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Autore: cassiana    07/01/2009    8 recensioni
Siamo ad Emyn Arnen durante la IV era. Faramir ed Eowyn sono freschi sposi e tutto sembra andare per il verso giusto. Fino a che non arriva una lettera a turbare la loro serenità.
Questa storia partecipa al concorso Rosa shocking! indetto da Lolapazza su EFP
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eowyn, Faramir
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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come un giglio che danza sull'acqua Una piccola premessa: questa è la prima volta che scrivo sul Signore degli Anelli e mi accosto alla Trilogia con lieve trepidazione data la venerazione che provo per Tolkien e la sua opera. Ho deciso di scrivere sulla mia coppia preferita, Faramir/Eowyn e la storia che ne è venuta fuori in inglese verrebbe definita fluff! In italiano non ho ancora letto una fic su questa coppia che non sia malinconica: ho provato a rimediare! Spero di essere rimasta ic perché ci tengo veramente molto. E ora buona lettura!


Questa storia partecipa al concorso Rosa shocking! indetto da Lolapazza su Efp.


Disclaimer:  I personaggi non mi appartengono. Questa storia è scritta per puro divertimento e senza scopo di lucro.


 Come un giglio che danza sull’acqua 




    Ei non desiderò altro che starle accanto,
Poterla accompagnare nel ballo e nel canto
Sull'erba fresca dai mille colori.

J.R.R. Tolkien - Canto di Beren e Luthien


            Di quella stagione la campagna era fresca e florida, punteggiata da rigogliose macchie boschive di un verde turgido che sembrava fondersi in bocca. Il profumo dei sempreverdi, unito a quello dei cespugli di fiori bianchi e rossi che crescevano ai lati della strada, era balsamico e dolce ad un tempo. La tranquillità di quella contrada fu interrotta da un violento scalpiccio di zoccoli. Un gruppo di uomini vestiti di verde cavalcava in tutta fretta, ridendo e canzonandosi a vicenda. Portavano alto il vessillo del principe dell’Ithilien e sire Faramir stesso cavalcava in testa a quel drappello, di ritorno da una di quelle missioni di ricognizione che sovente erano costretti a esercitare per ripulire quelle terre dagli ultimi rigurgiti delle nere schiere. Emyn Arnen si ergeva poco lontano, digradando in morbidi pendii dorati e brumosi.
         Il cavallo di Faramir aumentò il passo non appena aspirò il dolce odore di casa e il suo cavaliere sorrise; finalmente quella che gli era sembrata un interminabile perlustrazione era terminata e lui poteva tornare dalla sua giovane sposa. Spronò il cavallo seguito dai suoi uomini che continuavano a lanciarsi battute mordaci e risate sgangherate. Con un unico impeto entrarono nel cortile di guardia, Faramir smontò in fretta da cavallo e lasciò le briglie al primo stalliere che gli capitò a tiro. Per un momento si sentì in colpa, sarebbe passato più tardi a carezzare il fedele animale e a portargli qualche ghiottoneria. Ma ora aveva solo voglia di rivedere Eowyn. E fu deluso quando si rese conto che lei non lo aveva accolto come le altre volte, né che fosse alla porta sorridente e pronta ad abbracciarlo. Un brivido gli corse lungo la spina dorsale, a grandi falcate attraversò i freddi corridoi del maniero, salì le scale e si diresse verso le stanze da letto. Forse Eowyn stava male. Il solo pensiero ebbe il potere di raggelarlo. Quando la trovò, il cuore mancò un colpo: era accanto alla finestra intenta a leggere una lettera. Il volto era concentrato, le labbra chiuse in una riga sottile, una ruga le attraversava la fronte per congiungersi al naso delicato. La luce rendeva i suoi lunghi capelli dorati quasi fiammeggianti. Faramir si costrinse ad avanzare.
        - Eowyn! - esclamò preoccupato.
