sua stanza, Jeyne si ritrovava a pensare a lui. Immaginava come sarebbe stato far scivolare le dita lungo i contorni del suo viso, lungo i muscoli delle braccia torniti da anni di caccia e tiro con l’arco. Sul petto, slanciato e forte.
Ora le mani della ragazza che un tempo era Jeyne Poole non stringono altro che un mucchio di ossa. Spigolose, fragili, da temere che possano sbriciolarsi da un momento all’altro nella presa delle sue piccole dita. Il filo che le tiene insieme è esiguo e sottile, come la trama da cui le mani abili di Sansa sapevano trarre immagini di fiori, nuvole, uccelli, lupi.
Anche la Jeyne di un tempo era brava a cucire. Non come Sansa, ma brava. Ora vorrebbe esserne di nuovo capace, prega gli antichi dèi perché le rivelino come rammendare i frammenti sfilacciati di quelli che un tempo erano Jeyne e Theon. Il segreto, deve pur esserci un segreto, per farli tornare interi. Come quando septa Mordane le esortava a recuperare vecchi pezzi di stoffa, con pazienza e parsimonia, per dare nuova dignità a vestiti che avevano fatto il loro tempo. Al loro abito non sono necessari ricami sopraffini o arabeschi di pregio. Basta solo che sia comodo, e che copra le loro nudità.
Sente Theon singhiozzare contro la sua spalla e meccanicamente gli passa una mano tra i capelli. Il gesto di una madre. È sbagliato, grida un’ombra sbiadita della vecchia Jeyne, da qualche parte dentro di lei. La vede arricciare il naso, indignata, ferita quasi: nelle canzoni dei bardi è il prode cavaliere a stringere la fanciulla in un abbraccio protettivo, a sussurrarle all’orecchio parole di conforto, di poesia e d’amore. E lui è bello, sempre bello come il sole e ha un sorriso affascinante, non i denti rotti e scheggiati come quelli di un vecchio.
La Jeyne di un tempo, in fin dei conti, era una ragazzina frivola e sciocca. Nessuna meraviglia che non sia sopravvissuta quando i versi di miele dei menestrelli si sono trasformati nella sinfonia di sangue di Ramsay Bolton.
La Jeyne di adesso non ricordava che il mondo potesse essere così bianco, così accecante. Il vento dell’inverno sembra materializzarsi da un racconto della vecchia Nan, è feroce e affamato e taglia loro il viso, sferza i loro corpi fragili di figli dell’estate, ma è solo altro dolore. La punta del suo naso è diventata nera e il fantasma dentro di lei si contorce per la bellezza perduta, sa che cadrà, quasi sicuramente cadrà perché la lama dell’inverno non perdona mai. La Jeyne di oggi ha perduto troppo per averne davvero paura. Perderà anche questo, e lei e Theon saranno ancora più simili. A suo modo, è confortante.
“Mi hai salvata” gli sussurra, perché lui deve saperlo. Anche se nessun bardo ne canterà mai. La vecchia Jeyne non avrebbe mai ascoltato la storia patetica di due creature curve, sporche e spezzate che si aggrappano l’una all’altra per non affondare nella neve. A nessuno interessa una storia simile. Ma lui deve saperlo.
“Mi hai salvata” ripete, accarezzandogli una guancia. Prima che le dita gelate non glielo permettano più. Prima che il filo si spezzi e lui si sbricioli definitivamente tra le sue braccia.
È un modo come un altro per riprendere l’ago in mano, e ricominciare a cucire.
 
 
Il figlio di Balon Greyjoy non avrebbe mai pianto davanti a una donna. No, l’uomo di ferro, l’erede di Pyke, l’arciere infallibile, lui le donne le faceva piangere. Di gioia, di desiderio, di piacere. Di disperazione, quando si stancava di loro. Ma non avrebbe mai mostrato lacrime a sua volta.
La creatura di nome Reek avrebbe avuto troppa paura di piangere. Il suo padrone era un uomo geloso, e le lacrime di Reek potevano appartenere a lui e a lui soltanto. Guai a versarle per cause diverse.
Ora ci sono solo l’inverno e un abbraccio sfinito, dita intrizzite che lentamente stanno ricordando cosa sia la dolcezza. E sotto il loro tocco delicato, Theon Greyjoy può finalmente abbandonarsi al pianto.
“Mi hai salvata” è il ritornello di Jeyne, e lui ci crede, ci vuole credere, ci deve credere per avere la forza di muovere un altro passo, di raggiungere con lei un qualunque posto con un fuoco e una coperta sotto cui gettarsi per iniziare a dimenticare.
Tu hai salvato Theon, vorrebbe dirle, ma le lacrime sono congelate e le parole si impigliano tra i denti spezzati e tremanti. Poi mani ruvide e brusche lo afferrano e lo tirano indietro, i soldati di Stannis gli strappano Jeyne come per proteggerla dal suo tocco contaminato, separandoli per sempre dall’abbraccio.



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Note: non pensavo che avrei mai scritto qualcosa su Game of Thrones: ho sempre trovato sia i libri che la serie tv veramente troppo ben scritti per avere il coraggio di cimentarmici a mia volta. Eppure eccomi qua. Sicuramente è colpa della rilettura-maratona di alcuni POV di A Dance with Dragons e del desiderio di dare voce a un personaggio trascurato, ma forse anche della bravura di Alfie Allen nella serie tv, che mi sta davvero facendo soffrire insieme al suo Theon. In ogni caso, oggi rompo questo mio piccolo tabù personale. Buona lettura e un saluto a tutti!
Lis 
  
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