La donna sobbalzò, con un unico gesto si volse e il viso le si aprì in un sorriso raggiante.
        - Mio signore!
Lasciò cadere la lettera e si buttò tra le braccia del marito che, colto di sorpresa, barcollò all’indietro. Dopo poco Eowyn si sciolse imbarazzata da quell’abbraccio.
        - Chiedo perdono. -  mormorò.
Faramir sorrise.
        - E da quando una moglie deve schernirsi per un impulsivo gesto d’affetto? -
chiese posandole delicatamente il dorso della mano su una guancia. Eowyn sorrise a sua volta:
        - Non di questo chiedo il perdono del mio signore, ma di non averlo accolto dopo un’assenza che, per quanto breve, per il mio cuore è stata fin troppo gravosa da sopportare.
Il tono di Eowyn era lieve, seppure le parole pronunciate rispecchiassero realmente i suoi sentimenti. Gli sposi scoppiarono a ridere lietamente; Faramir era ben contento di essersi sgravato da quella brutta sensazione che l’aveva colto pochi minuti prima. Si chinò per raccogliere il foglio scivolato a terra. Era una lettera vergata con una grafia elegante che riconobbe subito. Ne scorse qualche riga frettolosamente.
        - Il nostro Sire Aragorn ci invia una missiva piena di gioia e notizie che rallegrano il cuore! Dunque perché quell’espressione corrucciata?
Eowyn sedette sul sedile sotto la finestra e guardò fuori.
        - Mi giudicherai una sciocca. - rispose con voce remota per poi scrutarlo in viso. Faramir sedette accanto a lei e le prese le mani.
        - Mai giudicherò sciocco un tuo cruccio o dispiacere – la rassicurò. Eowyn si decise ad aprirgli il suo cuore temendo, tuttavia, di sembrare infantile o quantomeno superficiale. Dopo un preambolo di tal fatta gli rivelò finalmente il motivo di tanto affanno:
        - Re Elassar e la nostra regina Arwen sono stati benedetti dall’arrivo di un erede. Così essi ci mandano un invito per la grande festa che hanno organizzato a Minas Tirith. Questo lo hai pur letto anche tu. –
Faramir annuì, interdetto perché ignaro di dove la sua dama volesse andare a parare.
        - Ebbene durante tale festa sarà dato un grande ballo di corte…e io temo di mettere il mio sposo e me stessa in grave imbarazzo.
        - Eowyn, Eowyn! Come potrebbe la Bianca Dama dell’Ithilien, bella come una stella del mattino, dallo spirito indomito dei cavalli selvaggi di Rohan e di lignaggio più puro del più bianco giglio essere motivo d’imbarazzo?
Eowyn ridacchiò, deliziata ma consapevole che il marito stesse burlandosi un poco di lei. Faramir presto scoprì il suo gioco accompagnandola nel riso.
        - Il motivo è presto detto, Faramir: la Bianca Dama dell’Ithilien, bella, indomita e… selvaggia?
        - Pura!
        - Ebbene non è capace di volteggiare graziosamente tra le braccia di un uomo senza causare al suo cavaliere che dolore, affanno e afflizione! - concluse Eowyn con un moto di disappunto che le fece piegare le labbra in un broncio sconsolato.
Faramir si trattenne dal ridere di cuore: sebbene per lui fosse una piccolezza si rese ben presto conto che per una donna orgogliosa come Eowyn il non essere capace di ballare potesse realmente diventare fonte di dispiacere. L’attirò a sé in un morbido abbraccio e le promise che si sarebbe cimentato egli stesso nel darle lezioni. Lei sollevò il viso con una tale emozione negli occhi che il cuore nel petto di Faramir fece una capriola. Ella era davvero bella e indomita e renderla felice era ciò che più dava soddisfazione al principe dell’Ithilien.
         La mattina seguente Faramir distolse la moglie dalle incombenze del suo rango di padrona e la condusse nel salone più ampio del castello. Erano lì ad attenderli alcuni musici. Eowyn sorrise timidamente. Faramir la fece fermare al centro del salone e le si inchinò.
         - Questa è la nostra prima lezione di ballo. Sono sicuro che presto ti muoverai nel più leggiadro dei modi.
Poi con un cenno diede ordine ai musici di cominciare a suonare. Allungò un braccio e prese la mano della moglie che attendeva un poco insicura. Eowyn comprese che per Faramir fosse poco più di un gioco, un modo piacevole di passare un po’ di tempo con lei. Osservò il corpo snello e solido del marito, le sue forti gambe muoversi verso di lei e tremò lievemente. Oh, come si sbagliava Faramir! Lei era davvero goffa nella danza e presto se ne sarebbe accorto! Infatti l’uomo si fermò.
        - Sei troppo rigida, mia cara. Muoviti seguendo il ritmo della musica – e la prese tra le braccia facendole fare una giravolta. Eowyn chiuse gli occhi, inciampò e finì dritta su un piede di Faramir. Egli tuttavia non emise un lamento, ma il viso gli si contorse in una maschera di dolore.
        - Vogliamo provare di nuovo? – chiese gentilmente. Riprovarono diverse volte con risultati non migliori. I musici dovettero trattenere le risatine e si guadagnarono più di una volta occhiate di rimprovero dal loro signore. All’ennesimo piede pestato Eowyn si dichiarò vinta. Sedette pesantemente su uno scranno e si scostò bruscamente alcune ciocche di capelli dal volto.
        - Sapevo che sarebbe stato inutile! Sono troppo goffa, ad Edoras non avevo tempo per dedicarmi alle danze, piuttosto mi esercitavo nella spada! Ma ora…- sbottò sconsolata nascondendosi il viso tra le mani. Faramir fece cenno ai musici di andare e s’inginocchiò davanti alla moglie. Con delicatezza le tolse le mani dal volto.
        - Mia dolce Eowyn, so bene che nel tuo passato non c’era né tempo né modo per imparare l’arte del volteggio. I tempi erano troppo cupi per permettere simili frivolezze. Ma non ti ho forse promesso che ti avrei insegnato?
        - Ma come? Io non so muovermi e i musici mi mettono in un tale imbarazzo…
Faramir le disse di non pensarci, che avrebbe sistemato lui le cose e decretò che per quel giorno la lezione era terminata. L’accompagnò nelle sue stanze e la salutò con un bacio sul naso.
        Eowyn trovò un po’ di conforto nel giardino che lei stessa aveva contribuito a rendere splendido. Cespugli di asfodeli spandevano un profumo delicato, anemoni, campanule e bottondoro contrastavano delicatamente tra loro per i colori vivaci. L’aria risuonava del ronzio delle api e del mormorio delle acque delle fontane. Eowyn accarezzò i fiori con affetto e sedette su una panchina in pietra con un albero fronzuto a farle ombra. Amava quei luoghi, l’Ithilien, che era tornato ad essere una delle più belle contrade di tutta Gondor, con le sue campagne curate, i dolci pendii e i boschi rigogliosi. Ma a volte, prepotente, la coglieva la nostalgia delle brughiere e degli spazi aperti del Mark. Eowyn sospirò, era inutile farsi prendere dal malumore proprio quando stava vivendo il periodo più bello della propria vita, accanto all’uomo che amava e che la ripagava dello stesso sentimento.
        Le mattine seguenti erano state dedicate alle lezioni, Faramir aveva dato ordine ai musici di suonare con le spalle rivolte ai ballerini. L’ingegnosità del marito aveva fatto ridere Eowyn che, rassicurata da quello stratagemma, si volse con più disposizione d’animo ad imparare i semplici passi di danza. Man mano che procedevano la Bianca Dama sentiva nascere in sé la sicurezza, Faramir la teneva saldamente tra le braccia e le insegnava con la pazienza e gentilezza che lo contraddistinguevano. Da parte sua Faramir trovava quei momenti deliziosi, adorava stringere a sé il corpo della moglie, aspirare il suo profumo che gli solleticava le narici. A volte, complice la parziale solitudine, desiderava lasciarsi andare a quelle piccole sconvenienze che erano lecite solo in camera da letto. Ma in quei casi osava solo rubare un piccolo bacio sulla fronte. Eowyn provava le stesse sensazioni e tutto ciò contribuiva a rendere l’aria satura di emozione. Quando la musica terminava si staccavano sempre con una certa malizia che velava i loro occhi. Faramir s’inchinava cerimoniosamente e le faceva i complimenti per i progressi raggiunti. A sua volta Eowyn chinava il capo graziosamente e rispondeva che era stata facilitata dalla bravura del maestro.
        Qualche giorno dappresso il principe dell’Ithilien camminava frettolosamente per i corridoi del maniero, diretto ad una delle torri di guardia. Un baluginìo candido s’impresse per un momento nei suoi occhi. Ciò lo indusse a fermarsi per osservare quello strano fenomeno. Una piccola finestra, quasi nascosta da un’ansa del corridoio, si apriva sul muro ovest del castello e dava su un angolo per lo più segreto per chi non sostasse volontariamente per quei pressi: una porzione del curato giardino di Eowyn. Su un basso arco di pietra che delimitava quel piccolo recesso crescevano arbusti rampicanti di profumate rose selvatiche, api panciute volavano di fiore in fiore intonando una sinfonia di ronzii che ben s’accordavano col frinire e i cinguettii che permeavano l’aria. Un dolce mormorio d’acqua risuonava vieppiù da una fontanella accanto ad una panchina marmorea, ombreggiata a sua volta da un grande albero. Sotto la sua ombra c’era proprio la Bianca Dama. Faramir ristette incantato ad ammirare Eowyn che muoveva piccoli passi di danza. Dapprima il suo cuore fu pervaso da un sentimento ilare. Era tipico di Eowyn esercitarsi da sola in qualsiasi arte il suo orgoglio si cimentasse! Eppure Faramir non riusciva a staccare gli occhi da quella visione in bianco: ella era bella ed aggraziata, come un giglio che danzasse sull’acqua. La sera stessa Eowyn stava pettinandosi i lunghi capelli e si avvide solo dopo un lungo tratto di tempo che Faramir la stava osservando dalla soglia. Era appoggiato allo stipite, le braccia conserte, i capelli neri ricadevano in morbide onde sulle spalle e un piccolo sorriso animava il suo viso. Eowyn, suo malgrado, arrossì.
         - Faramir, da quanto sei qui?
         - Abbastanza da poter ammirare mia moglie con tutto agio.
Faramir si avvicinò e le posò un bacio sul capo. Eowyn l’osservò dallo specchio lievemente contrariata.
         - Non credo mi piaccia essere sorvegliata.
         - Non stavo sorvegliandoti! Volevo solo darti la buonanotte, ma eri così bella che mi sono dimenticato di palesare la mia presenza.
La donna si voltò, indecisa se il marito stesse burlandosi di lei o parlasse sul serio. Dallo sguardo nei suoi occhi comprese che Faramir diceva il vero. Ciò provocò un segreto piacere nel suo cuore. Si alzò e baciò rapidamente il marito. Faramir la trattenne, posò le mani intorno alla vita sottile e avvicinò il capo al suo, cercando il collo delicato e posandovi una piccola scia di baci roventi. Eowyn inclinò la testa, deliziata.
         - Non sai quanto ho desiderato farlo stamattina. - mormorò Faramir contro la sua pelle. Eowyn gli carezzò la testa, infilando le dita nel folto della capigliatura.
         - Sai fare le cose più sconvenienti col massimo dell’innocenza! – esclamò con un tono che voleva essere di rimprovero ma che rivelava quanto ella stessa condividesse i desideri del marito, che dal canto suo stava proseguendo un dolce tormento fatto di baci e carezze. Eowyn si sottrasse all’abbraccio.
         - Chiudi almeno la porta, mio signore!
         - Subito! Ma credo che qui nessuno sia del tutto ignaro delle effusioni dei signori dell’Ithilien! – la canzonò Faramir eseguendo tuttavia l’ordine impartitogli. Eowyn sentì le guance diventarle di brace. Nel vederla così interdetta Faramir scoppiò a ridere e la prese di nuovo tra le braccia.
    
         Finalmente l’ultimo baule era stato chiuso e l’ultimo cavallo caricato. La comitiva dei signori dell’Ithilien si mosse per raggiungere Minas Tirith e rendere omaggio all’ultimo erede d’Isildur. La capitale di Gondor distava pochi giorni di cammino e il viaggio si presentava tranquillo e piacevole. Eppure, quando giunsero in vista della bianca città, Faramir abbassò le spalle e il suo volto si soffuse di mestizia. Questi erano i campi su cui aveva rischiato la vita, che aveva attraversato al galoppo in cerca di un apprezzamento che sarebbe venuto solo in maniera tardiva e folle. E quella era la splendente Minas Tirith, la città che aveva visto la sua giovinezza, per cui aveva lottato e sofferto, la città che aveva perduto. Eowyn, istintivamente, si avvicinò a lui e gli strinse una mano. Il marito rimase immoto, la sua mano era fredda e in verità anche Eowyn sentiva un gelo farsi strada dentro di lei. Quasi le sembrava di avere nelle orecchie il clangore delle armi e le urla degli uomini, dei suoi fratelli Rohirrim, l’orribile e stridulo grido del Signore dei Nazgûl. Per lunghi momenti ristettero ai bordi dei campi di Gondor, poi Minas Tirith sfavillò davanti a loro, interrompendo quell’incantesimo tenebroso che li aveva avvinti. Faramir si accorse della piccola mano bianca stretta alla sua e si volse verso la moglie. A sua volta Eowyn lo guardò e un sorriso le sbocciò sulle labbra. Quello, ricordò Faramir, era anche il luogo dove il suo cuore si era nuovamente aperto alla vita, avvicinò il cavallo a quello della moglie e si allungò per posarle un casto bacio sulla fronte. Il sole era alto e scaldava i loro cuori, i signori di  Emyn Arnen spronarono i cavalli verso la Città dei Re.
         L’accoglienza in città fu quella che si addiceva al Sovrintendente di Gondor, Principe dell’Ithilien, nonché alla sua signora. Furono salutati con grandi festeggiamenti, chiunque a Minas Tirith poteva ricordare il coraggio e l’abnegazione dei due sposi. Lo stesso sovrano, Aragorn, venne ad accoglierli e scortarli verso il palazzo reale. Fu il tempo delle risate, degli incontri a lungo attesi e dei saluti calorosi. Uno dei momenti più emozionanti fu quando Eowyn rivide Eomer: i due fratelli si strinsero in un abbraccio caloroso, ripromettendosi di raccontarsi le novità sulle loro vite più tardi. Le ore trascorsero piacevolmente: mentre Eowyn chiacchierava con Arwen e Lothíriel di Dol Amroth, la giovane moglie del fratello, Faramir impiegò il pomeriggio in lunge passeggiate in compagnia dei suoi vecchi compagni. Era strano ed emozionante passeggiare per i bianchi bastioni e rivedere le strade di nuovo piene di gente affaccendata con nessuna più preoccupazione del futuro se non quelle usuali che si presentavano via via nelle vite degli uomini.
         Il banchetto fu sontuoso ma al contempo pieno di calore, fu presentato il piccolo Eldarion, un minuscolo fagottino dal visetto paffuto e occhi vivaci. In lui si poteva scorgere un riflesso della saggezza dei suoi avi elfici.
         - Egli è davvero un frammento della Stella della Sera. Possa la sua luce brillare su di noi per molti anni a venire!
Così augurò Faramir, alzatosi in piedi, il calice proteso in un brindisi. Tutti gli ospiti seguirono il suo esempio per unirsi all’augurio del Sovrintendente. Poi, finalmente, le porte del grande salone delle feste furono aperte e gli ospiti sciamarono dentro. Il colpo d’occhio era memorabile, la sala era illuminata a giorno da grandi lanterne appese tutt’intorno e decorata da festoni di foglie e frutti delicatamente intrecciati. Faramir era rimasto sulla soglia a contemplare quello spettacolo: la sala sfavillante di luci e colori, gli ospiti elegantemente vestiti che ridevano e sorseggiavano bevande colorate dai calici di cristallo; quanto sembravano lontani i tempi in cui quegli stessi saloni erano ammantati di tristezza! Eowyn si avvicinò al marito, in muta comprensione.
         - Vorrei che Boromir potesse vedere tutto questo – mormorò l’uomo con sorriso malinconico.
         - Sebbene sia separato da noi da una lunga distanza di tempo e di spazio sono sicura che egli vede tutto ciò attraverso il tuo cuore. - lo consolò la moglie stringendogli affettuosamente un braccio. Il sorriso di Faramir si allargò.
         - Quanta saggezza proviene da queste giovani e belle labbra! Come posso dimostrarti il mio apprezzamento per le tue parole, dolce signora?
         - Accompagnami dentro e diamo mostra delle tue doti d’insegnante! - rispose Eowyn prendendo a braccetto il marito e facendo ingresso a sua volta nel salone.
In nessun momento la Bianca Dama si era sentita così serena, ella volteggiava avvinta tra le braccia del suo signore, dimentica di tutto ciò che la circondava. Guardò il viso di Faramir e mai le era sembrato così bello, le labbra delicatamente disegnate erano aperte in un tenero sorriso e gli occhi la guardavano con una dolcezza piena d’amore. Si accorsero a stento che la musica era terminata e furono raggiunti da Eomer e Lothíriel.
         - Sul mio onore, questo deve essere il tempo dei miracoli: mai ho visto mia sorella volteggiare in maniera così aggraziata senza rendere perlomeno zoppo il cavaliere che l’accompagnava! – esclamò il sovrano dei Rohirrim in tono canzonatorio. Eowyn gli lanciò un occhiata di affettuoso rimprovero.
         - E vedere mio fratello perdersi in teneri atteggiamenti con la sua bellissima moglie è avvenimento che i miei occhi stentano ancora a credere di aver visto!
Lothíriel arrossì imbarazzata e lo stesso Eomer fu interdetto alle parole di Eowyn.
         - In verità – continuò la donna – devo ringraziare il mio signore Faramir che si è cimentato nell’ardua prova d’insegnarmi a danzare.
         - Una dura prova veramente! – esclamò tra le risate Eomer.
         - Direi piuttosto un delizioso cimento. La nostra Eowyn è così bella che i suoi calci sembravano dolci carezze ai miei stinchi!
Di nuovo il gruppo scoppiò a ridere e questa volta fu Eowyn ad arrossire. Faramir le cinse la vita con un braccio attirandola verso di sé con fare protettivo. Arwen, ammantata di una veste argento che contrastava con i lunghi capelli intrecciati a perle di fiume, si avvicinò alla compagnia.
         - Im gelir ceni ad lín* – salutò con voce flautata mentre gli ospiti facevano profondi inchini. Faramir le prese una mano con fare cerimonioso.
        - Nostra è la felicità di poter avere una simile stella tra noi – rispose. La Regina sorrise.
        - Danzate con letizia, stancate i vostri piedi, che questa notte anche le stelle possano invidiare la gioia della Bianca Torre! – Così augurò loro Arwen Undomiel, Stella della Sera.
Frattanto la musica era ricominciata e gli sposi tornarono a danzare, avvolti da un alone di pura felicità.




* Sono felice di rivedervi ancora
   
 
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